★★ Calendario dell’Avvento 2023 by Fanwriter.it!

★ Data: 11 dicembre 2023

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A Okinawa non nevicava, e lo sapevano tutti. Per questo, quando Kojiro gli aveva parlato di un suo zio in Hokkaido che cercava qualcuno che mantenesse la sua casetta di montagna in ordine per qualche giorno mentre lui era in vacanza per Natale, Kaoru non era riuscito a impedirsi di tradire un certo interesse. Erano ormai passati anni dall’ultima volta che aveva visto la neve, se non in qualche film.

«Quindi, ci vieni con me?» chiese Kojiro, allineando i biscotti a forma di alberi di Natale sulla teglia. Erano soli nella cucina del Sia La Luce, dato che Kojiro si era messo in testa di offrire a tutti i clienti che fossero venuti durante le feste un sacchetto di biscotti glassati e quindi era rimasto nel ristorante fino a molto dopo la chiusura. «Potremmo invitare anche i ragazzi».

Kaoru, seduto su uno sgabello accanto al bancone, alzò un sopracciglio. «Tuo zio ti ha chiesto di tenergli la casa in ordine. Vuoi davvero invitare quegli scalmanati?».

Lui si mise un guanto da forno ed estrasse la prima infornata di biscotti dal grande forno del ristorante prima di infilare la seconda teglia. «Se non lo saprà non ne soffrirà» replicò con un'alzata di spalle. «Basterà assicurarsi di lasciare tutto a posto l'ultimo giorno».

Kaoru vide i suoi occhi che lo fissavano, riflessi sulla superficie lucida e argentata dello sportello del forno. «A meno che tu non preferisca restare da solo con me» aggiunse l'uomo, voltandosi con un sorrisetto smaliziato. Appoggiò le mani sul bancone della cucina per sporgersi verso di lui. «Vorresti goderti una casetta isolata immersa in un paradiso innevato, noi due soli accoccolati sotto una coperta davanti al fuoco che ci facciamo gli auguri di Natale, magari mentre ti faccio un-AHI!».

Il ventaglio di Kaoru gli sferzò la guancia, fulmineo. «Io non festeggio il Natale».

Kojiro si massaggiò la guancia. «Non era mica quello il punto» sbuffò.

«Con te il punto è sempre lo stesso» replicò Kaoru, scuotendo la testa. «Gorilla allupato».

Lui sorrise. «Come se non ti piacesse, quattrocchi». Gli gettò scherzosamente uno strofinaccio. «Dammi una mano con l'ultima infornata, così possiamo andarcene a casa»

Kaoru afferrò al volo lo strofinaccio, impassibile. «Nessuno ti obbliga a fare biscotti alle due di notte, adesso non cercare di farmi fare il tuo lavoro».

Spazientito, Kojiro tamburellò con le dita sul tagliere, poi prese l'ultima porzione di impasto e iniziò a stenderla con il mattarello. «Quindi vieni con me in Hokkaido o no?»

«Ci devo pensare». Kaoru gli rivolse un sorrisetto di sfida.

«Non pensarci troppo». L'uomo lo sbirciò di sottecchi. «C’è una lunga lista di ragazze che non se lo farebbero ripetere due volte, se glielo proponessi».

Scherzava, e sapeva che Kaoru lo sapeva. Ma provocarlo era sempre divertente.

«Allora proponilo a loro» fu la risposta. «Io ho troppo da fare» aggiunse poi, gettandogli addosso un po' di farina rimasta sul bancone con un colpetto delle dita.

Kojiro ridacchiò e gli restituì il gesto con più veemenza, ma dato che dal suo lato c'era molta più farina una nuvola bianca investì Kaoru in piena faccia. «Ops, scusa» disse, ma gli tremavano le labbra nel tentativo di non scoppiare a ridere nel vederlo completamente imbiancato.

Kaoru lo fulminò con lo sguardo. «Idiota…» sibilò debolmente, alzandosi per andare a darsi una pulita.

Sotto l'acqua del rubinetto la farina diventò una pasta collosa che gli si appiccicava alle mani. Imprecò a mezza bocca.

«Ehi, mi dispiace» disse il ragazzo alle sue spalle.

«Lo so» tagliò corto lui, secco. «Non sono arrabbiato, mi dai solo sui nervi»

Le mani di Kojiro entrarono nel suo campo visivo. «Aspetta, ti aiuto»

«Non mi serve aiuto»

«Lo so, ma ti aiuto lo stesso».

Gli prese le mani nelle sue e le sfregò per bene sotto l'acqua fredda. Stava giusto un passo dietro di lui, invadendo il suo spazio senza toccarlo, ma Kaoru quasi sentiva il calore del suo corpo contro la schiena. Un invito, non un'imposizione. Decise di accettarlo e si appoggiò al suo petto, sentendolo sospirare di sollievo.

Kojiro gli asciugò le mani con uno strofinaccio pulito e gli allacciò le braccia attorno alle spalle. «Dai, vieni in Hokkaido con me» sussurrò, appoggiando la guancia sulla sua testa. «Sarà divertente se ci andiamo tutti. Possiamo farci insegnare da Langa lo snowboard, scommetto che arrivo ai piedi della montagna prima di te».

Kaoru fece un verso di scherno. «Nei tuoi sogni, ti faccio mangiare la neve».

La sua risata gli riverberò nella gabbia toracica. «Sfida accettata». Rimase in silenzio qualche secondo. «Comunque ero serio prima. Sullo stare sul divano, sotto la coperta. Non dobbiamo nemmeno farci gli auguri se non vuoi».

Kaoru soffiò dal naso, compiaciuto.

Kojiro continuava a parlare, forse più a sé stesso, come se stesse inseguendo una fantasia più che cercare di convincerlo. «Di giorno stiamo tutti insieme e di notte sei tutto mio, al calduccio, con la neve che cade fuori dalla finestra». Sottolineò la cosa stringendolo a sé, protettivo.

Kaoru fremette. Colse con la coda dell'occhio il loro riflesso nello sportello del forno. Aveva ancora un po' di farina addosso, che gli impolverava i capelli come un sottile strato di neve fresca, e tra le braccia di Kojiro sembrava coccolato e tranquillo. La lampadina arancione del forno li illuminava di una luce calda e morbida, come il fuoco nel camino con cui Kojiro lo tentava.

«Va bene, ci vengo».