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Autore: Pegasis    07/12/2023    0 recensioni
Un "esperimento" che scrissi a febbraio del 2023, e un misto tra fantasy/fantascienza con una gettata molto generale di personaggi e di trama, che sono ispirati a personaggi reali ed non ma reinventati in una chiave "what if"
Attendo recensioni e feedback
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“E con ciò le invitiamo vivamente a mandare un vostro ambasciatore, se i regnanti sono impossibilitati a spostarsi; per conoscere i nostri nuovi capi di rilievo che governeranno i nostri territori…”
-Mancano 10 minuti all’atterraggio ambasciatrice.
La voce del pilota mi fece sbalzare dalla lettura assorta
-Oh, grazie.
Continuai a guardare lo schermo proiettato, fitto a metà dalla tipica scrittura runica picena, e nell’altra metà tradotto sannito.
-Non capisco come facciano a gestire il tutto, la loro scrittura e molto come dire...abbastanza articolata.
Sarno, il mio accompagnatore mi squadrò.
-Ma signora ambasciatrice, dopotutto i piceni sono riconosciuti in tutta la terra dalla loro particolare estrosità, ma per quanto abbiano molto difetti e da riconoscere che sono stati particolarmente abili a sapersi distinguersi e soprattutto ad evolversi tecnologicamente.
-La scoperta del cuprum e stata decisamente una grande fortuna per loro, decisionale per la loro indipendenza.
-Lo sa che la persona che ricopre il ruolo più importante tra i tre capi di Rilievo viene chiamata “La Cupra”? Secondo le loro usanze, la persona che va a ricoprire il ruolo non può più essere chiamato con il suo vero nome; il suo ruolo e cercare di essere il rappresentate della loro dea, un intermediaria, una sacerdotessa al suo servizio tale da annullare la sua stessa identità.
Feci spallucce, non sapendo come commentare l’informazione appena ricevuta. Guardo la città che si mostra, con la luce del sole che evidenzia le infiniti torri di vetro.
**
Alla grande pista d’atterraggio, ci aspetta impazientemente una delegazione; un piccolo manipolo di soldati vestiti allo stesso modo, con le corazze dal color ramato tirate a lucido, le aste delle lance d’acciaio che svettano sulle loro teste.
Una donna vestita informale rispetto ai soldati, con una semplice tuta attillata dai colori blu e celeste, la maglia che arriva fino ai polsi e la chiusura asimmetrica che corre sul suo petto, ci scruta mentre scendiamo dal nostro velivolo.
Mentre ci avviciniamo a lei, la osservo; capelli castani scuri, un semplice chignon lento per tenere la chioma lunga raccolta, davanti al viso due ciocche che il vento le sposta furiosamente.
-Dovreste essere gli ambasciatori provenienti dal Sannio corretto?
Disse con tono serio.
-Si siamo noi, chi abbiamo l’onore di conoscere?
La donna fa una smorfia, mentre un picchio dal piumaggio tra il nero e il blu elettro si poggia sulla sua spalla
-Sono l’Ancaria, sapete già chi sono no?
-Siete una dei capi di Rilievo, colei che governa gli eserciti e gestisce la difesa, dico bene…?
Cerco lo sguardo di Sarno per aver conferma.
-Corretto, la Dea Ancaria era venerata nella nostra capitale, era la nostra protettrice dai saccheggi a delle guerre che imperversavano nei nostri territori tempo fa.
Fece una pausa continuando a scrutarmi.
-Sono semplicemente la sua manifestazione “scelta” dal picchio sacro blu.
Sorrise per un attimo sfuggente.
-Non perdiamo altro tempo, oggi è una giornata abbastanza fitta, vi porto subito dall’Emidio che vuole personalmente conoscervi, dopotutto beh chi non vuole conoscervi, e da un bel po' di tempo che non vi fate vedere.
-La situazione nel Sannio e stata un po'…complicata negli ultimi decenni.
Sorrisi nervosamente.
