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Autore: GRIM_REAPER    30/11/2023    1 recensioni
Erwin Eda, figlio del celeberrimo mago Artemisius Zygmunt, sogna fin da piccolo di seguire le orme del padre e diventare il mago più forte di tutti. Ma solo una cosa lo separa dal suo sogno: non possiede alcun potere, ma questo non lo fermerà da seguire il suo sogno; riusicrà a realizzare il suo sogno?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quante volte mi era stato detto di non addentrarmi nelle foreste di notte?

Non mi era mai successo nulla di simile prima d’allora, e credevo che le loro fossero semplici storielle, giusto per spaventarmi; solo ora, mentre ero inseguito da un'orda di Lupis Ferucis, mi rendevo conto di quanto ero stato stupido. 

Dannazione... doveva essere un semplice allenamento, giusto per tenermi in forma, ma non doveva finire in questo modo! No... non posso morire in questo modo! 

Accelerai il mio passo tra gli alberi, facendo utilizzo di tutte le mie capacità fisiche ed affidandomi alla mia conoscenza dei boschi, che frequentavo da quando avevo poco più di 6 anni; per qualche inspiegabile motivo, sento il respiro feroce di quelle bestie allontanarsi sempre di più, e cominciai a rilassarmi: sembrava che ormai il peggio fosse passato. Ma ben presto, mi resi conto che non era così... eccome se non era così; 

Allentai per un attimo la mia attenzione, mi rilassai più del dovuto, ed ecco che accadde il dramma: senza rendermene conto, misi piede in una fossa-trappola per gli animali; fu tutto troppo veloce, e capii cosa stava succedendo solo quando il mio corpo cominciò a cadere nel vuoto, e solo quando tutto intorno a me divenne improvvisamente buio. 

Caddi per diversi secondi, fino a quando, la mia caduta libera fu bruscamente interrotta nel momento in cui il mio corpo si arresto di forza contro degli strani oggetti contundenti posti sul fondo di quel maledetto burrone. Il dolore che provai in quel momento fu qualcosa che non dimenticherò facilmente; gambe, braccio ed il petto furono perforati da quelli che realizzai fossero canne di Bambù nero affilati, usati per la loro estrema durezza e per il veleno mortale che contengono all'interno; 

"Oh, cazzo..." dissi con un filo di voce, digrignado i denti per il dolore immenso che pervase il mio corpo; nel mentre, il trmeendo dolore che provai durante l'impatto scomparve, lasciando spazio ad un enorme sensazione di stanchezza improvvisa; che fosse la morte? Riuscivo a sentire tutto il mio sangue uscire dal mio corpo in modo copioso, il mio respiro era talmente affannoso che sembrava di essere in apnea, e da qualche secondo ormai avevo smesso di udire i rumori. Si, quella doveva essere la morte, che con le sue gelide mani, mi stava trascinando nel mondo dei morti. 

"Aiuto...bruagh!" 

disperatamente, tentai di lanciare un grido di aiuto, sperando che qualcuno potesse aiutarmi. Ma non solo non possedevo la forza per fare fare ciò, ma non appena aprii la bocca, del grumoso e bollente sangue fuoriuscì dalla mia bocca;

...Dannazione, ero solo un ragazzino di 13 anni! Come potevo morire in quel modo orribile?! Avevo in mente di viaggiare al di fuori di questo stupido ed insulso villaggio, volevo scoprire nuovi posti e magari un giorno sposarmi con una bellissima ragazza, ma a quanto pare, in questa mia vita, non mi era possibile sognare e di essere felici: dalla improvvisa e misteriosa morte di mio padre, solo cose negative mi avevano colpito, come il fatto che non sarei mai potuto diventare un grande mago ed un eccezionale Gifter, non potendo quindi seguire le orme di mio padre...

[Dannazione! Ma perché deve sempre accadere tutto a me!?] pensai rabbiosamente con lo sguardo rivolto verso il cielo, maledicendo ogni divinità per quello che mi stava accadendo. 

Nel mentre, il mio corpo divenne improvvisamente freddo, molto freddo, ed i miei sensi cominciarono ad abbandonarmi lentamente;  prima, il mio udito cominciò lentamente a spegnersi; poi, tutto d'un tratto, persi completamente il tatto, avendo la sensazione di fluttuare nel nulla cosmico, ma stranamente, non avevo paura, anzi, mi sentii più libero, senza pensieri futili che potessero in qualche modo intaccare la pace che provavo in quel momento. All'epoca non sapevo cosa fosse tale sensazione, ma ad oggi sono certo che quella fosse la morte, che con le sue fredde e gelide mani, mi stava portando verso il mondo degli spiriti. 

