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Autore: Marzolina    16/09/2009    9 recensioni
Questa storia vorrebbe iniziare. Si vorrebbe mettere comodamente seduta su una poltrona, infilare delle pantofole di pelo, sistemarsi gli occhiali sul naso aquilino (si sa che tutte le storie hanno un naso piuttosto importante, giusto per ficcarlo saltuariamente negli affari dei loro personaggi), magari tirerebbe anche qualche boccata di fumo da una pipa grande come una tuba, tossirebbe un po’ perché le storie non sono abituate a fumare e infine si scriverebbe.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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December In Love

Questa storia vorrebbe iniziare. Si vorrebbe mettere comodamente seduta su una poltrona, infilare delle pantofole di pelo, sistemarsi gli occhiali sul naso aquilino (si sa che tutte le storie hanno un naso piuttosto importante, giusto per ficcarlo saltuariamente negli affari dei loro personaggi), magari tirerebbe anche qualche boccata di fumo da una pipa grande come una tuba, tossirebbe un po’ perché le storie non sono abituate a fumare e infine si scriverebbe.
Ma, nonostante questa storia volesse iniziare, l’autore non glielo voleva permettere e la relegò così nella cella di detenzione della sua mente. Ma allora la storia, che si sentiva invece particolarmente estroversa, un giorno prese e di notte, nell’oscurità dei sogni dell’autore, si raccontò.

C’erano una volta due mesi. Il primo, Gennaio e l’ultimo, Dicembre, che non si potevano sopportare. Così era dall’alba dei tempi, perché Gennaio, quando stava per arrivare il suo turno, spingeva ed incalzava e sollevava bufere e temporaleggiava ansioso. Dicembre, al contrario, indugiava sempre un po’ più a lungo, dal momento che era ancora molto affezionato all’anno appena trascorso e aveva una gran voglia di dormire.
I due, perciò, erano in continua lite tra loro e Gennaio premeva e Dicembre indietreggiava. Le cose iniziavano a perdere il loro tranquillo equilibrio di sempre, tanto che gli altri mesi erano abbastanza preoccupati per cosa sarebbe potuto accadere da quel momento in avanti.
Poi un giorno, mentre Gennaio tentava in ogni maniera di scalzare Dicembre dalla Sedia dell’Oggi, caddero entrambi sul pavimento, provocando un gran terremoto in Giappone.
Gennaio (stando sopra), che si era trovato così all’improvviso vicino al viso dell’altro mese, si riscoprì piuttosto imbarazzato e non sapeva cosa fare.
Dicembre (stando sotto), notò invece per la prima volta che Gennaio era molto bello, che aveva gli occhi di ghiaccio e le guance di vento, che aveva le braccia di cumulonembi e il respiro di fotosintesi. Allora, spinto da chissà quale forza sovrannaturale, forse ancora un po’ brillo dal cenone di Natale, scuotendo appena le ghirlande dei capelli, lo baciò.
Era un bacio piccino e timido, perché Dicembre era il più giovane della compagnia e non sapeva ancora bene controllare la dispersione di saliva (infatti poco a Venezia venne l’acqua alta fuori stagione).
Gennaio restò per un po’ immobile, assaporando la situazione e soppesando la gustosità dell’alito di Dicembre, che sapeva tremendamente di uvetta, canditi e marzapane. Gli sembrava quasi di mangiare un panettone.
Si staccarono a malincuore e si guardarono in silenzio nella penombra della stanza. Nessuno dei due aveva la minima idea di cosa fare o di cosa dire. Dicembre allora allungò una mano tra le stalagmiti dei capelli di Gennaio, che socchiuse gli occhi e gli sospirò in faccia una piccola tormenta.
Dicembre rise e Gennaio gli baciò il naso, lo sfiorò con il proprio e con la guancia. Dicembre gli cinse in collo con le braccia e lo strinse forte forte al petto. Nel frattempo era già passato un anno, ma nessuno dei due se n’era minimamente accorto.

Così a Dicembre fiorirono dappertutto i papaveri e a Gennaio il cielo fu coperto da nuvoloni di farfalle bianche, i ghiacciai si infiammarono, i mari si solidificarono, gli alberi si sciolsero e Davide, che aveva appena compiuto sedici anni il quindici di Dicembre, incontrò Gabriele, che invece ne finiva diciotto il ventiquattro di Gennaio, e seppe con certezza di essersi innamorato.

   
 
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