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Autore: Vallentyne    04/12/2023    12 recensioni
4 dicembre 19XX. Un momento rubato a casa Draxler, dove Genzo ha vissuto per alcuni anni nel periodo in cui giocava nelle giovanili dell’Amburgo.
One shot scritta per la challenge 25 days of Ficsmas – Challenge di dicembre del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom
Prompt: X mangia sempre ciò che Y prepara | Ora o mai più | Impasto | Bianco come… | Fluff
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Genzo Wakabayashi/Benji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era tornato a casa puntuale come sempre, ma Lisanne si era accorta subito che c’era qualcosa di diverso dal solito.

Aveva salutato, si era tolto le scarpe, lei aveva appena fatto in tempo a dargli una sbirciata dalla cucina e lo aveva visto pallido, bianco come un lenzuolo.

«Genzo, va tutto bene?»

Aveva annuito, gli occhi bassi.

«Sì. Sì, tutto bene.»

«Mi sembri un po’ smorto…»

Lui si era stretto nelle spalle, l’espressione seria e imperturbabile.

«Sto bene. Devo fare un sacco di compiti, vado in camera mia...»

E così dicendo si era dileguato.

Lisanne era rimasta sulla soglia, lo aveva guardato allontanarsi con la testa china.

Era palese che non andasse tutto bene, così come era palese che lui non avesse voglia di parlarne con lei, non in quel momento.

Sospirò, e poi tornò al lavoro.

L’impasto dei Franzbrötchen era lievitato ormai per tre ore, era arrivato il momento di finire la preparazione. Prese matterello e carta da forno, un po’ di farina, e stese l’impasto fino a formare un rettangolo che poi spennellò con il burro fuso. Una generosa spolverata di zucchero e cannella, poi lo arrotolò e per finire lo tagliò in quindici parti uguali alle quali diede la tipica forma delle brioche amburghesi. Soddisfatta, le trasferì nel forno già caldo e impostò il timer per la cottura, dopo pochi minuti un delizioso profumino invase la casa.

 

Lisanne quel pomeriggio era di buonumore, terminò di riassettare la cucina canticchiando qualche melodia natalizia. Mentre si asciugava le mani in uno strofinaccio decise di fare un altro tentativo con il ragazzo. Non voleva forzarlo a confidarsi, ma le dispiaceva vederlo così turbato. Si era affezionata a lui fin dal primo momento, quando il signor Mikami l’aveva presentato a lei e a suo marito, ormai qualche mese prima, e le veniva spontaneo trattarlo come un secondo figlio.

Decise che avrebbe provato a prenderlo per la gola, dopotutto lui mangiava sempre volentieri ciò che lei preparava e sembrava apprezzare sul serio la cucina tedesca, sebbene così diversa da quella a cui era abituato da bambino. Sorrise fra sé, era parecchio orgogliosa delle sue abilità culinarie, e i Franzbrötchen erano uno dei suoi piatti forti per quanto riguardava i dolci.

Le brioche erano pronte, aprì di poco lo sportello del forno per farle raffreddare e, lasciando spalancata la porta della cucina, andò a bussare alla camera di Genzo.

Le rispose una voce piuttosto cupa.

«Avanti.»

Lisanne si limitò a infilare la testa nella stanza. La scrivania era letteralmente coperta di libri e quaderni, in un angolo notò il dizionario, aperto.

«Non vorrei disturbarti, ma magari hai fame…»

Lui fece una smorfia, si stropicciò la faccia con la mano.

«Un po’… Però devo finire geometria, e studiare storia. E non ho ancora finito di correggere un tema di tedesco.»

«Fare una pausa ti farà bene. Ho preparato i Franzbrötchen…»

«I Franzbrötchen…»

«Sì.» gli fece l’occhiolino, poi sussurrò con aria complice «Un po’ di zucchero ti darà una mano!»

Genzo fece un sorriso incerto ma posò la penna e allontanò la sedia dalla scrivania.

«Ok.» annuì «Sì, faccio una pausa.»

«Bene! Ti aspetto in cucina. Ho fatto anche un po’ di tè, ti va una tazza?»

 

La raggiunse dopo pochi minuti e prese posto di fronte a lei.

I Franzbrötchen avevano un aspetto davvero invitante, dorati e gonfi, Lisanne li aveva disposti su un vassoio in mezzo al tavolo.

Gli versò una tazza di tè, poi si servì a sua volta. Lo osservò allungare la mano e afferrare una brioche per poi portarsela alla bocca. In quattro bocconi l’aveva finita, si ripulì le labbra con il tovagliolo.

«Buonissimi, Lisanne, come sempre.»

«Sono felice che ti piacciano… Senti, stavo pensando che tra pochi giorni sarà il tuo compleanno, hai pensato se c’è qualche torta in particolare che ti piacerebbe preparassi?»

