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Autore: _Alcor    03/12/2023    6 recensioni
Quando Ashley riceve la possibilità di tornare indietro nel tempo per impedire la morte della sua migliore amica, la afferra senza esitazione. Ma deve riuscirci nei minori tentativi possibili, perché ogni reset le strapperà una parte della sua umanità.
Eppure, si dice, diventare un demone pur di salvare quella ragazza non sembra così male.
{ho un debito creativo enorme verso il kagepro | e per la cover di fight song di Izuru | angst&loop temporali}
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Warden of humanity'
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XX.
[Nameless]

Un alito di freddo mi si intrufola sotto la maglietta e rotola fuori dalla galleria, premo la schiena contro il muro e spingo le gambe contro il petto. L’erba che circonda l’entrata è dritta come aghi, scintilla sotto il fulmine bianco che schizza in mezzo alle nuvole scure.

Una fitta al petto mi toglie il respiro, stringo i denti per prepararmi al dolore. La manica della maglietta si gonfia ed esplode, spaccata da un fitto tappeto di piume castane. Decine di spilli bollenti mi risalgono il collo, ci pianto la mano sopra. I primi cenni di nuove piume me la accarezzano.

Il dolore si localizza dietro l’occhio e pulsa.

Singhiozzo. Quanto devo ancora aspettare, Guardiana?

Massì, facciamoci zittire e piazzare tra le stelle.

Mi avvolgo con l’ala, un grumo di carne sgraziato con poche piume rimaste. Mi pento quasi di averla spennata, sarebbero state comode per combattere il freddo dell’anomalia.

Nulla da perdere. A parte tutto, s’intende.

Il pavimento scricchiola, le spaccature sotto i miei piedi si allargano fino alle rotaie. Frammenti di asfalto crollano nella fenditura, sfiorano un gruppo di gabbiani che corrono su un arcobaleno e piovono su una città di casette bianche arroccate sul mare. Ogni secondo che passa sto assottigliando il confine tra questa realtà e le realtà che la Guardiana ha dovuto abbandonare.

Sono un veleno.

Che parolone! Ricordami piuttosto, perché tu dovresti morire quando quella che si sacrifica a destra e manca per sconosciuta rimane viva e libera?

La voce irritante che mi stuzzica è la mia, ne sono sicura. Anche se da quando sono nata non ho mai parlato credo. «Importa?» Il suono è logoro e tremante, emerge a malapena al di sopra dei tuoni che si abbattono sulla città.

Odio la mia voce, vivere non dovrebbe essere un’esperienza così misera.

Esatto, mia piccola Mumei!

Mi ride nelle orecchie, una mano gentile mi arruffa i capelli. Il dolore al petto si accende e crollo di lato, con la guancia premuta contro una delle spaccature che si allargano. La presenza mi massaggia la cute; le ossa del collo bruciano, scricchiolano e si allungano.

Ti piace come nome? Nella lingua di un antico popolo significa…

«N-non voglio… sen-ngh…»

Ah che antipatica! Non c’è nessuno che ti conosce più di me.

Mi afferra la testa e la preme a terra, le fenditure si allargano con un boato e cedono. Il busto cade, pianto i piedi per non scivolare giù e richiamo il magnetismo per oppormi alla forza di gravità. Il colpo mi spedisce fuori dalla galleria, spacco l’erba congelata e rotolo.

Qualcosa si strappa. Nebbia rosata inquina le nuvole, che vengono sfondate dalla punta colossale di un edificio antico. Il crollo è assordante, scende a velocità rapida sulla città e sparisce nel tempo di un respiro.

Riappare sopra il mare e s’abbatte con uno scroscio.

Stringo gli occhi, prego che l’onda non uccida nessuno. Spero.

Dopotutto, ora che abbiamo gettato al vento tutto quello che ti rendeva te stessa, dovremo riempire il vuoto in qualche modo!

Pianto la mano a terra e mi rialzo, la bocca della galleria sputa aria fredda e un ringhio lontano. Il proprietario deve essersi accorto di avere ospiti… eppure non mi sta venendo in contro.

