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Autore: Charly_92    24/11/2023    0 recensioni
Fiaba fantasy con elementi horror.
Selina e Kurt sono due fratelli che sognano di vivere grandi avventure insieme. E se l'avventura più grande della loro vita accadesse la notte di Halloween? Ma a volte i sogni possono trasformarsi in terribili incubi...
Storia vincitrice del contest ESTEL di Halloween 2023
Genere: Avventura, Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia vincitrice del contest di Halloween 2023 del forum di scrittura ESTEL, che potete visitare a questo indrizzo:
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La danza macabra
 

Tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, vivevano due fratelli: Selina, la figlia maggiore, aveva quattordici anni, gli occhi cerulei e una lunga cascata di capelli biondo chiaro, quasi da sembrare bianchi; il fratello minore, Kurt, di dieci anni, aveva gli stessi occhi azzurri della sorella, ma boccoli scuri. I due erano molto legati e si prendevano cura l’uno dell’altra. Era una famiglia unita, la loro, povera negli averi, ma non nei sentimenti; le loro vite scorrevano placidamente e senza eventi degni di nota: il padre lavorava come falegname e Selina passava le giornate aiutando la madre nelle faccende domestiche e badando a Kurt.

Entrambi i ragazzi però, nonostante fossero molto legati ai genitori, vivevano con insofferenza, a tratti, quell’esistenza senza grandi emozioni. I due fantasticavano spesso insieme sul loro futuro: avrebbero lasciato il paese natìo per raggiungere le coste della regione, fino al mare. Da lì, si sarebbero imbarcati nel ruolo di mozzi su una nave, come i pirati delle storie che la mamma raccontava loro prima di addormentarsi, poi il fato avrebbe deciso del loro futuro, ma di sicuro avrebbero iniziato lasciando la terraferma; nei loro sogni più sfrenati, i due diventavano rispettivamente capitano e vice di una loro nave e, con la propria ciurma, viaggiavano per il mondo vivendo mille avventure.Un altro tipo di avventura stava però attendendo loro: come ogni anno, la notte di Ognissanti si avvicinava e con lei la festicciola nella piazza del villaggio che anticipava la funzione per la commemorazione dei morti; non era nulla di speciale, un modesto falò con gente in maschera e dolciumi per i più piccoli, Selina e Kurt la conoscevano a memoria e l’idea di passare l’ennesima monotona serata non li attirava molto.

Entrambi erano a conoscenza di una leggenda che aleggiava nel villaggio: questa narrava di un cimitero, ma un cimitero particolare, perché sorgeva proprio nel cuore della foresta, dove gli alberi e i rovi si facevano più fitti e l’atmosfera oscura e lugubre, con tanto di corvi col loro verso sinistro. Era un cimitero magico, in quanto, di giorno, per quanto si cercasse, nessuno era mai riuscito a trovarlo, ma si narrava che, proprio la notte di Ognissanti, dopo la mezzanotte, il luogo si schiudesse a pochi eletti che avrebbero trovato un tesoro prezioso ad attenderli, in quanto la leggenda diceva che quello fosse stato il cimitero di un’antica famiglia reale, sepolta con tutti i suoi averi.

Kurt cominciò quindi, prima scherzosamente, poi quasi con fare ossessivo, a tormentare Selina perché andassero insieme alla ricerca di quel tesoro. La ragazza, oltre che scettica, era molto ubbidiente e non vedeva come avrebbero potuto stare fuori tutta la notte senza allarmare i propri genitori. Kurt aveva pensato a tutto: si sarebbero travestiti così da non essere riconosciuti neppure da loro, mescolandosi all’altra gente del villaggio durante il falò e poi sarebbero scappati dritti verso la foresta. Alla peggio, non avrebbero trovato nulla, ma, con un po’ di fortuna, sarebbero diventati ricchi abbastanza da aver bisogno di ancora più immaginazione per le avventure che si sarebbero ritrovati a vivere! Selina, che comunque non avrebbe mai lasciato andare il fratello da solo e, sotto sotto, anche lei bramava quanto lui di fuggire da quella vita monotona e quello sembrava un buon inizio, alla fine si fece convincere.

