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Autore: RamPaige    10/01/2024    0 recensioni
« Ti amo Testa d'Alghe ».
Fu un sussurro e Percy si trovò a sorridere, affondò il volto nella chioma di Annabeth, lasciandosi finalmente trascinare nel mondo dei sogni.
WARNING: SPOILER!!
Storia abientata poco dopo la fine degli avvenimenti di Eroi dell'Olimpo: Il Sangue dell'Olimpo
Genere: Angst, Fluff, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Campo Mezzosangue era immerso nel silenzio e le fiaccole che illuminavano le strade che portavano alle cabine, sparse qua là, erano la sola testimonianza che qualcuno potesse abitare da quelle parti.  


Il silenzio però non sembrava aiutare Percy. Era rimasto a fissare il soffitto per ore, senza veramente chiudere occhio, non che ci avesse provato, il problema era ciò che accadeva appena lo faceva. Le urla. Il buio completo. La risata di Gea. E Annabeth, la caviglia gonfia, e la paura riflessa nei suoi occhi grigi. Si era alzato di scatto, sudato, la mano stretta a Vortice ormai un meccanismo istintivo pari a come andare in bagno.

Sospirò e si trascinò in bagno, forse un gettarsi dell’acqua in faccia l’avrebbe aiutato. Forse. Era completamente solo, Tyson aveva deciso di non fermarsi oltre dopo che avevano aiutato alla ricostruzione di Campo Mezzosangue e Campo Giove. 

Si fermò a osservare il suo riflesso nello specchio: sapeva benissimo di non avere una bella cera, ormai si era abituato, ma constatò di essere ridotto peggio del solito. Gli occhi gonfi, i capelli che si erano decisamente allungati troppo durante il suo tempo passato nel Tartaro, il sangue secco che sembrava non voler andare via e le tante cicatrici. 

Forse potrei chiedere aiuto a Piper. Pensò. La semidea non avrebbe fatto miracoli, non ai livelli della sua madre divina, ma certamente gli avrebbe dato una sistemata.

Attese una manciata di minuti e poi tornò nel letto, Vortice vicino a lui appena sotto il cuscino, aspettando che Morfeo facesse il suo lavoro. 

E se chiedessi a Clarisse di darmi una botta in testa? Non penso le dispiacerebbe.

 

Aveva appena chiuso gli occhi quando sentì uno scricchiolio. Non esitò e sfilò il cappuccio dalla sua amata penna-spada, la lama scattò ma prima che potesse colpire chiunque avesse avuto la brillante idea di entrare nella sua cabina--nel cuore della notte--una mano pallida acciuffò il suo polso e gli fece sfuggire Vortice dalle mani.

Boccheggiò e poi vide due occhi grigi fissarlo: « Per gli Dei! Ma sei impazzita?! ».

Annabeth inarcò un sopracciglio, poi si chinò e raccolse l’arma del ragazzo, richiudendola per poi appoggiarla sul comodino.

« Avrei potuto ucciderti ».

« No. -la ragazza sembrava fin troppo calma- Sei così stanco che ti sei fatto disarmare, e sappiamo che non è così facile farlo ».

Percy si lasciò ricadere sul letto, passò una mano tra i capelli scuri: « Non riesci a dormire ». Non era una domanda e, senza aggiungere altro, spostò le coperte così che Annabeth avesse la possibilità di accomodarsi.

La figlia di Atena appoggiò il suo cappellino blu accanto a Vortice, calciò le sneakers e si infilò sotto le coperte. Percy non esitò nemmeno un secondo, portando un braccio attorno alla vita della ragazza e la strinse sé.

Annabeth si trovò ad appoggiare una mano sul suo petto, ricordandogli che lei comunque doveva respirare e morire soffocata dal suo abbraccio, per quanto potesse essere invitate, non era un’opzione. 

« Nico mi ha mandato un messaggio oggi, tornerà domani ».

« Cosa ha deciso di fare? ».

« Vuole rimanere a Capo Mezzosangue, per il momento. Sospetto che abbia a che fare con Will ». Un sorrisetto comparve sul volto di Annabeth, mentre ricordava quando il figlio di Ade aveva detto a Percy che credeva di aver una cotta per lui e poi si era reso conto che il figlio di Poseidone non fosse il suo tipo.

« E tu invece? Che vuoi fare? ».

La ragazza non rispose. Annabeth Chase aveva sempre un piano ben programmato, con tanto di alternativa se mai questo non avesse funzionato. Ora però, a poche settimane dalla fine della guerra con Gea, non aveva la più pallida idea di cosa l'aspettasse.

Frank aveva proposto a lei e Percy di cercare una vita pacifica, magari frequentare l’Università proprio a Nuova Roma dopo aver finito il liceo. Un'eccezione certo alle leggi, ma come le avevano fatto notare lei e Percy avevano fatto molto per il mondo e quindi tali leggi potevano essere modificate in loro favore.

« Non saprei … vorrei poter dire che è finita, ma ho sempre paura di girarmi e trovarmi qualche mostro pronto ad attaccarmi ».

