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Autore: Amiba    16/01/2024    3 recensioni
Big Mom adora ogni genere di dolce, tranne uno: i cupcakes. Nessuno dei suoi figli sa per che motivo li detesti tanto e nessuno di loro ha mai effettivamente cercato risposta a questa domanda. Tuttavia quando un fantasma del passato della donna si presenta alla porta della famiglia Charlotte in cerca di aiuto, forse la risposta arriverà da sola e insieme ad essa un po' di pace per lei e per i suoi figli.
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!!!!Qualche spoiler post Wano.
Genere: Avventura, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Big Mom, Charlotte Cracker, Charlotte Katakuri, Charlotte Prospero, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Ombre all’orizzonte -
 
Poggiò le grosse mani contro la balconata e prese una ampia boccata d’aria fresca, non ne poteva più di stare sdraiata a letto e ignorando completamente i consigli dei medici, decise di alzarsi per andare sul terrazzo della stanza in cui stava riposando per cercare di rinfrescare un secondo i propri pensieri, che turbinavano nella testa dell’ex imperatrice come un tifone.
Alzò lo sguardo fissando le stelle, che, col cielo limpido com’era quella sera, si vedevano perfettamente assieme alla luna piena che si specchiava nelle serene acque dell’oceano.
Quante volte aveva guardato il cielo riflettersi nel mare assieme a Jonathan, quante volte si erano amati proprio sotto le stelle, quante volte aveva scelto di spogliarsi di quell’armatura fatta d’odio e rancore per essere semplicemente una donna come le altre, per non essere Big Mom ed essere semplicemente Charlotte Linlin.
Quelli furono gli unici anni della sua vita adulta in cui era stata felice.
Sentì dei passi dietro di lei, passi che le erano ben noti.
 
- È una serata meravigliosa non trovi? – esordì il corvino con un sorriso – Però Linlin dovresti dare ascolto ai medici e tornare a letto a riposare, sei ancora gravemente ferita. –
- Fatti gli affari tuoi Jonathan. –
- Chi sa perché mi aspettavo una risposta simile. – sghignazzò lui affiancandola – Hey Linlin… -
- Cosa? – ringhiò l’enorme donna voltandosi verso di lui.
- Ti va di ballare? –  chiese porgendole la mano.
Gli occhi dell’ex imperatrice si sgranarono e il cuore prese a batterle più velocemente, ricordava molto bene le volte che aveva danzato con Jonathan e ne ricordava chiaramente le dolci sensazioni e le carezze delicate che lui le riservava in quegli impacciati e decisamente poco eleganti balli in cui si esibivano, perché entrambi eran senza alcun dubbio pessimi ballerini.
Prese a tremare, quasi ipnotizzata avvicinò l’enorme mano a quella di lui sfiorandola appena e per un’instante le sembrò di tornare giovane, a quando aveva appena ventiquattro anni, il calore poi che la pelle del pasticciere le trasmetteva era lo stesso identico di allora, come il suo sorriso.
 
- Ti amo, mio piccolo dolce cupcake, mi era mancato averti vicino. –
La piratessa ritirò velocemente la propria mano, come scottata da quelle parole, sentì, dopo tanti anni gli occhi farsi umidi e le gambe reggerla a fatica.
- Basta… - sussurrò – ti prego, basta. –
- Linlin? –
- Ti prego. – non riusciva nemmeno a urlare, quella tortura che stava andando avanti ininterrotta da più di una settimana ormai l’aveva totalmente spezzata – Ti prego, non so cosa tu sia, non so perché tu sia qui, ma smettila, non voglio riprovare quel dolore, non ce la farei…vattene, sparisci nuovamente nei meandri della mia mente e lasciami sola… -
- Lo sai che quello che mi chiedi è impossibile Linlin. – rispose lui, fissandola con gli occhi addolorati – non potrei mai lasciarti sola mentre soffri così tanto, non potrei mai abbandonarti quando hai bisogno di me. –
- Ma lo hai fatto! Quarantaquattro anni fa lo hai fatto!  -
- Non è stato per mia volontà, lo sai benissimo, quello che è successo non… -
- Smettila di mentire! –  gridò, portandosi sulla difensiva e allontanandosi da lui di scatto.
 
