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Autore: Carme93    08/12/2023    1 recensioni
Si sa crescere tre bambini non è mai facile, figuriamoci se sono dei Potter-Weasley: James, Lily e Albus riescono a combinare pasticci anche decorando l'albero di Natale!
[Questa storia partecipa alla challenge "Calendario dell'avvento 2023" indetta sul forum Ferisce la penna].
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Questa storia partecipa alla challenge “Calendario dell’avvento 2023” indetta sul forum Ferisce la penna.
Giorno 8 dicembre
Prompt: fare l’albero di Natale


 
Una famiglia sotto l’albero
 

«Ehi, ehi, vi ho detto di stare fermi! Così rischio di cadere» sbottò Harry lanciando un’occhiataccia ai figli; ma probabilmente gli uscì più una smorfia, considerando che stava faticando non poco a scendere le scale con gli scatoloni, contenenti gli addobbi natalizi, tra le braccia.
James, di nove anni, e Lily, di sei, gli saltellavano davanti eccitati alla prospettiva di riempire la casa di lucine e nastri colorati e ostacolavano non poco il suo cammino. Forse aveva sottovalutato la lontananza tra la soffitta e il salotto. Harry, in cuor suo, era sempre felice di trascorrere del tempo con i suoi figli, per questo non riusciva a essere veramente severo. Eppure, se avessero continuato in quel modo, in salotto ci sarebbe arrivato volando. Dalla sua posizione precaria scorse il secondogenito che docilmente attendeva in fondo alle scale, da lì poté cogliere anche il luccichio nei suoi occhi e non riuscì a non sorridere. Fu una piccola distrazione, ma sufficiente per mettere il piede in fallo e perdere l’equilibrio – Lily e James fortunatamente ebbero la prontezza di spostarsi di lato ˗ e gli scatoloni volarono in aria. Harry chiuse gli occhi in attesa del fracasso che ne sarebbe seguito, ma percepì solo un «Oh-oh» di James.
«Ti ricordi di essere un mago, sì?».
Riaprì gli occhi in tempo per vedere gli scatoloni volare elegantemente in salotto. «Ehm… sai che mi piace fare le cose alla babbana a volte…».
«Forse stavolta avresti potuto evitare» borbottò sua moglie Ginny porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi. «Sei tutto intero? Sarebbe un po’ imbarazzante se il Capo degli Auror si rompesse l’osso sacro nell’atto di decorare un albero di Natale, non credi?».
«Sia mai… Al massimo potrei rompermelo durante una rapina…».
«Non sarebbe una bugia, papà?» chiese James con aria furba.
«Voi due» disse Ginny fulminando i figli, «dovete ubbidire quando vi si dice qualcosa! Filate di sotto!».
Le piccole pesti si allontanarono ridacchiando, seguite da un Albus incerto per la piega presa dalla situazione.
«Stai bene?» gli chiese Ginny.
Harry sorrise leggermente, mal celando una piccola smorfia di dolore. «Tranquilla, ci vuole ben altro per uccidermi».
«Sarebbe un articolo da prima pagina: “Harry Potter sopravvive all’anatema che uccide, ma rischia la vita scendendo dalle scale di casa sua”».
«Oggi sei particolarmente sarcastica» borbottò Harry.
Ginny ridacchiò e lo baciò a fior di labbra. «Sei sempre più bravo di mio fratello… L’altro giorno si è messo a fare i biscotti natalizi con i bambini ed è esploso il forno… Hermione ha trovato un disastro…».
Harry sorrise a sua volta: «Per fortuna, ha usato un incantesimo scudo appena in tempo o avrebbero potuto farsi male seriamente…».
«Almeno qualcosa…».
«La smettete di sbaciucchiarvi?» strillò James dalla soglia del salotto.
Lily, che lo imitava in tutto, fece finta di avere un conato di vomito.
«Ora vi aggiusto io…» minacciò Ginny. «Sono sempre peggio» sibilò al marito come se la colpa fosse sua.
Harry si strinse nelle spalle e raggiunse i bambini, che avevano cominciato a tirare fuori le decorazioni.
«Ti sei fatto male, papà?» chiese Albus trotterellando verso di lui.
«Papà è fortissimo, mica si fa male» trillò Lily che si era messa un nastro dorato al collo.
Harry diede un buffetto ad Al e prese in braccio la più piccola. «La mia principessa! Ginny, dovresti prendere esempio da lei!».
«La prossima volta lascio che gli scatoloni ti schiaccino» replicò la moglie.
Harry recuperò un filo rosso e la circondò tutta. «Sei mia!».
«Insomma, lo montiamo l’albero o no?» sbottò James osservandoli baciarsi a braccia incrociate.