Tutto andò secondo i piani: i due si travestirono con vecchi stracci e occultarono il viso con maschere e, così abbigliati, si diressero alla piazza del villaggio, dove era già stato acceso il falò e si mischiarono alla folla. I due, complice il buio e la luna piena a guidarli, lasciarono di soppiatto la festa per dirigersi verso la foresta: entrambi la conoscevano a menadito per le volte in cui avevano accompagnato il padre a raccogliere la legna, quindi non fu difficile per loro orientarsi. Più si inoltravano però nel fitto della radura, più gli alberi parevano artigli pronti a ghermirli, i rovi graffiavano loro le caviglie e si impigliavano nei loro indumenti, i nodi delle cortecce parevano occhi maligni che li fissavano e il gracchiare dei corvi li faceva sobbalzare a ogni passo, mentre si tenevano per mano, i loro cuori che battevano all’impazzata dall’emozione mista tra paura e curiosità. Faticosamente, giunsero al centro della foresta, dove però, di un cimitero non c’era traccia. Selina, colta da un brutto presentimento, voleva tornare a casa, ma Kurt, testardo e capriccioso, non voleva muovere un passo prima di mezzanotte. Ancora una volta, la maggiore si fece convincere. I due, stanchi e intirizziti, si scaldavano abbracciandosi tra loro, attendendo l’ora esatta con la speranza che un po’ del tesoro trovato avrebbe fatto perdonare dai loro genitori la bravata compiuta.

Si stavano quasi per addormentare quando udirono degli scricchiolii, poi un boato, la terra che franava e, al suo posto, spuntavano come funghi le lapidi di un cimitero.
I due, nascosti dietro a dei cespugli, si guardarono reciprocamente negli occhi, increduli e timorosi, ma raggianti del fatto che, se la leggenda diceva la verità sul cimitero, allora doveva essere così anche per il suo tesoro. Ma qualcos’altro attirò la loro attenzione: piano piano, dalla radura, emersero tante creature simili tra loro che non avevano mai visto prima, ossia spiritelli, fate dei boschi, nani, folletti, un piccolo grande mondo magico. Li guardavano, sia attoniti che affascinati, mentre una melodia simile a un trillo cominciò a pervadere la foresta e i membri del piccolo popolo si misero a danzare in cerchio, saltando e ridendo di felicità. Selina era incantata, ma Kurt era deciso a trovare il tesoro e, prima che la sorella lo potesse fermare, uscì dal cespuglio. La danza si fermò improvvisamente e tutte le creature magiche presero a fissarlo, anche se non sembravano sorprese dalla sua apparizione. Si fece avanti tra la folla una fata di rara bellezza, che aveva una corona posata sul capo, probabilmente era la regina, forse – pensò Kurt – la regina della leggenda non era umana, bensì una fata!

“Benvenuto Kurt.” Gli disse la creatura con voce suadente, senza che lui avesse detto il suo nome. “Ti aspettiamo da tanto tempo! Vieni qui, unisciti alle danze!”
Il ragazzo, come soggiogato, non se lo fece ripetere due volte, mentre da dietro il cespuglio Selina si torceva le mani, di nuovo presa da quel brutto presentimento. La danza ripartì, più chiassosa e veloce di prima, solo che dentro al cerchio ora c’era anche Kurt, che, man mano che il ballo proseguiva, si sentiva come quasi sollevare da terra e anche i propri pensieri si facevano più leggeri, il tesoro, Selina, i genitori… Tutto sbiadiva, c’erano solo i suoi nuovi amici e una gioia ebbra, simile a quella del padre quando si concedeva un bicchiere di vino. La fata regina poi, di bianco vestita, pareva una sposa…

