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Autore: LadyPalma    04/12/2023    3 recensioni
|Scritta per la challenge con VigilanzaCostante, songfic su Taylor Swift, 3 su 12.
Ispirata alla canzone "You're on your own kid" di Taylor Swift.
La casa dei Serpeverde apparteneva agli ambiziosi e la sua ambizione era appartenere – a una famiglia, a un marito, a un’elite, a qualcosa di più grande del tremolante e incolore guscio vuoto che intravedeva allo specchio. Ché si è perfetti solo se si è vuoti, e questo Narcissa lo sapeva fin troppo bene.
Genere: Noir | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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From sprinkler splashes to fireplace ashes
I gave my blood, spending tears for this
I hosted parties and starved my body

Like I'd be saved by a perfect kiss
(You're on your own kid, Taylor Swift)




Davanti allo specchio







C’è qualcosa di sbagliato nello specchio.

Difficile dire se nel riflesso o nel vetro.
Sette anni di sfortuna se è rotto, lei ne ha vissuti quarantadue.
Una vita di silenzio.


//

 
 
Fin da piccola le avevano insegnato l’arte della perfezione e lei era stata l’alunna migliore.
La figlia perfetta ("Se non lo farà Andromeda, lo farò io, madre"), la moglie perfetta ("Faremo come riterrai più opportuno tu, Lucius"), la padrona di casa perfetta ("Spero ogni cosa sia di vostro gradimento, siete naturalmente invitati per una cena domenica").
Sì padre, come vuoi madre, come preferisci Lucius.
Nessuna emozione visibile, nessuna negazione aperta, nessun tentennamento futile. La sua volontà era schiacciata, eppure quasi non riusciva a percepirlo: tutto ciò che voleva, del resto, era essere riconosciuta, poco importava se soltanto come ruolo e non nella sua intima essenza. La casa dei Serpeverde apparteneva agli ambiziosi e la sua ambizione era appartenere – a una famiglia, a un marito, a un’elite, a qualcosa di più grande del tremolante e incolore guscio vuoto che intravedeva allo specchio. Ché si è perfetti solo se si è vuoti, e questo Narcissa lo sapeva fin troppo bene.
Poi qualcosa, però, si era incrinato – nello specchio e nel guscio stesso.
Sono ancora perfetta?, si chiede anni dopo, con il marito in prigione e il figlio condannato, mentre per la prima volta la sfiora il dubbio di non esserlo mai stata davvero. Ché la perfezione non si inchina, non si piega, non si spezza. Eppure lei lo è, spezzata, come spezzate sono adesso le sue unghie morse fino all’osso, e la sua voce mentre si riduce a implorare – Severus, ti prego, aiuta Draco.
Nel silenzio della notte scopre cosa significa piangere e le si spezza allora pure il respiro. In quelle oregiornisettimanemesianni, Narcissa si spezza e si ricuce.
Sono le notti in cui riesce a dire di no, in cui stringe suo figlio come fosse ancora un bambino, in cui tiene furtivamente compagnia a una ragazza in catene dai capelli evanescenti – No, signorina Lovegood, io non sono una mangiamorte.
È la notte in cui si erge contro il Signore Oscuro e diventa senza premeditarlo un’eroina.  Mentre fissa Lord Voldemort negli occhi, per la prima volta si accorge di essere davvero sola, per la prima volta sceglie. Il terrore si mescola a una sorta di curioso sollievo; mai si è sentita così viva come nell’istante in cui percepisce il battito di Harry Potter e pronuncia quella singola parola. Morto.
 
x

 
Succede sempre così, dopo ogni tempesta.
L’ha superata.
(Bellatrix no, Andromeda quasi.)

L’aria non è più la stessa, sa di polvere adesso, di calcinacci e di rovine ricoperte di rovi.
Non l’ha inspirata.
(Lucius sì, Draco quasi.)

E forse non è neanche più lei se stessa.
È rinata.
(Come fenice sì, come donna quasi.)


 
x

 
Narcissa forse è stata perfetta per davvero, e però non vuole esserlo più. Il rumore appena percettibile della piuma sulla pergamena è il grido soffice con cui sente di comunicarlo al mondo.
Cosa diranno mai? Questa è stata l’unica obiezione di Lucius di fronte alle carte del divorzio e lei all’improvviso è scoppiata a ridere di cuore. Una risata stonata, sporca, drammaticamente imperfetta. Le è piaciuta.
Narcissa firma e insieme al cognome, alla reputazione fatiscente e a un amore fatuo cede anche la maschera di perfezione che non sa più indossare. Se la tenessero pure, chiunque la voglia, lei adesso ha scoperto cosa c’è sempre stato al di sotto: sudore, lacrime e sangue, una miscela imperfetta che finalmente non le fa più paura, come non le fa più paura cominciare ad abitare quel guscio vuoto con la promessa di imparare a colorarlo. È sola, è sempre stata sola – è libera.
 
//
 
 
Si fissa nello specchio, ancora.
Niente di rotto, non all’esterno.
Conta lentamente, fino a quarantadue, fino a sentirsi lacerare nelle vene.

Si mette a gridare.




 
 
You're on your kid, 
yeah, you can face this:
you're on your own kid, you always have been.







 
 

NDA: Oltre a essere ispirata alla canzone di Taylor Swift, questa oneshot è anche la combinazione di alcune mie flash/drabble scritte durante l'iniziativa delle "Serate di scrittura" del forum Ferisce più la penna.
   
 
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