Ti piace Garuda come nome?

Zoppico fino all’entrata, il mondo al di là della voragine è silenzioso. Non una vita a popolarlo. Se ci cadessi dentro ora…

Ed ecco che vengo ignorata da me stessa. Ma abbiamo tempo per pensare a un nuovo nome.

Faccio un passo indietro, senza volerlo. La presenza ha indossato il mio corpo e sorride. «Tanto, l’unica cosa che hai di buona è la forza di volontà,» dice con la mia bocca. Stringo gli occhi e mi tiro uno schiaffo, espiro.

Ho controllo.

Ho controllo.

E sappiamo entrambe che la prossima volta che utilizzerai i nostri poteri, si spezzerà.

Non mi serve prevedere il futuro per sapere che ha ragione. Occhieggio l’oscurità della galleria, l’anomalia è nascosta in agguato. Ringhia, spuntoni di ghiaccio si allungano dal muro e mi puntano la gola a minaccia.

La Guardiana ha detto di aspettare ma il mio controllo è labile.

La voragine sull’altro mondo è lì, sarebbe così facile spaccarla e lanciarsi dentro, ma se non mi occupo prima del padrone della galleria lascerei un problema enorme per tutti. Mi dispiace, Guardiana, ma dovrò metterti fretta. Concentro l’elettricità in una palla crepitante, il dolore al petto si accende.

Ronye, mi fido di te.

Risate mi scoppiano nelle orecchie.

Ed è in questo che sbagli!





[Ronye Brionac]

Il semaforo diventa verde, Seth stringe il volante fino a farsi sbiancare le nocche e mette la seconda. Il motore borbotta e si spegne. «No!» Afferra le chiavi e le gira nel quadro, l’auto annaspa sotto un coro di clacson.

Mi sporgo tra i due sedili anteriori e gli metto una mano sulla spalla, stringo. Questo ragazzo ha i nervi così tirati che rischio che mi svenga. «Coso, relax.»

Una jeep ci sorpassa e tira dritto, si porta dietro un corteo di auto e di automobilisti che gesticolano insulti in nostra direzione. Sono dannatamente ottimisti se pensano di sfuggire alla fine del mondo così.

Seth gira di nuovo le chiavi nel quadro, l’auto si spegne di nuovo con uno scossone. Come ci riesca lo sanno solo le divinità nei cieli. Yelena, seduta accanto a me, tiene gli occhi sulla città in cerca di anomalie e strappi dimensionali.

Mi stringo il petto, anche se non posso toccare con le dita la nostra connessione la sento. Mi passa nuove informazioni ogni volta che mi distraggo, come un tutorial che non posso spegnere. «Seth, ti do il cambio, vengo a guidare io.»

La macchina parte e Seth rimette in prima, ci muoviamo a passo d’uomo ma siamo in movimento ora. «Ce l’ho fatta, non c’è bisogno…» farfuglia. Ora deve solo imparare a premere l’acceleratore e forse, possiamo arrivare in tempo alla galleria.

C’è uno strappo violento. Nebbia rosata si mischia alle nuvole nere, la punta colossale di un edificio sfonda la fitta rete di nubi. Cade, spire colorate si arricciano intorno alla figura colossale.

«Echeca–» Yelena pianta il dito sul pulsante del finestrino elettrico: il vetro si abbassa lento, troppo lento. L’ansia della donna mi travolge come un fiume in piena, ne finisco sommersa e mi irrigidisco. Il bolide sfiora i tetti, la guardiana butta fuori dallo sportello il busto e tende le mani al cielo.

Seth svolta di botto, finisco con la schiena contro lo sportello.

La struttura sparisce. Linee blu attraversano il corpo di Yelena, la pelle si sgretola e lascia scoperto il nucleo cristallino sottostante. Una distesa innevata mi riempie la mente, centinaia di spade sono piantate in linee regolari come lapidi. Trecentosettantatre morti, tutto sangue sulle mie mani perché mi sono messa in mezzo anche se non avrei dovuto.

