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Autore: NightWatcher96    13/01/2024    1 recensioni
In un periodo non ben definito, mentre il freddo si fa sempre più pungente, Katsuki Bakugo farà la conoscenza di Izuku Midoriya e le sue convinzioni tribolano. Ma Izuku, la figlia della famiglia Midoriya che gestisce un piccolo panificio, è ciò che sembra?
Soft BakuDeku.
AU : No Quirk!
Non sempre ciò che vedi corrisponde alla verità... Cogliere sempre i dettagli è importante e può rischiarare le tenebre anche negli attimi più bui...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'odore del pane era davvero intenso e così quello delle margherite.

Racchiuso tra porzioni di case logore dal tempo e sentieri in salita pieni di sanpietrini, il cielo azzurro copriva il paesino Miyashi.

Katsuki Bakugo, quindicenne figlio di una sarta e di un soldato, osservava le nuvole bianche nel cielo con grande noia. Sua madre, Mitsuki, aveva insistito di andare insieme a comprare il buon pane della famiglia Midoriya.

Inko e Hisashi, suo marito con una sola gamba, erano orgogliosi della loro piccola attività.

«Perché diavolo dovevo venire con te?» bofonchiò improvvisamente il ragazzo.

«Perché voglio tu conosca la loro dolce bambina Izuku! Hai quindici anni, figlio!».

Katsuki s'infilò le mani nelle tasche del pantalone nero che indossava, il vento s'insinuò nell'ampia camicia biancastra. Le maniche arrotolate alla piegatura delle braccia e quelle dei pantaloni poco sotto alle ginocchia non facevano altro che evidenziare i muscoli ambrati.

«A che serve! Non m'interessa!».

Ma la signora Mitsuki già non gli prestava più attenzione. Inko aveva fatto capolino dalla finestrella della cucina con una profumatissima torta alla marmellata di mirtilli ed ora parlavano con qualche risatina stridula del più e del meno.

Katsuki salutò la donna dai capelli lunghi e verdi legati in un pesante chignon e varcò l'ingresso della piccolissima bottega. I suoi occhi rossi vagarono sugli scaffali di legno sporchi di farina ma zeppi di leccornie ancora calde. Dopodiché si posarono su un'esile figura uscita dalla cucina con due crostate in perfetto equilibrio sulle punte delle dita.

Tra i due seguitò un gioco di sguardi curiosi ma fu la ragazza smilza a distoglierlo per prima.

Katsuki seguì i suoi movimenti leggiadri. Aveva un fisico davvero minuto, capelli vaporosi e verdi, occhi espressivi... una semplice camicia bianca con le maniche arrotolate e un vestito di stoffa scadente di un rosa spento.

«Sei il figlio di Mitsuki-san?».

Katsuki corrugò le sopracciglia. Come osava quella piccola donna interromperlo dalla sua ricerca di qualcosa di buono da mangiare?

«Sì. Dammi questo dolcetto».

Izuku lo accontentò. Katsuki addentò subito la morbida pasta frolla con gocce di cioccolato. Colpito, la divorò in un baleno e si leccò perfino le dita.

«E' un muffin. Zio Taishiro è tornato dall'America con qualche ricetta nuova».

«Ne voglio un altro!».

Izuku obbedì.

«Razza di stupido!».

Fragorosa come un piatto che si rompeva sul pavimento, improvvisa come un tuono che squarciava i cieli di mezzanotte, Mitsuki assestò uno schiaffo sul groppone di suo figlio con una così tale forza che il colpo risuonò per tutta la bottega. Izuku si nascose le labbra dietro una mano, vistosamente sorpresa.

«Sei sempre il solito maleducato!» la bionda si rivolse poi a Izuku con dolcezza stucchevole. «Perdonalo, cara... quando è affamato non ragiona!».

La giovane farfugliò qualcosa prima di offrire un cenno del capo.

Katsuki lavorava in mezzo ai campi; era abbastanza forte da zappare la terra, gestire il pascolo, rincorrere le pecore e dedicarsi al raccolto.

