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Autore: aaprilfool    21/12/2023    1 recensioni
Ce l’avevano fatta. Aveva funzionato, il diversivo aveva funzionato. Lo avevano salvato, Katsuki era salvo. Izuku avrebbe voluto urlare, correre, piangere, saltare di gioia: lo aveva salvato.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ce l’avevano fatta. Aveva funzionato, il diversivo aveva funzionato. Lo avevano salvato, Katsuki era salvo. Izuku avrebbe voluto urlare, correre, piangere, saltare di gioia: lo aveva salvato. L’esultanza avrbbe dovuto aspettare, sentiva tutto il corpo dolorante a causa dell’impatto; effettivamente non aveva pensato granchè all’atterraggio, ammise a se stesso, ed erano caduti in modo disordinato... Sperò che nessuno si fosse fatto male. Si stava rimettendo in piedi, quando sentì la voce di Iida: “State tutti bene? Vi siete fatti male?”. Sorrise alle parole preoccupate del capoclasse, si rimise in piedi “Sono qui Iida! Tutto intero!” urlò di rimando. “Midorya!”
“Siamo qui ragazzi!” sentì la voce allegra di Kirishima alle sue spalle. Erano atterrati insieme. Ovviamente. Izuku serrò i pugni e deglutì rumorosamente. Kirishima sorrideva, cammminava davanti a Bakugo, le dita strette attorno al bicipite del biondo, quasi saltellando.
“Bakugo! Bakugo! Sei tutto intero?”. Bakugo si faceva trascinare da Kirishima, la testa ripiegata in avanti, lo sguardo basso, le spalle incurvate, le mani in tasca. Era stranamente silenzioso. Izuku trattenne il fiato. Gli tornò alla mente la sera del rapimento, l’espressione sorpresa Katsuki, gli occhi fiammeggianti spalancati, in vortice di sorpresa e incredulità (ci aveva visto anche una nota di panico ma non lo avrebbe mai detto a Katsuki), la bocca semi aperta, labbra che tremavano, indecise se far uscire quelle parole, che rimasero per un po’ in sospeso… Izuku non aveva fatto nulla. Lo aveva guardarto scomparire nell’oscurità. E poi, le parole di Katsuki lo travolsero come un fiume in piena: “Non venire, Deku”. Izuku strinse ancora più forte i pugni quando la morsa allo stomaco arrivò, un effetto collaterale di quel terribile ricordo; si era sentito spaccato a metà. Ricacciò dentro le lacrime. “Forse non vuole essere salvato da tutti voi” aveva detto Ochaco. Ma lui avrebbe salvato Katsuki a tutti i costi, sempre, da qualunque situazione. Un brivido gli percorse la schiena, riportandolo alla realtà: “E adesso?” pensò. Come avrebbe reagito Katsuki? Che cosa gli avrebbe detto? Ridacchiò istericamente distogliendo lo sguardo da Kirishima e Bakugo in cerca di tregua.
“Sto bene, sfigato. Tutto intero.” ruggì Bakugo. Kirishima scoppiò a ridere “Ti abbiamo appena salvato Kacchan, potresti essere più riconoscente” disse dandogli una pacca sulla spalla. Bakugo sbuffò senza controbattere e abbassò di nuovo il capo verso il basso. Il panico di Izuku crebbe. “Forse non vuole essere salvato da tutti voi”.
“Midorya!” Kirishima lo vide, lì impalato. Gli corse incontro. “Midorya ce l’’abbiamo fatta! Il tuo piano ha funzionato!”. A quelle parole Katsuki alzò lo sguardo, incatenandolo in quello di Izuku. Lui deglutì. Sentì il suo stomaco fare una capriola. Si passò una mano tra i capelli, sorrise nervoso, imbarazzato “Eheh, già. Tutti sani e salvi”. Si sentiva un idiota, non seppe dire di meglio. Il sangue gli affluì sulle guance, facendolo arrossire visibilmente. “Ben fatta amico, missione compiuta!” Kirishima fece un salto, poi gli afferrò le spalle sorridendo euforico, cercando di trascinarlo in una danza esultante. Da sopra le spalle del rosso, incontrò di nuovo lo sguardo di Katsuki. Si sentiva andare a fuoco, gli occhi color rubino di Katsuki brillavano, ed erano ancora incollati nei suoi. Si rese conto di aver smesso di respirare. “Rilassati amico” intimò il rosso “Siamo al sicuro ora”. Izuku distolse lo sguardo, ma dentro di sé stava ancora bruciando. Iida gli aveva chiesto quale fosse la loro prossima mossa e lui se ne era a malapena reso conto. “R-raggiungiamo un luogo affollato” farfugliò. “Dobbiamo portare Kacchan alla polizia”. Fece una pausa, aspettandosi insulti e grida isteriche da parte del biondo, che però non arrivarono. “C’erano delle telecamere, avranno sicuramente visto cosa è successo. Dobbiamo trovare gli altri professori o il detective Tsukauchi.” aggiunse. Si sorprese di aver partorito un pensiero così logico in quella situazione. Sentiva lo sguardo di Katsuki addosso.
