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Autore: Marc25    14/12/2023    1 recensioni
Sequel diretto di Occhi color mare. ( Consiglio la lettura quindi del primo libro ma non è obbligatoria. )
4 protagonisti:
Dylan: Il giorno della scarcerazione del padre è arrivata, lui aspettava quel momento soltanto per ucciderlo, lo farà?
Anton: Il rapporto con il fratello e la sorella ormai è idilliaco, ma non solo quello...
Luis: Il lavoro va a gonfie vele, soprattutto dopo la cattura del pericolosissimo Gundogan, ma non va bene solo quello...
Ricky: Con sua moglie e sua figlia non potrebbe essere uomo più felice, ma qualcosa o qualcuno stravolgerà tutto.
Vedremo come le vite di questi personaggi si intrecceranno e non solo le loro. Avremo delle risposte a vecchie domande che ne faranno scaturire delle nuove. Spero che vi piaccia.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap 1 – Missione suicida
Dylan - 15 Gennaio 2022 – 6:30
Aveva 5 anni, era felice, finalmente il padre lo aveva portato al parco giochi, lo prendeva al volo quando andava sullo scivolo, lo spingeva sull’altalena e lo faceva ridere, si sentiva per la prima volta amato anche dal padre oltre che dalla madre.
 
Dylan si svegliò, quel sogno non era altro che un ricordo sepolto, proprio quel giorno era tornato come se fosse un altro avvocato del padre.
Si alzò dal letto, non aveva dormito molto quel giorno. Andò in bagno, si vide allo specchio, era oggettivamente bello ma sembrava precocemente invecchiato, aveva 29 anni e si rendeva conto che quegli anni li aveva gettati al vento, aveva allontanato le poche persone che gli volevano bene, tra cui Anton e si era circondato di persone che lo sfruttavano. I pochi lavori onesti erano saltuari e non pagavano bene quanto i piccoli crimini che commetteva per conto di qualcuno.
Si sciacquò la faccia, cercando di cancellare con quel gesto anche il pentimento di aver rovinato gli anni, dai più considerati, più belli della vita.
Ma tutto era stato fatto in funzione di quel giorno, i giorni passati al poligono di tiro in particolare, tutto per quel giorno.
Dopo 21 anni sarebbe uscito il padre, Dylan pensava che il padre non meritasse di tornare a respirare da uomo libero neanche un minuto.
 
Tutto era stato in funzione di quel momento, aveva da poco comprato illegalmente una pistola e per evitare qualunque tipo di problema con la giustizia aveva lasciato tutti i “ lavoretti “ che faceva per qualcuno di poco raccomandabile.
Alle 7:30 prese la macchina che ormai da un anno prendeva per fare la medesima strada, solo che adesso era diverso, quel giorno non sarebbe passato un attimo solo dalla prigione di Montpellier, come faceva di solito, ma avrebbe aspettato l’uscita da galera del padre alle 9:15 per ucciderlo.
 
Parcheggiò la macchina più lontano dal solito, non aveva molte speranze di rivedere quel rottame. In realtà ciò che pensava era che se fosse mai esistito un inferno ci sarebbe andato quel giorno insieme al padre.
C’era un sottopassaggio da cui passare, ma qualcuno lo stava aspettando. Mentre aveva quasi passato tutto il sottopassaggio qualcuno da dietro lo chiamò: << Dylan, che piacere rivederti. >>
Quando il biondo si girò vide uno dei suoi cosiddetti datori di lavoro, da cui ormai non andava da due mesi che gli puntava una pistola contro.
 
Dylan alzò le mani: << Valentin…abbassa quella pistola. >>
<< Ti piacerebbe eh, sai, ti ho seguito, ho visto che uscivi sempre la mattina presto ma mi sfuggivi sempre. Tu sei il mio galoppino, è chiaro? Pensi che io sia un pesce piccolo, lo so. >>
Valentin pensava di aver fatto paura a Dylan. Il biondo aveva effettivamente fatto dei lavoretti per lui, in particolare aveva portato dei pacchi da una parte all’altra senza fare domande, era un ottimo elemento. E non era interessato a fare carriera in quel Mondo, il che era stato sempre un vantaggio per Valentin , un nemico in meno. Ma si era trasformato in uno svantaggio, perché Dylan lo aveva abbandonato senza spiegazioni e i suoi “ affari “ stavano naufragando uno dietro l’altro.
Dylan si avvicinava piano piano, Valentin non se lo aspettava, tremava, non aveva mai preso una pistola in mano: << F…fermo o ti sparo Dylan…no..n mi farò scrupoli. >>
<< Stai tremando, sbaglieresti anche da 1 cm di distanza. >>
<< Non mi provocare. >>
<< Stai minacciando un uomo morto, non mi fai paura >>.
Valentin non si accorse che Dylan si era avvicinato troppo e prima che potesse fare qualcosa, il biondo con la mano sinistra disarmò in un istante Valentin la cui pistola cadde distante. Dylan tirò un calcio al ginocchio di Valentin che cadde.
Mentre il disarmato malvivente cercava di rialzarsi fu bloccato dal rumore di una pistola pronta a sparare. Valentin era in ginocchio e alzò lo sguardo verso Dylan che gli puntava apatico una pistola alla testa.
<< Ehi, Dylan…io stavo facendo il..gradasso..ma..ma..io…
<< Cosa? >>
Valentin passò da un balbettare a una valanga di parole in preda alla paura di morire: << Ti prego Dylan, non lo farò più, non so come mi è venuto in mente, sono uno stupido, non c’è l’ho con te ed è giusto invece il contrario, non ti merito, ma eri super nel lavoro che facevi, io sono una nullità, ti dovrei baciare i piedi, anzi se vuoi lo faccio….
Partì uno sparo.
 
