Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Quella Della Pasta    21/01/2024    0 recensioni
Gli scacchi erano ordine. Precisione. Eleganza. Un bel valzer al centro di un enorme salone. Pochi invitati, accuratamente selezionati.
Coriolanus, però, non ci vedeva niente di tutto quello.
-
Partecipa alla Maritombola #14 di Lande di Fandom col prompt 77 - sportivə rivalə.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Lucy Gray Baird, Presidente Snow
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Gli scacchi erano ordine. Precisione. Eleganza. Un bel valzer al centro di un enorme salone. Pochi invitati, accuratamente selezionati.

Coriolanus, però, non ci vedeva niente di tutto quello. Vedeva soltanto una scacchiera lucida, i pezzi su due file, ognuno al loro posto. Al loro giusto posto, nessuno fuori rango. E ognuno che poteva muoversi soltanto nella direzione a loro assegnata. Ognuno secondo la propria natura. Nessuna eccezione. Così come il mondo avrebbe dovuto essere.

Così come gli Snow avrebbero dovuto essere al fianco del re, sulla seconda fila della sua scacchiera. La regina, capace di muoversi in tutte le direzioni. Estremamente sottovalutata dai neofiti a quel gioco. La politica era più o meno la stessa cosa. Suo padre non l’aveva capito. E sua madre era soltanto una debole. Erano stati mangiati via dai pezzi avversari – Highbottom e i suoi viscidi sodali, che avevano lasciato lui, sua cugina e la Signora Nonna in piedi come le torri e il cavallo, pezzi perennemente ignorati da chi credeva di poter fare scacco al re con un solo pedone.

Coriolanus, tuttavia, non si baloccava con simili ragionamenti. Ci andava a letto ogni notte. E di giorno, studiava le tecniche di Anderssen e Kieseritzky accanto agli appunti di biologia molecolare e storia contemporanea. Ogni momento libero dalle lezioni d’università, Coryo lo passava in biblioteca, con una scacchiera come compagna di studi e se stesso come avversario. Non ne avrebbe trovato un altro all’altezza. E Clemensia era troppo stupida per capire il fascino degli scacchi. A lei bastava un fidanzato da sfoggiare al braccio. Coriolanus non si opponeva a quella barbara pratica, in fondo era utile anche a lui. Manteneva una patina di reputazione rispettabile, nonostante il fango incrostato sotto i tacchi delle sue scarpe e i polsini sdruciti dell’unica camicia di seta che possedeva.

Il torneo di scacchi interuniversitario non era solamente un campo di pratica per i suoi obiettivi politici. Attacco e difesa, strategia e mosse laterali, Coriolanus possedeva già un discreto bagaglio in merito. Riusciva sempre a strappare un piatto in più in mensa, nonostante non avesse denaro neanche per se stesso, e con la minaccia di spifferare ai docenti chi avesse barato ai loro esami usando i suoi appunti, che Coryo rivendeva a peso d’oro in cambio di favori, strappava anche qualcosa in più. Come l’iscrizione a quel torneo a cui non gli sarebbe stato permesso di partecipare, con la sua ottima media piegata dal peso della stupida invidia del rettore Highbottom. Aveva crediti a sufficienza soltanto per ridurre, anche se di poco, le proprie tasse universitarie.

Quello scemo di Sejanus c’era cascato con tutte le scarpe, nella sua storiellina drammatica: il povero orfano di poveri ricchi castrato dal sistema ingiusto, solo che s’era dimenticato che quel sistema li aveva partoriti entrambi. E così Coriolanus si era ritrovato dal nulla, partita giocata dopo partita vinta, a scalare le posizioni per diventare il campione di scacchi più giovane di sempre. Il vincitore del torneo universitario avrebbe avuto accesso diretto alle competizioni ufficiali. E un gruzzolo consistente come premio, con cui Coriolanus avrebbe innanzitutto messo a posto sua cugina e la Signora Nonna per un po’. E senza di loro a tirarlo per una manica della giacca già slabbrata, Coriolanus sarebbe stato finalmente libero. Almeno per un poco. Gli bastava solo vincere, sistemarsi in un qualche circolo di professionisti e, da lì, progettare un’altra scalata. Tra un alfiere piazzato a tradimento, e qualche tradimento più succoso tratto via dai tappeti dei suoi futuri rivali. Se solo...

“Continui ancora con la strategia delle rose, Coryo?”

Lucy Gray Baird, novellina sbarcata da un istituto pubblico con più debiti che iscritti, gli si era piazzata davanti. Col suo irritante sorriso, il suo irritante gonnellone arcobaleno e la sua ancor più irritante regina nera, ben fissa nel taschino della sua giacca. Una divisa sdrucita almeno quanto la sua.

Coriolanus trattenne una smorfia di fastidio. Era diventato bravo, negli anni. E non solo in quello. “Credevo che le rose ti fossero gradite,” replicò, col suo bel sorriso e la sua bella rosa bianca offerta alla sua graziosa rivale. Sì, almeno quello doveva concederglielo. Coriolanus non era cieco e Lucy Gray, tolti qualche strato di sudore, fondotinta a buon mercato e ancor più irritante abilità con le strategie a tenaglia, era una ragazza sommariamente carina.

Che raccolse delicatamente la sua rosa con due dita graziosamente affusolate, e ne staccò i petali con un morso. Come un animale. Lucy Gray masticava, tutta (apparentemente) felice, sotto gli occhi di uno schifato Coriolanus.

“Grazie per la merenda. Ti straccerò comunque, in sala.”

“Questo è da vedere.”

Lucy Gray ridacchiò. “Farmi battere da un ragazzino ricco e viziato che usa i pezzi bianchi solo per muovere prima? Non esiste.” Agitò appena quel che restava della rosa bianca a mo’ di saluto, e saltellò via, verso il salone dove avrebbero giocato l’ennesima, estenuante partita a scacchi, canticchiando una melodia che Coriolanus non conosceva. E non ci teneva a conoscerla.

Gli bastava studiare le strategie di Lucy Gray, seconda in lizza per il titolo di campione universitario di scacchi. Sejanus era già fuori lista, per Coryo, era così stupido che si sarebbe fatto battere per pura pietà del poveraccio che si sarebbe trovato di fronte la scacchiera.

Non Coriolanus. Non era tipo da farsi impietosire, né dalla povertà altrui – gli bastava la propria – e tanto meno da un bel faccino. Quei soldi gli servivano, quella libertà era sua di diritto. E avrebbe usato anche uno stupido gioco come gli scacchi per poter ottenere entrambi.

Avrebbe schiacciato la regina nera di Lucy Gray sotto il suo re bianco, avesse dovuto perdere tutti i suoi pezzi per riuscirci. Torri, cavalli e alfieri compresi.





Adolf Anderssen e Lionel Kieseritzky sono celebri scacchisti, affrontatisi durante una partita informale, poi passata alla storia come "L'immortale", giocata il 21 giugno 1851 in un ristorante di Londra. Citati perché mi serviva un esempio qualunque; qui li trovate nominati a proposito di scacchi e scrittura, anche se all'apparenza non c'entrano molto gli uni con l'altra.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Quella Della Pasta