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Autore: Son Manu    26/12/2023    1 recensioni
Una raccolta di piccole ricerche che racchiude tutto quello che riguarda il meraviglioso mistero della figura di Loki, tra astuzia e follia, tra genio ed inganno. Insomma, uno sguardo più in là oltre la semplice rappresentazione del Dio del Caos.
Genere: Mistero, Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Odino, Sigyn, Thor
Note: OOC, Otherverse, Traduzione | Avvertimenti: Gender Bender
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"Sapere è potere." - Piccolo spazio alla Mitologia Norrena:
 
"Io ero il fuoco incarnato, un vero figlio del Caos, felice e libero. Be’ forse non del tutto libero. E neanche del tutto felice.
Io mi chiamo Lokabrenna o, tradotto approssimativamente, il vangelo di Loki. Loki sono io. Loki, il Portatore di Luce, l’eroe incompreso, elusivo, bello e modesto di questo particolare intreccio di bugie. Non prendetelo come oro colato, ma è vero almeno tanto quanto la versione ufficiale e, oserei dire, più divertente."
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Tratto da "Il Canto Del Ribelle" di Joanne Harris.
        
Ci sono diverse rune associate a Loki ma tra queste Kenaz/Kaunaz o Kaen è considerata la sua runa, soprattutto perché rappresenta fortemente la conoscenza.
Forse il più profondo dei misteri occulti di Kenaz è la ricerca della conoscenza, per amore del potere. Che "La Verità ti renderà libero" è davvero un'idea molto antica, ed è questa ricerca, conquista, applicazione e riconoscimento della verità che sta dietro ogni autentica ricerca della conoscenza occulta. Ma questa conoscenza — anzi 'astuzia' — è un'arma a doppio taglio — il fuoco può servirci, ma non è nostro amico.
E' la radice di tutta la conoscenza tecnologica, la runa dell'artigiano e dell'astuto - Loki.
"Kenaz significa "fuoco" ed è un simbolo di conoscenza e intelletto, illuminazione, ricerca dell'illuminazione, far luce sulle questioni, ricerca della verità, abilità e abilità creative, creatività, arte, artigianato, astuzia, acquisizione e applicazione della conoscenza, femminile, occulto, segreti, intuizione, entusiasmo nell'insegnare/apprendere, studio, fuoco di parentela, opportunità, giocosità."
 
Loki viene considerato un dio ambiguo per diversi motivi. L'etimo del suo nome viene legato al fuoco ed in particolare alla fiamma (altri studiosi collegano il suo nome all'aria), un elemento ambivalente collegato sia alla civilizzazione, alla casa e alla forgia, sia alla distruzione. Anche se egli appartiene alla schiera degli Asi, vivendo con loro e partecipando alle loro vicende, al tempo stesso è imparentato con i giganti, simboli del caos. Per quanto riguarda i suoi rapporti con gli dei, Loki ha stretto un patto di fratellanza di sangue con Wotan/Odino e in molte occasioni ha aiutato il sovrano degli Asi o il figlio Thor ad affrontare imprese, a superare pericoli ed a ristabilire l'ordine. Inoltre la sua benevolenza viene sottolineata da molti studiosi che affermano che Loki non sarebbe altri che Lóðurr, colui che compare nella triade divina primordiale, creatrice degli uomini da due tronchi d'albero ed in particolare questa divinità donò agli uomini neonati il calore del corpo e il bell'aspetto.
Loki è comunque associato anche ai giganti, simboli di caos e distruzione primordiali, con i quali ha una stretta parentela: è figlio del gigante Fárbauti, anche se la madre risulta essere la dea Laufey (isola di foglie) detta anche Nál (un mito narra la nascita del fuoco, Loki appunto, quale unione del fulmine, Fárbauti, che colpisce le foglie, Laufey, o gli aghi di pino, Nál).
 
Dopo essersi unito con la gigantessa Angrboða, Loki ebbe tre figli, il lupo Fenrir, il serpente di Miðgarðr, Miðgarðsormr o Jǫrmungandr e infine la temibile Hel, dea della morte, che regna sul mondo sotterraneo.
Unendosi alla dea degli Asi, Sigyn, Loki ha generato divinità benevole come Narfi e Váli. Sigyn gli sarà sempre molto devota e lo curerà al momento della sua caduta, tanto da divenire il simbolo della fedeltà coniugale.
Loki è ambiguo inoltre proprio per il suo atteggiarsi: spesso si traveste e fa il buffone, viene accusato dagli altri Asi di comportarsi e di giacere come una donna (atteggiamenti tipici delle figure sciamaniche), infatti è a conoscenza della magia del Seiðr (come anche Odino), che comporta per i maschi inverecondia e comportamento effeminato (egli l'adopera per compiere mitiche metamorfosi: mosca, pulce, cavallo, falco, salmone, foca). Ad esempio, una volta Loki si trasformò in puledra finendo per rimanere gravido con il cavallo Svaðilfœri poiché costretto dagli dei a rimediare ad un suo errore, generando quindi il divino cavallo ad otto zampe Sleipnir, il cavallo di Odino; ciò instilla un dubbio sulla sessualità di questa divinità ma in realtà è un segno del fatto che Loki è disposto a tutto pur di portare a compimento i suoi piani.
Alla fine dei tempi Loki riuscirà a liberarsi dal suo supplizio e duellerà fino alla morte con Heimdallr nel corso del Ragnarǫk.
 
