Questa fanfiction che vi apprestate a leggere non è nuova, l’ho scritta ormai sei mesi fa, e fa parte delle ficcy che scrivevo a scuola, ascoltando con un orecchio la lezione e con l’altro la mia fantasia. Le parole scorrevano sul foglio senza che io sapessi cosa vi fosse scritto… E, forse, questa è una tra le fanfiction di quel periodo, che mi è venuta meglio.
E’ ambientata durante Crisis Core, anche se non segue esattamente la trama del videogioco. I personaggi di questa shot sono Zack ed Angeal. Maestro ed allievo. Mostro e umano.
Ma cosa distingue il mostro dall’uomo? Forse solo una diversità che non riusciamo ancora ad accettare.
La fanfiction è incentrata sui sentimenti e le emozioni di Zack, per niente convinto che l’aspetto disumano del suo maestro faccia di lui un mostro.
Sperando possa piacervi vi lascio dunque a questa mia vecchia One-shot, e ringrazio in anticipo chiunque abbia la voglia e il tempo di lasciarmi una recensione^^
MOSTRO.
Uccidere. Uccidere non è una parola facile. Uccidere
vuol dire privare qualcuno della sua vita, troncarla in un solo colpo con il
taglio netto della spada.
Ci
vuole freddezza nell’uccidere. Bisogna annullare quella vocina che grida,
dall’interno del proprio corpo, che è sbagliato, che stai per ammazzare un tuo
simile di cui qualcuno, da qualche parte, sta aspettando il
ritorno.
Eppure lui aveva imparato a farlo. Aveva imparato
durante i lunghi e difficili addestramenti che Angeal, il suo maestro, gli aveva
impartito.
Aveva imparato ad impugnare la sua spada con forza ed a
scagliarsi contro il nemico. Ma non aveva imparato solo questo. No, aveva anche
capito l’importanza di seguire i propri sogni senza mettere nient’altro sopra ad
essi, e aveva imparato l’onore e l’amicizia. Non è facile dimenticarsi di tutto
questo.
Eppure le parole di Angeal erano fredde e
sincere:
“Uccidimi, Zack, sono un mostro, uccidimi!”
Zack a quell’affermazione aveva sentito mancargli la
terra sotto ai piedi e aveva sentito il bisogno di appoggiarsi alla parete. Il
gelido metallo dietro la sua schiena l’aveva fatto rabbrividire, ed il pensiero
rivolto alle parole pronunciate da Angeal poco prima lo faceva tremare
vistosamente. Il sorriso era sparito dal suo volto, lasciando il posto ad
un’espressione spaventata, e gli occhi azzurri di solito allegri e vivaci si
erano spenti e faticavano a trattenere le lacrime che, proprio per l’orgoglio
che era stato Angeal ad insegnargli, si ostinava a non
piangere.
“Non sei un mostro…”
Mormorò quindi, in direzione del suo maestro,
accorgendosi che il suono della sua voce somigliava orribilmente ad una
supplica. Cercò di cambiare il tono, con scarsi risultati, ripetendo ancora una
volta quel concetto:
“Non lo sei…”
Angeal per tutta risposta sospirò. Non sembrava
arrabbiato né deluso da ciò che stava succedendo, ma, più semplicemente,
arreso.
I
capelli neri di solo qualche mese prima si erano ingrigiti e il volto gli si era
riempito di rughe, come quello di un uomo di mezza età; ma Angeal era ancora
giovane. Quello era l’effetto del deterioramento, egli in fondo era solo un
esperimento genetico. E beh? E lui era il semplice frutto di un accoppiamento
umano. Angeal non era un mostro, era solo diverso da lui,
punto.
Angeal gli si avvicinò, spalancando un’enorme ala bianca
che partiva da poco sotto la sua spalla destra. Zack boccheggiò: sembrava la
nemesi dell’ala nera di Genesis!
“Che bella quell’ala! La vorrei anch’io… Per volare via,
finalmente libero!”
Pensò il giovane. Ma quali pensieri attraversavano la
sua mente? Non era il momento!
“Non sei un mostro.”
Ripeté per la centesima volta.
La sua bocca sembrava un disco rotto che ripeteva all’infinito la stessa frase.
Doveva essere una cosa penosa.
Zack deglutì cercando di bagnare la gola
secca.
“Quella non è l’ala di un mostro, è l’ala di un
angelo.”
Si
decise a dire infine.
Gli
occhi azzurri di Angeal, l’unica parte del suo corpo che non sembrava aver
subito gli effetti del deterioramento, lo fissarono seri e
cupi.
“Se
sono un angelo il mio unico sogno è diventare umano.”
Rispose, piatto.
“Prima che il processo intacchi anche la mia mente…
Prima che accada: uccidimi, Zack! Fammi morire almeno con il cuore
umano.”
Zack scosse la testa, senza riuscire a controllare i
movimenti del proprio corpo, e si mosse verso Angeal. Avrebbe voluto
abbracciarlo e spiegargli che essere diversi non è un peccato, ma
un’opportunità. Sentì la sua schiena scollarsi dalla parete gelata e le sue
gambe muoversi in direzione del suo maestro, ma Angeal saltò indietro con un
balzo che nulla aveva da spartire con il corpo
deteriorato.
Zack boccheggiò senza suono alcuno mentre il suo maestro
si fondeva con numerose bestie, perdendo per sempre il suo aspetto
umano.
“Allora, Zack…”
Gridò Angeal con voce
distrutta:
“… Sono ancora un angelo?!”
Zack sorrise, guardando nella sua
direzione:
“Sì, Angeal, lo sei
ancora.”
Rispose.