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Autore: White Gundam    18/09/2009    4 recensioni
"... Egli in fondo era solo un esperimento genetico. E beh? E lui era il semplice frutto di un accoppiamento umano. Angeal non era un mostro, era solo diverso da lui, punto." Zack ed Angeal
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction che vi apprestate a leggere non è nuova, l’ho scritta ormai sei mesi fa, e fa parte delle ficcy che scrivevo a scuola, ascoltando con un orecchio la lezione e con l’altro la mia fantasia. Le parole scorrevano sul foglio senza che io sapessi cosa vi fosse scritto… E, forse, questa è una tra le fanfiction di quel periodo, che mi è venuta meglio.

E’ ambientata durante Crisis Core, anche se non segue esattamente la trama del videogioco. I personaggi di questa shot sono Zack ed Angeal. Maestro ed allievo. Mostro e umano.

Ma cosa distingue il mostro dall’uomo? Forse solo una diversità che non riusciamo ancora ad accettare.

La fanfiction è incentrata sui sentimenti e le emozioni di Zack, per niente convinto che l’aspetto disumano del suo maestro faccia di lui un mostro.

Sperando possa piacervi vi lascio dunque a questa mia vecchia One-shot, e ringrazio in anticipo chiunque abbia la voglia e il tempo di lasciarmi una recensione^^

 

 

MOSTRO.

 

Uccidere. Uccidere non è una parola facile. Uccidere vuol dire privare qualcuno della sua vita, troncarla in un solo colpo con il taglio netto della spada.

Ci vuole freddezza nell’uccidere. Bisogna annullare quella vocina che grida, dall’interno del proprio corpo, che è sbagliato, che stai per ammazzare un tuo simile di cui qualcuno, da qualche parte, sta aspettando il ritorno.

Eppure lui aveva imparato a farlo. Aveva imparato durante i lunghi e difficili addestramenti che Angeal, il suo maestro, gli aveva impartito.

Aveva imparato ad impugnare la sua spada con forza ed a scagliarsi contro il nemico. Ma non aveva imparato solo questo. No, aveva anche capito l’importanza di seguire i propri sogni senza mettere nient’altro sopra ad essi, e aveva imparato l’onore e l’amicizia. Non è facile dimenticarsi di tutto questo.

Eppure le parole di Angeal erano fredde e sincere:
“Uccidimi, Zack, sono un mostro, uccidimi!”

Zack a quell’affermazione aveva sentito mancargli la terra sotto ai piedi e aveva sentito il bisogno di appoggiarsi alla parete. Il gelido metallo dietro la sua schiena l’aveva fatto rabbrividire, ed il pensiero rivolto alle parole pronunciate da Angeal poco prima lo faceva tremare vistosamente. Il sorriso era sparito dal suo volto, lasciando il posto ad un’espressione spaventata, e gli occhi azzurri di solito allegri e vivaci si erano spenti e faticavano a trattenere le lacrime che, proprio per l’orgoglio che era stato Angeal ad insegnargli, si ostinava a non piangere.

“Non sei un mostro…”

Mormorò quindi, in direzione del suo maestro, accorgendosi che il suono della sua voce somigliava orribilmente ad una supplica. Cercò di cambiare il tono, con scarsi risultati, ripetendo ancora una volta quel concetto:
“Non lo sei…”

Angeal per tutta risposta sospirò. Non sembrava arrabbiato né deluso da ciò che stava succedendo, ma, più semplicemente, arreso.

I capelli neri di solo qualche mese prima si erano ingrigiti e il volto gli si era riempito di rughe, come quello di un uomo di mezza età; ma Angeal era ancora giovane. Quello era l’effetto del deterioramento, egli in fondo era solo un esperimento genetico. E beh? E lui era il semplice frutto di un accoppiamento umano. Angeal non era un mostro, era solo diverso da lui, punto.

Angeal gli si avvicinò, spalancando un’enorme ala bianca che partiva da poco sotto la sua spalla destra. Zack boccheggiò: sembrava la nemesi dell’ala nera di Genesis!

“Che bella quell’ala! La vorrei anch’io… Per volare via, finalmente libero!”

Pensò il giovane. Ma quali pensieri attraversavano la sua mente? Non era il momento!

“Non sei un mostro.”
Ripeté per la centesima volta. La sua bocca sembrava un disco rotto che ripeteva all’infinito la stessa frase. Doveva essere una cosa penosa.

Zack deglutì cercando di bagnare la gola secca.

“Quella non è l’ala di un mostro, è l’ala di un angelo.”

Si decise a dire infine.

Gli occhi azzurri di Angeal, l’unica parte del suo corpo che non sembrava aver subito gli effetti del deterioramento, lo fissarono seri e cupi.

“Se sono un angelo il mio unico sogno è diventare umano.”

Rispose, piatto.

“Prima che il processo intacchi anche la mia mente… Prima che accada: uccidimi, Zack! Fammi morire almeno con il cuore umano.”

Zack scosse la testa, senza riuscire a controllare i movimenti del proprio corpo, e si mosse verso Angeal. Avrebbe voluto abbracciarlo e spiegargli che essere diversi non è un peccato, ma un’opportunità. Sentì la sua schiena scollarsi dalla parete gelata e le sue gambe muoversi in direzione del suo maestro, ma Angeal saltò indietro con un balzo che nulla aveva da spartire con il corpo deteriorato.

Zack boccheggiò senza suono alcuno mentre il suo maestro si fondeva con numerose bestie, perdendo per sempre il suo aspetto umano.

“Allora, Zack…”
Gridò Angeal con voce distrutta:
“… Sono ancora un angelo?!”

Zack sorrise, guardando nella sua direzione:

“Sì, Angeal, lo sei ancora.”
Rispose.

 

   
 
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