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Autore: ambertwo    11/01/2024    0 recensioni
Mai stata una che stava ferma; non per scelta, ma per necessità - almeno, questo è quello che avrebbe detto lei. Hikari aveva passato quasi dieci anni girando lavori su lavori, senza mai sceglierne uno 'per la vita', ripetendo lo stesso ciclo ancora e ancora: trovava un impiego che attirava la sua attenzione, gli dava una possibilità, e trovava qualcosa che non le andava bene approssimativamente in un mese, o risultava chiaro che non era tagliata per esso. Si licenziava, lavorava part-time al bar vicino al cantiere o al mercato mentre cercava un nuovo impiego: ripetere ad oltranza.
***
Gli eventi di Water Seven ed Enies Lobby, visti attraverso degli occhi diversi rispetto a quelli che hanno raccontato la storia originale. Prevalentemente quelli di una civile che non sa stare al suo posto, perchè non trova un posto che sia suo.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Franky, Kaku, Nuovo personaggio, Paulie
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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4 - Caos

"Signor Iceburg!"
Il gruppetto di carpentieri si affrettò ad entrare nella stanza insieme alla donna bionda; Hikari, un po' titubante, li seguì passo passo, stringendo un lembo della felpa di Kaku e rimanendo mezzo nascosta dietro di lui. Lanciò un'occhiata interdetta alla ragazza con gli occhiali, Kalifa, in un certo senso aspettandosi di essere mandata via, ma lei si limitò a risponderle con un cenno della testa ed un mezzo sorriso.
La donna era la segretaria di Iceburg; bella, intelligente, sempre attenta ad ogni dettaglio e praticamente impeccabile in tutto quello che faceva. Hikari era sempre un po' a disagio quando si trovava attorno a lei - aveva la sensazione che la sua sola presenza la facesse apparire ancora più trascurata. D'altro canto, era anche la persona che aveva fatto sì che Hikari smettesse di vestirsi come una vera e propria vagabonda, ed era sempre pronta a darle un consiglio per qualunque cosa; era probabilmente la cosa più vicina ad un'amica che la ragazza avesse.
"Santi numi... mi dispiace, devo avervi fatto preoccupare".
Sdraiato in un confortevole letto in mezzo alla stanza, c'era un uomo con corti capelli scuri, pettinati con cura nonostante la delicata condizione in cui si trovava. Sulle coperte del letto, all'incirca all'altezza del petto dell'uomo, stava seduto un piccolo topolino bianco.
Iceburg. Il sindaco di Water Seven. Il presidente della Galley-La. L'eroe, l'uomo più importante di tutta la metropoli. Hikari fissò il suo viso estremamente tirato senza dire nulla, sempre semi nascosta dietro gli altri; ancora non riusciva a capacitarsi di come una cosa del genere fosse potuta accadere.
"Non ci pensi neppure, signore!" fece Paulie con un gran sorriso in volto, sedendosi su una sedia accanto al letto. "L'unica cosa che conta è che lei stia bene! Per tutto il resto non si deve preoccupare. Ci penseremo noi a tirare avanti il lavoro fino a quando non si sarà ripreso!".
L'uomo annuì con un cenno della testa, poi parve voler aggiungere qualcosa.
"In ogni caso... le persone che sono entrate ieri notte..."
"Non si deve preoccupare nemmeno di quello, signore!" rispose di nuovo prontamente Paulie. "Gli ispettori stanno lavorando sodo e..."
"No".
Iceburg lo bloccò prima che potesse continuare.
"Voglio dire... le persone entrate ieri notte... ricordo bene chi erano".
Tutto il gruppo mise su un'espressione collettiva di shock al sentire quelle parole - a parte Lucci, sempre impassibile, ma il suo fedele piccione sembrava scioccato per lui.
"Che cosa...?"
Tutti rimasero in silenzio, in attesa di sentire di più.
"Uno era un uomo alto... di una stazza imponente... mascherato da capo a piedi. L'altra... una donna con i capelli neri..."
