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Autore: Shainareth    19/11/2023    2 recensioni
[Gundam SEED] Al di là della vetrata divisoria che affacciava sull’hangar della Kusanagi, la vide inalberarsi per un qualcosa, forse una battuta, che le sue amiche avevano detto. Poi, inaspettatamente, una di loro indicò nella sua direzione e Cagalli sobbalzò prima di voltarsi a guardarlo da lontano. Sembrava rossa in viso, mentre le altre tre ridevano e le battevano pacche cameratesche sulle spalle.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Athrun Zala, Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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INCORAGGIAMENTI


Non era la prima volta, quella, che si riscopriva incantato a guardarla come se fosse la cosa più bella del mondo. Avrebbe forse dovuto rimproverarsi per quella distrazione nel bel mezzo della situazione che stavano vivendo? Un po’ sì. Dopotutto una volta aveva rinfacciato a Lacus di non riuscire a sorridere proprio a causa della guerra. Scendendo a patti con se stesso, però, Athrun dovette riconoscere di essere stato ingiusto nei suoi confronti. Da quando aveva conosciuto Cagalli, e quasi ogni volta che ci aveva a che fare, non poteva fare a meno di sentirsi bene. Di ridere, persino.
   Al di là della vetrata divisoria che affacciava sull’hangar della Kusanagi, la vide inalberarsi per un qualcosa, forse una battuta, che le sue amiche avevano detto. Poi, inaspettatamente, una di loro indicò nella sua direzione e Cagalli sobbalzò prima di voltarsi a guardarlo da lontano. Sembrava rossa in viso, mentre le altre tre ridevano e le battevano pacche cameratesche sulle spalle.
   Non fece in tempo a domandarsi cosa stesse accadendo, che si sentì a sua volta strattonare e arpionare per il collo. «Ohilà, Romeo! Sempre a guardare le ragazze, eh?»
   Da che pulpito, pensò Athrun, poco abituato a contatti tanto amichevoli da parte di Dearka. Viceversa, era molto più avvezzo ai suoi sfottò, pertanto decise di ignorarlo. «Che ci fai qui?» gli chiese invece. «Non stavi correndo dietro all’addetta alle comunicazioni dell’Archangel?»
   Lasciandolo finalmente andare, il suo compagno schioccò la lingua sotto al palato. «Il solito passivo aggressivo», considerò compiaciuto. «Yzak ti sarebbe già saltato alla gola, per questo.»
   «Lui però non è qui.»
   «Ma per tua fortuna ci sono io.» Dicendolo, gli piazzò in mano un involucro di lucida carta argentata di piccole dimensioni. Lì per lì Athrun non comprese e rimase a fissare quell’oggetto senza dire nulla. «Ne ho trovati diversi in infermeria», raccontò Dearka, orgoglioso della propria scoperta. «Questo te lo regalo, ma i prossimi me li paghi.»
   L’altro alzò su di lui due confusi occhi verdi, almeno fino a che il biondo non fece cenno col capo in direzione delle ragazze al di là della vetrata, un sorriso eloquente sul bel viso scuro. Rendendosi finalmente conto di che cosa si trattasse, Athrun avvampò. «Che cavolo...?!»
   Dearka si strinse nelle spalle. «Almeno possiamo divertirci senza preoccuparci delle conseguenze», spiegò con fare spiccio. «Soprattutto tu», aggiunse con fare seriamente preoccupato, puntandogli un dito al petto. «Rigido come sei, ne hai davvero un gran bisogno.»
   Il giovane Zala fu sul punto di saltargli al collo, ma qualcuno bussò alla vetrata accanto: fluttuando a mezz’aria, le ragazze li avevano raggiunti e li salutavano con fare civettuolo, tenendo Cagalli in ostaggio, che si dimenava per riguadagnare la libertà. Pur non riuscendo a capire che cosa stessero dicendo a causa della barriera insonorizzata che c’era fra loro, era facilmente intuibile che la povera Principessa stesse subendo dalle sue amiche lo stesso tipo di sfottò a cui Dearka stava sottoponendo Athrun. Era così dannatamente palese, che loro due si piacessero?
   Un momento dopo, quelle tre scalmanate trascinarono Cagalli via di lì, mentre il biondo scoppiava a ridere. «Mi sa tanto che ne avete bisogno in due», disse allora, dandogli una pacca sulla schiena così forte da farlo sbilanciare in avanti.
   Stavolta Athrun subito reagì. «Vuoi piantarla di...»
   «...dire idiozie?!» completò involontariamente alle sue spalle la voce di Cagalli, mentre veniva spinta a forza nella stanza dalle sue amiche e ribatteva alle loro sciocchezze. Si calmò solo quando andò a sbattere contro Athrun, che fu rapido ad afferrarla al volo per arrestarne l’incedere. Quel gesto cavalleresco fu accolto da gridolini femminili di facile interpretazione, che fecero arrossire la Principessa più che mai. «Siete delle maledette!» esclamò nella loro direzione. Anziché offendersi, le altre tre risero più forte di prima e batterono in ritirata augurandole buona fortuna e facendo il tifo per lei.
