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Autore: RKM    12/01/2024    2 recensioni
Qualche mese dopo la riunione dei commercianti di Whickber Street, ritroviamo Maggie e Nina allo stesso punto in cui le avevamo lasciate: la relazione tra loro non è mai sbocciata.
La situazione rischia di precipitare all'improvviso quando Lindsay si rifà viva con Nina e le propone di passare la vigilia di Natale insieme. Nina accetterà?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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La porta di legno blu si apre, per l’ennesima volta quella mattina, con un vago scampanellio: Maggie fa il suo ingresso nella caffetteria, sorridendo allegra. Si toglie i paraorecchie di peluche rosa, grata per il tepore del negozio e annusa l’aria: Nina fa il caffè più buono di tutto il quartiere e Maggie non lo pensa solo perché ha una cotta tremenda per lei, ma perché è vero. Tutti a Soho conoscono il suo negozio, “Dammi un caffè o dammi la morte”.

Maggie si avvicina al bancone e il suo sorriso si fa ancora più smagliante. Nina si è accorta del suo ingresso e sta celando una risata dietro ad un rimprovero semiserio: “Sei in ritardo. Il tuo caffè con latte scremato era pronto mezz’ora fa e ora sarà freddo”.

“Hai ragione, oggi sono uscita più tardi del solito… ma non ce la facevo proprio a farmi coraggio e a mettere il naso fuori dal mio negozio!”.

“Beh, tra qualche giorno sarà Natale, non puoi pretendere il sole a picco”. Nina fa il giro del bancone con un vassoio in mano e si avvia verso un tavolo dove una coppia è intenta a farsi un selfie da manuale.

“Ma fa freddissimo!”.

“Non prendertela con me, io non c’entro. Dovresti parlare coi piani alti!”.

“I piani alti… già… magari riusciremmo anche a scambiare due parole con il Signor Fell…”.

Nina le si fa più vicino e abbassa la voce: “Ancora nessuna notizia di lui e del signor 6-espressi-in-tazza-grande?”.
Maggie scuote la testa e abbassa lo sguardo: “No… proprio niente.”

“Pensare che quella stramboide vestita di bianco che ha occupato la libreria continua a dire in giro che il Signor Fell è andato in Paradiso!”.

“Beh, lei sta dicendo la verità”.

“Già, peccato che la sappiamo solo noi due! Tutti gli altri adesso credono che lui sia morto e che lei sia pazza. Dovevi sentirla quando si chiedeva perché tutti piangessero!”.

“Ma lui non è morto...vero?”.

Maggie incontra lo sguardo di Nina in cerca di rassicurazioni, ma non fa in tempo a ricevere una risposta: la Signora Sandwich, la titolare del centro massaggi all’angolo, entra nel negozio e saluta le due donne con calore. Dopo quella strana riunione dei commercianti di Whickber Street di qualche mese prima, le due ragazze le sono rimaste nel cuore. C’è del tenero tra loro e anche se non riesce a capire quanto intensa sia la loro relazione, la Signora Sandwich tifa per loro: Dio solo sa quanto ci sia bisogno di un po’ d’amore e leggerezza, dopo la brutta notizia che il Signor Fell è morto!

“Nina, cara! Le mie ragazze hanno proprio bisogno del tuo miglior caffè!”.

“Arrivano subito! I soliti immagino”.

La Signora Sandwich annuisce mentre sorride a Maggie: “Maggie, tesoro, come vanno gli affari?”.
Maggie si sente avvampare così violentemente da temere di iniziare a fischiare come una pentola a pressione: “Ah...ehm...bene, molto bene – mente - Sotto Natale le vendite di dischi vanno alla grande!”.

La Signora Sandwich sembra non credere ad una sillaba, ma misericordiosamente cambia argomento: “Cosa farai per Natale? Festeggerai insieme a qualcuno… di speciale?”.