Iida annuì. Kirishima era su di giri, continuava a parlare a vanvera di quanto fosse stato epico ed elettrizzante attraversare due interi distretti, volando, in così poco tempo, usando i loro Quirk. Izuku non lo stava ascoltando. Stava cercando di capire dove si trovassero. Non ne aveva idea, aveva attraversato quella zona della città solo in treno. Quei palazzi e quelle strade gli erano completamente estranei… non che ci facesse molto caso: il suo sguardo continuava a soffermarsi su un elemento a lui familiare, le spalle curve di Kacchan, che camminava cupo alla sua destra, a qualche metro di distanza. Non riusciva a decifrare il suo silenzio. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo, affondare il viso nell’incavo del collo e respirare il suo profumo, dirgli quanto erano stati brutti quegli istanti in cui nessuno aveva idea di dove fosse e cosa stesse passando. Un altro brivido lo percorse la sua spina dorsale: aveva di nuovo incrociato quello sguardo di fuoco. Il contatto visivo durò solo qualche istante, Izuku distolse lo sguardo boccheggiando; aveva smesso di respirare per la seconda volta.
I quattro procedettero per qualche metro, sbucando su una delle strade principali. Non c’era più quasi nessun civile, la polizia aveva proceduto ad evacuare la popolazione rapidamente, grazie all’aiuto degli eroi professionisti. Gli unici a parlare erano Kirishima e Iida. Izuku non tentava nemmeno di seguire la loro conversazione. Katsuki non gli aveva ancora rivolto la parola, e aveva ripreso a guardare la strada. “Dovrei dire qualcosa” pensò; si voltò verso all’amico di infanzia alla sua destra, con un riflesso quasi involontario. Da anni si era reso conto di quanto la presenza di Katsuki fosse importante, un suo punto fisso, la sua sicurezza; e poco importava se l’amico non fosse sempre la persona più piacevole da avere attorno. Il sentimento che provava per lui andava ben oltre la semplice ammirazione con cui si era sempre giustificato.  
Il suo cuore mancò qualche battito. Kacchan lo stava guardando. Le sue iridi sembravano davvero andare a fuoco, ardevano come non mai, fissavano Izuku tanto intensamente che il ragazzo si sentì mancare la terra sotto i piedi. La bocca del biondo era piegata in uno strano ghigno a denti stretti, la sua era espressione del tutto indecifrabile: stava per urlare una raffica di insulti? Stava cercando il modo per ringraziarli? Avrebbe fatto saltare in aria l’intero isolato? Si stava preparando per staccare la testa a morsi a qualcuno, a lui in particolare? Possibilità non da escludere, aveva stretto i pugni e contratto i muscoli delle braccia; le sue spalle si alzavano e abbassavano al ritmo del suo respiro, leggermente irregolare. Aveva le sopracciglia contratte, lo sguardo incandescente, alimentato da solo dio sapeva cosa. Ikuzu avvampò “K-Kacchan..”. Il biondo sembrò sul punto di esplodere, per una frazione di secondo credette che lo stesse per placcare e gettare a terra per riempirlo di botte. Fortunatamente Iida in quel momento indicò un punto avanti a sé: “Laggiù! Stanno tutti guardando lo scontro di All Might, in diretta! Avevi ragione Midorya”. Kirishima accelerò il passo: “Muoviamoci! Andiamo a vedere! Andremo dopo dalla polizia con Kacchan”. Il rosso seguì correndo il capoclasse.
Con il pensiero rivolto ad All Might che stava fronteggiando All For One, stava per lanciarsi all’inseguimento dei primi due, ma la mano di Katsuki gli afferrò il braccio con forza. “Dove cazzo credi andare, Deku di merda”. Izuku rimase impietrito. Una fitta di dolore gli pervase il braccio; le sue ferite non erano ancora guarite del tutto dopo lo scontro del ritiro nei boschi. Lentamente, si voltò verso Katsuki: “K-Kacchan, i-io..”, ma non finì la frase. Katsuki si stava guardando intorno, senza mollare la presa. Il suo viso era contratto in un’espressione ancora più enigmatica di prima. Izuku si era immobilizzato, in preda al panico e all’adrenalina che gli provocava il tocco del biondo. Katsuki soffiò fuori l’aria dalla bocca, in quello che avrebbe potuto essere un sospiro o un ringhio.