L'uomo si voltò a fatica verso il muro, dove era appeso un foglio di carta. Hikari si sporse un po' di più dalla spalla di Kaku per vedere di cosa si trattasse: era un manifesto da ricercato, con una taglia della bellezza di 79 milioni di berry. Il nome sul manifesto recitava 'Nico Robin', e la foto... la foto, per qualche assurda ragione, era quella di una bambina. La ragazza apparve confusa per un secondo. Una bambina ricercata...?
"Non ho dubbi..." continuò Iceburg. "Si trattava di Nico Robin."
Il gruppo parve prendersi qualche secondo per elaborare l'affermazione; Hikari, dal canto suo, non si raccapezzava con la discrepanza tra la definizione che il sindaco aveva dato degli aggressori e quella foto attaccata al muro; si trattava forse di una vecchia foto, forse l'unica che la marina aveva a disposizione per quella malvivente? Iceburg l'aveva definita una donna; presumibilmente un'adulta, quindi.
"Ehi, Kaku" fece la ragazza a bassa voce. "Tu sai chi è questa Nico Robin...?".
"Ne ho sentito parlare. E' una ricercata con una grossa taglia sulla testa da vent'anni, da quando era una bambina".
Che razza di crimine poteva aver commesso una bambina per essere ricercata, viva o morta, con una taglia così alta...?
La ragazza scosse il capo, cercando di scacciare quel pensiero così disturbante. Non era quella la cosa su cui focalizzarsi; a quanto pareva, questa donna - in ogni caso, ormai era una donna adulta - era una dei due attentatori, Iceburg sembrava esserne assolutamente certo. Quella era l'unica cosa che contava.
"Coot..." il piccione sulla spalla di Lucci fece un piccolo verso, come per prendere la parola. "Effettivamente, per quello che ne sappiamo, Nico Robin si trova effettivamente su quest'isola al momento - in qualità di membro della ciurma di Cappello di Paglia".
Oh. Di nuovo quel ragazzo e i suoi compagni?
"Quindi i colpevoli sono i pirati di Cappello di Paglia..." ripetè Lulu, con un'aria particolarmente seria in volto - contrastata dal suo abituale tentativo di appiattirsi il ciuffo ribelle. "Immagino che sia perchè non gli abbiamo riparato la nave..."
"Quella barca..."
Kaku si voltò verso Hikari. "Come, scusa?"
Lei parve pensare un secondo a cosa dire.
"Stanotte sono andata a fare un giro giù alla baia, c'era la loro barca ormeggiata..."
"Dici davvero? Che cos'hai visto?"
"Diciamo cosa non ho visto" fece la ragazza, grattandosi la testa. "Sulla barca o dormivano tutti o non c'era nessuno. Non si sentiva volare una mosca. Però... non so, credo sia successo qualcosa lì. La spiaggia era tutta un casino, sembrava che qualcuno ci avesse fatto, boh, esplodere qualcosa..."
"Hai per caso visto questa donna con i capelli neri?"
"Non ho visto nessuno. Mi ricordo solo il ragazzo col cappello di paglia e quella ragazza coi capelli color carota che erano in cantiere ieri. Altri non ne ho visto...".
"Quindi erano ancora ormeggiati alla baia?" chiese Kaku.
"Penso lo siano ancora... all'alba la barca era ancora lì..."
"Buono a sapersi" fece Paulie, con aria truce in volto. "Almeno abbiamo una pista."
Ad un tratto, si iniziarono a sentire delle urla al di fuori della stanza, urla che si facevano sempre più vicine; alla fine, le porte della stanza vennero spalancate di botto da un uomo molto alto e muscoloso, che pareva essere la sorgente di quel trambusto.
"RAGAZZI, E' TERRIBILE!"
"ABBASSA LA VOCE, TILESTONE!" fu l'unanime reazione del gruppetto.
Tilestone era l'ultimo dei cinque capimastro del Dock 1, probabilmente quello che Hikari conosceva e frequentava di meno. Lo ricordava bene fin da quando era bambina, anni prima di iniziare a frequentare i carpentieri - al tempo era terrorizzata da lui: la ragione, il semplice fatto che quell'uomo sembrava fisicamente incapace di parlare come una persona normale; non faceva che urlare, urlare, urlare tutto il tempo, spaventandola a morte. Alla fine era riuscita a comprendere che non lo facesse per male; era una brava persona, semplicemente con un tono di voce eccessivamente alto, che tutti coloro che gli stavano vicino dovevano semplicemente imparare a sopportare.
