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Autore: Lilith315    06/01/2024    0 recensioni
In un mondo di superficialità, lusso e pregiudizio le sorelle della nobile casata Black vivono una vita privilegiata. Tuttavia, una presenza minacciosa si insinua nell'ombra, aspettando il momento di agire. Dall'infanzia all'età adulta la loro strada è già stata pianificata, ma come tutti sappiamo la più grande forza dell'essere umano è il potere di scelta.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Sorelle Black | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Lemon, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La pioggia cadeva dal cielo, conferendo a Black Manor un'atmosfera desolante.

 

Il vento doveva ancora arrivare, ciò rendeva il canto delle gocce ancora più ipnotizzante.

 

Era l'ottavo giorno di Settembre e la solitudine aveva finalmente colpito la ragazza dai capelli dorati che fissava la finestra.

 

Narcissa sospirò profondamente, il primo anno lontano dalle sorelle si stava rivelando ancora più duro del previsto.

 

Il silenzio era sconosciuto alla bambina, le giornate erano sempre occupate dalle risate di Bellatrix e Andromeda o dai litigi infantili.

 

Narcissa era molto paziente per una bambina di nove anni, tollerava le buffonate delle sue sorelle e le rimproverate di sua madre, ma ciò che non sopportava era la totale ed evidente indifferenza di suo padre.

 

Cygnus Black era poco più che un fantasma nella vita delle sue figlie, la loro educazione era fornita da un tutore generosamente pagato e la loro etichetta veniva insegnata dalla stessa Druella.

 

I momenti principali di interazione erano solitamente durante le lussuose cene di famiglia organizzate da zia Walburga, o quando permetteva loro di accompagnarlo al suo lavoro al ministero, lavoro che probabilmente era sconosciuto a lui stesso.

 

Quest'ultimo evento era particolarmente contraddittorio e impegnativo per la bambina, sapeva che suo padre stava usando il tempo raramente condiviso insieme come scusa per mostrare le sue bellissime figlie ai suoi "colleghi".

 

E anche se Narcissa desiderava disperatamente essere notata e ricevere complimenti, i commenti degli altri purosangue la facevano solo sentire ancora più fuori posto.

 

"La tua primogenita sembra la tua copia carbone, Cygnus."

 

"Che bei capelli, sembrano una cascata dorata."

 

"La piccola ha i tratti di sua madre, Druella dev'essere così orgogliosa."

 

Durante quelle visite avevano il permesso di soggiornare nel suo ufficio, gli oggetti più eclatanti erano i ritratti appesi al muro, ogni anno le immagini venivano aggiornate, non c'era un solo ministro o semplice impiegato che non si soffermasse a guardare le bambine sorridenti.

 

La sorella maggiore sorrideva mentre guardava dritto verso l'osservatore, quasi in modo provocatorio; Andromeda sorrideva in maniera più dolce, a differenza della sorella, anche con gli occhi.

 

Invece, lei era ferma. Il dipinto avrebbe potuto essere scambiato per uno babbano se la bambina non avesse chiuso gli occhi con un movimento lento.

 

Narcissa era convinta che suo padre la disprezzasse, questa era la sua spiegazione per il suo strano nome.

 

Mentre le sue sorelle portavano nomi di stelle e costellazioni, lei era relegata a un fiore. Cosa sono le stelle immortali e irraggiungibili paragonate a una semplice pianta?

 

Cygnus stava lavorando nel suo studio, ignorando completamente la sua esistenza, giurò che stesse usando la loro elfa domestica per farsi materializzare il cibo in stanza solo per ignorarla.

 

Il suo ufficio privato al Maniero era molto più disordinato rispetto all'altro che aveva al Ministero.

 

Narcissa e le sue sorelle sono entrate nell'ufficio del padre solo un paio di volte.

 

L'odore dei sigari costosi avvelenava l'intero corridoio, pezzi di cibo erano rimasti mezzi mangiucchiati sul tavolo di mogano.Spesso macchiavano la pila disordinata di documenti.

 

Le uniche decorazioni che valeva la pena ricordare erano le due foto incorniciate in oro: una era una foto obsoleta di loro cinque, Narcissa era così piccola che Bellatrix era quella a tenerla in braccio.