“Beh, no, cioè, non proprio: domenica prossima andrò a casa dei miei, a Chipping Ongar. E’ un paesino a nord di Londra, andrò in treno”.

“Ah, che cosa romantica, il Natale in provincia!”.

“E lei invece, Signora Sandwich?”.

“Ah, io passerò il Natale insieme alle mie ragazze, faremo una grande festa e mangeremo fino a scoppiare!” la Signora Sandwich ride di gusto e si gira verso Nina, per rivolgerle la stessa domanda, ma lei non incontra il suo sguardo: ha gli occhi incollati allo schermo del suo smartphone, sul suo viso un’espressione fin troppo familiare. “Oh no… - la Signora Sandwich capisce subito di cosa si tratti – non sarà di nuovo Lindsay, vero?”. Nina le rivolge un’espressione indecifrabile; non risponde e alza gli occhi al cielo: non sopporta che la Signora Sandwich giudichi le sue scelte in fatto di relazioni, ma si sta sforzando di trattenere delle lacrime e non riesce a darle una delle sue solite risposte taglienti.

“Non capisco come tu possa ancora darle retta, dopo come ti ha trattata! - la Signora Sandwich si avvicina al bancone, apre il portafogli ed estrae delle banconote stropicciate per pagare i caffè; una banconota da 10 sterline ha vari smiles scarabocchiati sopra, ognuno di un colore diverso e la Signora Sandwich la soppesa un momento, per poi rimetterla nel portafogli – Ti ha scaricata senza troppi complimenti dopo averti vomitato addosso per anni le sue paranoie tossiche. Non le devi niente! Dovresti bloccarla dappertutto e non lasciarla più entrare nella tua vita!”.

Nina ha un groppo in gola e prende i soldi della Signora Sandwich senza riuscire a guardarla in faccia. Che le sta succedendo? Solo qualche mese prima, le avrebbe restituito la sua arroganza, mentre adesso si vergogna di aprire bocca. Qualche mese prima, però, non sapeva, in cuor suo, quanto la Signora Sandwich avesse ragione.

“Beh, ci vediamo. Maggie, divertiti a casa dei tuoi”. La porta si chiude alle spalle della Signora Sandwich e Maggie, incredula, si volta verso Nina, che non riesce a sostenere il suo sguardo: “Ma è vero quello che ha detto? Ti stai sentendo ancora con Lindsay?”.

Nina tira su con il naso: “Sì”. Inizia a pulire il bancone da delle macchie invisibili con una spugnetta viola che ha visto giorni migliori. “Ho ricevuto un suo messaggio un paio di giorni fa. Abbiamo parlato un po’ e mi ha chiesto… se voglio passare il Natale con lei e sua sorella”.

Maggie la guarda come se non avesse capito una parola. Vorrebbe chiederle se ci voglia andare; vorrebbe gridare, dirle che vederla tornare tra le braccia della sua ex non è esattamente il regalo di Natale che si aspettava; vorrebbe baciarla e mostrarle quanto tenga a lei; vorrebbe dirle così tante cose che nemmeno lei ha ben chiare.

Alla fine non ne dice nemmeno una: si rinfila il paraorecchie e va verso la porta.

“A-Aspetta...il tuo caffè!”: sentendo lo scampanellio della porta, Nina alza lo sguardo e vede che Maggie se ne sta andando. Impreca sottovoce, si slaccia il grembiule e corre verso la porta, ma all’improvviso un’orda di ragazzi imbocca l’ingresso: un gruppetto di studenti universitari, con libri, zaini e un computer, si siedono ad un tavolo per fingere di studiare; in realtà cercano la scusa perfetta per saltare le ultime, pesantissime lezioni dell’anno prima della pausa invernale. Rallentata da quei giovani e casinisti clienti indesiderati, Nina vorrebbe correre dietro a Maggie, ma lei ha già attraversato la strada e sta varcando la soglia del proprio negozio; tanto vale restare e servire quei ragazzi.

