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Autore: KH4    03/01/2024    1 recensioni
- Tutto questo è ingiusto. Sadicamente malvagio! - Si lamentò l'albino - Questo è un giorno di festa! -
- Soltanto in Occidente da che io ricordi. Qui da noi scuole e uffici sono regolarmente aperti. -
- Nanamin, come puoi essere così crudele?!? -
- Se cerchi qualcuno da recriminare per la propria negligenza non devi fare altro che guardarti allo specchio. Hai avuto tutta la settimana per visionare questi contratti, invece hai preferito crogiolarti nell'ozio -, lo accusò pacato il biondo - Comuque, se è il pensiero di perderti la cena a renderti più insopportabile del solito, posso assicurati che se terremo questo ritmo potrai rincasare entro le venti. -
- Ma mi sto perdendo Yuji-kun che cucina! Guarda! Guarda! - Nello strepitargli addosso gli sbattè in faccia lo smartphone aperto su una foto in particolare - Sta indossando il grembiule rosa! Quello con il girasole cucito sopra che mi piace tanto! -
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gojo Satoru, Itadori Yuji, Nanami Kento
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note di inizio capitolo: ok, come io sia giunta qui è un mistero e ancor di più come mi sia ritrovata a scrivere su personaggi di cui non conosco niente.
Non ho letto nè il manga nè visto l'anime, perciò tutta la mia conoscenza è alquanto grossolana, limitata ai caratteri base dei personaggi e alla curiosità che ha trovato in pinterest centinaia e migliaia di immagini a non finire su di loro, ragion per cui spero avrete pietà.
E' da un pò che non scrivo e in una settimana questa shot e un'altra che spero di pubblicare presto sono state arrangiate fra una portata e l'altra senza però vedere la luce in tempo per Natale - perchè ovviamente la puntualità su questo versante è una cosa a me estranea -.
Il titolo semplicemente non esiste perchè non ne ho trovato uno, tanto che alla fine mi sono detta "va bè, metto questo, tanto meglio di niente", ma tranquilli che l'altra lo possiede.
Detto ciò, questa che vi propongo è una storia unica, una Modern Au con i personaggi prabilmente un pò Oc, maggiorenni seppur la corposa differenza di età sia presente (Itadori ha ventuno anni e Gojo e Nanami sono sui trenta), fra la commedia e il romantico.
Spero possa piacere e che non ci siano errori grammaticali!
Buona lettura!



- Abbiamo finito? -
La bocca deformata in una smorfia alabastrina di Gojo Satoru peccava dell'assenza di zuccheri che ne addolcissero l'anima e di qualsivoglia briciola di raziocinio in grado di mitigarne il nero umore che si portava appresso dacchè gli era stata chiara la tortura riservatagli

Non che a Nanami Kento importasse o fosse intenzionato ad appagare il malsano e altrettanto inesistente impulso a volergli conferire la giusta attenzione e ciò andava perfettamente a spiegare la totale mancanza di rimorso quando alle otto spaccate del mattino lo aveva trascinato per l'orecchio fuori casa, fatto sfilare per tutta la hall dell'edificio e infine confinato lui e il suo malanimo sulla poltrona dell'ufficio per così scartabellare insieme una mostruosa torre cartacea che richiedeva la sua supervisione e la sua firma in calce.

Il venticinque Dicembre non possedeva radici sofisticate in Giappone, al contrario di alcuni eventi più vetusti che impedivano a quest'ultimi di essere paragonati a una sorta di moda commerciale molto in voga fra i giovani desiderosi di sperimentare altrui festività, ma dall'alto della sua lungimirante professionalità l'affarista era sicuro ogni altro dire che l'erede della famiglia più danarosa dell'intero continente non fosse incline a far intercorrere le dovute differenze fra una ricorrenza e l'altra sicchè qualsiasi occasione di svago per lui era buona al fine di svicolare dall'inquadrata quotidianità burocratica che la sua posizione implicava.

Così come a lui risultava ininfluente il suo puerile bubbolare.

