Capelli

Non lo aveva creduto possibile all’inizio, ma ora non poteva più negare l’evidenza: riusciva a specchiarsi sull’enorme collina spelacchiata che costituiva la sommità della testa del Primo Ministro. Provò ad immaginare come doveva essere stato da giovane con tutti i capelli e le venne da ridere al pensiero di vederselo spuntare davanti col parrucchino.

   Yuna richiamò la sua attenzione e lei si volse a guardarlo. Tuttavia lo ascoltò distrattamente, perché i suoi pensieri erano concentrati sul grosso ciuffo viola che copriva buona parte della fronte del fidanzato: le venne spontaneo chiedersi se quello non fosse un espediente per nascondere la calvizie precoce che molto probabilmente egli avrebbe ereditato da suo padre. E i due si aspettavano che lei la trasmettesse un giorno ai loro eventuali bambini. Col cavolo.

   «Cagalli?» Batté le palpebre e si risvegliò dall’incubo di quel raccapricciante futuro. «Ti vedo assorta. Qualcosa ti turba?»

   «Voglio il meglio per i miei figli», replicò seria, lasciando per un attimo interdetti gli altri Emiri.

   «Nessuno di noi vuole per Orb e la sua gente un destino infelice», le assicurò qualcuno. «È per questo che ci stiamo impegnando, per far sì che il popolo conosca solo prosperità e serenità. Glielo dobbiamo, dopo quanto accaduto.»

   «Oh, sì, certo», concordò il Delegato, arrossendo per l’essersi resa conto di essere stata fraintesa in bene e sentendosi un’incredibile egoista.

   Quando però la riunione si sciolse e lei fu libera di tornare a casa, la prima cosa che fece fu quella di correre dalla sua guardia del corpo, la quale se ne stava bel bella a centellinare in pieno relax una tazza di tè fumante davanti al computer. La Principessa gli piombò alle spalle quasi gli avesse teso un agguato, e con fare bruto gli afferrò la folta chioma scura, iniziando a strattonarla con violenza per capire quanto essa fosse stabile sul capo.

   «Cagalli!», strillò il poveretto, rovesciandosi addosso la tisana bollente nel modo di dimenarsi.

   «Scusa, scusa», lo implorò lei, allentando la presa e massaggiandogli la parte lesa per alleviarne il dolore. «Volevo solo accertarmi che i tuoi capelli resteranno sempre lì dove sono.»

   «Non lo faranno, se ci riprovi», si lamentò Athrun, infastidito anche dalla sensazione di bagnato che aveva fin nelle mutande.

   La sua innamorata rise, ricordandosi che il padre di lui aveva conservato un’invidiabile zazzera brizzolata fino alla fine, e si accomodò sulle sue ginocchia, incurante del fatto che egli le avesse fradice. Gli posò un bacio al centro della testa. «Ora non ho più alcun dubbio sulla scelta che ho fatto.»

   «Tu forse no, ma io sì», rispose il giovane con aria rassegnata.