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Autore: bathtubreadings    01/12/2023    1 recensioni
[ENHYPEN]
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[2866 parole]
[Jay-centric // Jay/Heeseung]
[TRIGGER WARNING MOLTO NECESSARIO: temi religiosi, messa in dubbio del proprio credo, per favore leggere le note d'autore a inizio fic dove scendo nei dettagli della cosa]
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La messa delle undici era iniziata da ormai cinque minuti, il canto iniziale finito da circa dieci, ma Jay era in apnea da circa mezz’ora ormai e non aveva idea di cosa il sacerdote stesse dicendo. Nessuna parola che usciva dalla bocca di quell’uomo stava arrivando alle sue orecchie, qualsiasi suono risultava ovattato.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Buon pomeriggio amicə di EFP ^^

Eccomi qui a inizio dicembre con una fic che non è esattamente nelle mie corde, ma che ho scritto nel giro di un pomeriggio unico tutta di filata. Prima di iniziare a scriverla, non era questo il risultato che avevo intenzione di ottenere, però poi scrivendola mi stava piacendo sempre di più, quindi ho deciso di lasciare che le mie mani facessero il loro lavoro, e devo dire che sono davvero soddisfatto di quello che ne è uscito, visto quello che vorrò scrivere in seguito -- perché, ebbene sì, questa fic avrà un continuo, non so ancora se pubblicherò un altro capitolo o se creerò una serie, però sappiate che arriverà, prima o poi.

Detto ciò, ora passiamo alle cose burocratiche, ossia i
TRIGGER WARING e i TAG: tematiche religiose, messa in dubbio del proprio credo, trauma religioso. Il sito di EFP vieta esplicitamente la pubblicazione di storie slash e/o erotiche con protagonisti figure religiose o storie in cui si offendano volutamente ed oggettivamente figure religiose (trovate tutto sul regolamento). Questa fan fiction non vuole assolutamente offendere la Chiesa o alcuna figura religiosa esistita e attualmente esistente, ma si tratta del flusso di coscienza di un ragazzo che, dopo aver professato per praticamente tutta la sua vita il credo Cristiano Cattolico, si ritrova a dubitare del proprio credo. Questa storia è pura finzione e, benché i personaggi qui rappresentati siano ispirati a persone esistenti (gli Enhypen e altri idol di altri gruppi kpop menzionati nella narrazione), li ho usati meramente come prestavolto (e prestanome); non intendo in alcun modo affermare che questi siano i loro pensieri, ma solo frutto della mia immaginazione. Se pensate che leggere questa fan fiction possa turbarvi, sentitevi assolutamente liberə di non leggere questa fan fiction e le prossime che scriverò in merito.

Ora che questo monologo è finito, vi auguro buona lettura ^^

Era come se tutta l’aria gli fosse stata risucchiata dai polmoni.

Jay non riusciva a respirare.

Heeseung—

«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo»

«Amen»

La messa delle undici era iniziata da ormai cinque minuti, il canto iniziale finito da circa dieci, ma Jay era in apnea da circa mezz’ora ormai e non aveva idea di cosa il sacerdote stesse dicendo. Nessuna parola che usciva dalla bocca di quell’uomo stava arrivando alle sue orecchie, qualsiasi suono risultava ovattato.

La voce di Heeseung l’aveva sentita forte e chiara, invece.

«La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l'amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo, siano con tutti voi.»

«E con il tuo spirito»

Attorno a lui le persone rispondevano in coro parole che Jay non sentiva, parole che Jay doveva sapere a memoria. Le sapeva a memoria. Praticamente se le sognava di notte, quelle frasi, dopo averle sentite ogni singola domenica mattina da quando aveva otto anni.

Ma in quel momento stava imparando a memoria quello che aveva detto Heeseung, a furia di sentirlo e sentirlo e sentirlo ripetersi all’infinito nella sua mente.

Ma non sapeva cosa stesse succedendo attorno a lui, si muoveva un po’ per inerzia, si alzava in piedi se vedeva le persone davanti a lui farlo, e prendeva posto di nuovo a sedere sulla panca quando le vedeva sedersi.

In tutta onestà, non sapeva perché stava dando di matto così tanto.

Non era successo niente.

Non era letteralmente successo niente.

Eppure il cuore gli stava battendo a mille.

Il cuore gli stava battendo a mille e tutto per colpa di una stupida frase.