La dissonanza stride, non farei pensieri del genere. Col cavolo se sto con le mani in mano, quando qualcuno è a rischio.

Sbatto gli occhi, un essere di cristallo si è ritirato dentro l’abitacolo dell’auto. «Yelena!» Tiro la connessione tra i nostri einheri, l’ansia e la tristezza che mi pesano addosso si affievoliscono. Questa donna irritante e le sue emozioni incasinate! «Siamo nel mezzo dell’apocalisse, ti ricordo.»

«Lo so!» Una distorsione l’attraversa, riprende aspetto umano. «E non è carino quello che stai pensando.»

Grandioso, anche lei può leggermi.

Incrocia le braccia. «Non rende felice nemmeno me.»

Non avrò una conversazione mentale con lei, mi rifiuto. «Seth l’acceleratore, per favore!»

«Sto facendo del mio meglio!»

La lancetta dei giri del motore impenna, usciamo dalla macchia di edifici e corriamo verso le campagne di Yrff. I lampioni in lontananza sfarfallano, uno dopo l’altro si spengono come un’onda di oscurità.

Elettricità statica mi drizza i capelli e il quadro della macchina salta, si spegne di botto. Rimaniamo al buio nella strada deserta, un lampo rischiara l’oscurità e si spegne. Seth gira la chiave ma la batteria non dà un cenno di vita. Palo, che diamine! So che è colpa tua.

Spalanco la portiera e scendo di corsa, controllo il cellulare per la torcia ma anche quello è andato. Non ricordo l’ultima volta che ho fatto il backup dei dati, accidenti. Yelena mi prende la mano e mi trascina attraverso il buio, ha delle falcate lunghissime.

Un lampo rischiara la strada, Seth ci corre accanto anche se è spaventato a morte. Quasi potrei rispettarlo.

L’ondata di preoccupazione mi stringe il petto, mi sorprendo di scoprire che non è mia. «Ashley ha eliminato l’anomalia prima del tempo, accidenti.»

Cerco la forza per risponderle ma mi manca il respiro, incespico. Seth corruga le sopracciglia. «Che ha fatto Sterling?»

Yelena tentenna, il lampo delinea i contorni del suo viso preoccupato. «Cosa non ha fatto Sterling.»

Se ancora tale la possiamo chiamare.

Il pensiero non mi appartiene, non ho il coraggio di chiedere cos’è successo.





L’erba intorno alla galleria è un mare di aghi ghiacciati, qualcosa ha spaccato una striscia vicino all’entrata. Una pietra viola luminescente brilla poco distante dal varco, l’einheri malato di Wyatt. Seth si avvicina con prudenza e tende la mano, un lampo rischiara il posto e la voragine che dà su un baratro nero.

Si getta indietro e tira un urlo da forare i timpani. Yelena gli passa accanto e recupera la pietra, rivoli di azzurro spezzano il colore nauseabondo. Mi lancia uno sguardo. «Che casino.»

La terra è crollata, poche zolle luminescenti disposte come una scala galleggiano all’interno del buco. Portano a uno degli strati sottostanti, una timeline che Yelena ha abbandonato dopo che l’umanità si è estinta.

Ashley si sarà rifugiata laggiù per limitare i danni… avrà creato la scalinata per me?

Yelena esita. «Ronye.»

«Scendo.»

Le stelle negli occhi di Yelena sono luminescenti, annuisce. «Seth, fammi un favore, ritorna in strada e assicurati che nessuno si avvicini alla zona manco per sbaglio.»

«Hai un lumino?»

«No.»

Emette un verso strozzato ma non protesta, bravo ragazzo. Taglia in mezzo all’erba e si allontana. La Guardiana soffia e si mette una mano sul petto. «Io rimarginerò gli errori qui.»

«E io devo stabilizzarla come ho fatto con te.» Nessuna dice l’implicito: se sbagliamo non c’è un ritentare, non c’è una normalità a cui tornare. «Se ti fai prendere dai tuoi ricordi, tira nella connessione.»

