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Autore: elenabastet    16/01/2024    2 recensioni
Nel quarantennale dell'arrivo de Il tulipano nero / La Stella della Senna ecco un cross over tra questa storia e quella di Lady Oscar. Ho cambiato alcune cose nell'epopea della spadaccina Simone, che vedrà le sue avventure intrecciarsi con quelle di Oscar.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Cross-over, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA STELLA E LA ROSA

 

Rating: diciamo dai 13 anni in su

Fandom: Lady Oscar, con cross over con Il Tulipano nero.

Note: ho fatto alcuni cambiamenti alla storia della Stella della Senna, tra cui: Mirand si chiama Armand, Danton è un nano (niente battutacce come nella celebre barzelletta di Pierino, per piacere!), il comandante Jeroule non è cattivo e mi sono ispirata per lui al poliziotto Jim Hopper di Stranger things.

 

Prologo

1764

Phoebus aprì la porta del suo carro: per fortuna, aveva smesso di piovere e questo voleva dire che avrebbe potuto racimolare qualche soldo con il suo spettacolo insieme alla moglie Lola, cominciavano a non essere più giovanissimi, ma le storie dei loro burattini piacevano, tra avventure fiabesche e vicissitudini amorose.

Erano vicini alle montagne, forse troppo vicini, per loro che amavano il sole e il mare della Provenza, non lontana dalla natia Catalogna. Era meglio se tornavano verso là, soprattutto adesso che pian piano sarebbe arrivato l’autunno.

Lola stava ancora dormendo, Phoebus la amava come il primo giorno: sapeva che lei aveva un cruccio, non essere riuscita, nei quindici anni del loro matrimonio, a dargli un bambino. Non era come le sue sorelle, tutte madri di tanti figli, sparsa in giro per l’Europa, in Spagna, Italia, Inghilterra e Austria. A Lola non era nemmeno successo una volta di pensare di poter avere un figlio, era anche andata dalle guaritrici, durante il pellegrinaggio a Saintes-Maries-de-la-Mer, ma nulla. E dire che erano proprio i bambini i loro spettatori più assidui, ma forse era destino che fosse così.

“Aiuto!”

Un urlo dal fondo della radura dove Phoebus aveva piazzato il carro, non tanto vicino alle abitazioni per evitare rogne, richiamò la sua attenzione: lui andò a vedere di cosa si trattava.

C’era una giovane donna bionda, che avrebbe potuto essere molto bella in altre condizioni: in quel momento era emaciata e sanguinante e Phoebus non ci mise molto a capire che aveva partorito da poco. In braccio aveva un batuffolo urlante.

“Signora, come posso aiutarvi?”, disse Phoebus precipitandosi da lei. Il trambusto aveva svegliato anche Lola, che era corsa a vedere cosa succedeva.

“Vi prego… la mia bambina, la mia Simone è in grave pericolo, mettetela in salvo!”

Lola si era avvicinata ed evitò di dire che una bambina così piccola non ce l’avrebbe fatta a sopravvivere senza latte materno. Quella donna aveva davvero paura per qualcosa e poi aveva in braccio quello che lei agognava da anni.

“Signora, noi...”

“Vi pagherò, non avrete problemi!” e la donna tirò fuori da sotto la gonna un sacco pieno di monete d’oro, tantissime, un qualcosa che Phoebus e Lola non avevano mai visto. I due decisero che dovevano fare qualcosa per aiutare quella donna che sembrava davvero disperata.

“Possiamo tenervi per un po’ la bambina, ma voi cercate un medico, non state bene!”

“L’importante è che lei viva… nel sacco ci sono oltre ai soldi due cose mie, un ritratto e un carillon, fategliele vedere quando sarà più grande...”

La donna si allontanò di qualche passo e Phoebus e Lola si accorsero che era giovane, più giovane di loro.

“Sophie!”

Una voce di uomo li fece sussultare. Un militare a cavallo, di qualche anno più vecchio di loro tre, era appena arrivato.