 

L'altra foto ritraeva i suoi genitori il giorno del loro matrimonio, lui la abbracciava da dietro, entrambi guardavano dritto verso la telecamera con un sorrisetto appena percettibile.

 

Vicino a loro c'era un artefatto aberrante, era un enorme fermacarte che somigliava ad una palla di neve, all'interno del liquido giallastro galleggiava un dito mozzato, era curato e dall'aspetto femmineo con un anello ossidato.

 

Probabilmente sua madre stava spettegolando mentre sorseggiava il tè con le sue amiche sofisticate, in quel momento anche la sua noiosa compagnia le sembrava un sogno.

 

All'improvviso, la bambina si alzò in piedi, un passo alla volta si ritrovò davanti alla porta del padre, e poi bussò forte e aggressivamente.

 

"SÌ?" Disse Cygnus in tono seccato.

 

Narcissa aprì la porta con un movimento fluido e veloce, il profondo odore di fumo la colpì in faccia.

 

Poi continuò a fissare l'uomo con occhi arrabbiati.

 

"Cosa vuoi, Narcissa? Cosa c'è di così importante da..."

 

"Perché mi odi, padre?" Disse, interrompendo bruscamente.

 

"Di cosa stai parlando, ragazzina?"

 

Cygnus rimase immobile con un'espressione confusa, poiché non si aspettava manifestazioni così infantili da parte di sua figlia.

 

La bambina bionda iniziò a marciare attraverso la scrivania di suo padre finché non furono a pochi centimetri di distanza.

 

"È chiaro che non ti piaccio, perché? È perché non assomiglio alle mie sorelle? È così? Non mi dai mai la tua attenzione, non ti prendi mai la briga di passare del tempo con me!"

 

Questa volta fu Cygnus a interromperla.

 

"Non passo molto tempo nemmeno con Bella e Andy, sono una persona molto occupata..."

 

"Beh, passi ancora meno tempo con me. È così ovvio, padre. Ecco perché le hai chiamate come costellazioni, come vuole la tradizione di famiglia, mentre io sono solo uno stupido fiore!"

 

Narcissa terminò il suo sfogo e incrociò le braccia imbronciandosi, aspettando una risposta.

 

L'uomo intimidatorio rimase in silenzio per qualche istante finché non chiese:

"Non ti piace il tuo nome, è un peccato, è quello a cui ho pensato di più.

Ti ho mai raccontato la storia del giorno in cui sei nata?"

 

Narcissa scosse la testa a destra e a sinistra.

 

"Era il 29 gennaio 1955, uno dei tre giorni più freddi dell'anno, i cosiddetti "giorni della merla". Tua madre avrebbe dovuto partorire tra poche ore e così ci precipitammo al San Mungo, mentre tutti erano troppo impegnati a chiacchierare, pensando all'imminente arrivo del neonato. Io ho mantenuto la testa bassa mentre tenevo stretta tua madre, assicurandomi che non inciampasse a causa della scivolosità.

 

Continuavo a guardare la breve strada tra la nostra carrozza e l'ingresso dell'ospedale mentre camminavo a passo sicuro, è stato allora che ho notato un bellissimo narciso in piena fioritura, completamente circondato dalla neve.

 

Il resto del cortile era completamente ghiacciato, eppure il fiore si ergeva con arroganza, prendendosi gioco delle erbacce comuni e brutte che lo circondavano, quelle deboli che si lasciavano vincere dal freddo.

 

Quando ho visto l'oro dei tuoi capelli ho capito che era un segno. Quindi vedi, Narcissa, il sognatore guarda il cielo, ma è l'uomo saggio, che si inchina alla terra, quello che non cadrà mai sui suoi passi."

 

Concludendo il suo discorso Cygnus ammiró la sua figlia più giovane, e anche se stava cercando di nascondere un sorriso scherzoso poteva dire che era contenta della spiegazione.

 

Senza dire una parola la piccola saltellò via per la stanza, dimenandosi allegramente, e poi, dopo un'ultima occhiata, si avviò verso la porta.

 

Mentre stava per aprirla, fu chiamata da suo padre.

 

"Vieni a sederti con me."

 

Cygnus trasfigurò una sedia da uno dei suoi posacenere. Faccia a faccia Narcissa non riusciva a guardare suo padre negli occhi, non volendo apparire debole si concentrò invece sul suo naso, una tattica che sua madre le aveva insegnato.

