Era chiaro a tutti che Riben non era tagliato per avere il ruolo da presidente del club. Probabilmente neanche prima del suo cambiamento visto quanto poco voleva socializzare con le altre persone—e si sforzava di farlo quando era Superquattro per la sua prova—ma da quando aveva cominciato a legarsi i capelli e vestirsi in maniera diversa, stava portando tutti all’esasperazione. Ci voleva il precedente Campione, e perciò ex-presidente del club, a fare un tentativo con lui. Aris non poteva che accettare non solo perché doveva, e se l’era ripromesso lui stesso, ma anche perché Rupi lo rimproverava di sbrigarsi.
Quel pomeriggio Riben sembrava non essere uscito dalla sua stanza. Aris non investigò sul motivo, ma andò comunque a bussare alla sua porta con decisione. Sentì un click, pensando che probabilmente Riben si era chiuso a chiave, e successivamente la porta si aprì davanti a lui.
«Cosa vuoi?» chiese con tono spento il ragazzo più giovane.
Aris gli rivolse uno dei suoi soliti sorrisi, «Possiamo parlare?»
Riben roteò gli occhi al cielo ed aprì di più la porta per farlo entrare in camera sua. Il Superquattro di tipo Drago si guardò intorno, la stanza era molto più ordinata della sua ma piena di libri e fogli sparsi tra il letto e la scrivania.
«Allora, di che cosa vuoi parlare? Non farmi perdere tempo»
«E dai, rilassati… facciamoci una chiacchierata tra amici.» Aris si andò a sedere sul letto, «Perché ti stai comportando così? Non è da te, stai demoralizzando tutti i membri del club»
«Ecco, sapevo che saresti venuto a farmi la predica anche tu» Riben tornò davanti alla sua scrivania, «Se è solo per questo ti consiglio di andartene»
«“Ti consiglio”?» ripeté Aris, incredulo, «Perché, cosa succederebbe altrimenti?»
Riben non era tipo da minacciare le persone, in effetti sembrava più un errore dato dalla stanchezza più che un avvertimento. «Vattene e basta» gli disse, «Devo studiare e dopo devo sfidare due persone, stasera sarò impegnato a pensare a nuove strategie di lotta»
Aris tirò un leggero sospiro, alzandosi dal letto. Non ce la faceva più a sentirlo ripetere le stesse cose ogni giorno. «Certe volte sembri Erin, e anzi, lei non è così severa con sé stessa» si avvicinò a lui, quando Riben si voltò a guardarlo si ritrovò intrappolato tra Aris e la scrivania, dopo che il Superquattro aveva appoggiato una mano su di essa. «Sai di cosa avresti bisogno? Una sana scopata.»
Riben alternò lo sguardo tra la mano del più grande e i suoi occhi, «Non sei il primo che me lo dice»
«Però potrei essere l’ultimo»
Il Campione non fece in tempo a fare un passo in avanti, il Superquattro lo prese dal braccio destro, scoperto dal precedente scatto per liberarsi di lui. La mano fredda di Aris premeva sulla spalla nuda di Riben per avvicinarlo a sé e posare le labbra sul suo collo, percorrendolo con una serie di baci. Sotto di lui, Riben cercava di dimenarsi, ma era come immobilizzato. Eppure non sarebbe dovuto piacergli.
«L… lasciami…!» ordinò con un gemito non voluto.
Aris si leccò le labbra con un sorrisetto, facendo come richiesto, «Come vuoi, Campione. Ma ti consiglio di pensarci»