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Autore: Ortensia_    04/12/2023    3 recensioni
[ storia del quarto giorno del Calendario dell'Avvento 2023 di Fanwriter ]
[ spoiler Archon Quest di Fontaine, Atto V ]
Furina se n’è andata dal Palais Mermonia. Dietro di sé ha lasciato un silenzio assordante e qualche ninnolo che Neuvillette passa in rassegna con nostalgia.
Dopo aver scoperto i diari della ragazza, lo Iudex di Fontaine decide di andare a trovarla per farle un regalo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Furina/Focalors, Neuvillette
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ma préférée
「───   ˗ˋˏ    ˎˊ˗   ───」







    L’andamento sinuoso della stilografica si arrestò a metà di una f maiuscola.
    Neuvillette scostò la punta dorata della penna e osservò la linea obliqua, appena arrotondata alle estremità, sulla carta. Ebbe l’impressione che la povera menomata lo stesse guardando a sua volta: chiedeva di essere completata, in fondo bastavano solo due piccoli tratteggi.
    Neuvillette si arrese. Posò la stilografica accanto al foglio ancora bianco per metà, un sospiro stanco a schiudergli le labbra.
    Curioso il giro che facevano i ricordi: bastava un pezzo di alfabeto perché si aprisse una voragine nel petto.
    Detestava tutto quel silenzio.
    Guardò fuori dalla finestra e non si sorprese di vedere che il cielo si era già oscurato.