 

Non appena la porta del negozio si chiude alle sue spalle, Maggie scoppia in un singhiozzo acuto. Poi un altro e un altro ancora. Alza lo sguardo alle pareti del suo negozio, coperte di dischi da cima a fondo: ama quel posto, ci è cresciuta, giocando nel retrobottega mentre sua nonna e poi sua madre, prima di lei, vendevano dischi a ragazzi e ragazze di tutte le età. Poi i ragazzi avevano ceduto il passo agli adulti nostalgici, come il Signor Fell, che non si era mai lasciato lusingare dalle diavolerie moderne e non aveva idea di che cosa fosse un CD. Le vendite si sono diradate sempre più e le scarse entrate mensili garantite da qualche affezionato costituiscono l’unica rendita che questo negozio le garantisce. Riesce a pagarci a malapena le bollette. Il Signor Fell era stato un vero angelo a non chiederle più l’affitto e ora che non c’è più, nessuno è venuto a reclamare gli arretrati. Maggie fa semplicemente finta di niente, anche se si aspetta che prima o poi la situazione precipiti e lei si trovi costretta a lasciare il suo negozio.

Che cosa farà poi? Lei non sa fare nient’altro che vendere dischi.

Ah, certo: è anche brava a fare finta di niente.

Anche con Nina.

SOPRATTUTTO con Nina.

Dopo l’assedio della libreria, qualche mese prima e il discorsetto fatto al partner del Signor Fell, le era sembrato che le cose potessero finalmente procedere oltre: lei e Nina si erano chiarite e avevano palesato il loro interesse reciproco.

Da allora però, non hanno fatto nessun passo avanti: non sono mai uscite insieme dopo il lavoro, anzi, se possibile Nina corre a casa ancora più in fretta di quando viveva con Lindsay. Qualche volta Maggie le porta qualcosa da mangiare insieme, lì in caffetteria: un panino imbottito, un trancio di pizza, una bowl. Si vedono la mattina, quando Maggie va da lei a ordinare un caffè. Basta. Nina non ha mai fatto un passo avanti verso di lei. Maggie aveva capito che Nina aveva bisogno di tempo per ritrovare sé stessa e i suoi ritmi e non ha mai insistito, ma a volte sente il disagio di Nina nel passare del tempo con lei come una lama arroventata che le trapassa la gabbia toracica, ancora e ancora e ancora, lasciandola poi a terra sanguinante e inerme.

All’improvviso i singhiozzi si fanno più violenti, le manca il fiato e Maggie si porta una mano al petto, come se sentisse che, se non preme abbastanza forte, il cuore potrebbe saltarne fuori e scappare via. Si lascia scivolare seduta sul pavimento, sola, dentro ad un negozio vecchio e polveroso, pieno di ricordi che non sono nemmeno tutti suoi. Sente di aver fallito in ogni cosa a cui ha messo mano, di non avere un futuro. Si accascia sul pavimento e si stringe nel piumino azzurro, nella morsa di un freddo da cui non conosce sollievo. Piange per diverso tempo, senza che mai nessuno varchi la soglia del suo negozio.

 

Dopo molte lacrime e molti pensieri infelici e crudeli, Maggie è ancora lì, sul pavimento del suo negozio. Dal basso gode di una prospettiva molto diversa e si rende conto che il suo negozio è davvero molto polveroso. Forse un po’ troppo: ultimamente si sorprende spesso a starnutire parecchie volte di seguito, ogni volta che sposta qualche scatolone.

Si alza con un po’ di fatica e si mette seduta, pulendosi goffamente il naso con il dorso di una mano: in fondo, non ha davvero di meglio da fare e pulire il negozio l’aiuterebbe a tenersi impegnata. Ne ha davvero bisogno. Si alza in piedi, si toglie il piumino, si sfila il paraorecchie e allunga una mano verso un mollettone per capelli, pronta a dare a quel posto una bella ripulita. Si decide a iniziare dal magazzino: potrebbe approfittarne per proseguire con l’inventario, rimasto in sospeso da qualche tempo. Sì, è una buona idea.