Come a dar prova di ciò, l'uomo mise su un enorme sorriso notando che Iceburg aveva ripreso conoscenza... e ricominciò ad urlare a pieni polmoni.
"CAPO! FINALMENTE! FINALMENTE SI E' SVEGLIATO! E' FANTASTICO!"
Il frastuono continuò fino a quando Paulie non decise di metterci una fine, nell'unica maniera che conosceva: con un cazzotto ben assestato in testa al collega, abbastanza forte che lo spedì a terra fuori dalla camera del sindaco. Hikari fissò la scena con un misto di dispiacere e divertimento: non era mai felice di vedere i carpentieri menarsi così tra loro, ma d'altro canto era sempre un piacevole cambio di routine vedere Paulie prendersela con qualcun'altro che non fosse lei.
"Abbassa la voce, il capo è ancora debole!" abbaiò Paulie, fermo sulla porta della stanza. "Che diavolo hai da sbraitare?".
"OH! SI, GIUSTO!" fece Tilestone, come ricordandosi solo in quel momento perchè era corso fin là. "E' TERRIBILE! QUEI PIRATI DI IERI... CAPPELLO DI PAGLIA - STANNO COMBATTENDO CONTRO FRANKY AL CANTIERE! STANNO DISTRUGGENDO TUTTO!".
I carpentieri sobbalzarono al sentire quelle parole.
"Coo... ha sentito, capo?" fece il piccione, mentre Lucci si voltava in direzione di Iceburg.
"Non posso credere che abbia persino la faccia di presentarsi di nuovo in città così, alla luce del sole" borbottò Kaku con un'aria truce in viso.
Hikari continuava a stringere un lembo della sua felpa; a differenza degli altri, la sua mente non aveva elaborato le ultime notizie alla stessa maniera.
"Franky..." buttò lì. "Ma andiamo... sono andati ad attaccare briga pure con Franky? ... o forse è lui che ha attaccato briga, boh..."
Mentre era persa nei suoi pensieri, Kaku si liberò della sua stretta sulla felpa; imboccò l'uscita insieme al resto del gruppo di carpentieri, in un certo senso capitanato da Paulie, che sembrava quello più furioso di tutti.
"Non si preoccupi, signore" fece il ragazzo biondo prima di andarsene insieme agli altri. "Non la passerà liscia. Glielo prometto."
Con queste poche parole, il gruppetto si congedò. Hikari rimase ferma sul posto, indecisa su cosa fare, leggermente a disagio dal trovarsi sola con Iceburg e la sua segretaria in quella situazione.
"Oh. Ci sei anche tu... Hikari" notò l'uomo. "Ho sentito che ieri mi stavi cercando...?"
"Oh no, lascia... lasci perdere" si affrettò a dire la ragazza, agitando le mani. "Era solo un'altra roba di lavoro... Sono di nuovo disoccupata. Lo so, lo so" sospirò, intercettando entrambi gli sguardi di Iceburg e Kalifa. "Lo so, come al solito. Ad ogni modo, non preoccuparti. Pensa solo... pensi solo a riposarsi".
La ragazza si voltò verso la porta, sospirando un'altra volta. "Non che mi possa mettere in mezzo a qualsiasi macello stiano combinando... ma probabilmente dovrei andare a vedere che intenzioni hanno Kaku e gli altri. Non basta un presunto assassino, ora solo Franky ci mancava."
"Vai tranquilla" la rassicurò la donna con gli occhiali. "Resterò io qui insieme al Signor Iceburg."
Hikari annuì, ben consapevole che la segretaria, assieme a tutte le qualità che già aveva a livello estetico e professionale, poteva contare anche su un corpo molto atletico e più che capace di difendersi e di menare alla grande qualora ce ne fosse bisogno.
La ragazza lanciò un'ultima occhiata all'uomo coricato sul letto, poi al topolino che squittiva sulle coperte, muovendosi in maniera casuale, e per finire a Kalifa, che si era seduta nella sedia accanto al letto ed offriva parole di conforto al sindaco.