«Per chi m’hai preso?» Agita una mano. «Convivo con il mio dark past da quando avevo tredici anni.»





Mi calo nel buco e poggio i piedi sulla prima piattaforma, trema e si abbassa ma rimane sospesa nel buio. Assottiglio gli occhi, il supporto di pietra è circolare e liscio, la base diffonde una luce verdastra che delinea il muro di pietra di una gigantesca sala sotterranea.

Una città sembra essere stata scolpita direttamente nella roccia, illuminata da fuochi fatui crepitanti. Una macchia azzurra si accende tra gli edifici, spara in ogni direzione fulmini che si piantano nella roccia e falciano le strutture.

Crolli si susseguono uno dopo l’altro, assordanti.

Le vertigini mi rendono le gambe molli, non ho appigli e ogni piattaforma dista un buon salto dall’altra. Un errore e scoprirei come ci si sente a subire danno da caduta in un videogame. Vento freddo sibila tra le rocce, spicco un balzo e atterro sul supporto successivo, ancora e ancora e ancora.

Sassi si staccano dai supporti, le piattaforme scivolano di lato sotto il mio peso e la paura mi stringe la gola. Fare tutto questo per salvare una persona è stupido, soprattutto quando non hai legami con essa. Leggere tutti quei ricordi di Yelena ha reso il ricordo dei miei genitori una macchia sfocata, figurarsi se ricordo perché Ashley e io siamo amiche.

Ancora una ventina di salti e toccherò terra, finalmente. Ho già finito i polmoni per tutta questa attività fisica. Spicco un balzo e manco l’atterraggio, scivolo giù. «E no!» Afferro il bordo della piattaforma, lo strattone alle braccia mi strappa una protesta sussurrata. Tento di issarmi ma la gravità sta cercando di trascinarmi giù.

Un’altra scarica elettrica devasta gli edifici, gettate di aria calda e polvere mi schiaffeggiano il viso. Essere qui è un’idiozia, ma una volta che si riceve una quest non si può rimanere indifferenti alle sofferenze di qualcuno. E se ci siamo perse per strada, possiamo ritrovarci quindi rimarrò viva.

C’è una piattaforma diversi metri sotto di me; se manco l’atterraggio di nuovo mi spaccherò a terra. Sfida accettata, mi lascio andare e piego le gambe. Il vento si infiltra sotto la maglia e scuote i capelli, sbatte le ginocchia contro la pietra e ondeggio di lato. Guardiana che male! Abbraccio il sostegno per impedirmi di cadere.

Tiro un respiro. Yelena tira a malapena nella nostra connessione, apprezzo la preoccupazione ma sto bene. Concentrati sul rimettere insieme il mondo per il nostro ritorno, per favore. Rimango stretta alla piattaforma finché il battito furioso nelle orecchie non si quieta, sto bene. Sono viva.

Mi metto in piedi e riprendo a scendere.

Ogni salto è uno strazio, ma il terreno è sempre più vicino. Spicco l’ultimo balzo e raggiungo il pavimento, lo bacerei. Fuochi fatui verdini rischiarano la strada, le strutture di pietra sono deserte e polverose, disabitate da chissà quanto.

Un’altra scarica elettrica sfonda un edificio, scava una cicatrice nella pavimentazione e mi passa a poco più di un braccio di distanza. Un fischio acuto mi trapana le orecchie, mi afferro la spalla per calmare il tremore che mi scuote.

Muovo un passo. Le gambe non cedono, perfetto. Un secondo, anche l’equilibrio è okay. Seguo il sentiero tracciato dal blast, oltre le macerie e i fuocherelli scoppiettanti. Adocchio la massa di piume castana appollaiata nel mezzo di una casa sfondata, scintille deboli si staccano dalle penne. Un occhio viola si fissa su di me.

«Ashley?»