Lentamente, chiusi le palpebre, che sembravano diventate di piombo, pronto ad abbracciare la morte, ma...

------

"....Dove sono?" 

Mi risvegliai all'improvviso all'interno di un'immenso spazio bianco. 

Mi guardai intorno per diversi secondi, e mi resi conto che, in effetti, ero completamente da solo; controllai anche il mio corpo, ed oltre al fatto che le mie ferite erano magicamente sparite, mi sentivo nel pieno delle mie forze... anzi, in quel momento mi sentivo ancora più in forze di quanto lo fossi mai stato in vita. 

"Che questo sia... il paradiso'" sibilai pensando a voce alta, mentre cominciai a vagare in quell'infinito spazio bianco, senza una meta apparente: in casi normali, sarebbe stato saggio stare fermo dov'ero e studiare la situazione, ma in quel momento non avevo tanto altro da fare, visto che beh... ero morto, a quanto pare....

Per colpa di tutto quello spazio, non c'era la percezione del tempo e dello spazio, ma due cose mi furono chiare: la prima, era che dovevo aver vagato addirittura per giorni; non potevo esserne certo al cento per cento, ma era come se, per tutta quella lunghissima camminata, il mio cervello si fosse "spento" e "riattivato" solamente quando mi resi di aver camminato senza sosta.

La seconda cosa che notai, fu non importava quanto camminassi, non avrei trovato nulla qui dentro; maledizione, se ero morto, non potevano per lo meno mandarmi in paradiso e darmi la possibilità di farmi abbracciare i miei genitori?

"Ma dove diavolo sono finito..." dissi sfinito per tutta quella camminata, buttandomi per terra, quasi disperato per la situazione; Stavo cominciando a pensare che sarei rimasto qui per il resto dei miei giorni senza nessuno, e al solo pensarci rischiavo di diventare pazzo; ma poi, all'improvviso, sentii dei passi alle mie spalle, ed improvvisamente, la stanchezza mentale e fisica sparirono, lasciando spazio ad una buona dose di speranza e di energia. 

Mi voltai di scatto per capire chi ci fosse dietro di me, ritrovandomi cosi dinanzi a quello che sembrava un'uomo; per l'appunto, sembrava, perché nonostante il suo aspetto era quella di una persona, sentivo provenire da lui una strana sensazione, che mi rese alquanto irrequieto;


*L'uomo alle sue spalle era molto alto; indossava un chiton bianco, che nascondeva in parte il suo fisico asciutto tranne le bracce, che avevano l'aspetto decisamente tonico; la sua carnagione era olivastra, portava dei lunghi capelli bianchi che gli arrivavano fino alle caviglie; i suoi occhi avevano uno strano colore viola fluo, che sembravano brillare di luce propria;*

"Scusami per averti fatto aspettare, Erwin." disse l'uomo misteriosamente apparso dietro di me con un sorriso, cominciando ad osservarmi attentamente; 

Avevo tante domande da porgli in quel momento, come ad esempio se questo fosse il paradiso, se fossi realmente morto, o se lui fosse un angelo. Ma tutte queste domande passarono in secondo piano, poiché non appena incrociai il suo sguardo, ebbi la sensazione di conoscerlo. Una figura del genere non passa mai inosservata per via della sua bellezza, ma ero sicuro di averlo visto da qualche parte ad ogni secondo che passava. 

"Avrai molte domande." - riprese parola l'uomo dinanzi a me, avvicinandosi con passi lenti - "Una cosa è certa: non sei morto."

"Uh? N-Non sono morto?" 


L'uomo dinanzi a me annuì, scatenando in me uno strano senso di sollievo e di gioia: pensavo che avrei dovuto abbandonare l'idea di poter vivere e di poter esplorare il mondo, ma in un modo o nell'altro, ero riuscito a sopravvivere…

Poi però, mi sorse spontanea una domanda: se non ero morto, allora cosa diavolo era questo posto? E se non ero morto e quel luogo non era il paradiso, allora l'uomo davanti a me non era un'angelo?