   Complice, anche Dearka fece lo stesso, non prima di aver battuto un pugno d’incitamento sulla spalla del camerata. «Dacci dentro.» Così dicendo, sparì com’era venuto, di colpo, lasciandoli soli come due sciocchi.
   Nel silenzio che seguì, Athrun e Cagalli quasi ebbero timore di guardarsi. La prima a riaversi, comunque, fu lei. Si scostò dal giovane e si aggrappò al corrimano accanto alla vetrata, cercando di interessarsi al lavoro dei meccanici, di sotto. «Sono davvero terribili...» balbettò, ancora in evidente imbarazzo.
   «Già», farfugliò l’altro, fingendo di non accorgersene poiché era nel medesimo stato d’animo. Anzi, persino peggiore perché si ricordò solo in quel momento di ciò che quel disgraziato di Dearka gli aveva lasciato in mano.
   Cagalli si voltò finalmente nella sua direzione e lui nascose di scatto il braccio dietro alla schiena. Notandolo, la ragazza inclinò il capo sulla spalla. «Tutto bene?»
   «Certo che sì», mentì spudoratamente il giovane, con un sorriso così tirato che lei non gli credette neanche per un istante.
   Tanto da tornare alla carica. «Che hai lì dietro?» domandò, avanzando di nuovo verso di lui.
   «Niente», rispose di getto Athrun, muovendosi appena da un lato per sfuggirle.
   «Bugiardo», lo accusò la Principessa, ridendo divertita perché convinta si trattasse di un gioco. Temendo il peggio, dal momento che non aveva modo di nascondere ai suoi occhi quel maledetto involucro, il pilota del Justice passò al contrattacco proprio quando Cagalli si protese in avanti. Le andò incontro e l’avvolse fra le braccia, facendola di nuovo arrossire - e irrigidire. Era un colpo basso, Athrun se ne rendeva conto, ma era anche l’unico modo che aveva per evitare di turbarla e di passare per ciò che non era, dal momento che non stavano neanche insieme.
   «C-Che fai?!» annaspò la ragazza, presa alla sprovvista da quell’abbraccio improvviso - e insperato.
   Incapace di trovare una scusa abbastanza plausibile, il giovane balbettò qualcosa di insensato, ma non mollò la presa, mentre fra sé non sapeva davvero se inveire contro Dearka o se piuttosto ringraziarlo; dopotutto, Cagalli non stava affatto cercando di divincolarsi, anzi.
   Incoraggiato da quella nuova consapevolezza, Athrun strinse maggiormente la presa attorno al suo corpo e si riempì i sensi del profumo naturale della sua pelle e dei suoi capelli. «Sembri un maniaco», lo informò lei, imbronciata.
   Sentì la risata dell’altro nell’orecchio, la vibrazione del suo corpo contro il proprio, mentre il pilota si domandava cosa avrebbe detto, la ragazza, se anziché abbracciarla lui le avesse mostrato ciò che stringeva nel pugno. «Allora dovresti starmi alla larga, anziché continuare ad aggrapparti a me.»
   Tornando ad avvampare perché in effetti stava stringendo la stoffa della sua divisa fra le dita, Cagalli borbottò: «Ti sto solo usando come punto d’appoggio.»
   «Temo che sia controproducente», replicò Athrun, lasciandola interdetta ma non spiegandole il vero senso di quelle parole. Allentò la presa, ma lei non lo liberò dalla propria e rimasero finalmente a guardarsi negli occhi. La Principessa era deliziosamente in imbarazzo e, se solo non avesse avuto paura di peggiorare la situazione, il giovane l’avrebbe baciata all’istante, senza troppe remore. Con un gesto rapido, nascose il regalo di Dearka nella tasca dell’uniforme senza che lei avesse tempo di capire di cosa si trattava, e infine la prese per mano, aumentando la distanza fra loro ma mantenendo il contatto. «Ti va di bere qualcosa insieme?» le propose allora, ben consapevole che fosse ancora presto per una qualsivoglia mossa che valicasse i confini di una romantica amicizia.
   Benché si sentisse sempre più in balia degli eventi e delle decisioni degli altri, Cagalli gli fu grata di quell’offerta, rimpiangendo però intimamente il calore delle sue braccia. «A patto di non incrociare di nuovo quei quattro disgraziati», rispose.
   Athrun sorrise stupito: dunque anche lei aveva capito che entrambi erano ormai oggetto di scherno degli altri per il medesimo motivo. Aveva davvero senso, allora, continuare a fingere che fra loro non ci fosse alcun coinvolgimento di tipo amoroso?
   «In caso, sarà bene studiare un contrattacco», considerò stando al gioco e guidandola verso il corridoio, continuando a tenerle la mano che lei stringeva affettuosamente alla sua.



 
  
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