 

Respirava profondamente e rumorosamente, l'ufficio di suo padre odorava di muschio e dei suoi sigari costosi, era spesso disordinato e disorganizzato, non importa quante volte l'elfa ordinasse le sue pergamene.

 

Si aspettava una punizione e invece dopo un fruscio della sua bacchetta e una formula a lei sconosciuta venne chiamata una scacchiera, i piccoli pezzi la attraversarono e si fermarono dopo aver raggiunto le loro posizioni.

 

"Guardi sempre le partite durante le nostre riunioni di famiglia, perché?"

 

"Mi intrattengono."

 

"Hai imparato qualcosa?"

 

Lo guardava negli occhi, ma non sapeva bene come rispondere.

 

Stanco del silenzio, prese uno dei pezzi e lo avvicinó davanti al suo viso.

 

"Questo, come si muove?"

 

"La torre si muove verticalmente e orizzontalmente."

 

Soddisfatto, ne prese un'altro.

"Questo?"

 

"Il cavaliere.."

 

"Il cavallo," corresse.

 

"Il cavallo fa due passi avanti e poi può andare a sinistra o a destra per un altro passo."

 

"In ogni direzione?"

 

Capì di non essersi espressa al meglio quindi prese il pezzo e mimò la mossa sulla scacchiera.

 

"Mmm, molto bene. Gioca con me, sarai il bianco."

 

Impose l'uomo con autorità.

 

Narcissa aveva difficoltà a giocare per la prima volta, anche se avete memorizzato tutte le mosse, la sua strategia era ovviamente carente, non ci volle molto per essere sconfitta, il suo re venne ridotto in cenere.

 

"Faremo un'altra partita domani, alle 22, non farmi aspettare."

 

"Dovrei dormire a quell'ora."

 

Si ritrovò confusa, suo padre era sempre stato un uomo preciso ed esigente, desideroso di seguire le regole, chiedendole di infrangerne una da lui dettata fece sospettare Narcissa di una trappola, quindi rispose diligentemente.

 

"Nessuno ti obbliga a venire."

 

"Se esco di nascosto e vengo scoperta, Mipsy lo dirà sicuramente a madre, mi coprirai?" Cercò di giustificarsi.

 

"No. Devi arrivarci da sola."

 

I suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri di suo padre, che avevano in loro una scintilla insolita, giurò che fosse divertimento, e forse curiosità; una cosa era certa, aveva catturato il suo interesse e non lo deluderà.

 

Narcissa si alzò gentilmente e andò verso la porta, e prima di chiuderla mostrò il suo miglior ringhio audace.

 

"Ci vediamo domani sera. Buonanotte, padre."

 

"Buonanotte, Cissy."




 

ATTENZIONE NOTE:

Beccatevi due capitoli in una volta dato che sta per iniziare la sessione.

8 Settembre 1964.

 

Come ho già detto questo capitoli non sono oggettivi. Cygnus non è un padre assente. Narcissa è solo molto viziata e quando non le viene dedicata la massima attenzione, reagisce in malo modo.

 

Il nome di Narcissa, e il suo colore di capelli, sono sempre stati oggetto di discussione nel fandom e alcuni pensano che sia motivo di complessi per lei.

 

Ho sempre trovato che fosse un ‘headcanon’ estremamente cretino. Quindi la questione si fermerà con questo capitolo. 

 

I compleanni delle sorelle verranno rivelati col passare della narrazione e saranno molto importanti per il simbolismo della storia. Non voglio spoilerare ma posso dire che il 29 è un numero associato alla paternità, e infatti si riferisce al rapporto complesso che Narcissa e suo padre avranno.

 

Non so nulla sull’astrologia, non ho scelto secondo quei criteri.

 

Ps. Ricordatevi del dito mozzato ;)



Pss. Mi sono scordata di dire che gli anelli con la magia di sangue servono a rispondere a una domanda che mi sono posta per molto tempo: “esiste un metodo per verificare se un figlio è legittimo?” Mi sembra impossibile che una famiglia fanatica come i Black non avesse un modo per accertarsi di ciò. Alla domanda “cosa succede in caso di adulterio?” Sarà data risposta a tempo debito ;)  
   
 
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