- Continuare a chiedermelo non farà sì che il lavoro si smaltisca più velocemente -, asserì l'uomo nel raccogliere il foglio firmato per subito sostituirlo con un gemello immacolato - Ora leggi e firma. -

Allo scoccare delle diciotto il tempo pareva promettere una nivale serata d'inverno.

La sede della Gojo Industries svettava nel pieno centro di Shibuya in qualità di trionfo architettonico, fra pareti di ghiaccio incastonate in uno scheletro metallico che si inerpicava oltre le nubi e la sola altezza a raschiare via persino l'idea che la polvere potesse depositarsi sulla sua superficie.

Con l'ufficio sopraelevato a tutti gli altri piani, Gojo poteva appena piluccare l'indiscutibile ascendente che ghirlande e lucine festose, intrecciate in un festoso connubbio, già esercitavano malgrado la vetrata garantisse totale trasparenza.

A fianco a lui, Nanami sedeva perfettamente calato nel ruolo del suo aguzzino, le sopraciglia appena aggrottate e un muro di ostinazione a cementarne la clemenza. 

Il facoltoso erede era riluttante a credere che quest'ultimo non comprendesse la portata della situazione in gioco, ma trattandosi proprio dell'affarista che tutto prendeva seriamente immaginava che una quisquiglia come il Natale, con i suoi addobbi colorati, i regali sotto l'albero, i biscotti allo zenzero, i bastoncini di menta piperita e una cena preparata nientemeno che dal suo ragazzo, rasentasse una futilità indegna della dovuta considerazione.

- Tutto questo è ingiusto. Sadicamente malvagio! - Si lamentò l'albino - Questo è un giorno di festa! -
- Soltanto in Occidente da che io ricordi. Qui da noi scuole e uffici sono regolarmente aperti. -
- Nanamin, come puoi essere così crudele?!? -
- Se cerchi qualcuno da recriminare per la propria negligenza non devi fare altro che guardarti allo specchio. Hai avuto tutta la settimana per visionare questi contratti, invece hai preferito crogiolarti nell'ozio -, lo accusò pacato il biondo - Comuque, se è il pensiero di perderti la cena a renderti più insopportabile del solito, posso assicurati che se terremo questo ritmo potrai rincasare entro le venti. -
- Ma mi sto perdendo Yuji-kun che cucina! Guarda! Guarda! - Nello strepitargli addosso gli sbattè in faccia lo smartphone aperto su una foto in particolare - Sta indossando il grembiule rosa! Quello con il girasole cucito sopra che mi piace tanto! -

Tramite le lenti degli occhiali che sistemò manipolando le sottili asticelle, Nanami mirò l'immagine che ritraeva il soggetto scatenante tutta la deferente devozione di Gojo.

La testolina arruffata di Itadori Yuji spiccava quanto un mazzolino di petali di ciliegio, le pagliuzze dorate degli occhi concentrati sul movimento costante che la mano elargiva sulla frusta immersa nella ciotola, stretta con l'altro braccio.

A seguire, scatti da angolazioni alternative e primi piani probabilmente trafugati dall'abile mano di Kugisaki - le didascalie sotto ogni foto regalata recavano la sua ammiccante provocazione -, testimoni digitali di come la cucina fosse molto più che materia di compentenza per il giovane.

Non a caso la sua reputazione di cuoco si era subito guadagnata il beneplacito degli impiegati dopo nemmeno una settimana dall'assunzione presso uno dei locali presenti al piano ristorazione.

La curiosità per quello che tre anni addietro era un diciottenne come qualsiasi altro infine era giunto a impastare anche il suo palato, facendogli incontrare uno dei volti più traboccanti di gioia che fosse mai riuscito a farlo tornare in ufficio con la prospettiva del successivo pranzo a pungolarne i rari sorrisi.

- Nanamin, buongiorno! -
- Come? Solo un panino? Non va bene, Nanamin! Con il lavoro che fate dovete mangiare qualcosa di più nutriente! -

Non si negava che talune consuetudini giornaliere quali il concendersi una tazza di tè o una passeggiata per sgranchirsi i muscoli le avesse confezionate proprio perchè la giovialità di Itadori - non dissimile a uno scroscio d'acqua limpida - era in grado di snebbiargli l'umore anche quando la somma dei loro incontri veniva racchiuso con la pronuncia di quel nomignolo che, invece, se articolato dalle labbra insoffribili di Gojo, suscitava in lui l'automatico declino della calma, ma nulla di tutto ciò si era mai arrogato di superare la soglia affettiva che si poteva venire a creare nei confronti di un fratellino minore.

