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Autore: Albascura_    30/12/2023    0 recensioni
Finalmente lei giaceva lì, davanti ai suoi occhi, sotto le sue mani tremanti. Le mancò l’aria nei polmoni a vedere quanto fosse cambiata in una sola settimana. Una sola settimana da quando erano state divise.
Una sola settimana di prigionia quante nuove cicatrici poteva lasciare sul suo esile corpo di Halfing?
“Rhyn… Maledetta…”
[tw: postumi di una tortura]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Cursed be your greedy hands
 
Entrarono nel rifugio con tale urgenza da scardinare la porta, l’asse di legno che volò da un lato nell’indifferenza totale. L’atmosfera era tesa in quella stanza spoglia, i gesti di tutti febbrili e meccanici. 
Gwein urlava ordini come fossero ancora in battaglia, l’unica differenza stava nella voce incrinata e nelle guance sporche di cenere rigate di lacrime.
“Elyapp fai presto! Posiziona delle trappole e resta di guardia!”
“Dorian portami la borsa del guaritore!”
“Oromis, metti a bollire dell’acqua pulita!”
“Kradarr mettila su un fianco, fai piano accidenti!”
Il cuore le rimbombava forte nel petto mentre mormora preghiere tra i denti, il medaglione di Tymora, quello che le aveva donato lei, pesava come un macigno appeso al suo collo. 
E finalmente lei giaceva lì, davanti ai suoi occhi, sotto le sue mani tremanti. Le mancò l’aria nei polmoni a vedere quanto fosse cambiata in una sola settimana. Una sola settimana da quando erano state divise.
Una sola settimana di prigionia quante nuove cicatrici poteva lasciare sul suo esile corpo di Halfing?
“Rhyn… Maledetta…” sussurrava tra i denti mentre la spogliava dei cenci luridi che una volta erano stati i suoi abiti, “maledetta la tua testardaggine e la tua arroganza…”
Rhyn pareva senza vita, il suo esile petto mosso dal più debole dei respiri. Ognuno poteva essere l’ultimo, per quanto ne sapevano. Il suo giovane viso era talmente pallido che il sangue secco sulla sua fronte pareva inchiostro, pozze e ricami che le adornavano la fronte come una corona.
“Maledetta la tua morbida bocca piena di sotterfugi e bugie…”
Le ciglia fulve erano ventagli pesantissimi sui suoi zigomi ora sporgenti, la rotondità del suo bel viso più nitida nei ricordi di Gwein che nella malconcia creatura che aveva di fronte. 
“Ce la farà?” Domandò Dorian.
“Che cosa avrà rivelato?” Chiese Kradarr.
“Se avesse detto qualcosa non l’avrebbero conciata così!” ringhiò Gwein.
Ogni strato che le dita tremanti di Gwein staccavano dal suo corpo rivelava quanto brutali fossero state le torture che la giovane Halfling aveva subito. 
Lividi vecchi e nuovi si sovrapponevano fino a far dimenticare quale fosse il normale colore della sua pelle. Le esili braccia erano sudicie di terra e sangue. E le sue mani… Le sue belle mani… Gwein inghiottì a fatica la bile che le risalì la gola a quello scempio. Al posto del mignolo sinistro c’era solo una ferita infetta, e dove una volta c’erano state le sue unghie, solo grumi di sangue. 
“Maledette queste mani scaltre e spietate…” sussurrò mentre con una pezza umida ripuliva delicatamente la sua pelle martoriata, “maledetta ladra avara di segreti… Non ti è bastato rubare il sole dal mio cielo… Il respiro dal mio petto…”
Kradarr, Elyapp e Oromis erano usciti. Solo Dorian se ne stava seduto in un angolo, le ginocchia al petto e la testa tra le mani. Era anche colpa sua, in fondo. Questo credeva. Si meritava di assistere a quell’impietosa stima dei danni. Ma Rhyn, se fosse stata cosciente, l’avrebbe colpito, forte, per quello sciocco pensiero. Gli avrebbe lasciato un segno, forse anche una nuova cicatrice da contare insieme alle sue. Stesso sangue, stesse cicatrici. Così diceva sempre. Avevano uno strano senso di famiglia, gli Hilltopple.
Dopo aver medicato le sue braccia e le sue mani, per Gwain era ormai chiaro quanto grave fosse la situazione in cui verteva la compagna. Ma quando la girò, capì che quello che aveva visto non era il peggio. Il peggio era la schiena. Quella vista fu come un pugno allo stomaco per Gwein. Strinse i denti mentre percorreva con lo sguardo quello strazio.
I solchi delle frustate creavano un intricato disegno sulla sua pelle. Alcune, dovevano essere le più vecchie, non sanguinavano più. Erano ormai scie di pelle gonfia e arrossata, una tela sulla quale erano state dipinte quelle più recenti. Spesse linee attraversavano le attraversavano il dorso in ogni direzione, come fosse stata vittima di un macabro e crudele girotondo, al centro dei suoi carcerieri.  Alcune ferite erano rosso vivo, colanti sangue scuro e vischioso, altre erano gialle e rigonfie, trasudanti liquido infetto.
“Guarda cosa ti hanno fatto…” sussurrò con il respiro spezzato mentre passava quanto più delicatamente possibile la pezza umida sulla pelle lacerata.
Doveva fare male, eppure Rhyn non si mosse. Giacque immobile durante tutta la medicazione: la disinfezione, la stesura dell’unguento, la fasciatura. Non un sussulto, non un respiro più rumoroso degli altri, non un fremito delle palpebre. 
Sembrava morta, eppure era viva. Il suo cuore era debole, ma pulsava ancora. Il suo esile petto si alzava debolmente, ma in modo regolare.
Gwein desiderò che la realtà funzionasse come le favole, che le lacrime di un’innamorata bastassero a guarire qualsiasi ferita, a cancellare qualsiasi dolore. Ma purtroppo non vivevano nelle favole. E non era molto quello che poteva fare una semplice paladina con unguenti e bende, per quanto si impegnasse e per quanto lo desiderasse. 
Con una nuova risoluzione nello sguardo, Gwein si girò verso i suoi compagni, la prossima mossa che già prendeva forma nella sua mente calcolatrice: “Non la lasceremo morire così.” Dichiarò con fermezza, “Ci serve un chierico.”
“E come diavolo pensi di fare?”  Kradarr incrociò le braccia al petto e sbuffò. “Siamo tutti ricercati, per colpa sua.
“Troveremo un modo!” Gwain gridò, “Rhyn non morirà, dovessi prestare giuramento a Bane o Cyric!”
Oromis fece un passo avanti e guardò il dragonide con freddezza. “Rhyn ha sbagliato, ha agito alle nostre spalle e ci ha mentito. Ma è una di noi, Kradarr. Abbandonarla al suo destino non è un’opzione.”
“Hai sentito Gwain. Non dimenticare chi è che comanda qui.” Aggiunse Elyapp impassibile.
“Per… Per favore…” balbettò Dorian ancora rannicchiato nel suo angolo.
Kradarr portò gli occhi al cielo. “Se sono l’unico sano di mente qui… Qual è il piano?”
 


***
Scritta per il Secret Santa del gruppo fb NonSoloSherlock. Prompt: I postumi di una tortura. Extra points se ci sono delle frustate di mezzo.

 
   
 
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