Forse quella frase non era stupida, visto che il cuore gli batteva a mille.

Forse il cuore non gli stava battendo a mille solo per quella stupida frase.

Stupida, stupida, stupida stupida stupida frase—

—Jake lo stava guardando. Jay si girò a guardarlo e Jake lo stava guardando male. Non male, ma alquanto stranito, quello per certo. Jay non sapeva cosa stesse facendo di sbagliato, ma Jake stava muovendo la bocca e Jay sentiva la musica arrivare dalla sua sinistra, dov’era seduto il coro e ah, stavano cantando tutti.

Jay partecipava sempre ai canti. Era stato nel coro della chiesa fino all’anno prima, dopotutto.

Non sapeva nessuna canzone in quel momento, nessuna preghiera.

Avevano già passato il momento del Padre Nostro?

Jay si passò la lingua sulle labbra, poi si portò una mano alla testa, corrugando la fronte — magari poteva far credere a Jake di avere mal di testa.

Jake smise di cantare mormorandogli un «Vuoi un Oki?» a stento udibile sopra al coro di voci.

Jay scosse la testa. Non aveva bisogno di un Oki-task. Probabilmente aveva bisogno di una profonda e potente purificazione dell’anima, però. Jake quella non poteva offrirgliela.

Non poteva neanche confessarsi.

Cosa avrebbe detto al sacerdote? Non sapeva neanche cosa stesse facendo di sbagliato, come poteva andare a confessarsi se non sapeva quali erano i suoi peccati.

Pensare a Heeseung non era sbagliato.

Perdonami Padre perché ho peccato… sì, ma peccato per cosa?

Pensare a Heeseung era sbagliato?

Pensare a quello che gli aveva detto Heeseung forse era sbagliato.

Perché doveva essere sbagliato?

Jay tornò a girarsi verso il podio dove una signora, una delle nuove catechiste, stava chiedendo di ripetere una frase dopo di lei, pronta a leggere le Invocazioni. Jay sentì Jake lanciargli un’altra occhiata furtiva, decise di non girarsi.

«Signore pietà.» Ripeté poi, insieme a tutti quanti, anche se non aveva idea di cosa la catechista avesse appena letto.

«Signore pietà.» Ripeté una seconda volta, perché male di certo non faceva. Se Dio era Onnipotente, sapeva cosa stava succedendo nella mente di Jay, nonostante Jay stesso non ne avesse idea e magari avrebbe avuto pietà di lui.

Pietà per cosa?

«Signore pietà.» Ripeté per la terza volta, perché se il Signore avesse avuto pietà di Jay, gli avrebbe schiarito le idee, gli avrebbe mostrato la giusta strada da seguire.

Ed era pronto a chiedere pietà una quarta, quinta, sesta e settima volta, anche se non aveva idea del perché, ma tutti ora stavano pregando insieme Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e Jay non la sapeva, non la sapeva, non sapeva non sapeva non sapeva non sapeva assolutamente niente.

Jay sapeva cosa gli aveva detto Heeseung.

Sapeva cosa gli aveva detto Heeseung, se lo ricordava, e in quel momento si ricordava abbastanza pezzi della preghiera per riuscire a far finta di recitarla sottovoce, sperando che nessuno si accorgesse che in realtà non stava dicendo proprio niente.

Heeseung gli aveva detto un sacco di cose.

Gli aveva detto un sacco di cose e non gliene aveva detta nessuna e gliene aveva dette così tante e Jay non riusciva a pensare e stava pensando davvero troppo a tutto quanto e meno male, meno male, che era il momento del sacerdote di parlare da solo e tutto quello che era richiesto di fare in quel momento era dire Amen appena avesse finito.

«Amen.»

Jay poté tornare a sedersi sulla panca.

Era il momento della prima lettura, ora. Jay continuò a non ascoltare. Avrebbe dovuto, avrebbe voluto, magari avrebbe smesso di pensare alle parole di Heeseung.

Si conoscevano da qualche settimana, ma avevano parlato solo una manciata di volte. Heeseung era un amico Jeongin, che era un amico di Beomgyu, che era un amico di Chenle, che era un amico di Renjun, che era un amico di Jun, che era di fatto amico di Jay, e Jay non si ricordava perché una sera si erano ritrovati nello stesso pub, seduti allo stesso tavolo. A un certo punto si erano ritrovati seduti vicini. Heeseung era simpatico.

