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Autore: Quebec    08/01/2024    0 recensioni
Sono stati loro!
Loro lo hanno reso un mostro. Loro lo hanno pugnalato alle spalle, avvelenato l'anima, plasmato come un giocattolo, gettato nella fanghiglia, negli acquitrini dell'odio, nella melma del male.
Costruisce castelli di carta in mezzo agli uragani. Lui ci crede, ci insiste. Se poi le raffiche di vento spazzano via tutto, non è colpa sua. È colpa degli altri, della società, della sfortuna, della totale ignoranza di cui è circondato.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Matt Gardner ha un problema.
Matt Gardner.
Sei tu il problema, non io! TU!
Spinge lo sguardo oltre l'orizzonte a cercar parole mai apprese. Un'emozione assopita, dimenticata nei suoi abissi più reietti. Eppur grati sono i suoi pensieri tratti in salvo da una tossicità perenne, abitudinaria, presuntuosa. Glorificante.
Un altro moralista del cazzo! Solo io posso puntare il dito, non tu. Tu sei come quegli schifosi che mi vogliono morto e sepolto assieme ai miei sogni! Io voglio volare e tu vuoi abbattermi!
Ma la sua verità può essere volubile, come volubile è l'amore di chi spicca il volo con le ali tarpate. Sogni infranti e irraggiungibili, speranze mal riposte e impossibili. Ma imperterrito precede verso il nulla, il cuore rivolto al passato, la mente al futuro.
Eppure le emozioni lo dominano, lo schiacciano sotto il peso della realtà. I mostri strisciano fuori dai suoi abissi, ne fanno scempio. Affondano le livide unghia putrefatte nella carne, la lacerano, la divorano e lo trascinano nei suoi anfratti emotivi.
Ansia e crisi lo spolpano vivo.
Ed ecco apparire la malattia, la febbre. La risposta al suo male, alla cecità, alla strada lastricata di vuote antipatie e risentimenti. Volge lo sguardo altrove, poiché guardarsi dentro equivale a sventrarsi. Preferisce che siano gli altri a farlo, non lui. Lui desidera solo lamentarsi, puntare il dito. Lo fanno tutti, anche con lui. Perché non ricambiare? Perché non divorarli? Perché non sbranarli vivi mentre gli osservatori si godono lo spettacolo?
Lo vedi? Vogliono la mia carna, le mie ossa! Vogliono il mio sangue! Vogliono essere me! E ma la rido, mi gusto i complimenti dietro una falsa parvenza di umiltà. Ma voglio di più! Esigo di più! Perché sono destinato alla grandezza! Ehi! Mi hai sentito? Sono un genio! Perché mi ignori? Sei solo uno stronzo che pensa di aver capito tutto dalla vita, ma non hai capito un cazzo! Niente! Sei solo invidioso! Vuoi essere me! ME! E io lo scrivo! Lo dico a tutti quanti quanto sei uno stronzo! Io sono un genio, tu no!
Il mostro divora, sghignazza. Si nutre della follia, del caos, dell'entropia scaturita dai sentimenti di rivalsa, dei traumi che volteggiano sulla sua testa. Avvoltoi della sua stessa carne.
Sono meglio di te! La perfezione! E non mi frega un cazzo di chi tu sia! Io sono il migliore! Io merito la fortuna! Io ho il talento! IO! IO! IO! E solo io! Tu non sai fare un cazzo! NIENTE! In questo mondo vanno avanti solo i falliti, per questo resto indietro. Ma un giorno sarà diverso. Tutti riconosceranno il mio genio! Idolatreranno il mio nome! Gloria e fama mi attendono!
La febbre sale, il mostro serpeggia nelle tenebre con occhi famelici. L'eco di una risata sinistra, del cuore che va in frantumi, dei pensieri che lo ghermiscono.
L'ossessione prevale.
Sempre.
Eppure ci sono anime che vengono da lui con fiori e buoni propositi, ma è troppo ceco per vedere. Scambia anemoni per coltelli e coltelli per anemoni. Si avvicina a persone sbagliate e si allontana da quelle giuste. È un campione, una leggenda. Nessuno può competere con lui. E nessuno può comprenderlo, perché è il primo a non farsi comprendere. Lo fa di proposito o inconsciamente. Costruisce mura ciclopiche, invalicabili per chiunque. Fossati, torri e guardie di paglia sui camminamenti. Guai a chi si avvicina. Guerra totale!