Lo scatolone pesa e quasi le scappa dalle mani, sbattendo sul tavolo e sollevando una nuvola di polvere che la fa tossire: Maggie agita la mano davanti alla bocca e si appoggia su una sedia, non meno polverosa del tavolo sotto a cui è parcheggiata. Si guarda intorno mentre si gratta distrattamente il dorso di una mano; non ha pensato ad indossare dei guanti e la polvere le secca la pelle; una serie di taglietti arrossati le costella gli spazi tra le nocche, che prudono. Si sente davvero stanca e pensa che forse sia il caso di fermarsi. Perché non concedersi una coccola? Si dirige verso un giradischi, sceglie un disco da una scatola con dei cuori scarabocchiati sopra e delle scritte in una grafia infantile e un po’ incerta, lo estrae dalla custodia e lo appoggia sulla piastra, per poi infine appoggiarci sopra la puntina e premere l’interruttore. Un fruscio inframezzato da schiocchi riempie l’aria, la musica parte, una voce maschile inizia a cantare: When routine bites hard and ambitions are low / And resentment rides high but emotions won't grow / And we're changing our ways, taking different roads / Love, love will tear us apart again. La canzone è “Love Will Tear Us Apart”, singolo del 1980 dei Joy Division, una delle sue canzoni preferite di sempre, anche se preferisce la versione di Jim Brown, il Re. Ha scelto questa canzone perché le piace, ma calza perfettamente al suo stato d’animo e le da un po’ di sollievo.

 

E’ scesa la sera su Whickber Street; il lampione davanti al negozio di Maggie lampeggia a scatti, con un cigolio intermittente che le da un po’ ai nervi. Non ci bada troppo, però, anzi: mentre gira la chiave nella toppa della porta a vetri, pensa che si sente decisamente più leggera di qualche ora prima e che ha riacquistato un po’ del suo solito buonumore, complici la buona musica e le pulizie. Ha quasi finito l’inventario degli LP, concluso quello dei 78 giri e intende partire già domani con quello dei 33 giri. Ha fatto davvero un ottimo lavoro.

Alza gli occhi al cielo e pensa che, nonostante tutto, le cose non vanno così male come sembrano. Certo, in capo a qualche giorno, mentre lei sarà a tavola con i suoi genitori, suo fratello e sua cognata, Nina starà brindando con Lindsay e sua sorella. Un bicchiere tira l’altro, scambio di pacchetti, un rametto di vischio strategicamente appeso sullo stipite di una porta, la nostalgia dei momenti passati assieme… no! Maggie scuote la testa per liberarsi da quel giro di pensieri che non la porta da nessuna parte: se anche ci dovesse essere un ritorno di fiamma tra Nina e Lindsay, lei non potrebbe farci niente, per cui è del tutto inutile sbatterci la testa. Si avvia verso casa.

Maggie si stringe nello scialle verde che ha aggiunto al suo outfit di quella mattina mentre gira l’angolo e una figura familiare invade il suo campo visivo: la Signora Sandwich è ferma a fumare sull’uscio del suo centro massaggi. Quando si accorge di lei, le sorride ed emette uno sbuffo di fumo: “Tesoro, hai fatto tardi oggi!”.

“Sì, sto facendo l’inventario - non ha senso millantare di essere stata impegnata con clienti inesistenti, tanto vale dire la verità – Lei invece? Non torna a casa?”.

“Oh, stasera faccio un po’ di compagnia alle ragazze e ne approfitto per preparare un po’ di biscotti per la festa”.

“Non pensavo che le piacesse così tanto il Natale, Signora Sandwich”.

“Oh, non lo pensa mai nessuno: tutti credono che, con il lavoro che faccio, io sia una persone insensibile. Invece adoro il Natale! Vado pazza per le lucine e mi diverte un sacco cucinare cose buone! Lo facevo insieme alla buonanima di mia nonna, che quando non intratteneva i soldati che passavano da casa sua, era sempre insieme a me”.

