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Autore: OmegaHolmes    07/01/2024    5 recensioni
Un bel giorno dei misteriosi fiori iniziano a comparire all'interno dei libri di Aziraphale, rendendolo un vero rompicapo pe r il povero angelo, arrivando a scoprire molto più del loro semplice significato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che accadde pensò fosse un caso.

La seconda la trovò una coincidenza, ma la terza…

 

Aziraphale era famoso per il proprio amore indecifrabile per i propri libri, che si manifestava nella cura con cui li manteneva in perfetto stato da secoli, permettendo solo ad alcuni clienti di maneggiarli, raramente vendendoli.

Motivo per cui trovò davvero singolare quando iniziò a trovare all’interno di libri casuali, piccoli rametti di fiori essiccati. Inizialmente pensò che fossero di qualche precedente proprietario dei libri, trovandolo un gesto romantico e malinconico. Tutto cambiò però quando iniziò a coglierne a distanza di mesi o anni in libri diversi, spesso nuovi.

Fu così che iniziò quello che lui catalogò nel proprio diario come “Il mistero dei fiori.”

L’angelo capì che non era un caso che qualcuno li lasciasse, bensì un appassionato seriale, un gesto che non riusciva a comprendere del tutto. Voleva donare un fiore ai suoi clienti? Voleva profumare i libri? Oppure era un atto vandalico per rovinare le pagine dei suoi preziosi manoscritti?

 

Tutto ebbe inizio nel 2000, quando una donna nello sfogliare un libro trovò un fiore e glielo porse cordialmente: “Credo che questo sia suo.”

Aziraphale, sorpreso, lo raccolse scuotendo il capo: “Mi dispiace mia cara, non l’ho messo io. Ma se le piace può tenerlo.”

“In realtà volevo comprare il libro-”

“Non è in vendita, sono desolato!”

 

Poi, l’autunno del 2004, nel mezzo del proprio inventario ne trovò un altro paio, tutti fiori di tipo diverso: un tulipano giallo, una rosa rossa, un non ti scordar di me…

Così, piano piano, il cervello del libraio iniziò ad arrovellarsi su quel mistero, decidendo di conservarli in una scatola di ceramica delicatamente pitturata a mano.

 

Ciò che non riusciva a comprendere, è chi fosse ad inserirli all’interno dei suoi libri: era evidente che fosse una sola persona che lo compiva per un determinato scopo.

Gli anni però passarono e fino al 2011 non ne trovò altri.

Anzi, da quella data precisa, iniziarono ad aumentare, ritrovandone uno ogni mese.

Per Aziraphale si trasformò in una questione personale, cominciando ad osservare con incredibile scrupolo ed attenzione ogni cliente che metteva piede nel proprio negozio, scaturendo non poco disagio nei poveri visitatori.

Ma la collezione si stava facendo sempre più vasta e aveva bisogno di risposte.

 

Un tardo pomeriggio, mentre passeggiava in compagnia di Crowley al St. James Park, con un sospiro frustrato confessò il segreto che nascondeva da anni: “Continuo a trovare fiori nei mie libri.”

Il demone, al suo fianco, alzò le sopracciglia da sopra gli occhiali: “Fiori hai detto?”

“Sì, hai sentito bene… è da almeno undici anni che va avanti… e non riesco davvero a capire chi si diletti a farmi uno scherzo del genere! Prima credevo fosse una cosa carina, ma ora sono così tanti-”

Un lieve sorriso sghembo si allargò sul viso del fulvo: “Non sarà qualche fiore a scandalizzarti, vero?”

“Certo che no! Solo…” un espressione frustrata contrasse il viso dell’angelo, fermandosi per voltarsi a guardare l’altro: “Non lo trovi strano? Come se qualcuno… cercasse di dirmi qualcosa?”

Lo sguardo preoccupato lasciò senza parole il fulvo per qualche istante, prima di alzare le spalle: “Gli umani sono strani, angelo. Gli piace fare queste cose, a volte senza spiegazione… non darci troppo peso.” e così dicendo riprese a camminare.