“So che vuoi delle risposte, davvero, ma purtroppo non abbiamo molto tempo, quindi ti prego di scegliere bene le tue domande…” disse l’uomo, con il volto che si fece leggermente cupo;

Poco tempo? Cosa intendeva con poco tempo? La sua frase mi mise un po' di preoccupazione, dato che non sapevo cosa sarebbe successo da lì a poco; sarei potuto ritornare a casa, come sarei potuto morire: anche se mi aveva detto che ero vivo, non potevo fidarmi di un completo sconosciuto. 

Avevo tante domande da fargli, ma un po' per fretta, ed un po' per l'agitazione del momento, gli chiesi la domanda dalla più semplice risposta; 

“Posso sapere almeno il tuo nome?”

Quando gli porsi la domanda, l’uomo ebbe uno strano sussulto; dal suo volto, si poteva capire che non si aspettava di certo questa domanda… O almeno, questo è quello che sembrava a me, dato che per alcuni secondi, pareva essere completamente spaesato da tale domanda; 

Poi, all’improvviso, cominciò a ridere a crepapelle. Una risata talmente sonora e strana da crearmi parecchio fastidio ed imbarazzo.

“Cosa… c’è da ridere?” dissi a bassa voce, con un leggero imbarazzo;

“Hahah… beh, con tutte le cose che avresti potuto chiedermi, proprio il mio nome…”

L’uomo smise di ridere, e con il sorriso sul suo volto, finalmente rispose alla mia domanda – “Puoi chiamarmi Giltor, giovane Erwin...”

Ovviamente non gli chiesi il suo nome per pura cortesia; volevo sapere se il suo nome avrebbe rievocato dei ricordi, dato che in quel momento, ero quasi certo di conoscerlo. Eppure, niente di tutto ciò accadde, lasciandomi con più dubbi che certezze. 

Volevo chiedergli molte più domande, ma ad un tratto, la mia vista cominciò a diventare sfocata, e cominciai a sentirmi assonnato, molto assonnato. Non ne capii il motivo, ma sapevo che da un momento all'altro, mi sarei addormentato, anche se in quel momento, non ero del tutto certo del fatto che poi mi sarei risvegliato, visto come stavano le cose; in quel momento, ebbi realmente paura di morire. 

"Per questo mi sono messo a ridere alla tua stupida domanda..." - disse Giltor, cominciando a scuotere la testa, sbuffando varie volte. - "Il tuo corpo non è ancora pronto per rimanere a lungo nel "Nim-Ruh"...  

"Nim...Ru....?" dissi con un filo di voce, non capendo cosa intendesse dire con ciò. 

"Ascoltami attentamente, ora dirò solo delle cose importanti... quindi cerca di ricordarti tutto" - asserì Giltor, mentre io perdevo lentamente coscienza, cercando però di rimanere sveglio con tutte le mie forze, anche se diventava più difficile ad ogni secondo che passava - "In questo momento non sei morto, ma sei entrato forzatamente nel Nim-Ruh, e questo ha provocato il tuo risveglio in modo "forzato"... Questo non doveva succedere ora, ma tra diversi anni, per questo ero qui, come guardiano del tuo potere... Dannazione, se non fossi stato così stupido! Ma ormai il dado è tratto, non possiamo farci niente... Quindi datti da fare!"

Mentre parlava, sentii metà delle cose che mi disse; tutto il suo discorso mi risultò quindi molto strano e confusionario. Solo due cose avevo tenuto in mente: che lui era il guardiano di qualcosa, e che quanto mi era successo non era normale... o almeno credo. 

L'uomo misterioso mi guardò per alcuni secondi, e dopo un'attenta analisi sbuffò in modo sonoro, stizzito da quanto stava succedendo;

"Beh, il ragazzo non si ricorderà di nulla, credo!" disse nerovsamente l'uomo, grattandosi la testa guardando stranamente il cielo infinito sopra di noi; poi, improvvisamente, Giltor si accovacciò, ed appoggiò delicatamente la sua mano sulla mia fronte, guardandomi con uno sguardo quasi dispiaciuto... non ne capii il motivo, ma quei occhi mi misero un po' d'ansia. 

Avrei voluto cheidergli di quello sguardo... avrei voluto chiedergli tante cose, ma in quel momento ero troppo stanco per riuscire anche solo a dire una parola, figuariamoci conversare con qualcuno!

"Vedi di fare attenzione là fuori, ragazzo..." 

Proprio in quel momento, chiusì gli occhi, non avvertendo più nulla intorno a me. 


*FINE P.O.V di Erwin*

----


"Uuurgh..."

