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Autore: Miss1ice    01/01/2024    0 recensioni
Un bel dio un giorno s'innamorò di un mortale, mai peccato fu più grave, la sua punizione, vedersi portare via il suo unico amore, ma non tutto è perduto...occorre solo sperare.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Si narra di una leggenda, ora persa nell’oblio, in cui si parla di una divinità talmente tanto bella e dall’animo buono di cui era impossibile on innamorarsi.
Per la sua natura divina, le era impedito di amare perciò aveva ovviato al problema rinchiudendo il suo cuore in uno scrigno per poi gettarlo in fondo alle profondità marine, sperando di essere al sicuro da quell’emozione mortale che lo avrebbe condotto verso una maledizione terribile nel caso si fosse avverata.
Una soluzione drastica quella di strapparsi il cuore dal petto, perché nonostante esso non fosse più con lui, batteva ancora e provava gli stessi sentimenti che il dio cercava di annullare. I secoli passarono per la bella divinità che passava le sue giornate vagando per il mondo beandosi della civiltà che vi prosperava, ma non amando nessuno e non prestando mai una vera attenzione per quei mortali che lo amavano.
Ma la situazione non era destinata a durare.
Un bel giorno, mentre passeggiava tra i campi di grano, dove i papaveri spuntavano dando al paesaggio monotono un tocco di colore, intravide un umano intento a camminare nella sua direzione.
I loro sguardi s’incontrarono facendoli sussultare e provocando nel dio una vaga sensazione di smarrimento che non riuscì a spiegarsi.
«Salve.» disse la divinità e sorridendo al bel mortale che gli si stava facendo incontro. Il bel dio scorgendo gli occhi di quel mortale, ne riconobbe lo stesso colore dei papaveri che fino a quel momento stava ammirando, richiamando la sua attenzione e facendolo avvicinare al ragazzo che incantato gli si era avvicinato.
Il mortale aveva riconosciuto nella figura della divinità un dio e con estrema sottomissione, gli si prostrò ai piedi per baciargli le vesti candide che indossava.
«Sollevati, giovane umano, non occorre che mi veneri, mi basta solo la tua compagnia.» disse il dio porgendo la mano all’umano per aiutarlo ad alzarsi.
La mano venne appena sfiorata dalla punta delle dita del mortale, che sollevandosi non staccò lo sguardo dal dio, osservando come quegli occhi verdi assomigliassero ai prati in primavera e gli dessero una sensazione di benessere nell’ammirarli.
«Come ti chiamo giovane umano?» venne chiesto al mortale con voce melodiosa. Il ragazzo che non aveva mai incontrato una divinità e non aspettandosi mai nella vita che gli venisse posta una domanda da un essere così potente con un balbettio e un inchino gli rispose.
«Katsuki, vostra grazia. Il mio nome è Katsuki.» il suo tono di voce era basso e leggermente gutturale, cosa inaspettata per il dio che avendo passato tutta la sua esistenza con i suoi simili, aveva sempre sentito voci armoniose e atone.
«Mio giovane Katsuki, non serve che mi dimostri tutta questa cortesia, gradirei che invece mi chiamassi per nome.» disse il dio ridacchiando al volto sconvolto dell’umano.
Katsuki che fissava il dio, non si accorse minimamente del suo gesto di seguirlo e quando lo vide incamminarsi per un attimo ci rimase male nel non poter più ammirare quei pozzi verdi che erano i suoi occhi.
«Cosa fai Katsuki, non mi segui?» domandò la divinità avvicinandosi ad un albero di faggio che si trovava al limitare del campo di grano e da cui si poteva avere la visuale di tutta la valle.
«Vostra grazia, non mi avete detto come mi devo rivolgere a voi?» sussurrò il mortale correndogli appresso, ma restando a debita distanza, soprattutto quando il dio si sedette su una delle radici più sporgenti dell’albero, «Aspettate, potreste macchiarvi la veste.» e appoggiò la sua casacca che si era sfilato per posarla dove il bel dio aveva intenzione di sedersi.
«Grazie.» e si sedette rivolgendo un sorriso di gratitudine al mortale che cercò di ricambiare il sorriso, ma riuscendo solo a fare una smorfia che fece ridacchiare il dio, «Comunque mio giovane Katsuki, puoi chiamarmi con il nome che i mortali mi hanno dato su questa parte di mondo. Izuku.»
Il vento soffiò nell’esatto momento che quel nome venne pronunciato, scompigliando i capelli verdi del dio.
«Siete uno splendore alla vista, mio signore Izuku.» disse il mortale inchinandosi di nuovo.
«E i tuoi capelli mi ricordano il colore del grano, mentre i tuoi occhi i papaveri che stavo ammirando.» rispose la divinità indicando al biondo il posto accanto a sé dove potersi accomodare.
Katsuki dopo mille cerimonie, si accomodò accanto al dio e gli rimase accanto fino a quando il sole non iniziò a calare oltre la cima delle colline che circondavano la valle in cui si trovavano.
Gli occhi del mortale, stanchi per la lunga giornata cominciarono a socchiudersi sempre di più fino a chiudersi del tutto.
La mano di Izuku si sporse verso di lui, afferrandolo prima che potesse perdere l’equilibrio e cadere a terra.
Il contatto fece fremere il dio che non aveva mai toccato un mortale nella sua lunga esistenza, nonostante passasse tra di loro quasi tutto il suo tempo.
Senza accorgersene mosse la mano e la posò sul suo volto per accarezzargli la guancia.
Era la sensazione più bella che avesse mai provato.
 
   
 
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