'Si. Meglio andare a vedere un po' che razza di macello combineranno quelli là tutti insieme...'

"Permesso... permesso... scusa, Ibuki - permeeeesso..."
C'era una folla enorme ammassata nel cantiere; Hikari fece fatica a sgusciare tra la gente per portarsi il più vicino possibile a ciò che stava accadendo in mezzo a quella baraonda generale.
La situazione certamente non sembrava delle migliori. Il cantiere aveva subito parecchi danni, una gru era crollata; ovunque, c'erano segni di lotta.
Rivide il ragazzo col cappello di paglia; era proprio al centro della scena, sotto attacco dal gruppo dei cinque capimastro del Dock 1 al completo. La ragazza che lo aveva accompagnato il giorno prima era poco lontana, stretta al collo da un uomo ed attorniata da una piccola folla inferocita: la notizia che il tentato omicidio era opera loro doveva essersi già sparsa.
Ancora faticava un po' a credere che il colpevole fosse quel ragazzino; nonostante fosse responsabile -anche solo come mandante- di quell'atto orrendo, si sentiva a disagio a vederlo subissato di botte da cinque uomini adulti e dotati di una forza mostruosa. Per quanto volesse vedere il responsabile punito, sperava che il gruppo non ci andasse troppo pesante trascinato dalla rabbia e finisse per uccidere il ragazzo. Non che quel timore sembrasse fondato; il ragazzo rispediva indietro praticamente tutto quello che gli veniva lanciato, persino un paio di proiettili sparati da Lulu non fecero che rimbalzargli sul corpo - aveva sicuramente i poteri di un frutto del diavolo, su quello non c'erano dubbi.
Attorno c'era un frastuono tremendo, urla che venivano da tutte le parti. La ragazza pirata urlava qualcosa che Hikari non riusciva a sentire, il ragazzo col cappello di paglia insisteva di non aver fatto nulla; la folla urlava furibonda nei suoi confronti, e intonava incoraggiamenti ai carpentieri.
Una di quelle voci, che lodava il gruppetto della Galley-la, si sentì sovrastando il resto. Un uomo molto alto, con un aspetto estremamente bizzarro - capelli azzurri in un ciuffo sparati al cielo, occhiali da sole, un naso che sembrava di metallo, enormi braccia tatuate, una camicia tropicale ed un costume da bagno come unici indumenti - era letteralmente seduto ad un tavolino là vicino, sorseggiando qualcosa e godendosi lo spettacolo assieme a due ragazze sedute vicino a lui.
"Forza!" gridò, euforico. "Dateci dentro, ragazzi - ehi!"
Hikari gli aveva sfilato repentinamente il bicchiere di mano, dopo aver marciato dritta verso di lui con aria stizzita. La ragazza gli lanciò un'occhiata truce, e procedette a buttare giù lei stessa la bevanda senza troppi complimenti, tenendo lo sguardo fisso su di lui mentre lo faceva, quasi in segno di sfida.
"Tu se non sei in mezzo a qualche macello non sei contento, eh, Franky?" buttò lì la ragazza una volta terminato il drink.
L'uomo scrollò le spalle, guardandola storto a sua volta. "Non prendertela con me, ragazzina. Tu lo sai che mi hanno combinato quei pirati?! Te lo dico io - ieri hanno distrutto la mia Franky House, e se quello non bastasse, hanno quasi pestato a morte i miei fratellini!".
Hikari parve sorpresa da quelle parole - di certo non aiutavano la posizione del pirata - ma dopo averci pensato per più di qualche secondo, riprese a guardarlo in maniera sospettosa.
"Così, per sport? Tu non hai fatto niente per provocarli?"
"Provocarli? Certo che no. Duecento milioni, ragazza mia - e rubare ai pirati non è un furto!"
"Quindi si, in altre parole, li hai provocati tu." concluse la ragazza; lo guardò di traverso per un secondo, poi sospirò.
"Oh, la colpa sarebbe mia quindi?!" replicò l'uomo con fare aggressivo. "La mia bellissima casa, distrutta! Fatta a pezzettini! Tu per prima dovresti capirmi, no? E non credo nemmeno che proprio tu possa venire a farmi la morale sul cosiddetto 'furto'!"