 

Percy non disse nulla, sarebbe stato futile. Al seguito della Prima Guerra e aver sconfitto Crono si erano convinti che avrebbero vissuto pacificamente, per quanto sia possibile per un semidio, poi si era ritrovato a Campo Giove e di nuovo il caos. 

Era certo però che, indipendentemente da ciò che li aspettava in futuro tra motori e Dei capricciosi, non si sarebbe staccato da Annabeth. Era accaduto una volta ed era stato sufficiente. E la ragazza lo sapeva, Percy stesso glielo aveva detto dopotutto, prima di cadere nel profondo Tartaro.

 

Sentì Annabeth sussultare o almeno così gli pareva ma bastò poco per capire che avesse iniziato a piangere. Si sollevò, appoggiandosi con il gomito sul materasso, così da poterla guardare attentamente.

« Va tutto bene Annabeth -le sfiorò una ciocca di capelli- qualsiasi cosa si prospetta per il futuro l’affronteremo insieme ».

Tra i singhiozzi la ragazza gli disse che, come lui, non era riuscita ad addormentarsi perché gli incubi la perseguitavano. Temeva di perderlo di nuovo e di non riuscire a salvarlo.

Percy sospirò, il cuore gli si strinse al vedere la donna che amava di più al mondo essere completamente distrutta. Non era colpa loro, non avevano scelto quella vita, ma gli Dei. E i loro capricci. 

« Non me ne vado da nessuna parte, credi davvero di poterti liberare di me? Dovresti uccidermi e non è detto che funzionerebbe perchè potrei chiede a Nico di uscire dagli Inferi e perseguitarti ». Era una battuta, forse un po’ macabra, ma il tentativo era di farla sorridere.

Non fu di successo perché lei gli rifilò uno schiaffo sulla mano che le stava accarezzando i capelli: « Non dirlo nemmeno per scherzo Perseus Jackson! ».

« Addirittura il mio nome completo? -si chinò su di lei- Sono serio Annabeth, si aprisse la terra e Caos decidesse di divorarci nel nulla, non ho intenzione di lasciarti ».

La ragazza tirò su con il naso, aveva smesso di piangere sì ma la preoccupazione si poteva leggere nel suo sguardo. Pensò un attimo a come fosse ridotta: spettinata, solo un pigiama sgualcito addosso, occhi gonfi e pesanti occhiaie. Eppure Percy la guardava come se fosse la creatura più bella di sempre, era sicura che il figlio di Poseidone avrebbe avuto anche l’audacia di dirle che era anche più di bella di Afrodite--meglio evitare però, non voleva inimicarsi la Dea.

Allungò la mano e gli afferrò la maglia, avvicinandolo a sé e stampò un bacio sulle sue labbra. Il semidio si lasciò andare completamente alle mille emozioni che giravano nella sua testa, nell’intreccio delle coperte, acciuffò Annabeth per fianchi e quasi goffamente la fece praticamente sdraiare su di sé, senza interrompere il contatto.

Le sue labbra sanno di mare. Pensò Annabeth, era un dettaglio che amava di Percy, o meglio una dette tante cose che gli appartenevano e che l’avevano fatta innamorare perdutamente di lui. E sapeva di essere ricambiata, di questo era certa.

 

Lei aveva rinunciato ad unirsi ad Artemide e alle sue Cacciatrici e Percy aveva respinto la possibilità di diventare un Dio. 

Avevano affrontato mille avventure insieme, anche quando erano separati la speranza di rivedersi li aveva aiutati ad andare avanti. E poi erano caduti nel Tartaro, insieme. Erano stati giorni agonizzanti, ma sapere di essere uniti li aveva aiutati a non impazzire completamente.

Sognavano di passare l'eternità insieme fino alla vecchiaia e poi oltre, nei Campo Elisi, ma anche se fossero morti giovani--non raro per un Semidio--l’avrebbero fatto insieme.

Non sarebbe mai esistita una realtà dove i due non fossero uniti. Mai.

 

Si staccarono più che altro per riprendere fiato ma Percy non lasciò andare, le baciò dolcemente la fronte, beandosi del suo profumo. Mela.

Annabeth gli sfiorò una delle cicatrici che percorrevano il suo volto, segni delle battaglie e si perse nei suoi dello stesso colore del mare.

Attimi dopo si ritrovò sdraiata su un fianco, il figlio di Poseidone dietro di lei e il braccio che le circondava la vita, il volto che affondava nella sua chioma bionda.

Erano consapevoli che, poco prima dell’alba, Annabeth si sarebbe dovuta alzare e sgattaiolare nella cabina numero sei per evitare di essere beccati (non che Chirone avrebbe avuto da ridire qualcosa, ma era meglio di essere il buon esempio a nuovi arrivati). Ora come ora, però, mentre il sonno li stava finalmente prendendo non erano troppo preoccupati delle regole. 

 

Si voltò un attimo, quando bastava per guardarlo di nuovo degli occhi: « Ti amo Testa d'Alghe ».

Fu un sussurro e Percy si trovò a sorridere, affondò il volto nella chioma di Annabeth, lasciandosi finalmente trascinare nel mondo dei sogni.


 





 
   
 
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