“Conte, ho deciso. Simone starà bene con loro, sarà al sicuro...”

“Sophie, vi avevo detto che l’avrei accolta in casa mia, la mia amata sposa non è più con me, ma posso darle tutto l’affetto di cui sono capace… Avrei tanto voluto una figlia oltre al mio Robert, lei sarà questo per me.”

“Sarà sempre in pericolo… Queste brave persone le daranno la sicurezza di cui avrà bisogno...”

Il nobile guardò i due astanti, un po’ perplesso. Affidare una bambina a due gitani che vivevano di espedienti non era la scelta migliore. Ma forse così non l’avrebbero cercata…

“Signori...”

“Siamo Phoebus e Lola Larraines”, disse l’uomo.

Larraines… sembrava il nome che avrebbe dovuto portare la piccola Simone, con una piccola modifica…

“D’accordo, occupatevi voi della bambina. Ma sappiate che vi terrò d’occhio e in ogni caso, se avrete bisogno potrete rivolgervi a me. Sono il conte Philippe de Vaudreil, al vostro servizio...”

Sophie vacillò e Philippe la sorresse.

“Bisogna che torni là, nessuno deve sospettare nulla, ho nascosto la gravidanza e Belle non parlerà…”, disse e poi si rivolse a Phoebus e Lola:

“Vi prego, occupatevi della mia bambina. Un giorno, se il destino lo vorrà, la ritroverò.”

Il conte lanciò uno sguardo ai due gitani e poi si allontanò con la donna, non aveva scelta, doveva soccorrerla.

Phoebus e Lola si guardarono, mentre lei stringeva la piccola, finalmente con una bambina, anche se non sua, in braccio.

Capirono che c’era qualcosa di grosso e decisero di vegliare sulla piccola. Merry, la loro capretta, fornì del latte alla piccola, ma ci fu anche una loro conoscente, una giovane mamma in città con il marito che aggiustava pentole di rame, che diede loro una mano.

Si spostarono, ma anziché andare verso il mare, puntarono verso Parigi, e il loro spettacolo con le marionette ottenne un successo sempre maggiore. Simone portava loro fortuna, nascosero i soldi in maniera sicura, usandoli poco per volta e nessuno sospettò niente.

Philippe de Vaudreil si rimproverò di non aver parlato di quella faccenda con un suo buon amico, il conte e generale Augustin de Jarjayes, che tra l’altro aveva una vasta parentela tutta al femminile e che avrebbe potuto trovare una sistemazione diversa a Simone. Ma Sophie non voleva che la bambina fosse in pericolo.

Gli anni passarono in fretta, tra lutti e gioie: Sophie e il padre della bambina non poterono veder crescere la loro piccola, se ne andarono dopo non molto, e Philippe giurò che un giorno avrebbe ritrovato Simone e l’avrebbe cresciuta come sua figlia. Ma i gitani sembravano spariti, nella frenesia che portava al matrimonio tra il nipote del re e la giovanissima arciduchessa austriaca, Maria Antonietta. Ma Philippe sapeva che li avrebbe ritrovati, avrebbe ritrovato Simone. Era solo questione di tempo.

Ma gli anni passavano, suo figlio Robert cresceva, così come cresceva anche Oscar, la figlia del suo amico Augustin de Jarjayes che era stata cresciuta come un militare per prendere il suo posto nella guardia reale. Era stato proprio ad Augustin che viaggiava spesso tra Versailles e Saumur o il Sud della Francia per procurare armi per l’esercito che Philippe aveva chiesto se aveva notizie di una famiglia di gitani con una bambina dai capelli biondi. Bambina… ormai doveva essere grandicella e lui lo sapeva. Solo, non riusciva a trovarla, se solo tutto fosse stato non così veloce… L’importante era che non arrivasse prima gli altri, Kauntz e Clauyière… Ma forse, nessuno si sarebbe interessato ad una gitana. Forse.

  
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