Jonathan emise un grosso sospiro rammaricato, la conosceva benissimo, sapeva alla perfezione cosa si nascondesse dietro quel comportamento, d’altro canto, per lui, le maschere che Linlin era solita indossare erano sempre state trasparenti e dopo tutto quel tempo, la cosa non era cambiata.
- Devi capire che non è stata colpa tua. – fu lapidario e diretto – Non puoi continuare a tormentarti in questo modo e non voglio più vederti rimuginare nell’odio e nel rancore. –
- Io non… - gli occhi della donna si fecero fiammanti di rabbia, si ricompose e nuovamente ricostruì quel muro d’odio protettivo – non ho mai pensato per un’istante che fosse colpa mia, sei tu che sei semplicemente stato uno stronzo bugiardo! E non smetterò mai di disprezzarti per questo! –
Sputò velenosa, ma la voce non era più rigida e sicura come lo era nei loro primi scambi di parole da quando si erano rivisti, si era fatta nuovamente più forte, ma tremava leggermente ed era più insicura.
Jonathan fece un leggero sorriso malinconico: già la sua Linlin non aveva ancora imparato a mentire come si deve.
- D’accordo, rimandiamo questo discorso ad un’atra volta, ora torna a letto e riposa, ne hai bisogno. –
- E va bene, ma vedi di non fiatare più per il resto della notte. -
Senza aggiungere altro la gigantesca donna si diresse verso l’enorme letto con passo deciso.
 
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Emise un lungo e pensante sbuffo, prima di passarsi la mano sulla faccia sconsolato e bere il suo consueto caffè quotidiano.
Quella mattina aveva scelto di prenderlo doppio, nel tentativo di darsi più energie possibili per quella che fin da subito si prospettava una giornata terribilmente pensante: doveva in qualche modo arrivare in fondo alla questione della parentela con l’assassino di Silver Axe e sapeva alla perfezione che non sarebbe stato facile.
Cupcake era un uomo gentile, ma senza alcun’ombra di dubbio era altrettanto di carattere forte e indissolubile, Katakuri aveva pochi dubbi sul fatto che ottenere da lui un’informazione, se non avesse avuto intenzione di fornirgliela sarebbe stato parecchio difficile.
Era uno Charlotte, dopo tutto.
A peggiorare le cose sembrava che anche il sangue Tew fosse piuttosto bollente, perché sua madre, nonostante fosse un’anziana assolutamente non imponente e forte come Linlin, era una donna tutta d’un pezzo e con fegato da vendere; persino Jolanda, aveva dato prova del suo coraggio affrontando a viso aperto Perospero per difendere suo fratello maggiore.
Erano una famiglia incredibile e straordinariamente unita.
Poggiò la tazza sul tavolo di marmo e diede un veloce sguardo fuori dalla finestra: nonostante l’inverno stesse arrivando le giornate continuavano a essere belle e soleggiate, cosa che al rosso non dispiaceva per niente, avrebbe solo reso più piacevole la passeggiata fino alla casa dove ora abitavano Cupcake e la sua famiglia.
Più pensava al nuovo arrivato nella famiglia Charlotte, più, per quanto non volesse, la curiosità lo divorava, perché avrebbe voluto sapere con tutto sé stesso che razza di uomo fosse suo padre, che razza di persona potesse spingere una donna come la loro madre a guardala con quegli occhi, con quegli occhi con cui non aveva mai fissato nessuno dei suoi figli, nessuno dei suoi amati, ad essere onesto Katakuri, nei suoi quarantotto anni di vita non aveva mai visto gli occhi della propria madre illuminati in quel modo.
Non li aveva mai visti così…vivi.
Il padre del loro novello fratello doveva essere veramente un uomo straordinario, era un peccato che non avrebbe mai avuto l’occasione di conoscerlo, pensò fra sé e sé il ministro della farina.
 
Avvolse la grossa sciarpa attorno al collo, andando, come sempre, a coprire la propria bocca e poi, con la solita calma ed eleganza uscì, di casa.
Già gli veniva mal di testa al solo pensiero, sperava con tutto sé stesso che i suoi interlocutori fossero cooperativi quel giorno.
Entrò nella pasticcieria in silenzio e una volta dentro trovò Cracker, seduto a un tavolo, che in modo decisamente meno silenzioso stava mangiando una quantità incredibile di biscotti.
 