Contrariamente, al trentenne di cui era l'onnipresente ombra nell'ambito lavorativo, il ragazzo era apparso come un dono dal cielo che era rimasto a fissare con aria trasognata nell'apprendere come fossero le sue mani e le sue conoscenze sull'arte pasticcera a dare vita a tutta quella sequela di dolci per la quale non conosceva orario, quantità e dignità.

Qualora Nanami si affacciava all'ufficio venendo accolto esclusivamente dall'immobilità dell'arredamento, la mano puntualmente si allungava ad allacciarsi alla collotola dell'albino nel trovarlo seduto al suo consueto tavolo mentre monopolizzava il ragazzo in una tale maniera che all'inizio lo aveva visto più volte corrugarne la fronte.

Conosceva l'erede della compagnia quanto bastava da avere familiarità con la megalomania che aveva vergato taluni suoi casini adolescenziali, tutti scaturiti dal suo essere una prima donna a cui piaceva lasciar vagare l'attenzione fino a quando questa non veniva calamitata da qualcosa ugualmente destinata al dimenticatoio.

- Davvero adorabile -, fu il suo verdetto - Suppongo che questo reportage fotografico sia il modo di Kugisaki-san per sdebitarsi del nuovo smartphone di cui le hai fatto dono. -
- Per quale altra ragione glielo avrei comprato, altrimenti? -
- Capisco -, annui il biondo. Dopodichè mise il silenzioso al telefono e lo ripose nella tasca interno della giacca.
- Ma che fai?!? - Le braccia di Gojo corsero ad allungarsi per recuperare il proprio avere, ma inutilmente.

Si riteneva che fra le avventatezze che un essere umano poteva compiere, la più scellerata fosse inimicarsi una personalità di spicco dotata di inesauribili mezzi con il quale avrebbe potuto afferrarne la singola esistenza e angariarla a libero piacimento.

Evidentemente pochissimi sorteggiati dal fato dovevano essersi rifiutati di ottemperare obblighi imposti da uomini come Nanami, altrimenti negli archivi di stato sarebbero state presenti molte più testimonianze su come fosse preferibile farsi spolpare in tutti i sensi figurabili piuttosto che istigarne la natura dormiente.

- Ti dò un incentivo a prendere seriamente il tuo lavoro. Vuoi festeggiare con Itadori-kun? Guadagnatelo. -

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- Ben arriv...Off! -

Itadori Yuji si ritrovò inglobato da due braccia avide di azzerare l'agnognata distanza non appena ebbe aperto la porta che dava sul pianerottolo.

-Yuji-kun, è così bello abbracciarti! - La declamazione di Gojo lo travolse con i sofferti palpiti dell'impazienza ad accentuare il viluppo che ne accaldò le gote dell'inconscia reazione che quel contatto espansivo gli procurava - Giuro che mi sarei buttato dalla finestra se fossi stato costretto a firmare un altro foglio! -
- Esagerato come al solito. - Itadorì non potè fare a meno di sorridere,  - Oh, Nanamin! che piacere vederla! -
- Buonasera, Itadori-kun. - Nanami accompagnò il saluto con un lieve cenno della testa, smorzando il perseverare della sua posa granitica .inabile a disseminare rumore alcuno.
- Vuole unirsi a noi? - Gli domandò il ragazzo una volta riuscito a ridimensionare la morsa dell'abbraccio - Per ringraziarla del duro lavoro con Gojo-san! -
- Yuji-kun, stai insinuando che faccia vedere i sorci verdi a Nanamin?!? - Si offese l'albino.
- Sto soltando dicendo che anche lui ha avuto una giornata fatica e merita una cena come si deve. C'è cibo in abbondanza e una sedia in più è sempre disponibile. Certo, se le fa piacere... -

Quelle di Itadori non erano parole da cui sgusciare un senso criptico; semplicemente si allungarono sulla sua algida figura strappandogli la resa incondizionata prima ancora che il minuscolo quadretto dell'appartamento scoppientante di gioia, che piroettava fra il profumo delle leccornie sfilanti sul tavolo allungato e il vociare della combriccola, gli facesse varcare la soglia con l'indice ad allentare il nodo della cravatta.