**
L’ancaria ci condusse in un posto poco lontano dalla capitale dei piceni, alla base di una collina; ci spiegò che è lì che vive l’Emidio, uno dei tre componenti dei capi di Rilievo, passa la maggior parte del tempo nel suo laboratorio a studiare la natura dei terremoti.
Da quel poco che ho letto, i Piceni all’inizio era un popolo dedito all’agricoltura, alla fusione dei metalli, e in parte al commercio, ma quando ci fu la scoperta del Cuprum cambiò tutto, molti popoli mossero guerra per avere quel prezioso metallo ma nessuno riuscì nell’intento.
-Eccoci qui siamo arrivati al laboratorio dell’Emidio, purtroppo vi devo abbandonare, ho un impegno urgente da svolgere, ci vedremo dopo al palazzo del governo.
Si congeda e con comandi veloci ordinò due guardie del suo manipolo di restare con noi; una donna molto prudente.
Il laboratorio e all’interno di una grande cavità naturale, una grande vetrata con le due porte in vetro chiude l’ingresso, le guardie lasciate dall’Ancaria ci passano davanti, per aprire la porta chiusa da un sistema di sicurezza.
Entriamo ed un uomo slanciato, moro con i capelli leggermente ricci, con indosso un camice da laboratorio decisamente grande per la sua corporatura, ci dà le spalle.
Le guardie si misero in riga per annunciare la nostra presenza, l’uomo si gira, dei grandi occhiali tondi coprono in parte il viso.
-Oh finalmente conosco gli ambasciatori dei nostri cari vicini Sanni, finalmente avete risposto alla nostra richiesta!
Esclama felicemente.
-Beh abbiamo avuto un po' di contrattempi gravosi, ma siamo qui Emidio.
Dissi imbarazzata.
-Oh beh, Emidio non è il mio vero nome, e solo un titolo come Ancaria e Cupra, in verità mi chiamo Carlo.
Mi porse la mano, la guardai un attimo confusa per poi stringerla, sorrise per poi girarsi e iniziare a camminare intorno al grande tavolo di cristallo
-In antichi scritti che abbiamo ritrovato si racconta di quando i nostri antenati scoprissero la simbiosi tra terremoti e rame, un certo “Emidio” incuriosito da questi fenomeni naturali, molto frequenti nel nostro territorio, iniziò a studiarci, beh almeno ci provò, non doveva essere assolutamente facile a quell’epoca.
Smise di camminare per fermarsi esattamente davanti alla grande parete arenaria, altrettanto attrezzata da lastre di vetro fitte di carte, analisi, sismogrammi; tranne la parte centrale che era scoperta, un’altrettanta lastra di vetro protegge una strana incisione.
L’uomo la indicò.
-Finchè non scopri questo
Fece una lunga pausa, osservando quasi come fosse in adorazione.
-Iniziò tutto qui, o almeno il nostro progresso tecnologico e scientifico iniziò qui, quello che stai vedendo è un “miracolo”, una piccola rottura, una piccola faglia, e in questa rottura, rame e Cuprum, tutta la nostra tecnologia si basa solo su questi due metalli.
Si volse verso di me, mentre sistema gli occhiali poggiando il dito sul naso.
-Per questo e molto importante la mia figura, grazie ai miei studi stiamo riuscendo a capire quali sono i fattori chiave affinché un terremoto si scateni, al momento li sappiamo prevedere, ma non sappiamo come indurli. Ci farebbe comodo per le nostre finalità estrattive; ovviamente tutti i nostri edifici sono progettati e costruiti con avanzatissimi sistemi di sicurezza, siamo arrivati in un epoca dove possiamo avere il lusso di innescarli senza creare danni, e un progetto molto ambizioso e magari un po' controverso, ma e il sogno di ogni sismologo di acquisire queste conoscenze molto avanzate.
-Ed tutto questo solo per…
-Già tutto questo per il rame, ma soprattutto per il cuprum; è il nostro prezzo per la nostra libertà e indipendenza, non pensare che ce lo teniamo tutto per noi, ma siamo particolarmente gelosi delle nostre conoscenze in ambito sismico, sono più preziose del rame e cuprum messo insieme.