- Nonnina! Questi biscotti sono squisiti lo sai? –
- È la ricetta di mio padre, lo so molto bene. – rispose piuttosto atona
Il viola aprì la bocca, ma la donna lo precedette – E no non puoi avere la ricetta, te l’ho già detto. –
Il ministro dei biscotti sbuffò come un bambino mettendo il broncio prima di puntare gli occhi sul proprio fratello maggiore che lo stava fissando con aria di rimprovero.
- Cracker, stai continuando ad importunarli senza sosta? –
- Hey! Io non importuno nessuno! –
- Opinabile, ma almeno sei un buon cliente. – s’intromise fredda Helen – Signor Katakuri è venuto a ritirare i donuts?  Mi scuso, ma dovrà aspettare almeno un’altra oretta, non pensavo venisse così presto e non li ho ancora infornati. –
- Non si preoccupi, non ero venuto solo per quello, avrei bisogno di parlare con suo figlio se possibile, nulla di grave, avrei solo bisogno di qualche informazione. –
- Su cosa? –
Katakuri aveva mantenuto un tono cordiale, ma comunque sarebbe riuscito ad incutere timore in diversi pirati, marine e malavitosi, avrebbe fatto tremare le gambe alla peggio feccia dei mari, che senza alcuna esitazione sarebbe corsa a fornirgli ciò che cercava.
Helen invece rimasta impassibile e gli aveva risposto come se nulla fosse, senza dubbio era una donna d’acciaio.
- Avrei bisogno di parlarvi di un certo Raian Tew, ho bisogno di sapere se siete imparentati e chi fosse di preciso. –
Ci fu un breve momento di silenzio, prima che l’anziana donna si pulisse le mani con uno straccio e si togliesse il grembiule.
- Facciamo due passi, Jonathan ha lavorato tutta la notte, sta dormendo, posso rispondere io, se le domande non sono troppo personali. –
Sospettava che la questione di suo padre venisse prima o poi a galla, dopo quella tragica notte non era stato più lo stesso, era tornato ad essere Indra e si era nuovamente macchiato le mani e nonostante avesse provato in tutti i modi di tenere un profilo basso era ovvio che degli strascichi lo avessero seguito.
Era riuscito a raggiungere solo Silver Axe, ma la morte di un ex Rocks e una taglia da più di tre miliardi di Berry non riscossa non poteva non passare inosservata, ma anche se lo avesse fatto era sicura che gli Charlotte avessero diversi contatti nel sottobosco malavitoso e lì, soprattutto nel circuito dei combattimenti clandestini il nome di suo padre era ancora leggendario.
 