Hikari alzò gli occhi al cielo, esasperata, ma senza una vera risposta da dargli. Riabbassò gli occhi verso quello che ormai era un campo di battaglia, chiedendosi se potesse fare qualcosa per migliorare quella situazione; mentre era distratta da questo pensiero, il tavolino al quale Franky era seduto la sfiorò di un soffio. L'uomo si era alzato e aveva rovesciato il tavolo in uno scatto d'ira, facendolo praticamente volare in avanti, mentre tutto ad un tratto intimava ai carpentieri di farsi da parte - dopo quello che il pirata aveva fatto alla sua casa e famiglia, Franky proclamava che precedenza sulla vendetta spettava a lui.
"Vedi di aspettare, Franky" gli fece Kaku casualmente, senza nemmeno guardarlo. "Prima sistemiamo l'assassino e poi ci occupiamo di te."
"Già, forse è il caso che ti calmi un'attimino, bello" buttò lì Hikari, tirando un lieve colpetto col pugno su un braccio all'uomo con i capelli azzurri. Quest'ultimo, però, non parve assolutamente d'accordo; dopo un attimo di esitazione, sollevò un braccio, aprendo la mano destra ed afferrando con la sinistra quello che sembrava un tubo di metallo che spuntava dal palmo, come a prendere la mira.
"Allora non volete proprio capire..."
Panico generale iniziò a propagarsi tra la folla al notare quello che Franky stava facendo. Hikari rimase ferma accanto all'uomo, con un'espressione metà infastidita e metà preoccupata sul viso.
"Bello" fece la ragazza, scuotendo le mani per fargli cenno di fermarsi. "Bello, no. Evita. Per favore, evita."
Niente, Franky non la degnò della minima attenzione. Le braccia dell'uomo, già innaturalmente grosse, cominciarono ad espandersi sempre di più, in preparazione di qualcosa.
"Oh miseria-"
Hikari si affrettò ad unirsi al fuggi fuggi generale, ma prima che riuscisse ad allontanarsi abbastanza Franky fece quel qualcosa che stava preparando.
Sembrava l'effetto di una bomba - una bomba ad aria compressa, per la precisione. La ragazza si buttò per terra e tentò di trovare un'appiglio mentre veniva investita dallo spostamento dell'aria - forte praticamente tanto da far volare qualsiasi oggetto si trovasse sufficientemente vicino, distruggendolo nella buona parte dei casi; e qualsiasi persona non si fosse allontanata abbastanza in fretta, come il gruppo dei carpentieri e il ragazzo col cappello di paglia.
Hikari rimase acquattata al suolo appigliandosi il più forte possibile alla terra, al punto che le sue unghie quasi bucarono i guanti. A quel mostruoso spostamento d'aria seguì un rumore assordante, una seconda gru che cadeva, il galeone in lavorazione che veniva colpito in pieno; ci vollero diversi minuti prima che il tutto finisse. Solo allora la ragazza decise di rialzare la testa - per vedere il cantiere completamente distrutto.
"Che disastro..."
Si guardò attorno, mentre tentava di staccare le mani dalla terra. C'era un caos indescrivibile, nient'altro che macerie dove prima si erano trovati casolari e piccoli edifici che ospitavano i lavoratori. Franky sembrava essersi dileguato, la folla si era dispersa; Hikari non vedeva più nemmeno il ragazzo col cappello di paglia, o la ragazza coi capelli color carota, che dovevano aver approfittato del trambusto per darsela a gambe.
'Fantastico', pensò la ragazza amaramente, 'gran bella giornata del cavolo oggi'.
Sentì dei suoni provenire dai mucchi di detriti accumulati nella direzione nella quale erano stati scaraventati i carpentieri; in risposta, la ragazza si affrettò ad avvicinarsi per controllare che nessuno fosse ferito gravemente.
"Ragazzi" buttò lì con voce incerta, spostando qualche pezzo di legno nel tentativo di localizzare gli uomini. "Ehi... Tutto bene?"
Una mezza trave di legno le volò sopra la testa, calciata in maniera furibonda da una gamba che spuntava dai detriti.
