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Autore: Princess of the Rose    25/12/2023    0 recensioni
Solo l'amore poteva spingerlo a cercare un maglione sdrucito nell'immondizia in piena notte.
[RusIta; Maritombola 14]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt 88. Maglione sgualcito




Solo l'amore poteva spingerlo a cercare un maglione sdrucito nell'immondizia in piena notte. La sciarpa sul naso poteva poco contro quel fetore tremendo, e ogni volta che la sua mano entrava in contatto con qualcosa di viscido le imprecazioni si sprecavano. Ci volle una mezz'ora abbondante, ma alla fine Ivan riuscì a prendere il dannato indumento dal secchione, lo sgrullò per rimuovere le cose indefinite attaccate ad esso e lo analizzò per vedere cosa ne potesse fare.

Come Feliciano gli aveva detto quella mattina col sorriso più mesto che gli avesse mai visto in volto, il maglione era vecchio: un tempo doveva essere stato di un bel bianco candido, con delle decorazioni in rilievo, ma il tempo lo aveva ingrigito, sgualcito, e il colpo di grazia lo avevano dato le unghie dei gatti che ci avevano giocato prima che Feliciano lo potesse rimettere a posto. Il suo ragazzo non si era arrabbiato però.

"È un regalo del nonno," gli aveva spiegato parlando di Romolo al presente nonostante fosse morto da anni, "Non me la sono mai sentito di buttarlo, ma forse è ora, ve..."

Nonostante quelle parole le sue mani tremavano quando lo aveva posto nella busta dell'immondizia con cura; si era poi chiuso nel suo studio per tutto il pomeriggio con la scusa di dipingere qualcosa, e ne era uscito la sera con gli occhi lucidi dal pianto.

Ivan si rigirò il maglione sdrucito tra le mani, pensieroso. Nonostante fosse rovinato la lana era ancora buona, una bella lavata non l'avrebbe fatta tornare bianca ma sicuramente l'avrebbe fatta apparire in condizioni migliori. Prese il telefono dalla tasca e controllò l'ora: mancava un quarto d'ora alle undici, era forse tardi per chiamare ma a Natale mancava poco e purtroppo non aveva le capacità per fare quello che aveva in mente.

Sperando di non mandare tutto in malora, digitò il numero di Ludwig.







Una volta lavato e trattato le condizioni del maglione non apparivano così disperate. Non era tornato bianco, certo, però forse quel grigio giocava a favore della sua idea.

"Non è difficile da fare," gli spiegò Ludwig mentre disegnava il progetto su un foglio di carta, "Ho l'occorrente e ci vorranno un paio di pomeriggi. Posso fare la struttura in giornata e domani passiamo alla cucitura."

Ivan annuì, non riuscendo a smettere di giocherellare con il bordo della sciarpa. In un certo senso era sorpreso dalla disponibilità di Ludwig ad aiutarlo: non era un mistero che gli amici di Feliciano non fossero esattamente entusiasti della loro relazione, e Ludwig soprattutto era particolarmente protettivo nei suoi confronti.

"Me lo ricordo questo maglione," disse Ludwig, melanconico, "Romolo glielo regalò il Natale prima della sua morte. Lo ha tenuto anche se non gli stava più, deve essere stato difficile per lui staccarsene."

Ivan annuì: "Stava facendo il cambio dell'amardio quando i gatti lo hanno trovato e... Be', hai visto in che condizioni è."

Ludwig lo guardò fisso negli occhi: "Non posso negare di essere sorpreso da questa tua idea," disse incrociando le braccia, "Non ti facevo il tipo."

Ivan si incupì a quelle parole. Non avrebbe mai capito perché gli amici di Feliciano fossero così sospettosi nei suoi confronti e francamente non gliene importava: finché Feliciano era felice al suo fianco e loro non si intromettevano nella loro relazione, Ivan avrebbe sopportato volentieri quegli sguardi indagatori.