- Jolanda, per piacere inforna tu i donuts del signor Katakuri, io devo parlarci un po' –
- Va bene mamma! –
Cracker fece per alzarsi e avvicinarsi alla ragazza ma la grossa mano del fratello lo rispinse a sedere.
- Tu vedi di comportarti civilmente mentre non ci sono e non infastidire Jolanda. –
Il viola borbottò qualche lamentela, ma obbedì, il tono di Katakuri non sembrava ammettere molte repliche.
Camminarono per qualche minuto in silenzio prima che Helen cominciasse a parlare.
-Mi dica, cosa voleva sapere? –
- Raian Tew è imparentato in qualche modo con voi? –
- Sono sua figlia. –
Il rosso irrigidì i muscoli per un istante, ma per il momento decise di mantenere la calma.
- So che ha ucciso Silver Axe, un ex compagno di mama ed è inutile provare a negare, voglio sapere il perché. –
- Non avrei avuto alcun motivo di negare in tutti i casi, mio padre ha ucciso Silver Axe perché era convinto che fosse anche causa sua se mio fratello è morto. –
- E non aveva alcun risentimento nei confronti della famiglia Charlotte? –
- Alcun risentimento? Vi detestava a morte, come per quanto e mi creda, io vi sia grata di aver salvato mia figlia, pure io non nutra né stima né simpatia nei vostri confronti. – rispose lapidaria – Ma se la domanda è se aveva intenzione di far fuori voi o vostra madre la risposta è no. –
Helen si fermò per un’istante e fissò come ipnotizzata il cielo con un malinconico sorriso.
- E poi sono sicura che mio fratello Jonathan sarebbe tornato dal mondo dei morti per tirargli le orecchie se solo ci avesse provato e mio papà questo lo sapeva molto bene. –
- Quindi anche il padre di Cup…mh, di Jonathan si chiamava così. –
- Sì, l’ho voluto chiamare come suo padre, il nome Cupcake non gli era mai appartenuto, non ha nulla a che vedere con la sua madre naturale lui. – sospirò – in tutti i casi, queste sono faccende che non vi riguardano in alcun modo, inoltre vi prego di non parlarne nemmeno con Jonathan, voglio risparmiargli la sofferenza di sapere cosa è accaduto a suo padre e vorrei risparmiare a me stessa il dolore di dover rivivere quel ricordo raccontandolo; meno sa meno vorrà sapere ed è meglio così. –
Katakuri non condivideva per nulla quel pensiero, lo trovava eccessivamente egoistico, ma Helen aveva perfettamente ragione, quelli non erano fatti suoi e non aveva alcun diritto di indagare.
- Mi scusi per la mia sfacciataggine. – rispose calmo – se possibile vorrei chiederle alcune cose ancora. –
- Prego. –
- Dove si trova ora suo padre? – la donna ne aveva sempre parlato al passato, quindi aveva già un’idea della risposta, ma voleva essere sicuro. 
- Signor Katakuri, lo prendo come un complimento alla mia età, ma io ho quasi gli anni di vostra madre, mio padre era forte, fortissimo, forse uno degli uomini più forti a questo mondo, ma era pur sempre un essere umano. È morto di vecchiaia una decina di anni fa, poco distante da mia madre. –
- Mi scuso, le mie condoglianze. –
- Si risparmi le formalità, sono consapevole che per voi è un sospiro di sollievo. – lo fissò con un sorrisetto sghembo – e mi creda signor Katakuri vi capisco, perché pur essendo a conoscenza della sua leggendaria forza, le posso assicurare con certezza che contro mio padre non sarebbe durato molto. -
Il ministro della farina, tuttavia, non la prese come una sfida, anzi, da sotto la sciarpa le sue labbra si inarcarono in un sorriso.
- Suo padre era forte eh? –
- Mi creda quando le dico che nel suo apice di potenza avrebbe potuto scambiare colpi con Edward Newgate in persona. –
Katakuri strinse con energia Mogura fra le mani sentendo il proprio sangue ribollire, avrebbe pagato il proprio peso in oro per poter veder un uomo del genere in azione, avrebbe voluto fare più domande, indagare di più, ma purtroppo c’era un’altra persona sulla quale necessitava di qualche informazione in più: Corvo.
La famiglia Charlotte aveva numerosi informatori, parecchio ben retribuiti o adeguatamente minacciati, ma quando avevano ricercato informazioni in più su Corvo, erano arrivate sempre le solite notizie: “è un semplice schiavo”, “è l’adorato compagno di Saint Antoinette, nulla di più.”, “è lo schiavo preferito di una Nobile Mondiale, ne è praticamente ossessionata!”, “Da poco ha assunto il titolo di Drago Celeste sposando la propria padrona.”, fino a chi negava proprio di conoscerlo, liquidandoli in fretta.