Erwin aprì gli occhi; questa volta non si trovava nei boschi, o in quell'infinito spazio bianco, ma bensì nel letto di camera sua; I ricordi di Erwin erano molto confusi: si ricordò di tutto quello che gli era successo nei boschi, e soprattutto, si ricordava di perfettamente del suo stato di salute: si rese conto che, a quest'ora, doveva essere morto, visto il tipo di ferite che si era provocato. 

Era sicuro che, una volta chiuso gli occhi, non si sarebbe mai più svegliato; come diavolo era possibile allora che fosse ancora vivo? 

"Che fosse semplicemente un sogno? No, non è possibile..."

Per un'attimo, credette che si fosse immaginato tutto, ma poi la sua memoria rievocò la paura, la tensione e l'immeno dolore che sentì quella notte. [Non posso aver sognato tutto, è impossbile...]   pensò tra se e se Erwin, che a quel punto, volle confermare se i suoi fossero semplicemente degli stupidi dubbi: si alzò dal suo letto, e velocemente, si mise davanti allo specchio, togliendosi la maglietta.

Non appena fece questo, sul suo volto apparve uno strano sorriso, unito ad un senso di completo spaesamento ed un pizzico di paura: sul suo corpo infatti, non era presente alcuna cicatrice. 

"Ma come....?" 

All'improvviso, ad interrompere le sue questioni interiori, ci penso un'uomo, che spalancò la porta di camera sua e rimase in silenzio ad osservare il ragazzo;

Erwin si accorse dopo un po' della sua presenza, e solo quando si accorse dell'uomo, fece un piccolo salto indietro per lo spavento;

"R-Ron! Ma quando sei entrato?!"

"Alcuni secondi fa"
- disse l'uomo con una espressione seria, guardando dall'alto verso il basso Erwin, il quale, riusciva a vedere negli occhi la rabbia dell'uomo, spaventandosi un po'.

"Stai bene?" 

"Uh...si, credo..." rispose intimorito il ragazzo, che di certo non si aspettava quella domanda dall'uomo; ma non appena abbassò la guardia, ecco che l'uomo, con dei passi veloci ed impercettibili, si avvicinò al ragazzo, colpendolo con un pugno sulla nuca, provocando a Erwin un enorme dolore.

"AHIA! MI HAI FATTO MALE!" Urlò il ragazzo, toccandosi subito la testa per il dolore provato. In quel momento si maledì da solo per non essersi preparato al peggio, dato che conosceva benissimo il carattere di Ron.

"Beh, questa è solo un piccola parte della lezione che ti sto per impartire..." - disse Ron, che nonostante l'espressione rilassata, cominciò a scrocchiarsi le mani, come se si stesse preparandoad una rissa - "Quante volte ti ho detto di non recarti nei boschi, eh? Perché non mi ascolti mai, razza d'idiota? Se ci vai almeno assicurati di non addormentarti in mezzo ai boschi, dannato marmocchio...Se i cacciatori non ti avessero trovato, tu...?" 

"Addormentato...nei boschi? Di cosa stai parlando?" 

Alla domanda postogli, l'uomo guardò stranito Erwin per alcuni secondi; 

 
"Non fare il finto tonto, Erwin! Ti sei addormentato in mezzo al bosco!" asserì Ron, questa volta alzando un po' la voce. Ma guardando l'espressione di Erwin, si rese conto che c'era qualcosa che non andava. In quel momento Erwin, per non aggravare la sua situazione, decise di raccontare tutto, sperando di calmare la rabbia di quello che era il suo padre adottivo;

Erwin raccontò tutto per filo e per segno, senza tralasciare alcun dettaglio; ovviamente, Erwin in quel momento non aveva alcun ricordo ne di quanto successo dopo la sua morte "temporanea", ne di quell'uomo di nome Giltor, eppure, mentre raccontava il suo racconto, ebbe la netta sensazione che stesse omettendo qualcosa di veramente importante, ma comunque, decise di non dire questo particolare a Ron. 

"Quindi, ricapitolando... Dei Lupiz Ferucis ti hanno inseguito nei boschi, stavi riuscendo a seminarli, ma proprio quando sembrava fatta, sei caduto in un buco-trappola,sei morto e ... poi risorto?"

Ron aveva tutte le ragioni per non credere ad una sola parola detta da Erwin: il ragazzo, pur di allenarsi di nascosto, era in grado di inventarsi le scuse più incredibili. Questa, le avrebbe superata tutte, dato che era talmente incredibile da sembrare frutto della fantasia di un bambino; eppure, questa volta Ron notò come gli occhi di Erwin erano seri e sinceri, e questo non fece altro che alimentare il dubbio che, quel racconto così fantasioso che aveva appena sentito, potesse essere vero. 

