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Autore: aelfgifu    16/12/2023    6 recensioni
Karl-Heinz Schneider fa una grossa gaffe nei confronti di Helga, una delle tate della sua Katrin.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo spin-off da “La parte migliore” di Vallentyne, che è sempre una fonte di ispirazione e mi presta gentilmente episodi e personaggi (grazie Vallentyne!). La storia si situa tra i capitoli 24 e 25 della long fic.
 
La maglia
 
Il Bayern è campione di Germania, dopo la non bella stagione dello scorso anno, e lui già pensa al futuro. L’anno prossimo andrà ancora meglio. Mentre guarda ancora le foto che hanno scattato nel dopo partita a lui e Katrin, lui e la sua adorata piccolina con indosso due maglie gemelle, gli viene improvvisamente l’ispirazione di chiedere a Jutte se per caso ai suoi ragazzi piacerebbe una maglia del Bayern personalizzata, sa che sono tifosi della squadra, magari è una buona occasione per festeggiare la vittoria di quest’anno.
“Oddio, Karl, la maglia ce l’hanno da un pezzo” ride Jutte “Jonas ha perfino una copia della tua. Ma posso chiedere se sono interessati a qualcos’altro, magari a un pass per la tribuna dei vip!” 
Ridono insieme. Karl si ripropone di chiedere anche a Helga, la prossima volta, se a qualcuno della sua famiglia piacerebbe una maglia personalizzata.  
 
***
 
Glielo chiede mentre Helga è sdraiata sul tappeto con Katrin, a fare uno di quei giochi educativi di cui è accesa sostenitrice. 
Alla domanda, la tata si raddrizza sul busto e lo guarda con aria sorpresa. “Non so a chi potrebbe interessare, nella mia famiglia” risponde, quasi con aria di scusa.
“Perché?” 
“Io ho solo mia mamma, che ha settantacinque anni e non sa neanche cosa sia il Bayern Monaco” spiega Helga. “Non ho fratelli o sorelle o nipoti. Non ho figli. Non ho un marito”. 
A quel punto, Karl potrebbe dire alla tata qualunque cosa, potrebbe cambiare discorso, potrebbe fare una battuta, potrebbe dirle “magari vuoi una maglia per te”, invece gli esce dalla bocca la frase più infelice della terra: “Mi dispiace”. 
Helga gli rivolge un’occhiata che potrebbe incenerirlo e sotterrarlo contemporaneamente. Non è uno sguardo né arrabbiato né offeso, ma sorpreso e ferito, come quello di un cucciolo fiducioso che viene colpito inaspettatamente e con forza da una mano che credeva amica. Karl si sente avvolgere dal dolore di quello sguardo come se il mare si richiudesse su di lui, per qualche secondo non riesce a respirare. 
“Scusa” è la prima cosa che riesce ad articolare all’indirizzo della tata. 
Helga alza le spalle, gli rivolge un sorriso sforzato e ritorna a giocare con Katrin che reclama la sua attenzione. 
 
*** 
 
La settimana dopo, fa trovare a Helga una maglia personalizzata, della taglia esatta della ragazza, con il n. 11 e il cognome di lei, Lauterbach, sulla schiena. 
Helga prende in mano l’indumento, è sorpresa, arrossisce. 
“Ma come hai fatto a indovinare la taglia?” 
“Ho due occhi e ci vedo bene, per fortuna”. 
“Grazie…” 
“No, grazie a te. E scusami, sono stato così…” com’è l’aggettivo esatto? Indelicato? Cafone? Rozzo? Indiscreto? Insensibile? Scemo? “Così… superficiale”. 
Helga alza le spalle e gli sorride, ed è come se attraverso quel sorriso lui potesse vedere e sentire tutte le lacrime del mondo.
"Comunque scommetto che una ragazza in gamba come te non resterà sola a lungo”. 
E non appena termina la frase, una vocina dentro di lui esclama: Lo hai fatto di nuovo! Ma possibile che non appena apri bocca fai una frittata? 
Ma stavolta Helga è veloce a rispondere. 
“Sei gentile, Karl, ma i sogni li ho lasciati da un pezzo nel mondo dei sogni!” 
“Ma perché” prova a ribattere lui, che non vuole mai perdere neanche quando si argomenta di cose di tutti i giorni. 
“Oh, Karl!” esclama la ragazza, agitando una mano nell’aria. “Fammi andare a preparare il frullato per Katrin…” 
E senza aspettare oltre, marcia decisa verso la cucina tenendo saldamente Katrin per mano. 
La maglia è rimasta appoggiata sullo schienale di una sedia. Karl la prende, soprappensiero, la ripiega, la infila nella sua busta e va a posarla nell’ingresso, accanto alla borsa di Helga. Poi lancia uno sguardo all’orologio: è ora che cominci a prepararsi, tra mezz’ora ha un appuntamento. 
 
  
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