E a Katakuri questa faccenda non piaceva nemmeno un po', perché era assurdo pensare che nessuno sapesse nulla di quell’uomo se era invischiato in un gioco di potere così grande ed ancora più assurdo era il fatto che preferissero rischiare di inimicarsi la famiglia Charlotte, piuttosto che rischiare di pestare i piedi a lui.
- Ho qualcos’altro da chiederle se posso, non riguarda la sua famiglia, ma quell’uomo che abbiam incontrato alla vostra pasticcieria i nostri informatori non… -
- Vi ho già detto tutto quello che dovete sapere su di lui, ma mi ripeterò, per il vostro e per il nostro bene: Cornelius Corvo è ciò che di peggio potrete trovare su questa terra.
Possiede un ego probabilmente maggiore di quello di qualsiasi Nobile Mondiale e anche prima di sposare Saint Antoinette, a conti fatti, aveva lo stesso identico potere di un Drago Celeste.
Tuttavia, è molto più pericoloso di qualsiasi lardoso, viziato bambino troppo cresciuto con una bolla sulla testa; Corvo è intelligente, un maestro manipolatore, un eccellente imbonitore e sa perfettamente come farsi adorare dalla popolazione, dai marine e dalle guardie dell’isola.
Signor Katakuri glielo ripeto: nulla accade in quell’arcipelago senza che Corvo lo sappia e niente di ciò che lui fa, se lui non lo desidera, lascia quelle isole.
La marina presente sul posto è completamente corrotta, le guardie e la servitù della magione sono al suo servizio da anni e Antoinette…beh non è altro che un burattino fra le sue grinfie.
Qualsiasi cosa il suo adorato Corvo le dirà, qualsiasi cosa lui vorrà fare, a lei andrà bene, probabilmente lei stessa sapeva alla perfezione dell’avvelenamento di suo padre, ma la volontà di Corvo veniva prima di qualsiasi altra cosa. –
- Avvelenamento? –
- Il padre di Antoinette, Saint David è caduto misteriosamente malato proprio quando si è opposto al loro matrimonio, è rimasto anni, perfettamente cosciente ma bloccato come un vegetale su un letto, o almeno questo è quello che dicevano le notizie ufficiali. – spiegò – Ora non ne ho le prove, ma coraggio signor Katakuri, quali sono le probabilità che questa sia un’effettiva coincidenza? –
- Direi pari a zero. –
- Precisamente e questo mi porta ad un altro punto essenziale: Corvo è anche uno psicotico, sadico ed estremamente vendicativo con chi gli intralcia i piani, ha fatto in modo che David fosse obbligato ad osservare inerme mentre smontava mattone per mattone la sua famiglia, mentre soggiogava sua figlia e solo dopo anni gli ha concesso il beneficio della morte, concludendo la sua punizione con quello che era un funerale tanto sbrigativo che probabilmente nemmeno uno schiavo avrebbe ricevuto. –  prese una boccata d’aria, anche per rifrescare la propria bocca, che a forza di parlare si stava facendo secca – Saint David era un verme e sicuramente si è meritato di incontrare qualcuno peggio di lui lungo il suo cammino, ma il punto del mio discorso è che, se ha distrutto una famiglia di Draghi Celesti così facilmente e si fidi, su questo non ho alcun dubbio perché, se non lo sono già ora anche gli altri Nobili di quel concilio saran cadaveri a breve, è un avversario che nemmeno la grande e potente famiglia Charlotte può permettersi di sottovalutare.
Vuole qualcosa da voi, da noi e farà di tutto per ottenerlo. –
- Non si preoccupi signora Helen, non lo sottovaluteremo e ha la mia parola che, se farà un passo falso verso la nostra famiglia, Drago Celeste o non Drago Celeste, farò in modo io stesso che se ne penta amaramente. –
- Mi auguro che ne sia realmente capace, ora però rientriamo se non ha altro da chiedere, i suoi donuts ormai saranno pronti. –
- Perfetto, come sempre mandate pure il conto direttamente alla mia abitazione, farò in modo che veniate pagati immediatamente. -
Katakuri tirò un sospiro di sollievo, Helen era stata collaborativa e la questione si era chiusa senza troppa fatica fortunatamente; tuttavia, la sensazione di mal essere che qualcosa di brutto stesse per accadere non voleva in nessun modo lasciare le su spalle.
 