«Oh, no, non so se sia il caso… Posso comprarla io in una pasticceria.»

«Ma no, non è necessario! Lo faccio con piacere, le preparo anche per Jürgen e Gustav… E lo faccio volentieri anche per te, Genzo, sei parte della nostra famiglia anche tu.»

Lui non ribatté, lei proseguì.

«Sempre se la cosa ti vada bene e faccia piacere anche a te, beninteso!»

«Sì, certo. Certo che mi farebbe piacere.»

«Ok! Io sono solo contenta se posso fare qualcosa di gentile anche nei tuoi confronti, lo sai.»

Genzo inspirò, un po’ a disagio. Capiva che lei gli stava offrendo la possibilità di confidarsi e parlarle di ciò che lo preoccupava, ma gli sembrava tremendamente difficile dare voce ai suoi pensieri. Era imbarazzato, e deluso da sé stesso. Prese a muovere ritmicamente la gamba destra, lei notò che stava sussultando.

La guardò negli occhi, per distogliere lo sguardo subito dopo.

Afferrò un’altra brioche, il profumo di cannella gli riempì le narici. Era delizioso.

Si disse che metterla al corrente era la decisione migliore, anche perché non avrebbe potuto tenerla per sempre all’oscuro della faccenda. Tanto valeva confessare, subito, il momento era perfetto. Erano da soli, Gustav non sarebbe tornato prima di due ore, e lo stesso il signor Draxler. Con Lisanne sembrava facile parlare, sembrava una mamma.

Ora o mai più, ripeté fra sé.

Prese un bel respiro, e poi si fece coraggio.

«Ho preso un brutto voto nel tema. Una brutta insufficienza.»

Lisanne non ribatté.

Genzo sollevò lo sguardo, intimorito. Temeva che l’avrebbe giudicato male, era certo che sul viso della donna avrebbe letto tutto il suo biasimo, ma si sbagliava.

Stava annuendo.

«Con la professoressa Richter, giusto?»

«Sì…»

«Lei è molto esigente… È stata la professoressa di tedesco di Gustav, puoi chiedere conferma anche a lui. Ma è un bene, ti darà un’ottima preparazione. E i brutti voti si possono recuperare, non buttarti giù.»

Genzo fece una smorfia, Lisanne appoggiò i gomiti sul tavolo e si sporse verso di lui.

«Mi faresti dare un’occhiata al tema? Magari ci sono alcune cose che posso spiegarti anch’io. Ho visto che stavi consultando il dizionario…»

«Ho fatto dei pasticci con alcuni verbi… Ho un po’ di confusione sui modali. E poi ho fatto diversi errori di ortografia.» sbuffò «Mi ha chiesto di riscriverlo corretto e consegnarglielo per domani mattina. E di riempire un foglio scrivendo venti volte ogni parola che ho storpiato.»

«Sì, ripetere può aiutarti a memorizzare… E sui modali ti aiuto io, li possiamo riguardare insieme.»

«Davvero?»

«Certo.»

«Grazie…»

«Figurati!»

Terminò di mangiare la seconda brioche, poi bevve qualche altro sorso di tè.

«È stato umiliante, non mi era mai successo prima di toppare così…»

Lisanne sospirò.

«Genzo, Genzo… Capita a tutti di inciampare! Tu sei giudizioso e prendi le cose molto sul serio, ma la lingua tedesca è difficile! Soprattutto per un ragazzino di tredici anni che arriva dal Giappone…» fece un sorrisino «Ma poi, te la immagini la Richter a imparare il giapponese? Io non sono sicura che sarebbe tanto brava quanto te con il tedesco...»

Gli strappò una risatina.

«Dovresti essere fiero di te stesso, guarda quanta strada hai fatto fino a questo punto! Certo, ce n’è ancora da fare, ed è giusto che lei non ti regali voti alti e ti faccia notare le mancanze, se ci sono…»

Lui annuì, tutto ad un tratto rincuorato, lei gli strinse una mano.

La guardò negli occhi, questa volta sostenendo lo sguardo. Sapeva non l’avrebbe messo sotto esame.

«Quello che devi sempre ricordare è che non sei solo. Ci siamo noi a darti una mano, ogni volta che ne avrai bisogno, e a fare il tifo per te. Per te ci siamo sempre, siamo una famiglia.»

Le sorrise, e proprio in quel momento si accorse che quel tremendo peso che avvertiva sullo stomaco se ne era andato. Era scomparso, e aveva lasciato il posto a una piacevole sensazione di calore. Di casa, premure e accoglienza. Di amore, al profumo di cannella.

 

 

Nota

I Franzbrötchen sono un dolce tipico della città di Amburgo, delle brioche dalla forma caratteristica farcite con burro e cannella. Se qualcuno fosse curioso, online si possono trovare diverse ricette, io proverò questa: https://blog.giallozafferano.it/donaelesuedelizie/franzbrotchen/

   
 
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