Harry liberò la moglie e obbedì, nel frattempo i bambini svuotarono il contenuto degli scatoloni sul tappeto. Per alcuni minuti lavorarono alacremente in silenzio. A un certo punto Lily non si fissò di dover appendere una renna che aveva preso in mano Albus, che naturalmente non gradì.
«Dagliela» intervenne James in difesa della sorellina. «Lei è piccola».
«L’ho preso io Rudolph!» s’intestardì Albus che mal sopportava quando i fratelli si alleavano tra loro. «Mamma!».
Ginny, che stava decorando il soffitto con la magia, roteò gli occhi e lasciò che fosse Harry a dirimere il litigio. «Prendi un’altra pallina Lily».
«Ma papi» insisté la bambina mordicchiandosi le labbra.
Ginny fece per intervenire temendo che il marito, come al solito, accontentasse la sua principessa ben sapendo che avesse torto.
Harry, invece, si chinò e cercò di farla ragionare, ma lei non mollò la presa dal pupazzetto. «Ragazzi!» tentò invano.
Ginny sbuffò e disse: «Mollate immediatamente quella renna, se non volete che vi affatturi».
Albus obbedì a malincuore, ma Lily lo tirò trionfante verso di lei dando una gomitata nell’occhio di Harry.
«Oh, Lily, hai atterrato papà».
Harry gemette.
«Mmm in effetti sei riuscita dove molti maghi hanno fallito» borbottò Ginny. Harry ne percepì la presenza sopra di lui, ma aveva le mani pigiate sull’occhio leso.
«Ginny» quasi piagnucolò.
«Muoviti, un minimo di dignità» ribatté la donna, recuperando gli occhiali del marito che erano caduti. «Non ti ha accecato».
Lui sbuffò e si mise seduto.
«Non volevo farti male» borbottò la bambina.
«Pensa in caso contrario» commentò Ginny dedicandosi a ricoprire i mobili con centrini rossi.
«Lo so» disse Harry scoccando un bacio sulla testa di Lily e ignorando l’occhio pulsante. «Perché non dai Rudolph ad Al? Ci tiene tanto… Tu non avevi quel bel boccino dorato?».
«Sì» s’illuminò la bambina andando a rovistare tra le decorazioni.
«La mia preferita è questa scopa» disse James, cercando di attirare l’attenzione e sventolandola sotto gli occhi del padre.
Albus, lasciato finalmente in pace, appese con cura la sua renna.
«Qual è la tua preferita?» chiese Lily dopo un po’.
Harry si era momentaneamente appoggiato su un bracciolo del divano, dopo aver attizzato il fuoco. I suoi bambini – anche quando litigavano – erano adorabili e non poteva non sentirsi fortunato: aveva a lungo bramato una famiglia tutta sua e il suo desiderio si era realizzato. Nonostante litigassero spesso e volentieri, i tre si volevano molto bene e si proteggevano a vicenda. Si alzò e recuperò l’unica pallina conservata in una scatola, la tirò fuori e la rimirò. La superficie vitrea – sulla quale riflettevano le lucine colorate – racchiudeva una foto di tutti loro insieme: Lily aveva pochi mesi ed era in braccio a un James di tre anni ˗ sostenuto e controllato alle spalle da un preoccupato Harry ˗, Albus di due anni stretto tra le braccia di Ginny, che ridacchiava di fronte alla preoccupazione del marito. Harry ne sfiorò dolcemente la superficie e la mostrò ai bambini, che sapevano quanto ci tenesse. Infine, l’appese in un punto in alto, seguito dal loro sguardo ammirato. Quanto ancora l’avrebbero guardato in quel modo?
I piccoli appesero le altre palline fin dove arrivavano, poi il padre gli prese in braccio uno alla volta per farli arrivare anche nei punti più in alto. Solo alla fine Harry aggiunse la stella e le lucine colorate. Ogni anno Ron diceva che era un albero troppo babbano, ma a loro piaceva così.
James, Albus e Lily si accoccolarono sul tappeto e fissarono estasiati il risultato del loro lavoro. Ginny distribuì dei biscotti a forma di albero di Natale e poi si sedette accanto a Harry sul divano, circondandogli la vita con un braccio.
«L’occhio nero come lo spiegherai ai tuoi colleghi?» chiese scoccandogli un bacio sulla parte lesa.
«Una rapina?».
«Puoi sempre dire la verità: ormai conoscono Lily».
Harry ridacchiò al ricordo di alcune giovani reclute che si erano lasciate intimidire da una piccola Lily in versione despota solo perché era la figlia del capo. «Potrei» sospirò e appoggiò la testa sulla sua spalla, osservando i tre piccoletti che ricominciavano a litigare per chi sa quale motivo.
   
 
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