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Appoggiò le mani contro il freddo e pregiato marmo e lasciò che l’acqua calda lo investisse.
Nemmeno il costosissimo e lussuoso letto nel quale aveva passato la notte gli aveva donato un minimo di riposo e come ogni notte il suo sonno era stato tormentato da terribili incubi.
Era tutto accaduto talmente in fretta da non avergli nemmeno dato il tempo di processare la questione; quando era stato portato in quella stanza e si era trovato davanti Corvo, non si sarebbe sicuramente aspettato gli eventi che seguirono.
 
 
Lo avevano condotto nella sala da tè personale dei padroni di casa nelle prime ora della mattina, una volta entrato fu fatto accomodare sul comodo divano.
Al suo fianco c’era una ragazza minuta, dai tratti estremamente delicati, occhi azzurri e capelli color grano maturo, la pelle, ambrata e compatta era coperta da lividi, non l’aveva mai vista, ma, visto il collare esplosivo che portava al collo e le ferite sul corpo era senza alcun dubbio una schiava proprio come lui.
L’uomo invece seduto sulla poltrona poco distante lo conosceva alla perfezione: Victor Crane, ex-armaiolo, specializzato nella costruzione di esplosivi e psicopatico di prima categoria.
Victor era un genio, lo era sempre stato, fin dalla tenera età, ma non gli era mai importato il progresso, mai aveva neanche per un’istate considerato di mettere la propria mente al servizio di qualcosa; Victor Crane costruiva armi e le vendeva o persino regalava, adorava l’idea di mettere nel mondo macchine di morte, adorava l’idea di contribuire a spezzare delle vite.
Questo finché le sue abilità non vennero notate da un giovane Nobile Mondiale, che lo fece catturare e lo costrinse a diventare il suo giocattolaio.
Era un uomo ripugnante.
Victor si voltò verso di lui fissandolo con quei piccoli occhi grigi, regalandogli un sorriso che non faceva trapelare la minima ombra di sanità, si scostò gli arruffati capelli marroni dal viso e lo salutò con un cenno rapido dell’indice e del medio.
Per sottrarsi a quella vista così poco gradevole girò poi lo sguardo verso Corvo, seduto al centro della stanza, al suo fianco la novella Drago Celeste Karai, che in piedi e in religioso silenzio versava una tazza di tè al mascherato.
Corvo lo aveva già incontrato in passato e già aveva sentito parlare di lui o, meglio, chiunque in quella stanza ne aveva già sentito parlare.
Lui personalmente lo aveva incontrato solamente una volta, ad una cena e già in quel momento gli aveva fatto una pessima impressione e il sangue gli si era gelato nelle vene; ricordava alla perfezione come faticasse a capire chi fra lui e Saint Antoinette fosse il padrone e chi lo schiavo e come qualsiasi nobile presente in quella stanza si guardasse bene dal rivolgergli anche solo una singola parola storta.
Karai, l’aveva incrociata di sfuggita, sapeva essere un’ex schiava del defunto Saint David, diventata poi serva personale di Corvo e in seguito moglie del da poco trapassato Saint Bernard ottenendo così il rango di Nobile Mondiale e un posto alla tavola del concilio della famiglia.
 