Lentamente, il biondo percorse tutta la lunghezza del braccio del più piccolo con la mano, senza interrompere il contatto. La pressione sulle ferite, anche se lieve fece formicolare il braccio di Izuku, che serrò gli occhi. La sua espressione mutò in sorpresa pochi istanti dopo: Katsuki aveva incrociato le dita con le sue e lo stava trascinando verso il lato della strada opposto, verso una strada secondaria. Izuku si lasciò guidare, con la bocca spalancata ed improvvisamente asciutta, senza riuscire a smettere di fissare le loro mani strette l’una nell’altra. Un sorriso prese forma sul suo viso.  Si sentiva un perfetto idiota. Katsuki proseguiva a grandi falcate, e lui inciampava continuamente nel tentativo di restare al passo, ma si sentiva la testa così leggera e la mente così vuota che non riusciva a preoccuparsene. Superarono un negozio di giocattoli la cui vetrina era andata in pezzi, evitarono dei cassonetti sparsi a terra (Izuku in realtà quasi ci cadde sopra ma Katsuki lo strattonò, facendogli riempire gli occhi di lacrime, la fitta di dolore al braccio era stata fortissima). Si ritrovarono in un vicolo poco illuminato.
La stretta di Katsuki si fece più forte. Ringhiò “Deku”, lo strattonò facendolo inciampare davanti a sé, mollando la presa sulla mano. Izuku incespicò e, sorreggendosi alla parete per rimanere in piedi, annaspò in cerca di aria. Si ritrovò con le spalle al muro, le braccia muscolose di Katuski inchiodate alla parete alle sue spalle, bloccato in quella posizione. Ormai la bocca gli si era seccata del tutto, ma cercò lo stesso di deglutire. Si sentiva completamente in preda al panico.
“Deku” ripetè Katsuki ululando “ti avevo detto di non venire”. Scandì ogni singola parola. Izuku chiuse gli occhi e strinse i denti. Avrebbe incassato tutti i colpi che l’amico gli avrebbe inflitto, senza replicare. Lo aveva salvato, e questo gli bastava. Non avrebbe pianto.
Arrivò la prima sberla, in piena faccia, sulla guancia destra, forte e sonora. La testa inziò a vorticare, la vista gli si annebbiò leggermente. Nell’impatto, sputò la poca saliva che aveva a disposizione. Gli occhi si velarono di lacrime mentre si preparava al prossimo colpo, ma serrò ancora di più le palpebre per ricacciare indietro quelle lacrime. “Non piangerò” si ripetè. Quando Katsuki lo colpì l’altra guancia, il viso di Izuku venne spinto dall’altro lato e le lacrime iniziarono a rigargli gli zigomi arrossati per l’imbarazzo, per la rabbia e per le sberle. Non era riuscito a trattenersi. Era un completo idiota.
Il biondo gli sfiorò di nuovo la guancia appena colpita con il dorso della mano, passando dallo zigomo fino al mento. “Ora passerà ai pugni” pensò il più piccolo, trasalendo. Ma Katsuki ruotò il polso, afferrandolo e obbligando il viso di Izuku a voltarsi verso il suo. “Sottospecie di nerd” gli soffiò in faccia “smettila di frignare e guardami, apri quei cazzo di occhi!”. Izuku, scosso dai singhiozzi, scosse la testa. Non lo avrebbe fatto. Non gli occhi pieni di lacrime. A quella reazione Katsuki grugnì, accentuò la presa sul mento di Izuku e lo tirò a sé, facendo incontrare le loro labbra. “Voglio che mi guardi, MerDeku” disse soffiando direttamente nella bocca del più piccolo.
Izuku questa volta dimenticò non solo di respirare, ma anche di sorreggersi sulle proprie gambe. Kacchan lo anticipò, e lo sorresse con il braccio libero. Izuku schiuse le labbra, incredulo. La lingua Katuski approfittò della situazione e il bacio diventò ardente, bisognoso, travolgente. Lacrime di gioia, di rabbia, di cose non dette, di ammirazione sgorgarono ai profondi occhi verdi del più piccolo. Percorrevano gli zigomi, le guance, si mischiavano alla loro saliva; quel bacio sapeva di sangue, lacrime e libertà. Mentre le loro lingue continuavano a fondersi, mischiarsi, rincorrersi, Izuku sbirciò Katsuki: aveva gli occhi chiusi, le sopracciglia ancora contratte, i muscoli delle spalle tesi; neanche in quel momento riusciva ad abbandonare il suo cipiglio incazzato. In quel groviglio di lingue lacrime e saliva, Izuku riuscì a sorridere. Sentiva i pezzi della sua anima ricomporsi, ora, mentre Katsuki, il suo Kacchan, lo teneva stretto a sè. Trovò la forza di sollevare le braccia per circondare le spalle del biondo con tutta la forza che i suoi arti malridotti gli permettevano, e si abbandonò completamente a quel bacio di fuoco.
Alle conseguenze, ci avrebbe pensato dopo.
   
 
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