La giovane dagli occhi verdi infilò subito gli ultimi tre muffin in un sacchetto di carta e lo spinse tra le mani sporche di terreno del giovane. Si rese solo allora conto di quanto fosse evidente la loro differenza di stazza e altezza.

Izuku arrivava alla metà del petto largo del ragazzo che ora la stava guardando con fare curioso.

«Troppo buona, cara» Mitsuki si addolcì. «Katsuki, lei è Izuku e ha un anno in meno di te. Sii gentile».

La ragazza fece un piccolo inchino sollevando parte del vestito.

Katsuki sollevò le sopracciglia color del grano; lei non aveva scarpe.

«Non ti fanno male i piedi?».

Mitsuki fece per schiaffeggiare di nuovo suo figlio quando Izuku scosse il capo. «Hai ragione, Katsuki-san. Ma non posso permettermi un paio di scarpe».

Inko chinò la testa con fare mortificato.

Dopo la nascita di Izuku, Hisashi aveva perso una gamba a causa di una bomba e le cure erano state talmente alte da indebitarsi. A malapena riuscivano a portare avanti l'unica fonte di sostentamento.

«Scusa...» borbottò Katsuki.

Izuku sorrise appena...

 

***

 

«Sei piuttosto distratto!».

Katsuki uscì dai suoi pensieri al suono della voce giocosa di Eijiro. Tutti e due stavano arando un'infinita distesa di terra e su di loro il cielo iniziava a tingersi dei colori del tramonto.

«A che pensi?» domandò il rosso crinito, mentre si appoggiava di mani e di mento sul bordo del rastrello.

«A niente».

Eijiro lo fissò con lo stesso sguardo di chi la sapeva lunga. «Conosco quegli occhi. Stai pensando a qualche bel ragazzo?».

«Non proprio. La scorsa mattina mia madre mi ha obbligato ad andare con lei e ho conosciuto la figlia dei Midoriya».

Il rosso sollevò un sopracciglio. «Midoriya? Quelli che hanno una panetteria in paese?».

Katsuki annuì. Ma non gli spiegò del suo incontro con Izuku, del sapore magico dei muffin e di come era rimasto impressionato da quei suoi occhi verdi e grandi.

Eijiro cercò di persuaderlo, spinto dalla curiosità, ma non ottenne che un profondo silenzio.

I due si dedicarono al lavoro fino a quando non riuscirono a vedere più a un palmo dal naso.

Come ogni sera, il fattore Shota li aspettava con una lanterna ad olio in mano e il suo fido cane lupo Urusey. Sorrise ai due quando li vide arrivare alla sua piccola casa di legno, consegnò gli spiccioli della paga giornaliera e li fece accompagnare dal cane fino al paese.

«Me lo dirai perché oggi ti sei comportato in modo strano?».

Katsuki sbuffò ma poi sogghignò. «Mai!».

I due si salutarono con il solito pugno e presero due direzioni differenti. Urusey era già tornato indietro, veloce come il vento.

Quando Katsuki varcò la soglia di casa, trovò i suoi genitori che sedevano a tavola aspettando solo lui. In fretta si lavò le mani in una tinozza d'acqua fredda e si gettò a capofitto sulla zuppa calda.

Iniziava a fare davvero freddo.

«Domani voglio che tu ringrazi Izuku per i dolcetti. Portale qualcosa, Katsuki».

Il giovane fissò con orrore sua madre e per lo shock rimase con una guancia gonfia di cibo e il cucchiaio a mezz'aria.

Che diavolo doveva portare a una donna?

«I fiori, figliolo» mormorò Masaru, con una risatina. «I fiori sono sempre ben accetti».

Katsuki, quella sera, lasciò la tavola molto presto, disgustato dal continuo sproloquio di sua madre a proposito di Izuku, di cose sdolcinate, di quanto fosse carina e dei maledetti fiori.

Mentre si sdraiava sulla vecchia branda nella soffitta e si accingeva a guardare i raggi lunari che filtravano dalla finestrella alla sua sinistra, chiuse gli occhi.

Poco prima di sprofondare nel mondo dei sogni si ricordò di un particolare.

Tra i capelli di Izuku aveva scorto una margherita.

Si girò su di un fianco.

Aveva trovato la soluzione...

 

  
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