- Molto bene! – esordì Corvo con tono gentile e cordiale – Adesso che ci siete tutti possiamo cominciare. –
Batté le mani per poi alzarsi in piedi e prendere un leggero sorso del suo tè.
- Son abbastanza sicuro che mi conosciate già, ma mi presento comunque: il mio nome è Cornelius Corvo, sono stato lo schiavo ed ora il marito di Saint Antoinette, il che mi ha dato in via ufficiosa il comando di questa blanda famiglia di idioti, ma la verità è che la comando da molto prima. –
Poggiò la tazzina sul tavolo in marmo per poi avvicinarsi alla finestra della stanza e osservare la città illuminata dai primi raggi solari della giornata.
- Sono anni che manipolo Antoinette, sono anni che mi sbarazzo di chi è d’intralcio alla mia visione e sono anni che mi preparo per questo momento! –
- Mi scusi. – si fece avanti la ragazza con leggera esitazione – Noi cosa c’entriamo? –
- Oh, mia cara Sophia, voi siete coloro che ho scelto per aiutarmi a costruire e forgiare questo nuovo mondo. –
- E in che modo potremmo mai farlo? Finché questi maiali ci posseggono non possiamo fare nulla. – fu Victor questa volta ad intervenire.
- I vostri padroni non vedranno la luce di domani se accetterete la mia proposta. – si limitò a rispondere – Karai. –
La corvina passò a Corvo dei documenti col sigillo della famiglia.
- Questi sono documenti con i quali i vostri padroni o certificano un matrimonio ufficiale con voi o vi eleggono loro effettivi eredi, son stati creati dai migliori falsari in circolazione e credetemi nessuno metterà minimamente in discussione la cosa. – si voltò e si privò della maschera rivelando loro il suo volto, nel quale ora era dipinto un sorriso decisamente inquietante – Sophia Da Silva, tu e tuo fratello minore Carlos siete stati venduti da bambini, pagati a peso d’oro, perché si dice che tuo fratello sia una belva incontrollabile se non da te, “il cane pazzo” lo chiamano, dicono che abbia mangiato il vostro primo padrone, ma che suo figlio Saint Richard e vostro attuale padrone abbia insabbiato la cosa per potervi tenere e utilizzare per i suoi scopi, è vero? –
- S-sì. – intervenne timidamente – Ma mio fratello non è un mostro! Ha paura, viene tenuto rinchiuso e torturato come una bestia da quanto è piccolo, lo han trasformato loro! Lui non ha colpe! Se dovessi accettare di aiutarti non… -
- Mia cara, i mostri sono coloro che lo han torturato fino a questo punto, non temere, tuo fratello è essenziale quanto te e potrete vivere la vita che meritate. – spostò poi lo sguardo su Victor – Victor Crane, armaiolo geniale costretto a costruire dei banali giocattoli, quale inutile e stupido spreco, lavora per me e avrai i fondi e i mezzi per spargere tutta la distruzione che hai sempre desiderato, grazie a te spazzerò via ogni mio singolo nemico. –
Poi, si avvicinò a lui e lo fissò dritto negli occhi – Shenhe, il grande generale della caduta terra di Long Zhi Gou –
L’uomo si alzò in piedi, sovrastava Corvo di almeno un metro, indossava un hanfu bianco dalle larghe maniche rosse, era imponente, dai muscoli d’acciaio e dal portamento nobile.
I lunghi capelli neri erano legati in una coda che scendeva lungo la schiena, gli occhi scuri come la pece che ora si riflettevano in quelli dorati di Corvo andavano in contrasto con le sottili labbra di un rosso accesso rotte solamente da una piccola cicatrice nel lato sinistro del viso.
- So che la tua terra fu invasa e distrutta dopo una caccia all’uomo indetta dai Draghi Celesti, ma tu non sei stato catturato in quel momento vero? Tu ti sei fatto catturare anni dopo, hai accettato di diventare uno schiavo e una guardia del corpo per proteggere ciò che lei aveva creato con tanta fatica non è vero? –
Shenhe non rispose.
- Conosco le tue abilità in combattimento, conosco alla perfezione le tue abilità militari, cosa ne dici? Diventa il mio generale, spezza questo mondo che ti ha tolto tutto e aiutami a costruire un mondo migliore. –
- Migliore per chi? –
- Per tutti ovviamente. –
- Mi dispiace, non sono interessato. –
- Pensaci bene: potresti finalmente impugnare di nuovo la tua Yuling e potresti proteggere meglio l’orfanotrofio che lei ha costruito con tanto impegno, senza avere il dubbio che qualche grasso bambino troppo cresciuto decida improvvisamente di abbatterlo per costruirci sopra il proprio parco giochi. –
- Ha dato la sua parola che… -
-Shenhe, da quando i Draghi Celesti mantengono la loro parola? –
Strinse i pugni e chiuse gli occhi, odiava quel mondo, lo detestava perché sembrava volerlo obbligare a servire per forza un male, ma se fosse stato costretto a scegliere allora avrebbe preferito scegliere un male meno caotico e infantile.
- Va bene, ci sto. –
- Conta pure dentro anche me, ma a una condizione: voglio essere io a far saltare il cervello a quello stronzo del mio padrone e a quella troia di sua figlia. – Karai arricciò il naso a quelle parole di Crane, la figlia aveva appena otto anni, ma come aveva detto a lei Corvo pochi giorni prima sarebbe comunque diventata come il padre, quindi era meglio sbarazzarsene alla nascita.
- Sarà una noia un po' maggiore da insabbiare, ma sì posso accomodare questa richiesta. -
- Se questo aiuterà mio fratello, allora puoi contare su di me. – confermò infine anche Sophia
- Molto bene, allora farò in modo che in giornata ti venga rimosso il collare Victor, dopo di che vorrei che manomettessi il collare esplosivo di Sophia e Carlos in modo che lui possa divorare Richard e che la cosa passi come un’incidente, pensi di poterlo fare? –
- Questi collari sono lavori che definire amatoriali sarebbe un complimento, l’unico motivo per cui non mi sono ancora tolto il mio è che son sempre controllato, inoltre han nascosto il pannello di controllo dove io non posso raggiungerlo, toglimelo e ti disattivo tutti quelli che vuoi. –
- Ma così mio fratello rischierà… -
- Non rischierà nulla, come Richard ha insabbiato tutto, posso farlo io, Shenhe tu invece… -
- Se me lo chiedi ucciderò personalmente Saint Eneas con piacere, ma non torcerò un capello a un bambino in fasce e vi impedirò di farlo, mandatelo all’orfanotrofio, lì lo accoglieranno e non saprà mai di essere stato il figlio di un Nobile Mondiale, quindi non sarà mai un problema. –
- E sia. – concluse Corvo – amici miei, domani per quest’ora sarete tutti Nobili Mondiali e potremo cominciare a cambiare questo schifoso mondo. –
 