Perché io sono l'imperatore, il genio incompreso. Ok, tu mi piaci perché non sei alla mia altezza, non minacci ciò che sono, il mio talento, la mia intelligenza. Con te posso parlare. Vedi, nessuno mi capisce, nessuno sa cosa sto passando. Mi sento alienato. Solo al mondo, capisci? Non c'è posto per me qui! E sai perché? Perché sono un cazzo di genio! Io mi arrogo il diritto di sapere tutto ciò che mi piace. Ma tranquillo, ti lascio i miei scarti. Tutto quello che non mi interessa è tuo. Fingerò modesta ignoranza per farti passare come un maestro. Tanto ciò che ti dono non mi interessa. Lo vedi? Sono buono. Non sono cattivo. Sono gli altri ad esserlo. Ora mi capisci? Sai di cosa parlo, no? Ma guai a te se contraddici quello che dico nel mio campo d'interesse! E guai a te se mi fai passare per scemo! Ti marchierò a vita! E se un giorno mi piaceranno gli scarti, dovrai farti da parte. Io ne saprò sempre più di te!
Le frasi corrono, si schiantano contro pareti, montagne, pianeti. Buchi neri che divorano tutto. E quando una stella collassa, collassa anche l'uomo. Matt Gardner.
E tu che cazzo vuoi?! Non voglio parlare con nessuno. Anzi, solo con la gente che merita il mio tempo. E tu non lo meriti! C'è qualcosa in te che mi urta, mi dà fastidio. Mi dai sui nervi! Non parlare. Non voglio sentirti. Vattene, capito?! Sparisci! E inutile che cerchi di ingraziarti le mie simpatie. Non voglio sapere che cazzo fai e cosa cazzo ti piace. Non mi frega un cazzo se ti piacciono le mie stesse cose o se abbiamo una marea di cose in comune! Non sarai mai mio amico! Solo il mio acerrimo nemico! Cosa? Io non lo sono per te? E che cazzo me ne frega! Per me lo sei!
L'ego rivola a valle, il mostro ne inghiotte i flutti. Avidamente. Gusta, sghignazza. Ne vuole ancora, ancora e ancora. Sempre di più. Le fauci strabordano veleno, cola e contamina ogni passo. E lui ne diventa succube. Vaga tra il reale e l'onirico, il sogno e la menzogne. I colori sbiadiscono.
AH! Quei fottuti colori! Io vedo solo grigio! Niente nero o bianco. Il mondo è grigio, capito?! Grigio! Non esiste nessun colore! Niente blu, niente verde, niente di niente, capito?! E tu sei ancora qui! Ma che cazzo vuoi?! Il mondo fa schifo! E anche tu fai schifo! Io sono l'unico ad essere nel giusto! Sempre! Non arriverò mai al tuo schifo! MAI! Ritorna pure nel tuo mondo colorato fatto di pecorelle e coniglietti. Vai a farti lobotomizzare come tutti gli altri!
Sono le prime avvisaglie di un male che lo divora dall'interno, un mostro, l'autocrate dalla compulsione morbosa ossessiva che regna incontrastato nella sua mente. Vomita acido e risentimenti, ma non è lui il problema. Niente affatto. Sono gli altri, le persone.
Ferite profonde e ossa rotte.
Sono stati loro!
Loro lo hanno reso un mostro. Loro lo hanno pugnalato alle spalle, avvelenato l'anima, plasmato come un giocattolo, gettato nella fanghiglia, negli acquitrini dell'odio, nella melma del male.
Costruisce castelli di carta in mezzo agli uragani. Lui ci crede, ci insiste. Se poi le raffiche di vento spazzano via tutto, non è colpa sua. È colpa degli altri, della società, della sfortuna, della totale ignoranza di cui è circondato.
Lui non è cattivo. No, non lo è mai stato. Sono sempre gli altri. Lui è buono. La mente suprema, l'unico uomo al mondo in grado di ragionare, di andare oltre, di non essere massa. Un antieroe in sempiterna lotta contro infidi eroi.
E sai perché? Perché vogliono annientare i miei sogni! Il mondo è un fottuto bordello! Cazzo, svegliati! È così palese! Più va avanti questa vita di merda, più diventa peggio. Io punto in alto, capito? Non punto alla luna, punto all'universo! E nessuno può starmi dietro! E chi cazzo se ne frega di un eventuale collisione. Io sono un buco nero!
L'orizzonte degli eventi divora ogni persona, ogni frase, ogni respiro. Un buco nero celato dietro un falso sorriso, uno sguardo glaciale. La gravità è troppo forte, troppo opprimente e nulla gli sfugge.