"Voglio solo farlo contento," disse, sentendo le guance scaldarsi,

Ludwig lo guardò per un lungo istante prima di ammorbidirsi: "Lo sarà," disse, sicuro, per poi girargli il foglio con sopra il disegno, "Di che colore vuoi gli occhi?"







Feliciano guardò il lupacchiotto che aveva tra le mani con occhi sempre più lucidi: gli era bastato toccare quel piccolo peluche grigiastro per capire da dove veniva la lana che lo formava. Alzò lo sguardo verso Ivan, il quale stava trovando estremamente interessante l'albero di Natale, un rossore acceso sulle guance.

"Ivan," singhiozzò, stringendosi al petto il lupacchiotto, "C-Come-"

"Be', il maglione non era forse salvabile però la lana era ancora buona," disse il russo come se dovesse giustificarsi, grattandosi un orecchio, "Eri così triste quando hai dovuto buttarlo e poi... Insomma, mi hai detto che Romolo era di Roma e non è il lupo- È il lupo il simbolo di Roma vero?" chiese, improvvisamente nel panico.

"Una lupa," disse, tirando sul col naso e carezzando la morbida testolina del peluche.

"Una lupa giusto... Be', possiamo far finta che è una lupa," Ivan, impacciato, si avvicinò al suo ragazzo e carezzò via lacrime che avevano iniziato a scendere, "N-Non ho esagerato vero? So che ci tenevi molto e-"

"È perfetto," Feliciano si buttò contro il suo petto, stringendo a sé il peluche; nonostante gli sforzi per non cedere sotto il peso di un lutto che non avrebbe mai smesso di far male, scoppiò a piangere, nascondendo il viso nel collo del suo ragazzo. Ivan, dopo qualche attimo di tentennamento, lo strinse a sé con forza, lasciandogli il tempo di elaborare il dolore, non sapendo se dovesse sentirsi sollevato dal fatto che il suo regalo era stato apprezzato o dispiaciuto per aver riaperto ferite mai del tutto chiuse.

Dopo qualche minuto Feliciano si staccò da lui, gli sorrise e lo coinvolse in un bacio mozzafiato.

"Spasibo Ivan," mormorò contro le sue labbra, gli occhi splendenti. Ivan, la testa leggera per gli effetti del bacio, sentì il cuore accelerare ancora di più al sentire la sua lingua madre dalla bocca di Feliciano.

"P-Prego," disse in italiano, cullando il suo ragazzo che era tornato ad accoccolarsi contro il suo petto, felice che il suo regalo fosse stato apprezzato. Con la coda nell'occhio notò i due gatti di casa adocchiare il lupacchiotto, o meglio, lupacchiotta, ancora nelle mani di Feliciano; bastò una sua occhiataccia per fermare sul nascere qualunque intento, distruttivo o meno che fosse - al loro discolpa i gatti erano sembrati abbastanza dispiaciuti del danno causato e avevano prontamente tempestato il loro padrone italiano di fusa in quei giorni. Però era meglio non rischiare.

"Ve, devo farlo vedere a Lovino," esclamò Feliciano, staccandosi dall'abbraccio e afferrando il telefono dal divano, per poi tempestare il peluche di foto da ogni possibile angolazione prima di mandarle a tutti i suoi cnoscenti con una descrizione dettagliata.
Ivan sorrise, intenerito, poi si voltò verso il proprio regalo, conservato in una elegante busta nera senza etichette.

"Ve, avessi saputo che intendevi farmi questo regalo forse ne avrei scelto un altro," disse l'italiano, arrossendo. Incuriosito Ivan aprì la busta e prese la scatola anch'essa nera e senza etichette contenuta al suo interno. Quando la aprì le sue guance divennero rosse come le luci dell'albero di Natale.

"Uhm, uh F-Feli?"

"Ve," in pochi secondi si ritrovò il suo ragazzo avvinghiato alle sue spalle, le labbra piegate in un sorrisetto divertito e malizioso, "Buon Natale amore mio."



 
   
 
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