Era un giovedì sera. Al Jumanji le birre erano a 3€ senza scontrino. Magari il motivo per cui erano tutti là era semplicemente quello.

Heeseung gli aveva scostato un ciuffo di capelli da davanti agli occhi quella sera, per poi fare come se nulla fosse.

Il ricordo delle dita di Heeseung che delicatamente gli spostavano i capelli dalla fronte gli aveva, invece, scombussolato tutta la serata.

E sì che si erano appena conosciuti.

«Parola di Dio.» disse Mark, uno degli animatori dell’oratorio. Non erano necessariamente amici, ma erano anni ormai che lavoravano insieme, Mark era simpatico.

«Rendiamo grazie a Dio.» Si ritrovò a dire Jay, ma fu più un riflesso involontario, che altro.

Il salmista cantò il salmo, e Jay pensò a Heeseung.

La seconda volta che si erano visti, erano in birreria. C’era sempre un sacco di gente che conosceva un sacco di gente ed era un venerdì sera. Il karaoke costava 3€ e Heeseung, con altri suoi amici, si prenotò per cantare una canzone che Jay non conosceva. L’aveva sentita qualche volta, forse alla radio, ma non era importante, perché Jay aveva pensato che Heeseung aveva davvero una bellissima voce, indipendentemente da cosa stava cantando, sirenica quasi.

Jay ne era rimasto incantato.

Con la bocca semi aperta, e lo sguardo focalizzato su Heeseung, Jay aveva pensato che sarebbe potuto stare ad ascoltarlo all’infinito.

Si era destato dall’incanto solo quando in tutta la birreria iniziarono ad applaudire e acclamare Heeseung e gli altri che avevano cantato.

Davanti a lui, Matthew salì sul podio al posto di Mark per iniziare la seconda lettura.

La terza volta si erano visti al bar dell’università, il mercoledì successivo. Jay aveva appena pagato 3€ per un caffè e una brioche quando Heeseung lo chiamò, seduto a uno dei tavolini del bar da solo.

Non ci pensò due volte, prima di andare a sedersi con lui. La conversazione era piacevole, il caffè abbastanza orribile come sempre, la brioche poteva contenere un filo in più di farcitura, e Jay si stava divertendo così tanto a parlare con Heeseung che non si rese conto di aver completamente perso la prima mezz’ora della sua lezione.

Per una volta poteva anche balzare.

Sunghoon gli avrebbe passato gli appunti.

Una cosa che aveva notato Jay di Heeseung, era che trovava sempre una scusa per toccarlo. Così suonava veramente orribile. Era molto più innocente di quello che sembrava. Era sempre una piccola pacca sulla spalla, una stretta di mano quando si incontravano, un leggero tocco sull’avambraccio quando rideva.

Heeseung aveva davvero un bel sorriso.

A Jay veniva spontaneo sorridere ogni volta che Heeseung rideva.

Jay sorrideva da solo anche semplicemente al ricordo delle labbra di Heeseung stese in un sorriso.

E gli sarebbe scappato di nuovo un sorriso, se non si fosse reso conto che tutti si stavano alzando di nuovo, pronti ad ascoltare la lettura del Vangelo. Quand’è che Matthew era sceso dal podio? Non si era neanche accorto che tutti avevano acclamato insieme il «Rendiamo grazie a Dio»

Ma poi di nuovo, grazie per cosa?

Jay non se lo era mai chiesto.

Se lo stava chiedendo in quel momento.

«Dal Vangelo secondo Matteo,» disse il sacerdote.

Jay tracciò una croce sulla sua fronte.

«Gloria a te, o Signore…» disse insieme a tutti.

Poi ripeté lo stesso gesto sulle labbra e sul cuore.

Una croce sulla fronte, una croce sulla mente. Era una croce sull’intelletto, sulla ragione. La croce nella mente di Jay, in quel momento, erano le parole di Heeseung.

E Heeseung aveva fatto uscire quelle parole dalla sua bocca, poco prima della messa a cui stava partecipando Jay, e Jay si era appena disegnato con il pollice una croce sulle labbra, luogo del linguaggio. Come sarebbe stato sfiorare con le dita le labbra di Heeseung, nello stesso modo in cui aveva appena fatto sulle proprie?