Aziraphale, invece, restò fermo, torvo, stringendo le sommità delle labbra fra loro: “Tu non sei esperto di piante?”

“Io non sono esperto di piante…” ribatté secco il demone: “A me piace terrorizzarle è diverso… e poi non so nulla di fiori… Quindi non posso aiutarti.”

“Beh, peccato…” sospirò rassegnato il biondo.

Crowley cambiò argomento: “Quando hai intenzione di iniziare a lavorare da Warlock?”

 

***

 

La vita del giardiniere non confaceva davvero le corde naturali di Aziraphale, pensando molto spesso che quello di curare le piante potesse essere un lavoro molto più dedito al suo antagonista.

Ma se c’era una cosa che sapeva fare era leggere, motivo per cui fu lieto di poter dedicare le sue ore da giardiniere a leggere numerosi libri sul tema, restando particolarmente affascinato da un saggio sul “Linguaggio dei fiori”.

Estasiato dalla sua lettura, iniziò ad prendere appunti di tutti i fiori che aveva trovato nei propri libri, aggiornando il proprio diario con tanto di data di ritrovamento e significato.

 

Durante i vari anni i fiori continuarono ad accumularsi, non riuscendo mai a scorgere alcun cliente infilarli al loro interno.

Dopo una decina d’anni, i messaggi dei fiori si ripetevano, tra amore, amicizia, stima, amore segreto, pace, desiderio, amore non corrisposto…

Ad ogni ritrovamento il biondo si faceva più eccitato, dimenticandosene del tutto con l’avvento dell’Armageddon.

La libreria venne bruciata e con loro Aziraphale era certo anche i fiori, ma per sua fortuna Adam li aveva riportati in vita, insieme a tutto il resto.

Gli anni continuarono a scivolare ed anche durante la pandemia, continuò a trovare fiori nei propri libri.

 

***

 

Una bella sera d’estate, di quelle che l’aria è piacevolmente calda e ventilata, Aziraphale e Crowley erano di ritorno alla libreria dopo una ricca cena al Ritz. Entrambi erano di ottimo umore, intenti a battibeccare sull’ultimo film visto al cinema e pronti a degustarsi una costosa bottiglia di vino francese.

Il fulvo come sempre si diresse al divano e di rimando l’angelo sulla poltrona, ognuno con i suoi bicchieri, ognuno con il suo stato d’animo alticcio.

Quella sera, però Aziraphale aveva qualcos’altro in mente.

Con delicatezza si alzò, andando a prendere la propria scatola colma di fiori essiccati e la porse al demone, che confuso la cinse tra le dita.

“Ti ricordi quando ti accennai quello strano susseguirsi di fiori all’interno dei miei libri?” iniziò brillantemente il biondo, andando a prendere il proprio diario.

Crowley lo osservò confuso: “Sì?”

“Ho scoperto che durante l’epoca vittoriana venne sviluppato un linguaggio segreto grazie all’utilizzo dei fiori. Si chiama florigrafia e venne utilizzato soprattutto dalle giovani e i loro primi amori per comunicare senza essere scoperti dai genitori. Devo ammettere che è davvero un modo di comunicare avvincente, del quale ero tutto ignaro all’epoca. Ad ogni modo ho scoperto che per ogni fiore corrisponde un'+emozione, un sentimento o uno stato d’animo. Quindi, credo che questi fiori non siano un caso. Credo che qualcuno volesse comunicarmi qualcosa.” gli occhi di Aziraphale brillavano d’emozione, con quel luccichio che si scaturiva nel suo sguardo ogni volta che faceva una nuova scoperta.

Crowley, dal suo canto, aprì la scatola, osservando con apatia i vari fiori: “Angelo… secondo me tu leggi troppi libri.” sospirò, scostando la scatola d’un lato del divano per riprendere a bere con lunghi sorsi il proprio vino.