Valentin sentì un ronzio fortissimo all’orecchio, pensava di essere morto e per un momento gli parse davvero che il cuore si fosse fermato ma poi ripartì come un tamburo, come un attimo prima.
Sentì Dylan solo grazie all’orecchio più distante dallo sparo.
<< Hai detto tutte cose giuste per la prima volta nella tua inutile vita, non ti far più vedere o la prossima volta non sbaglierò mira >>.
Dylan si mosse verso la pistola che in precedenza aveva Valentin e se la mise in un'altra tasca: << Questa la prendo io. Ora vai e sparisci per sempre dalla mia vita. >>
Lui si alzò e scappò dicendo: << Ssi…certo Dylan..grazie >>.
Dylan fece un sospiro di sollievo, sorprendendosi della sua freddezza e del suo autocontrollo.    
 
 
Poco tempo dopo era finalmente davanti al carcere di Montpellier. Per 21 anni aveva aspettato quel momento, era l’unico testimone oculare di ciò che era successo alla madre, e le prove per quanto fossero evidenti, non erano così schiaccianti. Così passo un po’ di tempo dalla casa famiglia al tribunale per testimoniare, ma era un bambino, la sua credibilità veniva messa in dubbio ed era limitata. Le suore per fortuna lo avevano sostenuto quando era piccolo, timido ed indifeso. Tutto quello che aveva passato lo aveva fatto crescere in fretta e ben presto si era fatto temere e rispettare in casa famiglia, ma nello stesso tempo era riuscito anche a farsi adorare e amare.
Comunque un bravo avvocato, le prove scricchiolanti e la testimonianza di un bambino avevano evitato l’ergastolo per il padre.
Non era stato un raptus, era stato un delitto freddo, già premeditato. Quando Evelyn, sua madre, volle andarsene con lui, il padre la prese per i capelli sulla soglia della porta di casa e la fece cadere a terra davanti agli occhi del bambino, dopo di che si mise a cavalcioni sulla donna. Aveva un coltello da cucina affilato in mano, la colpì prima ad una spalla e poi all’altra, la madre urlò in sua direzione intimandogli di scappare ma lui non riusciva a muovere un muscolo.
Quando l’ultimo fendente colpì il petto, gli occhi verdi della madre divennero vacui e smise di muoversi.
Il padre aveva i guanti alle mani, lasciò il coltello davanti a lui e gli disse: << Dimostra di essere un ometto. Prendi il coltello e colpiscimi, ti giuro che non reagirò >>.
Non seppe mai se il padre stesse dicendo il vero o se avrebbe reagito e ucciso anche lui. Per 21 anni si era pentito di non aver avuto il coraggio, qualunque fosse stato l’esito. Finalmente era arrivato il giorno in cui lo avrebbe accontentato.
Quella volta il padre se ne andò chiamandolo: << Codardo. >>
Lasciò la porta aperta una volta uscito, così quando la vicina uscì da casa sua e vide il bambino e il cadavere vicino a lui urlò, poi molto lentamente si avvicinò a lui, che nel contempo non si era mosso di un millimetro, e finalmente dopo un po’ di insistenza lui disse: << Mio padre >>.
Quando raccontò più chiaramente l’accaduto, nonostante lo shock, partirono le ricerche e pochi giorni dopo il padre fu trovato e catturato.
 
Ore 9:13
Quando l’ora si stava avvicinando tante voci diverse percorrevano la sua mente, il suo cuore batteva come un tamburo, davvero quelli sarebbero stati i suoi ultimi battiti insieme a quelli del padre?
Il cancello si aprì e lui mise la mano in tasca dove aveva la sua pistola.
   
 
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