Come Heeseung aveva fatto, nello spostargli i capelli dalla fronte, settimane prima?

Perché stava pensando a una cosa del genere?

Perché le labbra di Heeseung gli ricordavano la forma di un cuore.

Anche sul suo cuore, Jay aveva tracciato una croce. Una croce per i sentimenti.

Provava sentimenti per Heeseung? Sì.

Contrastanti, confusi, indescrivibili. Sì, ne provava, ma non aveva idea di cosa.

E Jay non aveva prestato attenzione fino a quel momento, e forse era ironico che la prima cosa su cui la sua mente decise di soffermarsi fu il sacerdote che leggeva un passaggio delle Tentazioni di Gesù.

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».

Ed era una frase, era solo una frase, ma non poté non riportarlo a quello che gli aveva detto Heeseung.

Maledizione cosa non gli aveva messo in testa!

E Jay non capiva, non capiva perché mai Heeseung avesse dovuto dirgli una cosa del genere, da che pulpito, cosa avesse fatto per far pensare a Heeseung che andasse bene dirgli certe cose.

E Jay voleva sapere cosa gli aveva fatto Heeseung.

Perché Jay voleva. Quello che aveva detto il diavolo, quello che aveva detto Heeseung— Jay voleva.

Era la prima volta che si permetteva di volere.

Era la prima volta che aveva certi pensieri e Jay non capiva ma voleva, voleva continuare a pensarci, voleva che Heeseung gli dicesse di più, ed era assolutamente sbagliato e completamente non quello che il pezzo di Vangelo che il sacerdote stava leggendo diceva.

Gesù aveva risposto «Vattene Satana» al diavolo che cercava di tentarlo, ma se Heeseung era il diavolo e stava cercando di tentare Jay, allora Jay aveva perso, stava cadendo in tentazione, e forse era anche pronto a caderci tuffandocisi di testa.

E Heeseung non aveva praticamente dovuto fare niente.

Erano bastati un bel faccino, una voce melodicamente incantatrice, e una frase sussurrata per far capitolare Jay.

Quando tutti in coro dissero «Lode a te, o Cristo», Jay si ritrovò a corto di parole.

Il canto al Vangelo era solo un rumore di sottofondo alla voce nella testa di Jay che gli diceva di uscire da quella chiesa e cercare Heeseung. Non poteva. Non poteva semplicemente prendere e uscire. Non poteva andarsene. Cosa avrebbe pensato Jake, seduto accanto a lui? Cosa avrebbero pensato, tutte le altre persone che lo conoscevano? Cosa avrebbe pensato il sacerdote? E le suore? Tutti i suoi amici? E tutti gli altri credenti ora attenti ad ascoltare l’omelia, ad annuire alle parole del sacerdote, a lui che proclamava che Gesù era più bravo del demonio. Che il testo che aveva appena letto ci mette di fronte alla verità, che dobbiamo tirare fuori la nostra bellezza e di spogliarci delle cose sbagliate. Che la tentazione è legata alla nostra libertà, e che non possiamo amare Dio per forza, e non possiamo servirlo per coercizione. Abbiamo bisogno di scegliere, ma se scegliamo allora compare la tentazione.

Una tentazione di vivere avendo sempre da tutto compensazione, avendo da tutto soddisfazione.

Una tentazione dell’affermazione, dell’avere sempre un riscontro, una risposta.

Una tentazione di possesso, di avere tutto.

Tentazioni sbagliate. Tentazioni dettate dall’ansia, dalla paura del fallimento, da una logica senza amore.

Ma chi decideva cos’era sbagliato?

Chi era il sacerdote per dire cosa fosse giusto?

Chi era Dio se non un immaginario ideale creato dall’uomo per l’uomo? Un qualcosa, qualcuno in cui credere, che desse alle persone un senso di sicurezza.

Era assurdo come una frase detta per caso, stesse facendo rivalutare a Jay tutte quelle che erano le sue scelte di vita.

«Credo in un solo Dio Padre Onnipotente», pregò Jay, ma ci credeva davvero?

Credeva davvero a quelle parole che gli erano state insegnate da piccolo? Non aveva contestato gli adulti che gliele avevano insegnate. Non aveva idea di cosa significassero. Aveva otto anni.

Credeva davvero in un Dio Onnipotente, quando non lo aveva mai visto? Come poteva credere a una persona che non aveva mai visto? Come potevano tutti?

