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Autore: OrnyWinchester    01/12/2023    3 recensioni
Mortificato per il suo inganno ai danni di re Uther e del principe Artù, Lancillotto riflette sui motivi che l’hanno portato ad agire in quel modo e prende un’importante decisione che potrebbe cambiare la vita di tutti.
La storia si colloca nell’episodio 1.05 della serie tv “Merlin”.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Lancillotto camminava su e giù per la piccola cella della prigione, inquieto. Mal sopportava l’idea di aver ingannato qualcuno per il proprio tornaconto. Non poteva credere di essere finito in quell’assurda situazione solo per la smania di diventare un cavaliere. Non erano quelle le qualità che ammirava in un cavaliere, non erano quelli i propositi con cui intendeva vivere la sua vita, non lo erano mai stati, in verità. Con i passi misurò più e più volte il perimetro della cella e si maledisse per questo. Il desiderio di mostrare le sue abilità, la sua forza, di servire il re e il principe Artù aveva avuto il sopravvento sulla condotta irreprensibile che sempre si era ripromesso di mantenere.
“Ancora una volta si ripete il deprecabile dualismo che ha accompagnato tutta la mia vita!” pensò, turbato. “Sempre a dover scegliere tra fare la cosa giusta o essere felice, tra inseguire un sogno o rassegnarsi alla misera realtà.”
“Le cose non dovevano andare in questo modo, non dovevo offendere la mano che mi era stata tesa con tanta gentilezza.” si rammaricò, battendo un pugno contro il muro.
“Non posso più accettare di non poter agire secondo giustizia, non voglio farlo.”
“Se avrò la possibilità, mi sdebiterò con Merlino, con il principe Artù e perfino con re Uther, che ha tutte le ragioni per avercela con me, che si sente giustamente insultato dal mio tradimento. Non posso dare torto a nessuno di loro.” ammise con dolore a se stesso. “E, poi, c’è Ginevra. Con il mio comportamento ho ferito anche lei e la sua fiducia. Mi sono finto qualcuno che non sono, come se essere diverso facesse di me una persona migliore, degna di lodi e onori.”
“No. Basta!” si ripeté nella testa, tornando a colpire il muro. “Questo finisce oggi stesso, da oggi lotterò per meritare ogni singola cosa, da oggi mi renderò utile al prossimo ogni volta che ne avrò l’occasione.”
 
***

Resosi conto della pericolosità del Grifone, che potrebbe perfino costargli la vita, Artù, mosso da compassione e dispiaciuto che Lancillotto non possa diventare un cavaliere, lo libera, intimandogli di lasciare Camelot prima che Uther lo scopra. In segreto, però, Lancillotto decide di combattere la bestia e Merlino si unisce a lui.
 
Gli ultimi accadimenti continuavano a susseguirsi nella sua testa ora a rallentatore, ora a velocità doppia, suscitando in Lancillotto tanti sentimenti contrastanti: tormento per la clemenza che, nonostante il suo inganno, ancora una volta Artù aveva saputo dimostrargli, liberandolo e rinnovandogli la sua stima; afflizione per la sofferenza che aveva dato a Gwen quando aveva scelto di combattere il Grifone; paura per la decisione di Merlino di seguirlo in quell’insensata impresa; tenacia nel voler uccidere personalmente la bestia feroce che affliggeva il regno di Camelot per liberare tutti da quel flagello e ripagare parte della bontà che aveva ricevuto, anche a costo della sua stessa vita.
Se fino a quel momento non era stato in grado di esprimere riconoscenza a quanti la meritavano, forse il suo gesto, il suo sacrificio, avrebbe parlato per lui, avrebbe mostrato a tutti l’uomo che desiderava essere. Se il suo dolore doveva essere la sua parola, allora l’avrebbe urlato forte, affinché nessuno potesse avere più alcun dubbio sulle sue intenzioni.
Quando il Grifone fu dinanzi a lui con la bocca spalancata ed emise un lugubre verso minaccioso, senza pensare, senza indugiare, fece un respiro profondo, abbassò l’elmo sul viso, strinse forte la lancia e spronò il cavallo verso di esso, ormai libero da qualunque preoccupazione. In fondo era questo quello che era: un prode guerriero, coraggioso e temerario. A quel punto, qualunque fosse stato il risultato del suo combattimento, del suo ardire, non avrebbe avuto più nulla da temere. Prima di essere una prova contro il Grifone, era una sfida con la sua anima, con il se stesso più profondo, con la sua volontà di esistere e, forte dell’incantesimo che sentiva pronunciare da Merlino e delle fiamme blu che si stavano sprigionando dalla sua arma, almeno questa sentiva di averla vinta.
   
 
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