L’uccello rintana la testa sotto un’ala, mi ci potrei nascondere senza difficoltà sotto una di quelle. Un tiro nel petto mi risveglia, le emozioni di Yelena sono una carezza amara a cui non so dare nome. Cerco qualcosa di umano ma non c’è niente, giusto la differenza di altezza è rimasta quasi la stessa.

«Hai detto aiutami.» Mi lecco il labbro inferiore. «Perché ti nascondi?»

Scavalco sassi e macerie, i sassolini scricchiolano sotto le mie scarpe. Se sai ancora vergognarti, significa che ci sei lì dentro. Raggiungo l’ala sotto cui tiene la testa e la scosto, le poggio una mano sul collo. «Ashley, sono arrivata.»

Sento il petto scaldarsi, poggio la fronte contro il piumaggio e tendo quel muscolo invisibile che ho utilizzato per collegarmi a Yelena. Percepisco il nucleo di ricordi di Ashley, lo afferro. È freddo, vuoto.

Non c’è niente da cercare.

Benvenuta, piccola sgherra della Guardiana!

Il paesaggio si sfalda.

Riconosco il pavimento nero che si confonde con il cielo stellato; Ashley – gambe lunghe e capelli rossi arruffati! – è in piedi a un tiro di sasso, lo sguardo vuoto e le labbra dischiuse, tra le braccia di una sua copia sputata dai capelli castani.

Ne ho le scatole piene di queste cose soprannaturali.

La copia mi rivolge un sorriso aguzzo, piume e stelle traslucide le pendono dai bordi della mantella che ha sulle spalle. «Ecco che lo scricciolo viene nella bocca del leone.»

«Chi sei?» Stringo il pugno.

Ride, dà un colpetto di nocche sulla tempia di Ashley. «Stavamo scegliendo ancora il nostro nuovo nome, ma come puoi vedere non sono così collaborativa con me stessa.» Si stacca e mi gira intorno, come un predatore. Fai solo altro paio di passi, ti voglio bella distante dalla mia migliore amica. «Per ora è un cinquanta cinquanta tra Garuda e Mumei, quale dei due vedi meglio su questa faccia?»

Le espressioni che fa sono sbagliate, su quella faccia non ho mai visto così tanto disprezzo. «Ti risolvo il problema, lei è Ashley

Garuda alza le sopracciglia. «Un po’ banale.»

Cerco il legame che ho stabilito con Palo e lo tiro, rimane ferma come una marionetta a cui hanno tagliato i fili. Trovo solo il vuoto e un forte senso di smarrimento soffocante, non ci sono ricordi a cui fare appello, è vuota.

Il sorriso dell’anomalia si fa più aguzzo, mi appare accanto.

«Che carina che sei a provarci.» Dispiega le ali. Ricoprono il cielo stellato e il pavimento con milioni di schermi frastagliati: riproducono visioni della città distrutta, persone che scappano e ingorghi. Yelena corre da sola, viva e indifferente al disastro in corso. «Lascia che ti predica il futuro, scricciolo. Consideralo un piccolo favore.»

Prendo fiato. «Non c’è bisogno.»

«No? Ti sei arresa?»

Uno schermo mostra quel dannato rapace enorme solcare i cieli, vittorioso, in un mondo dove non sono rimasti esseri umani.

Le rivolgo uno sguardo di sbieco. «Perderai.»

La copia sussulta, sorride l’istante dopo. «Cosa te lo fa dire?»

«Sono cresciuta con lei, ogni volta che è nervosa diventa improvvisamente più solare.» Le sferro una pedata contro il ginocchio. «E poi, la mia migliore amica è una zuccona, basta scuoterla un po’ per farla reagire.» Afferro il colletto e le tiro una testata.

Il dolore mi aguzza i sensi, Garuda ringhia. «Mi basta ammazzarti, per ovviare al tuo happy ending.» Ma il suo corpo è attraversato da una distorsione, diventa impalpabile per il tempo di un respiro. Sto avendo effetto.