Tuttavia, Kurt cominciò ad avere il fiato corto e male alle gambe dopo tutto quel movimento, così chiese se il cerchio poteva interrompersi un attimo così da farlo riposare un po’.Fu allora che la fata regina, proprio lei, così bella, così eterea, diventò livida in volto, gli occhi ridotti a due fessure e con voce stentorea che nemmeno pareva appartenerle disse: “Tu danzerai ancora con noi Kurt. Per tutta la notte.”
“Ma… Devo tornare a casa, i miei genitori…” Piagnucolò il bambino, ma l’altra fu irremovibile.
“Tutta la notte.” ripeté sogghignando e a Kurt per un attimo sembrò di vedere due zanne lucenti.
Ecco che il cerchio diventò, se possibile, ancora più vorticoso e al suo centro, dal nulla, apparve un fuoco. Le creature ora avevano tutte, scoprì il ragazzino con terrore, lo stesso ghigno zannuto della fata regina. Prima che se ne rendesse conto, le creature magiche che gli avevano fatto compagnia fino a quel momento si trasmutarono in spaventosi esseri luciferini, capaci di volare e della consistenza delle fiamme. Lo avevano circondato e si avvicinavano sempre più, il loro calore bruciava, e Kurt poteva solo rimpiangere di non aver ascoltato la sorella, quando, all’improvviso, un ringhio terrificante squarciò l’aria e dalla foresta balzò fuori una fiera: l’essere pareva un lupo di grandi dimensioni, pelosissimo e nero, si muoveva su quattro zampe, aveva canini affilatissimi e bianchi che risplendevano nella notte di luna piena e risaltavano tanto quanto le pupille iniettate di sangue. Al suo arrivo, gli altri mostriciattoli fuggirono volando via nell’aria come pipistrelli infuocati e il ragazzo, pallido e madido di sudore, si coprì il volto con le mani, sperando che l’essere sbranati da quella creatura sarebbe stata una fine il più rapida possibile.

“Apri gli occhi Kurt, non ho intenzione di mangiarti. Piacere, io sono Ivan.”
Una voce sensuale e un po’ strascicata raggiunse le sue orecchie: anch’essa conosceva il suo nome! Ma soprattutto, non era morto! O almeno così gli sembrava… Riaprì gli occhi tremante e, con stupore, al posto della fiera pronta ad assalirlo, c’era un uomo: era vestito solo di un paio di pantaloni neri eleganti, scarpe stringate nere e una camicia bianca dalle maniche arrotolate al gomito, ma nonostante questo non sembrava sentire il freddo; la pelle diafana faceva da contraltare ai lunghi capelli corvini raccolti in una coda, ma ciò che impressionava in quella figura piena di fascino ed eleganza erano gli occhi cerulei, quasi di ghiaccio, tanto erano chiari, penetranti e acuti.
“Sei fortunato che sia arrivato io…” Continuò “Le mie creature non sarebbero state altrettanto clementi con te… Io invece, ti lascerò andare, ma a una condizione…”
“Se è per il tesoro non l’ho toccato! Me ne andrò e non tornerò a cercarlo! Lo giuro! Mai più!”
Kurt urlò la sua risposta, nel timore di non riuscire a trovare la voce per parlare, che gli uscì più acuta del solito.
“Non c’è nessun tesoro.” Mormorò freddo l’altro. “L’unico tesoro che abbia mai abitato questo luogo era mio, ma me l’hanno portato via…”