    «Crudele!» esordì Furina con le labbra arricciate. Si teneva ben imbacuccata in un cappotto blu scuro, le mani in tasca e il volto incassato nelle spalle. «Non vieni mai a trovarmi, dovevi trascinarmi fuori casa proprio oggi che fa così freddo?»
    «Me ne rammarico» rispose sinceramente osservando il naso arrossato della ragazza, una nuvoletta di condensa destinata a dissolversi davanti al suo viso.
    «Sono riuscito a liberarmi soltanto nel tardo pomeriggio» nascose con un mezzo sorriso la propria frustrazione per non esserci riuscito prima. Il tramonto gli era ostile ed era certo che se avesse guardato il cielo si sarebbe acceso qualcosa nel suo sguardo. Probabilmente Furina lo avrebbe notato.
    Anche se sperava di trascorrere più tempo possibile con lei, non l’avrebbe trattenuta lì fuori fino a notte fonda. Essersi presentato alla sua porta all’ora di cena era già abbastanza riprovevole.
    «Allora? Dove siamo diretti?»
    Neuvillette la scrutò con la coda dell’occhio, per nulla abituato a modi così pacati.
    Pensò alle loro mani che dondolavano vicine: ci sarebbe voluto così poco perché si afferrassero, ma poi?
    «È una sorpresa» dichiarò, inflessibile.
    «Oh, uffa!» Furina gonfiò le guance, delusa dalla risposta fin troppo categorica. «Sei strano oggi, sai?»
    Constatare che parlava ancora come se si vedessero tutti i giorni non mancò di compiacerlo. E lo turbò al contempo.
    «Come procede la tua attività nella compagnia?»
    Decise di girarci intorno, come al solito.
    «Oh, stiamo preparando un nuovo spettacolo» rispose lei fregandosi le mani, poi le portò a coppa davanti al viso e vi alitò contro, nel tentativo di scongelarle. Neuvillette si trattenne dal rimproverarla per essere uscita senza guanti.
    «È impegnativo, ma i ragazzi sono molto appassionati.»
    Furina tesseva le lodi dei suoi colleghi con un sorriso orgoglioso, ma dalla sua bocca non usciva mai un nome in particolare. Sembrava che ancora nessun ragazzo avesse attirato la sua attenzione. Neuvillette si chiedeva cosa stesse aspettando ora che era finalmente libera.
    Vedendola soffiarsi di nuovo contro le mani si sfilò i guanti e glieli porse.
    Lei li osservò con un cruccio sulla fronte, l'espressione tipica di quando era restia ad accettare qualcosa.
    Neuvillette stava per parlare quando la vide sollevare una mano e metterla a confronto con i suoi guanti afflosciati.
    «Sono un po' grandi per me, non trovi?» scherzò, ma li prese e li indossò ugualmente, mostrandogli che, in effetti, c'era il rischio di perderli per strada se non fosse stata attenta.
    «Ci siamo quasi» la rassicurò lui.
    Ormai erano fuori dalla città, che nel grigiore invernale splendeva silenziosa di una miriade di luci dorate. Un'immagine che Neuvillette aveva sempre trovato malinconica, come di un faro in mezzo a un mare senza imbarcazioni da guidare.
    Arrivarono sul promontorio qualche minuto più tardi, solo il suono ovattato delle onde che si infrangevano sulla battigia.
    Gli parve che Furina, voltata di spalle a osservare i flutti scuri, si fosse irrigidita.
    Probabilmente trovava strano che l'avesse condotta in un luogo così appartato. Non avrebbe sospettato nemmeno per sogno che, in realtà, stesse cercando di indovinare cosa volesse fare lui tra il confessarle un sentimento romantico o buttarla giù dalla scogliera.
    «Guarda il cielo» le disse restando in disparte.
    Invece Furina si voltò a guardare lui con espressione sorpresa. Sembrò avere difficoltà a distogliere lo sguardo, perché ci mise più di qualche secondo per alzare il viso come le era stato chiesto.
    Qualcosa di bianco scese lentamente verso di lei, ondeggiando nell’oscurità.
    Furina sollevò la mano, riabbassandola poco dopo per osservare da vicino la scintilla che aveva appena catturato fra le dita.
    «È neve» constatò osservando il fiocco bianco e soffice sul guanto nero.
    Neuvillette si tenne a distanza, osservando la scena con attenzione: numerosi fiocchi di neve avevano già attecchito su di lei, la illuminavano di una patina cristallina, tracciando i contorni della sua piccola sagoma nel buio.
    Sapeva che Furina aveva capito.
    Sebbene il giorno del suo trasferimento avesse messo a sua disposizione tutta la servitù così che potesse portare più oggetti possibili nella nuova casa, Furina era andata via per conto suo e con un solo bagaglio. La sua camera si era svuotata a poco a poco, nei mesi successivi, ma mai del tutto.
    Al Palais Mermonia c’erano ancora molti ninnoli di sua proprietà, su cui Neuvillette non mancava di soffermarsi con nostalgia. Alcuni glieli aveva fatti recapitare lui stesso, ritenendoli di un’intimità superiore ad altri. I suoi diari, ad esempio.
    Quelli, più che altro, glieli aveva fatti portare perché non riusciva nemmeno più a dormire con quella tentazione a portata di mano. Erano stati una vera dannazione per lui e proprio alla fine, appena prima di sistemarli nel baule che li avrebbe contenuti per il viaggio, aveva ceduto e li aveva letti.
    Era fra quelle pagine che aveva scoperto quanto lei desiderasse vedere la neve.
    Furina sapeva che quel fenomeno dipendeva da lui e di certo aveva già fatto due più due.
    L’aveva violata e se ne vergognava profondamente, eppure lei non sembrava preoccupata all’idea che avesse letto i suoi diari, che in quelle pagine non avesse scoperto soltanto la neve, ma anche i sentimenti che nutriva per lui.
    Dopotutto si erano arresi entrambi. Ai ruoli, alla specie, al tempo.







    «Sta nevicando!» Furina rise, piroettando sotto un cielo ormai punteggiato di fiocchi luminosi.
    Si voltò verso di lui, un sorriso raggiante a distenderle il volto fanciullesco.
    Neuvillette si ritrovò a sorridere a sua volta.
    Non avrebbero mai potuto essere qualcosa, ma ora che lui ne aveva le facoltà, ora che a lei non restava altro che una manciata di inverni, le avrebbe dato tutta la neve che desiderava. Tutto quello che poteva. Non il suo cuore, quello li avrebbe distrutti, ma sperava con tutto se stesso che un giorno Furina potesse invecchiare con qualcuno che amava e che l’amava a sua volta, almeno tanto quanto lui.
    In ogni caso l’avrebbe osservata fino alla fine. Avrebbe fotografato nella propria memoria ogni suo più piccolo sorriso, per custodirli anche dopo che si sarebbero detti addio.

    Dopotutto era pur sempre la sua preferita.



   
 
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