Una ginocchiata allo stomaco mi strappa il respiro, crollo a terra e mi blocca. Mi stringe le mani intorno al collo, la presa è ferrea e le unghie si piantano nella pelle. Tiro nel respiro, scalcio.

«A… sh!»

«Non è quello il mio nome.» Stringe, la soddisfazione palese nel volto. «Riprova.»

«A… a-shl–!»

Una stretta più forte mi mozza il respiro. Palo rimane immobile nel mezzo alla distesa di schermi, ma gli occhi viola si posano su di noi. Un filo di orrore li riempie, è presente, mi riconosce.

Garuda diventa impalpabile per un istante, prendo fiato prima di avvertire di nuovo la stretta. Trattengo un sorriso, sei fregata. Palo placca la donna e me la disarciona di dosso, gli schermi spariscono e rimane solo il cielo stellato su di noi.

Rotola a terra; la copia sparisce in un bagliore e viene riassorbita da Ashley che si raggomitola in posizione fetale. Una scarica di tosse la scuote. Vorrei correre da lei ma non ne ho proprio la forza, socchiudo gli occhi. «Ehi?»

Palo si mette a sedere e alza gli occhi, le spalle vengono scosse da tremiti. «Ehi. Mi dispiace per quel, ecco, tentativo di omicidio.»

«Wow, non pensavo che nessuno me l’avrebbe mai detto.»

Ridacchia, a disagio. «Senti, so di averti chiesto aiuto ma… non mi ricordo più nulla di, ecco, tutto.»

Lo so, è da quando sono qui che cerco di tirare fuori qualcosa della vecchia te stessa ma non c’è niente. «Si dice grazie, sai.»

«Grazie…»

«Ronye.»

«Ronye,» ripete, sembra saggiare il nome sulle sue labbra. «…Rho sarebbe più amichevole. E poi sarebbe come Rhongomyniad, la lancia che–»

Almeno il lato nerd di mitologia e storia non è sparito. Sono quasi sicura di aver già sentito questo discorso, me l’avrà fatto anche la prima volta che ci siamo presentate. Mi siedo. «Allora, che vuoi fare ora?»

Mi rivolge uno sguardo di sfuggita. Isolate dal mondo, sotto un mare di stelle, ho l’impressione che ci siamo già scambiate una promessa in passato. «Beh, so cosa non voglio fare.»

Annuisco.

Si tortura le mani. «Non voglio farti del male.»

«Appuntato.»

«Non voglio fare del male ad altra gente.»

L’aver quasi provocato l’apocalisse sarà un argomento spinoso da portare a tavola. Tiro il nostro legame, sento Garuda che snuda le zanne e tenta di colpirmi. Prendo fiato, quel mostro è ancora dentro Ashley, a malapena sotto controllo. «Cosa vuoi fare?»

«Conoscere, conoscerti.»

Mi alzo e mi avvicino, le tendo la mano. «Ronye Brionac.»

«Il nome me l’hai già detto. Io…» Il viso si rabbuia, accetta la mia stretta e si alza. Fa una risatina. «Dovrei essere Ashley, il nome ti piaceva mi sembra di aver capitolo.»

«Quello l’han scelto i tuoi genitori.»

«Ho dei genitori!?»

Sbatto le palpebre, sono di nuovo nella sala sotterranea gigantesca ma, al posto dell’enorme pennuto, sono stretta dalle braccia della mia migliore amica. Ricambio il tocco con forza. «Bentornata.»

La vedo guardarsi intorno. «…spero tanto che riusciremo a risalire.»

[Ashley]

Afferro il bordo della voragine e mi isso, il cielo è un foglio grigio senza strappi o edifici che piovono. Garuda da qualche parte dentro di me ringhia, scontenta. Che rimanga ovunque si sia nascosta, se fosse possibile non vorrei mai più averci a che fare con lei.

La Guardiana, seduta accanto all’entrata della galleria, mi rivolge un sorriso stanco. «Ottimo lavoro, ragazze.»

Non trovo le parole.

Ronye caccia un oi! «Palo, una mano!»