E così era stato, i loro padroni erano morti proprio come era stato detto, loro avevano preso il loro posto e tutto era finito in una nuvola di fumo per l’opinione pubblica.
Scosse il capo e uscì dalla doccia, si asciugò e indossò l’hanfu per poi avvicinarsi a Yuling, che ora riposava su un mobile d’ebano, accarezzò la lama del dao e distolse lo sguardo trattenendo le lacrime.
- Perdonami Yuling, ti ho deluso, sono stato un pessimo padre e non ho saputo proteggerti, ma rimedierò proteggerò con tutto me stesso quello che hai costruito. –
Il bussare alla porta lo riportò alla realtà: erano Sophia e suo fratello Carlos.
Lei indossava abiti molto più eleganti del giorno prima, si era fatta curare i capelli e le ferite, spostò poi gli occhi sul fratello minore, che chino in una posizione scimmiesca fissava il vuoto come incantato.
Carlos era senza alcun dubbio conforme alla sua fama: i capelli color rame strisciavano lungo il corpo quasi fino al pavimento, sul volto, con precisione proprio sugli occhi spiritati c’erano due grosse voglie che ricordavano vagamente dei segni di graffio e dalla bocca, sempre aperta per metà, sbucavano fuori quelle che sembravano a tutti gli effetti delle zanne.
Se non fosse stato per certo a conoscenza del contrario, avrebbe creduto che quel ragazzo avesse ingerito un qualche tipo di Zoan, invece, purtroppo per lui e per sua sorella, così c’era nato.
- Lo strano uomo mascherato ti vuole vedere! – bofonchiò puntandogli il dito contro con quella che più che un’unghia pareva un artiglio.
Aveva limitate conoscenze verbali, in sostanza era come un grosso bambino di venticinque anni, ma dopo essere stato rinchiuso per quasi tutta la vita in una gabbia e torturato per aumentarne l’istinto animale, anziché aiutato quello era il risultato più naturale.
Fortunatamente il colpevole ora era morto.
- Corvo ci aspetta nella sala principale a breve, ha detto che ha principalmente bisogno di te. –
- Arrivo. –
Legatosi Yuling alla cintura, uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.
 
 
 
 
Angolo autore: Allora! Ci ho messo un’altra volta un po' più del previsto, ma questa volta ho la scusa delle vacanze dai! XD
Un po' di glossario e specificazioni!
Hanfu: è l’abito tradizionale cinese, può essere sia maschile che femminile.
Dao: il Dao è la sciabola cinese, ha cambiato aspetto diverse volte nei secoli ma quella più comunque è quella che poi è arrivato fino ad oggi ovvero quella a mano singola del periodo Ming (1368 – 1644), quello di Shenhe si chiama Yuling, come sua figlia
Shenhe: Shen è il cognome e He il nome, significa letteralmente Loto Divino, essendo però due singoli caratteri seguendo la grammatica cinese vanno attaccati, a differenza di Yuling (che vuol dire giada preziosa, in questo particolare caso: i nomi cinesi possono variare significato a seconda dei caratteri da cui son composti e due nomi uguali posson avere caratteri diversi) che risultando più caratteri va separato quindi: Shen Yuling.
Scrivere Shen He o Shen-He non è sbagliato ma è un’occidentalizzazione del nome.
Long Zhi Gou: Letteralmente “Terra dei Draghi” in cinese, volevo semplicemente creare una specie di Wano, ma che andasse a rappresentare l’antica Cina.
Victor Crane è vagamente ispirato a Jonathan Crane “Spaventapasseri”, l’aspetto di Carlos invece è ispirato a Tora, di Ushio e Tora uno dei miei manga e anime preferiti e il titolo “cane pazzo” è un’ovvia citazione per chi lo conosce a Goro Majima della serie Yakuza.
Karai, infine, prende il nome dalla figlia d Shredder.
Come sempre voglio ringraziare INFINITAMENTE Fenris, Giuly e Yumi che mi sostengono sempre in questa follia che sto portando avanti!
Alla prossima!
 
- Amiba
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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