Lui è il mostro, il male, le sue emozioni. La febbre, la rabbia, il risentimento, il dolore sementa e cresce in lui. Le radici si allungano, si intrecciano, formano una parete invalicabile e ben lieto ne segue i tortuosi sentieri. Perché le tenebre sono di casa. Ci si trova bene. Troppa luce lo infastidisce, porta in superficie i suoi scheletri e nessuno deve vederli.
Mai!
La maschera di rigidità serve a celare la propria oscurità, a donargli mistero. Ma altro non si cela che il vuoto. Il riverbero di una voce in agonia, gemiti di un bambino calpestato da una fiumana di gente e di un adulto che si crogiola tra le ombre. Ma gli spettri gli scrutano l'anima, lo tormentano. E lui sa che non esiste via di fuga dagli oscuri presagi, dai tetri eventi del passato.
Ma tutto questo non basta, perché è anche sfortunato. Non bastano le persone, ci si mette pure la sfortuna. Lo bracca senza sosta, lo artiglia, si diverte a farlo a pezzi.
Allora ringhia e azzanna alla prima minaccia come una belva ferita. E più la minaccia è falsa, più si accanisce. Fa a pezzi l'amico e dà il benvenuto al nemico, abbracci e sorrisi di circostanza. Belle parole accompagnate da una atomica diretta contro gli altri, contro se stesso. Eppur lontano sente le palpitazioni, il calore di un cuore amico. Ma quel cuore è morto, sepolto sotto tonnellate di ghiaccio. Lo stesso ghiaccio di cui si fa scudo.
E quando gli capita di sentirne uno vivo, lo calpesta, lo uccide. Gli dà così fastidio che il mostro prende il sopravvento e si sente bene a infliggere lo stesso dolore, la stessa disperazione.
Il mostro è l'unico vero amico. Ha conoscenti, ma nessun amico. Solo persone che reputa inferiori, su cui vomitare vanterie e lamentele. Cerca consensi, complimenti, un pubblico che lo possa venerare. Loro non sono una minaccia alla sua visione, al suo genio. Non sono capaci, non hanno il talento, l'intelligenza. Non sono nessuno.
Non esiste l'amicizia, l'amore. Esiste solo la cenere, il mostro. Lui è reale, gli vuole bene. Lo protegge dal male dandogli in prestito la sua forza, ma quella forza ha un costo. La febbre, il malanno. L'energia si assopisce, lo fa ammalare, lo esilia nell'ossessione.
La rabbia è tutto.
Chi cazzo se ne frega se sembro uno stronzo! Sono gli altri ad aver iniziato questa faida! Non Io! Io non faccio del male a nessuno. Solo solo sincero. Ma guai a te se sei sincero con me! Ti spacco la faccia, capito?! Solo io posso fare lo stronzo e arrogarmi ogni tipo di giustificazione! Non tu! Tu non capisci un cazzo! Non puoi giudicarmi! Sono in vetta, amico, e puoi raccogliere solo le mie briciole.
Il vascello prende il largo. Onde anomale, tempeste, pirati, niente può fermare la navigazione. È uno dei tanti reietti a bordo, lo scarto della società. La stessa società che lo ripudia, che lo avvelena, che vuole annientarlo. Perciò salpa con i lupi di mare, i suoi simili, ma i lupi sono un gruppo chiuso, affiatato. Non amano gli estranei. E non amano chi minaccia la loro intelligenza, chi gli fa sentire stupidi e inetti. Loro fiuteranno il marciume inesistente, specchieranno i loro difetti, gli vomiteranno addosso ogni tipo di negatività, lo faranno a pezzi.
Non subito.
L'oscurità ha bisogno di tempo per inghiottire la luce.
Il branco fa il lupo.
E il lupo solitario è un lupo morto.
Ti abbiamo accolto solo per dare una buona impressione a sguardi esterni. Anzi, sai che c'è? Ti gettiamo in pasto agli squali. Sarà divertente. Ma no, non sono cattivo. Te l'ho detto, sono buono come il vento di bonaccia. Ma tu sei pericoloso, te lo leggo negli occhi. Non posso permettere che qualcuno mi soffi il posto. Quale posto? Qualsiasi posto che mi piaccia o che mi abbia affibbiato il branco! E visto che non vuoi i miei scarti e non vuoi sottometterti al mio genio, non mi resta altro che farti fare il giro di chiglia. Vedrai, sarà divertente.
Le fauci divorano, inghiottono, sputano le ossa.
L'imperitura lotta contro i mostri, il proprio mostro.
Matt Gardner.
Il collasso è imminente.
Sempiterno.
Gli altri sono pronti.
Si ricomincia.
Sei tu il problema, non io! TU!
   
 
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