Maggie non sa bene cosa rispondere a questa confessione estemporanea e apre e chiude la bocca senza dire una parola. Il fiato si condensa davanti al suo viso, come se stesse fumando anche lei. La Signora Sandwich sembra divertita dal suo imbarazzo e ride di gusto: “Ah, cara! Non prendere la vita troppo sul serio, non se ne esce mai vivi! - aspira un’altra volta dalla sigaretta, per poi emettere una nuvoletta rotonda che si dissipa in fretta nell’aria gelida – A proposito, tanti auguri, passa un Buon Natale”.

“Grazie Signora Sandwich, anche lei”.

“Comunque sappi che non mi inganni affatto”.

“A-a cosa si riferisce?”.

“La tua faccia. Ci si legge tutto. Si vede che stai davvero uno straccio e immagino sia per quel che è saltato fuori stamattina, in caffetteria”.

Maggie abbassa gli occhi: “Sì, beh, non ha senso nasconderlo, in effetti.”

“Senti, lo so che non sono affari miei e tutto, ma io non credo che a Nina freghi ancora qualcosa di Lindsay. Certo, passare insieme il Natale… bel casino”.

“Cosa faccio… come faccio se… se si rimettono assieme?”.

La Signora Sandwich butta via il mozzicone di sigaretta e fissa Maggie negli occhi: “Te lo dico io che cosa fai: tu vai là e te la riprendi. La trascini se necessario. Sarebbe uno spreco se Nina buttasse all’aria gli ultimi mesi e tornasse con quella pazza manipolatrice. Lei ti vuole bene e se tu pure gliene vuoi, devi lottare per lei”.

Maggie la guarda con occhi da cerbiatto. Nina le vuole bene? Davvero? Non si è sforzata molto per mostrarlo, negli ultimi mesi. “Lei… crede?”.

“Certo che sì! Ma adesso non pensarci e vai a casa, mangia e fatti una sonora dormita. Vedrai che domani andrà meglio”.

“Va bene. Grazie Signora Sandwich. Buonanotte”.

“Buonanotte cara”: la tenda di perline viola appesa malamente trema e tintinna, quando la porta del centro massaggi si chiude dietro alla Signora Sandwich con uno scatto secco. Maggie rimane ferma un momento ad osservarla, per poi riprendere la sua passeggiata verso casa. Delle tante cose successe in quella giornata, questa conversazione è ciò che più le dà da pensare.

 

Maggie guarda l’ora sul display del suo smartphone e affretta il passo. Nella mano destra stringe il manico del suo fedele trolley a fiorellini arancioni, si sta avviando verso la metropolitana: è la vigilia di Natale e sta andando a prendere l’ultimo treno per raggiungere Chipping Ongar. Non appena era uscita di casa, fiocchi leggeri e vacui avevano iniziato a danzare leggeri nell’aria: il tipo di neve che ti aspetti per il finale di un bel film di Natale.

Rimette lo smartphone in tasca, si ferma un istante a controllare di aver preso le chiavi di casa e viene distratta da una macchina che passa: la guarda ed è in quel momento che nota Nina dall’altro lato della strada. Cammina a testa bassa e stringe in mano una specie di sacchetto di carta.

“Nina!”.

Nina alza lo sguardo e si gira intorno, per poi vederla. Alza la mano libera in un vago cenno di saluto. Il suo berretto di lana riesce a malapena a contenerle i capelli e la giacca di lana la fa sembrare goffa. Non è a suo agio nei vestiti che indossa.

Maggie guarda a sinistra e a destra, per poi attraversare la strada, tirandosi dietro il trolley: le sue ruote grigio chiaro lasciano piccoli solchi nello strato leggero ma tenace di neve che si sta formando.