“Questo è probabile… ma vedi, è anche interessante la collocazione all’interno dei quali li ho trovati. Inizialmente credevo fosse casuale, ma poi… ho scoperto di trovarli principalmente in romanzi d’amore o nei grandi classici. In particolare…”

Il biondo si alzò e prese un libro sullo scaffale e tornò di fronte a Crowley, aprendo una copia di Orgoglio e Pregiudizio di fronte a lui, con nel mezzo un tulipano giallo.

“Jane Austen. Gli ultimi sono solo nei suoi libri. E’ strano che prima non ne avessi mai trovato uno e ora…”

Il demone parve particolarmente immobile, fissando il libro da sotto le lenti scure.

“Se non sbaglio…” continuò l’angelo: “Non eri a conoscenza dei romanzi di Jane Austen fino a quando non te ne ho fatto parola. Esattamente un paio di giorni prima di trovare un fiore in questo libro. Allora, Crowley… devi dirmi qualcosa?”

Il fulvo non si mosse, per poi gesticolare ampiamente e alzarsi in piedi: “Aaaah andiamo, angelo, non dire idiozie! Perchè dovrei fare u-una cosa simile… Non sono un fioraio, sono un demone, non lascio...fiori.” disse iniziando a spostarsi verso la porta della libreria.

Aziraphale, prese il suo diario, iniziando a leggere: “Tulipano giallo: amore disperato… questo fiore è quello che si ripete più spesso, ne ho trovati almeno una ventina… poi Rosa rossa: passione… Rosa rosa: amicizia… Campanula: gratitudine… Erica: solitudine, anche questa c’è molto e l’ho trovata in Cime Tempestose, poi vediamo… Giglio bianco: purezza, Orchidea: totale dedizione, Lillà: prime emozioni d’amor-”

“E va bene lo ammetto!” sbottò il demone d’un tratto, con le mani poggiate sui fianchi e il viso rivolto a terra.

L’angelo, con un'espressione compiaciuta chiuse il diario, aspettando delle spiegazioni.

 

Innanzitutto la prima verità era che l’ideatore di quel linguaggio era stato proprio Crowley, anche se per motivi più demoniaci e meno romantici. Voleva creare zizzania tra le madri e le figlie, trovando subdolo e tremendamente divertente il modo in cui i giovani potessero trasgredire con l’uso dei fiori. Ben presto si era reso conto che il suo piano demoniaco aveva iniziato a prendere una connotazione troppo buona, decidendo di abbandonarlo totalmente.

Divenendo un linguaggio ormai del tutto dimenticato del ventesimo secolo, Crowley iniziò a chiedersi se non potesse servirsene in altro modo.

Perchè ogni volta che guardava l’angelo, una parte del proprio animo ardeva di desiderio, dannando sé stesso e tutto il mondo di non poter farne parola alcuna.

Così, iniziò le sue silenziose dichiarazioni floreali, posizionandole solitamente in libri che Aziraphale gli aveva citato.

 

“Allora, mio caro, cosa vuoi dirmi?” chiese dolcemente il biondo, avvicinandosi.

La figura esile del fulvo tremava appena, incapace di alzare lo sguardo: “Non è evidente…?” mormorò con voce rotta.

Aziraphale, travolto dalla sua fragilità si fece ancora più vicino: “Perchè non ne hai mai accennato? Perchè quando te ne ho parlato hai fatto finta di nulla?”

“Perchè… era quello l’obbiettivo…” sospirò tristemente, passandosi una mano sulla fronte: “Non lo dovevi sapere, non avresti mai dovuto saperlo… io… dovevo solo buttarlo fuori. E i fiori sono così…” deglutì, tirando su dal naso: “E’ meglio che vada, ho delle cose da fare.”

“Crowley!” lo richiamò l’angelo, cercando di fermarlo: “Non vuoi sentire cosa ho da dire a riguardo?”

“No, angelo… è già… abbastanza imbarazzante così. Puoi bruciarli se vuoi, non importa io-”

Con un movimento incredibilmente veloce l’angelo andò a pararsi di fronte alla porta con aria seria: “Tu non vai proprio da nessuna parte. Non fino a quando avremo chiarito.”