Demone di fuoco e figlio del Pandemonio, viene attirato nel mondo degli Aesir come braccio destro di Odino: la sua natura caotica gli consente di non seguire i dettami del mondo dell’Ordine inaugurato dalle nuove divinità e la sua furbizia è una dote quanto mai preziosa e ricercata. Marchiato con la runa di fuoco Kaen/Kenaz e fratello di malia del Generale Odino, Loki lascia il suo mondo di Caos per entrare nella ristretta cerchia di divinità che governa i mondi dai palazzi dorati di Asgard. Ma sia la sua natura caotica che la sua intelligenza sono armi a doppio taglio per gli Aesir che non esiteranno a sfruttarle e a rivolgergliele contro a loro piacimento.
 
Sfaccettato, amorale e affascinante e non si può fare a meno di fare il tifo per lui e comprenderlo. Che colpa ne ha se il caos dentro di lui lo porta a tradire ed ingannare? Forse non lo sapeva Odino quando l’ha reclutato? In fondo, è sempre stato trattato ingiustamente e con disprezzo dagli altri dei, anche e nonostante tutte le volte che li ha aiutati e salvati. Poteva forse comportarsi diversamente?
Inizialmente Loki cerca di farsi apprezzare, ci prova a farsi se non voler bene, quantomeno a non farsi odiare. Ma gli Asi sono una casta chiusa e molto tronfi e orgogliosi e lo accusano di ogni nefandezza, anche delle più sciocche banalità, generando risentimento nel suo animo, risentimento inasprito dal silenzio di Odino che, in qualche modo, avalla il motteggiare continuo del resto delle Divinità. È qui, infatti, che nasce il germe della rivalsa in lui. Nella fase “Ombra”, tramite la narrazione di varie avventure (alcune note ai lettori delle opere classiche della mitologia nordica) che coinvolgono Loki e gli altri Dei (Thor, in particolare, ma anche Odino, Frey, Freyja), cerca di scoprire i punti deboli degli Asi, seminando zizzania tra loro per indebolirli, in cerca della sua rivalsa, ma non approda a niente di definitivo, ritrovandosi spesso anche a salvarli. Nella terza fase l’imbrunire si avvicina, complici la profezia dell’oracolo e i sogni di Balder il bello, di cui Loki provoca la morte. Come noto, ciò porta al suo incarceramento e all’inizio del Ragnarok. La parte finale, appunto il tramonto, è il momento della fine della civiltà degli Asi, perlomeno quella che era esistita fino a quel momento.
 
Uruz: la runa del toro primordiale e del dio ambiguo Loki
Uruz è – seguendo sempre il Futhark – la seconda runa nel percorso dell’uomo sulla terra. Uruz si esprime nella potenza della notte della creazione, sta nell’inizio dell’oscurità. Uruz deriva da -Ur, radice di Uro, l’immenso toro primordiale. La sua forma infatti ricorda due corna rovesciate. Esistevano realmente nelle regioni del nord in antichità dei tori giganteschi, con spalle possenti e una testa tozza. Sopra questa ben piantate due corna a difesa del cranio. Il pelo era medio lungo per proteggersi dal freddo. L’Uro era considerato espressione della potente forza primordiale, dell’istinto primigenio. Ovvero la notte della creazione, quella propulsione immensa e inarrestabile che ha creato tutte le cose. Ma le Rune sono ambigue come spesso lo sono gli dei norreni, niente è tutto luce, niente è soltanto ombra. Spesso quindi ogni runa può contenere il suo contrario, può essere estratta ribaltata. Ed ecco che la forza primordiale creatrice può trasformarsi in distruzione e devastazione.
Nella cultura pagana nessun elemento è buono o cattivo a priori, ma sta nel suo preciso utilizzo che – acquisendo l’energia e l’intenzione di chi lo manipola – assume una forma. Ecco perché “nessuno incida rune se non è in grado di domarle” è un monito che va inscritto sulla pelle col fuoco. Perché il segno non è mai solo un tratto grafico, è simbolo e questo contiene una forza che non si spegne se non la si sa domare e può consumare tutto.
Nella mitologia norrena la runa Uruz è associata al dio più ambiguo e “oscuro” della mitologia norrena: il dio Loki; rappresenta l’energia della pulsione liberata e sfrenata, è il dio per eccellenza dell’astuzia, dell’inganno e dell’intelligenza. I primi cristiani che avevano invaso le terre del nord avevano identificato il dio Loki col diavolo, semplificando enormemente la sua natura ambigua. Loki è una forza di azione purissima, aspecifica, che può essere applicata e incanalata per aiutare o per distruggere. Spiegato dunque il perché è considerato in tutto questo insieme il 'dio dell’astuzia', a volte aiuta gli Asi, a volte no.
   
 
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