Maggie le sorride mentre si avvicina: “Ciao”. Nina borbotta quello che dovrebbe essere un saluto e stringe con entrambe le mani il pacchetto di carta grigia: da vicino si capisce che contiene una bottiglia. La carta si sta inumidendo sotto la neve e Nina stringe forte il collo della bottiglia, un po’ per paura che scivoli via, un po’ per la tensione. Si guarda le punte delle scarpe, poi prende coraggio e alza gli occhi per ricambiare l’attenzione di Maggie: “Sei in partenza?”.

“Sì, vado a casa dei miei, prendo l’ultimo treno”.

“Allora non ti faccio perdere tempo” replica Nina, con una specie di smorfia.

“No beh… ho ancora qualche minuto - Maggie avrebbe voglia di parlare con lei sotto la neve tutta la notte – Tu… vai da Lindsay?” le chiede poi, con un po’ di esitazione.

Nina emette dei versi di frustrazione e abbassa ancora una volta lo sguardo. “Più o meno”, aggiunge poi, sibillina.

“Che vuol dire ‘più o meno’?”.

“Vuol dire… ”: Nina sbuffa e il suo fiato forma subito una nuvoletta opaca davanti al suo viso. Guarda ovunque tranne che negli occhi di Maggie.

“Nina…” inizia Maggie dolcemente; era proprio ciò che Nina non sapeva di aver bisogno: la sua voce dolce, la sua comprensione. “Stavo andando da Lindsay. Fino all’ultimo non sapevo se ci volevo andare o no. Poi ho pensato: ma sì, facciamolo. Mi sono fermata a comprare una bottiglia di vino, non avevo nient’altro da portare. Ho fatto tutta la strada fino a casa loro, ho salito i gradini, mi sono fermata davanti alla loro porta. Hanno… hanno una ghirlanda sulla porta, una di quelle con le pigne e le bacche rosse. Lindsay non ha mai decorato la porta di casa nostra, mai. E io ero lì… ero lì davanti alla porta, come una stupida, senza sapere se suonare o meno al campanello. Guardavo quella ghirlanda e pensavo ‘Ma io voglio davvero essere qui?’ e mi sono detta che no, dannazione! Di tutti i posti dove non voglio essere stasera, casa loro è il posto dove voglio essere meno di tutti. Così sono venuta via”.

“E dove vai?”.

“Vado a casa. Ho una bottiglia di vino buono e una lasagna nel frigorifero, la scalderò e me la mangerò sul divano mentre guardo qualche cosa di divertente. Spero di non beccare il solito film strappalacrime di Natale perché davvero non lo manderei giù” risponde con un mezzo sorriso: si sentiva meglio, ora che aveva esposto a voce alta tutti quei pensieri.

“Se vuoi… - inizia Maggie, facendosi coraggiosa – se vuoi puoi… venire da noi. C’è tanto spazio e dopo la cena giochiamo a carte e a bingo e… facciamo tante altre cose”.

“No angelo, preferisco di no - stava ritrovando la sua solita spavalderia e con essa quel nomignolo che saltava fuori ogni tanto nei loro sfottò mattutini – io… ho ancora bisogno di tempo”.

“Lo so - aggiunge subito Maggie – io… non ho mai avuto fretta”.

Nina sorride, mostrando una fila di denti bianchissimi.

“Io… devo andare adesso”.

“Sì sì, se no perdi il treno e a quest’ora dove la trovi una carrozza per portarti al castello?”.

Maggie ride: “Buon Natale, Nina”.

“Buon Natale, Maggie”.

“Chissà, magari prima o poi passeremo il Natale assieme e nevicherà, proprio come stasera”.

“Non lo so angelo, ma so una cosa”.

“Che cosa?”.

“Che sarebbe il miglior Natale di sempre”.

Maggie le sorride con gli occhi che brillano e Nina ricambia il suo sguardo. La neve continua a danzare intorno a loro. Sarà un bianco Natale.

   
 
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