Sussulto, mi volto e tendo la mano nel buco. Rho mi afferra il polso, la connessione tra i nostri einheri mi sbilancia. È come se il nostro baricentro si fosse spostato a metà strada tra di due.

La tiro su: caccia un verso sgraziato e si spalma sul terreno, emette un sospiro contento.

La Guardiana stende le braccia al cielo e si stiracchia. «Direi che ora tocca a me, riposate pure ragazze.»

Mi infilo la mano nella tasca dei pantaloncini. «Quanto ti vorrà a risolvere questo casino?»

«Un mesetto.» Scrolla le spalle. «Ma per voi non passerà nemmeno un secondo. Quanto a me, mi metterò un po’ di musica nelle orecchie per far passare il tempo più velocemente mentre lavoro.»

La cosa è dannatamente conveniente, eppure la stanchezza nei suoi occhi cela una tristezza a cui non so dare nome. Mi trattengo dallo scusarmi. «Grazie, ho fatto un casino enorme.»

«No worries. Dovrei scusarmi, volevo vedere se potevo… tornare a collaborare con gli esseri umani dopo così tanti secoli.» Ridacchia. «Questo casino è più che altro colpa mia.»

Rho le tira una pedata, lascia uno stampo di polvere nella mantella divina della donna. «Emo del cavolo.»

«Sono la tua dea.»

«Sei una vecchia depressa!»

La scena è surreale, non conosco nessuna di queste due veramente ma ho l’impressione che non dovrebbero comportarsi così. Mi metto tra le due. «Ragazze…»

La Guardiana sospira. «In realtà, ho capito che posso collaborare con gli umani. Devo solo selezionare meglio le persone con cui difendere il mondo, non fare casini e…»

Rho agita un braccio. «E farci amicizia.»

Annuisce. «Bye, bye. Piattole.» Schiocca le dita.

Ronye si riduce a una stella, trema e corre verso il cielo. Si unisce ad altre migliaia di linee. Anche ora che è distante, il mio baricentro tende verso di lei. So dov’è, so che è viva ed è per questo che Garuda rimane nascosta.

Ma io sono ancora qui. «Dovevi ancora parlarmi?»

Annuisce. Aggrotta le sopracciglia e gli occhi velati di tristezza mi squadrano da capo a piede, non sono buone notizie. «Ronye ti ha tirato indietro per i capelli, il tuo einheri… praticamente è il tuo collegamento con quella ragazza che impedisce all’anomalia di scatenarsi.»

Ah. Non me ne posso liberare così facilmente.

«Quella creatura è potente, nel mio stato attuale passerà tutta la vostra vita prima che io possa eliminarla da te e mantenere il tuo carattere attuale intatto. Posso resettarti a prima di questo incidente oppure…»

Oppure correggere solo gli errori, lasciarmi senza memorie a confidare nel legame con Ronye per rimanere “me.” Mi gratto la nuca. «Da come ne parli, resettarmi sarebbe l’equivalente di uccidere la me attuale.»

Distoglie lo sguardo.

Ecco la risposta. «Non è una domanda che dovresti fare solo a me.»

«So già la risposta di Ronye, per quello chiedo cosa vuoi tu.» Si tocca il petto. «Sono collegata anch’io, con lei. Per ora.»

«L’implicito è che ti scollegherai alla prima occasione?»

«Certo che sì, il mio dark past lo dovrei sapere solo io e basta!»

Accenno un sorriso, che persona infantile. Non la potrei venerare mai, ma forse diventarci amica sarebbe anche fattibile. «Lasciami così. E lasciami il tuo numero, direi che dopo tutto questa faccenda ti devo una mangiata fuori.»

«L’hai già.»

«Oh. Good job, past me.»

«Ash.» Accenna un sorriso di rimando. «Non è morto nessuno 'sta volta.»





[.note a margine]

https://www.youtube.com/shorts/YxSIkyGlRVc Breve reazione di Yelena quando ha scoperto che Ronye le ha letto i ricordi.

  
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