"Lo prendo come un si."
I cinque carpentieri si affrettarono a liberarsi da quella massa di macerie che era finita loro addosso, sedendosi per terra e contemplando la situazione.
"Dannato Franky" ringhiò Kaku, aggiustandosi il cappello in testa. "Guarda un po' come ha ridotto il cantiere"
"Ehhh, è Franky." fece Hikari, a disagio, sedendosi accanto a lui e controllandolo più da vicino per assicurarsi che non fosse ferito. "Lo sai che è fatto così..."
"Male, intendi? Si, sono d'accordo" sbottò Paulie, tirando un calcio ad un'altro pezzo di legno che aveva commesso l'errore di trovarsi nelle vicinanze del suo piede.
"Che razza di giornata..." sospirò Lulu.
Hikari rimase in silenzio per qualche minuto, alternando lo sguardo tra gli uomini seduti per terra.
"Allora... che cosa facciamo adesso?"
"Tanto per incominciare, inizia con l'evitare di parlare al plurale. Tu devi levarti dalle scatole" le abbaiò Paulie. "Intesi? Bene. Puntualizzato questo, non possiamo lasciar scappare quei pirati. Questa sera ci sarà l'Acqua Laguna...".
Hikari sobbalzò al sentire quelle parole, un misto di sorpresa e preoccupazione sul viso.
"Serio?!" fece. "E' già periodo...? Diamine... ecco perchè c'era così vento oggi. Ohhh, cavoli, devo sistemare casa prima di stasera..."
"Controlleremo gli ultimi due treni in partenza dalla stazione." continuò Paulie, ignorando completamente il vago borbottio della ragazza che continuava in sottofondo. "In questo modo non potranno lasciare la città... Avremo la questione sistemata prima di sera" concluse, con un'aria molto seria in volto.
"Noi staremo a guardia del signor Iceburg... E' il massimo che possiamo fare" fece Lulu, come a continuare il discorso del collega.
"Mah, speriamo vada tutto bene..."
"Ehi, Kare. Piglia qua."
Hikari si voltò verso Paulie al sentire quella chiamata improvvisa, e prima di rendersene conto venne colpita dritta in faccia da un qualcosa di non identificato; dopo essersi sfregata un po' il naso, guardò in basso e vide un mazzo di chiavi. Perplessa, la ragazza lanciò un'occhiata all'amico.
"Motivo?"
"Visto che vai a sistemarti casa per l'Acqua Laguna, vedi di sistemare pure la mia."
La ragazza lo fissò per qualche secondo, con un'espressione neutrale in viso. "Scusa, mi ero persa la parte dove avevo trovato lavoro come tua domestica".
"Beh, potrebbe pure essere un'idea."
Il biondo sospirò. Il suo viso, per la prima volta in tutta la giornata, parve mostrare un'emozione diversa dalla furia: stavolta, sembrava semplicemente stremato. Era evidente che tutta quella situazione lo stava provando parecchio, più mentalmente che fisicamente.
"Senti... se vuoi dare una mano, fallo con un qualcosa che può effettivamente essere utile. C'ho troppo casino attorno adesso per andare a sistemare casa. Fammi questo favore".
"Okay allora" annuì immediatamente la ragazza in risposta, con fare semplice. "No problemo, me ne occupo io."
Kaku la guardò raccogliere le chiavi ed alzarsi, con un mezzo sorriso divertito in viso.
"Ti sei convinta facilmente, eh?".
La ragazza lo guardò e scrollò le spalle, sorridendo.
"Oh, andiamo, l'avrei fatto comunque." buttò lì. "Siamo vicini di casa, in fondo... bisogna darsi una mano quando serve. E' solo che non mi piace quando mi dà ordini come se fossi la sorellina scema a cui può mettere i piedi in testa, quindi qualcosa glielo si deve dire prima che si approfitti troppo. Non mi piace che mi si diano ordini!"
Il ragazzo con il cappellino scosse il capo, osservandola incamminarsi sempre con lo stesso sorriso divertito in viso.
"Ahh, ahh. Ti fai manipolare in maniera estremamente facile. E nemmeno te ne rendi conto!"
  
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