E mentre iniziava la preghiera eucaristica, Jay si stava sentendo bruciare.

Erano le fiamme dell’Inferno? Dio ce lo stava mandando, solo perché stava osando dubitare di quello in cui gli avevano insegnato a credere? A malapena si rese conto che era il momento di scambiarsi un segno di pace, e solo perché Jake gli rifilò una leggera gomitata quando Jay ancora non si era girato a stringergli la mano.

Jake aggrottò le sopracciglia, scuotendo la testa leggermente, come a chiedergli se andasse tutto bene.

Andava tutto bene?

Jay non ne aveva idea.

Gli sorrise, forse un po’ incerto. Non poteva dirgli niente.

E mentre il sacerdote spezza l’ostia davanti a tutti i credenti, Jay crede di trovarsi nel posto sbagliato.

«Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo.» Pronunciò il sacerdote, genuflesso sull’altare.

La bocca di Jay era impastata, mentre recitava «O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di soltanto una parola, e io sarò salvato.»

Jay sentì un brivido pervadergli il corpo, mentre guardava il sacerdote comunicarsi al Corpo di Cristo, per poi comunicarsi anche al Suo Sangue, bevendo dal calice.

L’Amen che uscì dalla bocca di Jay, non era mai stato così amaro.

Quando Jay si alzò per seguire Jake nella navata centrale della chiesa, dove la fila di credenti si faceva sempre più lunga nell’attesa di ricevere l’ostia sacra, Jay fu quasi tentato di tirare dritto e camminare fuori dalla chiesa, senza voltarsi indietro. Non lo fece, ma probabilmente non lo fece solo perché Jake lo stava guidando con una mano sulla sua schiena.

Fu il turno di Jay forse troppo presto, subito dopo Jake, e Jay avrebbe preferito rimanere seduto. Non rimaneva mai seduto, si alzava sempre per la Comunione, aveva paura che ne sarebbe potuta uscire una discussione con Jake. Non che fossero affari suoi.

L’ostia era pesante sulla lingua di Jay mentre si incamminava verso la sua panca. Per la prima volta da quando aveva ricevuto la Prima Comunione, Jay non sapeva per cosa dovesse pregare. Inginocchiato sul legno imbottito, con le mani chiuse in preghiera e la fronte appoggiata ad esse, Jay non poté non pensare ancora, ancora, e ancora alle parole di Heeseung.

Si erano incontrati per caso in un bar quella mattina, niente di programmato.

«Non posso fermarmi,» gli aveva detto Jay, «devo andare a messa, però se vuoi ci possiamo mettere d’accordo per un’altra volta?»

Heeseung aveva piegato la testa di lato «Oh,» gli rispose, con un finto tono affranto «è un peccato che non puoi fermarti, sì…» e poi si era avvicinato, spostandogli un ciuffo di capelli da davanti agli occhi, come la prima volta che si erano conosciuti, piegandosi in avanti per sussurrargli all’orecchio «Adesso non farò altro che trascorrere il pomeriggio ad immaginarti inginocchiato in preghiera,»

L’aveva detto con un tono di voce così basso, che Jay non era sicuro di aver sentito bene.

Eppure, non poteva essersi immaginato il sorriso sulle labbra di Heeseung, mentre continuava «Dimmi, Jay, ti piacerebbe farmi vedere come preghi, qualche volta?»

Non gli diede la possibilità di rispondergli, si allontanò da Jay troppo velocemente, girandosi solo una volta verso di lui mentre usciva dal bar, con quel suo sorriso a forma di cuore ad adornargli le labbra. Un sorriso così bello che nulla poteva sembrargli se non maligno, un maligno così accattivante da cui la mente di Jay non sembrava voler fare a meno.

E mentre il sacerdote recitava i riti conclusivi della messa, Jay stesso concluse che , gli avrebbe voluto rispondere di sì, mille volte sì.


 
  • Tentazioni di Gesù -- Matteo 4, 1-11:
1Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». 7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». 8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
  • Non so se interessa a qualcuno ma la canzone che canta Heeseung al karaoke è She Don't Like The Lights - Acoustic Version di Justin Bieber, che assolutamente Jay non ha mai sentito alla radio perché dubito che l'abbiano mai fatta passare in radio, però non importa, facciamo finta di niente.
Fatemi sapere con una recensione cosa ne pensate ^^
   
 
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