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Autore: Caesar    17/09/2009    7 recensioni
Quando il sole infiamma Ectabatana con un ultimo bagliore di sangue, quando la notte incalza e il cielo s'incupisce...
forse, allora forse anche gli déi possono piangere...
Genere: Generale, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poco più di una flash-fic (511 parole), nata in cinque minuti di noia.

Il titolo è preso dal brano dei Muse, 'Sing of Absolution', che vi consiglio spassionatamente di ascoltare leggendo questa storia.

Buona lettura XD

Sing of Absolution

 

Le sale erano vuote, i corridoio silenziosi. I bracieri scaraventavano bagliori rossastri sulle pareti, le fiamme delle torce danzavano nell’oscurità come lingue ardenti, sensuali e pericolose.

Ma, nonostante tutto, lui aveva freddo.

Non importava che avesse indossato i suoi abiti più pesanti, non contava che fosse estate e il cielo, fuori, fosse di un azzurro intenso e il sole splendesse.

Avanzava –solo, maledettamente solo- lungo quei labirinti, ascoltando assorto l’eco dei propri passi riecheggiare all’infinito, rimbalzare sulle pareti, infrangersi contro una colonna, perdersi per sempre nelle tenebre – e gli sembrava di vedere le sue emozioni inseguire quegli echi, implacabili e terribili, abbandonandolo. Lui le rincorreva –cercava, voleva ricorrerle- perché non poteva sopportare il vuoto che gli si era spalancato dentro come un abisso, lo stesso che gli schiacciava i polmoni, che gli opprimeva il cuore.

Le rincorreva, e le avrebbe rincorse per il resto dell’eternità con quella volontà che gli aveva incendiato lo sguardo fin dalla nascita, anche a costo di avventurarsi nell’oscurità.

In fondo, lui non aveva mai avuto paura del buio.

Continuava ad avanzare, e continuava a sentire freddo – un gelo che gli scorreva nelle vene come veleno mischiato al sangue, rinnovandosi sempre più forte, sempre più violento, ad ogni battito del cuore – uccidendolo.

Avrebbe voluto che il vento lo portasse via con sè, oltre il sole splendente che lo aveva accecato per così tanto tempo, oltre il blu spumeggiante dell’Oceano estremo – via, lontano da quella terra che si sgretolava inesorabile sotto i suoi piedi.

Sarebbe partito con i suoi sogni - solo con quelli a gettare luci e ombre sul suo viso, a donare una luce iridescente al suo sguardo. Sarebbe partito, lasciandosi alle spalle tutto il resto.

E avrebbe visitato i paesi dell’estremo Oriente, avrebbe visto il luogo in cui nasce il sole, sempre più a est, sempre più lontano.

Ma non poteva.

Avanzava lungo quei corridoi e, sentendo freddo, sapeva di non poterlo fare.

E allora abbassava le palpebre per celare le lacrime brucianti, piegandosi su sè stesso e chiedendosi cosa fosse rimasto del vanitoso ragazzo di Mieza, cosa fosse rimasto di loro.

Sentiva risate, rivedeva frammenti di vita, violenti squarci di un passato ormai morto.

Poi si risollevava, ritrovando anche solo per un istante quella luce che animava i suoi occhi azzurri tempo addietro, quando il fragore della guerra era ancora lontano.

E sentiva il furore invaderlo, violento e implacabile, quando le mani si stringevano convulsamente e i denti si serravano, mentre lo sguardo si accendeva come un incendio e il viso impallidiva.

Allora correva, spalancava porte, sbatteva battenti, rapito da una frenesia incontenibile.

Cos’era rimasto? Cos’era rimasto? Cos’era rimasto?

Così, in un’accavallarsi d’interrogativi senza risposta che lo tormentavano.

Poi spalancava l’ultima porta, sbatteva l’ultimo battente, mentre il cielo s’incupiva e le nuvole si rincorrevano giocose su uno sfondo sempre più nero, mentre il sole incendiava Ectabatana con un ultimo raggio di sangue prima di declinare oltre la linea sottile dell’orizzonte.

Entrava nella sua camera, quando il sole moriva e la notte incalzava, e guardava, cercava, urlava, gridava il suo nome.

Invano.

Efestione non c’era.

***

Angolo Autore:

Prima di tutto, grazie per aver letto questa storia.

Spero che vi sia piaciuta e che, soprattutto, vi abbia trasmesso qualcosa - almeno quanto ha trasmesso a me.

Grazie ancora,

Caesar

 

   
 
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