"Ammettendo che sia vero" - disse Ron, grattandosi la testa - "E' più probabile che tu ti sia entrato in contatto con un qualche tipo di pianta velenosa o con qualche tipo di gas che, al contatto con il tuo corpo, ti ha fatto delirare, facendoti immaginare tutto. Sono quasi certo che sia andata così; se così non fosse, allora..."

Ron si alzò silenziosamente dalla sedia, recandosi verso un piccolo comodino posto nell'unico corridoio della sua umile dimora; Erwin si chiese cosa stesse cercando, ed ebbe subito risposta, quando Ron ritornò nel salotto con in mano una piccola sfera di cristallo;

"Cos'è quella sfera?" - chiese Erwin, incuriosito sul perché abbia tirato fuori quella strana sfera - "N-Non sarà mica una sfera per la verità?!" 

"...Stai zitto, maledizione. Tieni in mano questa sfera." rispose stizzito Ron, che lanciò la sfera al ragazzo, che per poco non mancò la presa;

"Ed ora?" 

"Aspettiamo."

Ron cominciò ad osservare la sfera, mentre Erwin,non sapendo cosa fare, cominciò ad osservare la sfera, non sapendo cos'aspettarsi da essa; dopo alcuni secondi però, qualcosa di inaspettato accadde; la sfera, cominciò ad emettere una flebile luce di color blu mare, luce che divenne via via sempre più splendente, fino a costringere Erwin a chiudere gli occhi.

"Hey vecchio! Cos'è questo?!" chiese Erwin che, non appena tolse le mani dalla sfera, quest'ultima smise di brillare;

Ron, per alcuni secondi, ebbe un'espressione completamente sorpresa; [Credevo...credevo che il racconto di Erwin fosse frutto di una qualche tipologia di pianta velenosa, visto che nel bosco era facile imbattersi in queste piante... Avevo il dubbio che poteva trattarsi di altro, ma questo...]

"R-Ron...Ron! Che succede?" chiese preoccupato Erwin, vista l'espressione confusa dell'uomo; Ron guardò Erwin, e dopo alcuni secondi passato ad osservarlo, sul suo viso apparve un sorriso raggiante;

"Erwin, dimmi, vuoi ancora diventare un mago come tuo padre?" 

Il ragazzo, ovviamente, rimase spiazzato da tale risposta: il suo sogno più grande, era quello di diventare come il padre, un mago di primo ordine ed un Gifter, ma a differenza sua, Erwin fino a quel momento non aveva un requisito fondamentale per inseguire i suoi sogni: infatti, non era stato in grado di risvegliare il suo core e di controllarne l'energia che ne produceva, ovvero il mana, cosa importante affinché una persona possa anche solo pensare di poter intraprendere il mestiere di Stregone o un mestiere simile.

Quindi, anche se Erwin voleva più di chiunque d'altro diventare un mago, sarebbe stato difficile, visto che non possedeva ii requisiti neccessari per diventarne uno... O così credeva fino a quel momento: Erwin si domandò il motivo di quella domanda, e solo allora, quando i suoi occhi caddero sulla sfera che lasciò cadere incautamente, ebbe una sorta di intuizione.

[No...non può essere vero...?!]  

Non appena vide il volto di Ron, non gli servì chiedergli alcuna domanda: Erwin cominciò a piangere all'improvviso, senza riuscire a fermarsi: in questi giorni, era passato ad essere una sorta di nullità ai suoi occhi, a morire prematuramente, per poi ritornare misteriosamente in vita; il ragazzo sentiva di star perdendo la ragione, anzi, credeva che ormai era questione di tempo, prima di impazzire completamente. 

Ma tutto quello che gli era successo in questi giorni, tutte le sofferenze ed i dubbi, sembravano una sorta di prova per dargli la più grande ricompensa che potesse immaginare, perché in modo totalmente inaspettato, era riuscito a risvegliare il suo core. 

"Quindi? qual'è la tua risposta, moccioso?" Lo incalzò Ron, aspettandosi la più scontata delle risposte;

Erwin si asciugò le lacrime rapidamente, e senza nemmeno esitare, rispose finalmente alla domanda di Ron;

"Si, sono pronto per diventare un mago... Anzi no! Sono pronto per diventare il migliore tra i maghi!" 
 

   
 
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