Il demone ringhiò, scrollando le spalle: “Detesto quando lo fai, lo sai?”

Ma di risposta ricevette uno sguardo colmo di affetto: “Crowley…” lo chiamò come una carezza, andando a cingergli le mani incredibilmente calde: “...hai idea di quanto mi abbiano emozionato quei fiori, quando ho scoperto il loro significato?” continuava a cercare il suo sguardo basso e torvo.

“Hai idea di quanto tutto questo sia… dolce?”

“Non osare!” ringhiò il fulvo, scrollandosi dalla presa delle sue mani per puntargli un dito contro: “Non prenderti gioco di me!”

“Ma io non mi sto prendendo gioco di te, sciocco demone…” con delicatezza allungò le mani a sfilargli gli occhiali tondi, ritrovandosi di fronte a uno sguardo imbarazzato e fragile: “Io voglio solo capire… quei fiori dicono la verità? Tu provi quelle cose?”

Crowley deglutì rumorosamente, cercando di riuscire a dire qualcosa mentre due occhi color zaffiro lo penetravano luminosi.

“Lo sai…” continuò l’angelo, posando una mano sul suo petto: “...il giallo è il mio colore preferito. Non ti sei mai chiesto perché?”

“Ngh… angelo… i-io… io non…”

“Crowley, voglio sentirtelo dire… ad alta voce…” sussurrò dolcemente: “Per favore…”

Il petto del fulvo vibrò, colto da un mare d’emozioni: “O-okay… angelo, io… Noi… noi ci conosciamo da tanto e io… io…”

“Sì?”

“Io sono innamorato di te, angelo… e se ora che sai tutto questo non vorrai più vedermi-” abbassò lo sguardo colmo di lacrime, pronto a crollare da un momento all’altro.

“Sei proprio ottuso, lo sai vero?” ridacchiò il biondo, allungandosi ad abbracciare quel corpo esile tra le sue braccia, avvolgendolo con calore.

Il corpo del demone si irrigidì, incredulo che stesse realmente accadendo.

“Mio caro… anche io sono innamorato di te… oh non immagini quanto! Solo… non pensavo di essere ricambiato…”

Il fulvo sobbalzò, spingendolo indietro: “Cosa?! Stai scherzando? Dopo tutti quei-”

Aziraphale gli posò un dito sulle labbra: “Cosa ne dici ora di smettere di brontolare e impegnare le tue labbra in altro modo?”

“Oh-- okay.” balbettò il fulvo, improvvisamente paonazzo.

Con un gesto teatrale, cinse le spalle di Aziraphale, andando a posare le proprie labbra con delicatezza su quelle dell’altro, che si lasciò cullare in quelle dolci attenzioni, pensando che questo era mille volte meglio di tutti i baci che aveva letto nei libri.

Il corpo del fulvo era caldo contro il proprio, così piacevolmente avvolto dall’odore unico del demone.

Quando le loro labbra si divisero, un improvviso mazzo di tulipani gialli comparve sulla scrivania di Aziraphale.

“Bontà divina! E così che ci riuscivi!” esclamò estasiato per la bellezza dei fiori.

La risata di Crowley echeggiò sonora nella stanza: “Allora, posso invitarti a pranzo domani?”

Entusiasta Aziraphale gli cinse le braccia al collo: “Forse… ma solo se mi dai un altro bacio.”

“Oh, bastardo…” ringhiò, piegandosi in avanti.

 

Fu così che da quel giorno, nella libreria del Signor Fell, non mancarono mai mazzi di tulipani gialli.

***

Nota dell'autrice: altra storia uscita di getto, che pensavo di articolare in un AU di molti capitoli, ma credo che nella loro versione originale funzioni meglio.
Mio caro lettore, se sei arrivato qui in fondo, ti ringrazio per aver letto. Spero di averti regalato un po' di dolcezza anche oggi.
Grazie a tutti coloro che con fiducia continuano a leggere le mie storie, non vi dimentico mai.

 

  
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