Un picchio dal piumaggio rossastro vola dentro al laboratorio per poggiarsi sulla spalla dell’Emidio, chiuse gli occhi porgendo l’orecchio verso l’animale.
-mh capisco, beh pare che siete attesi al palazzo del governo, La Cupra vuole vedervi.
-Oh capisco...
Il sismologo volse le spalle all’ambasciatrice guardando ancora la frattura.
-la nostra nuova Cupra e una ragazza con una certa…unicità…spero tanto che sia all’altezza di questo compito…ma tranquilli non morde.
Fece un ghigno sornione, ci congedammo, L’emidio si immerse di nuovo negli studi.
**
Il palazzo del governo e un edificio mastodontico, nel centro della capitale che i piceni la chiamano Ascol Picentia; una città futuristica, ma con le radici salde al passato, gli stessi edifici rappresentano questo connubio; fondamenta, colonne, archi e piani in travertino, pareti in vetro tech che si offusca o renderlo trasparente a piacimento.
Il grande palazzo si presenta mastodontico, quasi austero, ma le grandi lastre di vetro di cui e composto gran parte l’edificio filtra la luce del sole, creando un gioco di luci sul pavimento in travertino della grande piazza centrale della città.
Mi giro un attimo prima di entrare in quel solido ma allo stesso tempo fragile edificio, notando i gusti strambi dei Piceni, ovvero quello delle torri di vetro, ripide che svettano al di sopra come monoliti moderni; dalla mia visuale ne conto almeno una decina, ma dall’alto prima di atterrare ne avrò viste centinaia tra basse e larghe ed alte e strette.
Entriamo nel grande atrio d’ingresso seguendo le nostre guardie che ci scortano fino all’ultimo piano; ci portano davanti a una grande porta da due ante di vetro, simile a quella del laboratorio dell’Emidio; all’interno dell’ufficio una ragazza longilinea dai capelli lunghi rossi e ramati raccolti in una grande coda a cavallo, intenta a leggere sullo schermo del suo pc.
 Le guardie aprirono la grande porta facendo il saluto e presentandoci alla Cupra, la ragazza distolse lo sguardo dallo schermo accogliendoci con un grande sorriso.
-Oh devi essere l’ambasciatrice dei Sanniti che e venuta a trovarmi!
-Si sua altezz-
-Oh no no qui non si usano titoli! chiamami Cupra, o La Cupra, beh come forse hai già saputo non è ovviamente il mio nome.
Rise di gusto alla sua stessa battuta, mentre dal nulla comparse L’Ancaria che richiamò la ragazza tossendo.
-Ohh ma daii i forestieri ci cascano sempre!
La Cupra non doveva avere meno di 25 anni, con un abbigliamento inusuale, dei pantaloncini corti oversize e una maglietta con maniche corte, e delle sneakers altrettanto grandi tutto in tessuto tecnico di un color arancione vivo che cambia tonalità a seconda della direzione della luce. Sul polso sinistro indossa un grande bracciale di ferro circolare con 6 nodi spessi.
-Oh hai notato questo? E un anello di Cupra, o almeno i nostri antenati lo chiamavano così, non sappiamo molto bene cosa effettivamente servisse e il suo scopo.
Fece un rapido gesto con il braccio e un fascio di luce viene proiettato dal bracciale.
-Beh io ne ho trovato uno, ho tratto ispirazione per creare un strumento tecnologico all’avanguardia, tantissime funzionalità in un piccolo oggetto indossabile.
La Cupra fece un sorriso soddisfatto, mentre nel frattempo un picchio dai colori verdi e rossi si poggia sulla sua spalla.
-E usanza vostra avere picchi?
-Non proprio, o meglio solo noi tre io L’Ancaria e Carl- ehm L’Emidio, non sono neanche picchi normali, sono…come potrei spiegare? Mhh manifestazioni divine.
L’uccello si sposta posandosi sul dito della ragazza, i riflessi delle piume cangiano a ogni movimento.
 -Beh? Che dite andiamo a farci un giro per la nostra capitale così vi faccio anche assaggiare un po' di olive fritte?
 
 
  
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