Kurt non poteva saperlo, ma il cuore di quell’essere, un tempo pieno d’amore, ora era colmo solo di tristezza.
Egli, infatti, molto prima che i due fratelli nascessero, quando era ancora giovane e pieno di belle speranze, si era innamorato di una ragazza meravigliosa: aveva la pelle pallida come la luna, gli occhi azzurri e una cascata di capelli biondi chiarissimi e si chiamava Astrid. La giovane aveva presto ricambiato l’amore dell’umile appassionato Ivan e, con una piccola cerimonia nella chiesa del villaggio, si erano coniugati davanti a Dio. Ma quella felicità era destinata a breve durata: per un malinteso, Ivan fu giudicato colpevole di furto e spedito in una prigione in cima a una scogliera, lontano, sulla costa. Ci rimase per dieci anni, finché, invecchiato e smagrito, riuscì a fare ritorno al suo villaggio, finalmente libero. La verità che però lo attendeva fu però terribile: Astrid, distrutta dal dolore per la separazione dal suo amato, finì per uccidersi con del veleno. Ivan, al colmo della disperazione e della furia, pregò che qualcuno arrivasse ad aiutarlo nella sua smania di totale distruzione e, quel qualcuno, arrivò: Garrett.
Garrett, un vampiro centenario, tramutò lo stesso Ivan e insieme viaggiarono per secoli ed epoche avendo molte avventure, anche passionali, ma il più giovane aveva un solo pensiero: trovare qualcuna che le ricordasse la sua Astrid, per rivivere l’amore perduto. Finché…

“La condizione è che tu mi consegni tua sorella Selina.”
La ragazzina, che fino a quel momento era rimasta paralizzata dal terrore, si voltò istintivamente per scappare non appena ebbe udito il suo nome, ma inciampò nei resti di un teschio e cadde con un tonfo sordo. In un battito di ciglia, Ivan se ne accorse e la catturò.
“Però, sei stato veloce Kurt.” Sogghignò.
Poi, quasi il ragazzino non fosse presente, sospirò: “Se solo sapessi quanto ti ho cercata e quanto somigli alla mia Astrid…” Carezzandole con tenerezza la pelle diafana. “Lei che è sepolta proprio qui…” Ecco la verità, quindi: il tesoro del cimitero non era altri che lei!
“Ti prego, se il tuo amore è stato vero, lasciami andare…” Singhiozzò la giovane piena di terrore.
La piccola parte umana del cuore di Ivan rimase colpita da quella disperazione così sentita, mentre Kurt invano lo supplicava: “Prendi me al suo posto, prendi me…”
Garrett gli avrebbe riso in faccia, ma quella sera era lontano. In Selina, all’idea di separarsi per sempre dai suoi famigliari, vedeva lo stesso dolore senza fine che traboccava da Astrid il giorno che lui le fu portato via.

“E sia. Ti lascio andare.” Disse alla fine. La ragazza cadde a terra tremante come una foglia. “Ma tutto ha un prezzo.” Continuò e, veloce come un fulmine, afferrò Kurt mordendolo dritto alla gola. L’urlo di Selina fu agghiacciante e pieno di strazio, mentre osservava impotente la trasmutazione del suo amato fratellino, dolorosa e terribile, con grida lancinanti e fiotti di sangue che Ivan beveva avidamente. “Ora va, ci rivedremo qui, la prossima notte di Ognissanti.” Promise Kurt, i vestiti macchiati di rosso vermiglio, gli occhi scarlatti. Al colmo della tristezza, ma tuttavia felice di aver scampato un destino che sembrava ineluttabile alla sorella, scomparve con Ivan.

Selina corse con le ultime forze e venne ritrovata dai genitori disperati che, dalle vesti insanguinate e l’aria spiritata, ipotizzarono che Kurt fosse stato ucciso da un branco di lupi. La ragazzina non disse loro la verità. Non la disse mai a nessuno. Dal dolore per la perdita e il grande spavento, i suoi capelli divennero precocemente bianchi. Abbandonò ogni sogno di avventura e di fortuna, non si allontanò mai dal villaggio in cui era nata, dove rimase sola alla morte di entrambi i genitori, dato che tra la gente circolavano brutte voci sul suo conto per l’infelice sorte di Kurt. Ma a Selina questo non importava. Ogni anno, la notte di Ognissanti, si calava nel profondo della foresta e lasciava, su una delle tombe, un’unica rosa bianca per l’infelice Astrid, nell’attesa del ritorno dell’amato fratello.


 
 
 
  
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