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- Sai che se non lo tratterai come merita saranno in molti a venirti a cercare? -

A detta di Nanami Kento, il compendio morale di Gojo Satoru, oltre che astratto, era più sfatto dei residui granulosi depositati sul fondo della tazzina da caffè sorretta, perciò sferzò la lingua in modo tale che quell'interpellanza che comprendeva anche la sua persona raggiungesse esclusivamente le orecchie dell'albino.

A prescindere che fosse di impercettibile leggerezza o tanto intenso da risplendere al pari di una supernova, il sorriso di Itadori era in grado di illuminare anche la più impolverata delle stanze e scoperchiare il soffitto per elevarsi laddove individui come l'albino sedevano sui propri piedistalli, noncuranti dei comuni problemi.

Forse gli era bastato far calare le palpebre infantili verso il basso in un puro atto dettato dalla noia e proprio sapendolo come una creatura prettamente a sè stante, Nanami lo aveva osservato per quei tre anni successivi quasi tentando di subodorare come o quando l'eventualità che l'albino terminasse di consumare il suo interesse per il ragazzo avrebbe conciso con la definitiva rottura.

In quel momento non potè fare a meno di mettere le carte in tavolo, perchè Itadori appariva esattamente per come si dava al mondo: un'anima gentile, affine all'altruismo, piena di entusiamo, con bene in testa le idee che desiderava perseguire senza mai fermarsi.

- Credo di voler passare il resto della mia vita con lui. - Gojo parve bisbigliarlo più a se stesso che al biondo, le labbra appena discinte dal bordo della tazzina del caffè ancora recante un aroma caldo.

Tutto ciò che gli riusciva di guardare era lì, a poc'anzi dalla parete dove stava appoggiato, e sempre tutto di Yuji - che rideva per una battuta detta da Kugisaki e che non aveva sollecitato nulla più che un sospiro da parte di Fushiguro - perdurava a proiettarglielo come un qualcosa stante al di là delle sue illimitate possibilità.

- Credere e volere possiedono due pesi molto differenti. - Nanami mosse appena il volto e anche senza contraccambiarne lo sguardo, Gojo non ebbe dubbio alcuno che l'assottigliarsi dei suoi occhi torvi volesse marchiargli sulla pelle le parole appena scambiate.
- Mi stai chiedendo di essere più specifico, Nanamin? -
- Riusciresti a esserlo? -
- Oh, ti potrei sorprendere... -
- Satoru. -
- Lo amo davvero. - Un'affermazione diretta, in risposta a quel nome che l'affarista non si faceva scrupoli a pronunciare anche a costo di scaldare l'animo quanto bastava da sospingerlo al punto di non ritorno.

La differenza consistette nel fatto che stavolta Gojo lo degnò di quello sguardo glaciale - unico nella tonalità azzurrina di innata bellezza che sminuiva la vastita degli oceani - con tutt'altra voglia di proseguire o di giustificare pensieri e azioni intrecciatisi fino a quell'istante.

Ciò che gli piaceva di Yuji erano quelle attenzioni che gli concedeva nell'intimità riguardante solamente loro due e nessun'altro; tutto il resto correva a distanziarsi distorcendosi in una chiazza avente il solo pregio di poter scrutare dal fondo dei molti margini posti a distanza come le incomprensibili sfaccettature di Gojo Satoru cessassero di erodere lo spazio circostante non appena il ragazzo vi si intercalava.

Nanami stesso lo aveva appurato seppur lambiccarsi con il labirinto ingarbugliato quale era la mente dell'albino richiedeva una cautela maggiore di quella impiegata per distillarne dall'orgoglio scisso in tanti tasselli sinistri un'oncia di umanità e solo perciò, solo perchè in quel frangente riconobbe l'autenticità della sua affermazione, non volle sapere altro.

Almeno per quella sera.





 
  
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