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Autore: Nezu    18/09/2009    0 recensioni
Kuroi sorseggiò la sua birra guardando di sottecchi Rob che si fumava in santa pace la sigaretta: Rob in un sindacato... pazzesco! Cioè, non che a Rob mancassero le basi... era uno che si batteva sempre e comunque perché venisse rispettata la parità di diritti e non ci fossero privilegi per nessuno, ma in genere agiva da solo proprio perché le organizzazioni avevano le loro regole. Anche a lei non piacevano le regole, ma in genere per scamparle cercava di ottenere un posto al vertice in modo da poter eliminare le leggi che non riteneva giuste, mentre Rob preferiva un attacco decisamente più diretto e autolesionista. Kuroi sorrise a quel pensiero: lei aveva preso la strada più infida e facile, ma anche se i risultati positivi che otteneva in quel modo erano più di quelli di Rob, lo stimava per il suo coraggio e la sua correttezza morale. O forse era solo impulsività.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, questo è un tentativo, una storia a cui Rob e Marco si sono detti favorevoli appena ho manifestato il mio apprezzamento per questo pairing. E' ancora però una prova, non sono ancora bene dentro i personaggi (metaforicamente parlando :look: ) e quindi il risultato potrà probabilmente migliorare nel tempo.
Ogni opinione o critica è ben accetta.
La fine non è esattamente una fine, penso che farò un secondo capitolo un poco più spinto (se ne sarò capace, visto che sarebbe la prima volta che scrivo una cosa simile), ma ho deciso di postare visto che Rob non stava più nella pelle all'idea di leggerla xD
Se avete suggerimenti da darmi per il titolo, sono ben accetti, io non ho avuto il tempo di pensarci.
Sperando che vi piaccia, fatemi sapere ^^

Ah, per chi non lo sapesse:
Rob = Lardek
Marco Ferrari = Frisulimite
Laura = Kuroi (sì, viene usato indistintamente dato che a scuola e a casa occasionalmente mi chiamano con il nick)
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< Come, scusa?>
Kuroi guardò sbalordita Rob.
< A cos'è che vorresti iscriverti?>
< Sì, dai, a quella roba... "Il sindacato degli studenti", o come diavolo si chiama...>
Kuroi era sempre più sconcertata: aveva sempre visto Rob come un allergico alle istituzioni e alle regole, sempre dedito al cazzeggio e alla caccia alle ragazze. Il fatto che volesse entrate in un sindacato, sottoporsi a delle regole, prendere ordini da qualcuno, bé, questo lo trovava assolutamente incredibile.
< Hai fumato qualcosa di troppo pesante sta mattina?>
< Na, la solita roba.>
< Rob, devo farti notare che entrare in un sindacato o in una qualsiasi organizzazione implica rispettare delle regole?>
Rob rise alzando un sopracciglio.
< E allora?>
Kuroi, sempre più preoccupata, gli pizzicò una guancia e lo scosse.
< Sei ancora lo stesso Rob di ieri?>
Un'altra risata.
< Tranquilla Laura, so quello che faccio. Secondo te mi sarei infilato in un'organizzazione piena di regole senza aver valutato bene i pro e i contro?>
< E quali sarebbero questi pro e contro? Non mi sembra che il sindacato abbia mai fatto molto... si preoccupano tanto di fare manifestazioni contro decreti e leggi, ma appena ci sono problemi interni alla scuola non fanno niente e soprattutto non dialogano né con noi studenti né con la preside o il corpo insegnanti... che razza di utilità può avere un'organizzazione simile?>
Rob tirò fuori una sigaretta e l'accese, mentre Kuroi storceva il naso: non le dispiaceva quell'odore, ma le ricordava troppo il suo vecchio professore, quel grand'uomo che aveva perso nel cambio tra ginnasio e liceo... non voleva mettersi a rimpiangere in quel momento i bei tempi passati.
< Sembra che abbiano cambiato leader - boffonchiò Rob con la sigaretta in bocca - e sembra che questo faccia sul serio.>
Kuroi sbuffò tirando fuori dallo zaino una lattina di birra, tanto erano appena fuori dal perimetro scolastico e potevano ancora usare alcolici.
< Ti sarai fatto abbindolare dalle belle promesse che fanno sempre. Quelli danno solo aria alla bocca, fidati.>
< Non credo che questa volta sia così. Hai presente Marco Ferrari?>
Kuroi sputò un poco di birra dalla sorpresa.
< Quel Ferrari? Quello con la media del 9.50 e con una capacità oratoria pari a Cicerone?!>
< Oh, a quanto pare non vivi così fuori dal mondo come sembra.>
< Andiamo, Ferrari lo conoscono tutti! Ma davvero è lui il nuovo leader?>
< A quanto sembra sì. Ecco perché voglio iscrivermi, lui è uno serio, non mena il can per l'aia. Sono sicuro che con lui riusciremo a combinare qualcosa...>
Kuroi sorseggiò la sua birra guardando di sottecchi Rob che si fumava in santa pace la sigaretta: Rob in un sindacato... pazzesco!
Cioè, non che a Rob mancassero le basi... era uno che si batteva sempre e comunque perché venisse rispettata la parità di diritti e non ci fossero privilegi per nessuno, ma in genere agiva da solo proprio perché le organizzazioni avevano le loro regole.
Anche a lei non piacevano le regole, ma in genere per scamparle cercava di ottenere un posto al vertice in modo da poter eliminare le leggi che non riteneva giuste, mentre Rob preferiva un attacco decisamente più diretto e autolesionista.
Kuroi sorrise a quel pensiero: lei aveva preso la strada più infida e facile, ma anche se i risultati positivi che otteneva in quel modo erano più di quelli di Rob, lo stimava per il suo coraggio e la sua correttezza morale.
O forse era solo impulsività.
Ma in ogni caso lui aveva mantenuto la sua dignità, mentre lei era passata dentro il potere per salvare il salvabile: non sapeva quale fosse la scelta giusta, ma era certa che quella di Rob fosse molto più dignitosa.
< Ma l'hai mai visto in faccia questo Ferrari?> chiese lei.
< No. Tu?>
< Mai. Ci sono talmente tanti studenti in questa scuola che ne avrò visto sì e no un quarto...>
< Uffa, non so neanche dove cercarlo...>
< Come? Cioè, tutto questo discorso dell'iscriversi e non hai neanche un recapito?>
< Devo ancora pensarci... me lo procuri tu?>
< Scroccone che non sei altro...>
< Oh, dai! Tutte le ragazze di questa scuola hanno qualche amico nelle altre classi, no? Chiedi ai tuoi, magari loro sanno in che classe è sto tipo.>
Kuroi rimase in silenzio: non aveva nessun amico nelle altre classi, in fin dei conti aveva dovuto lasciare lo sport a causa dei compiti e passava buona parte del suo tempo sui libri o al computer.
Non aveva mai pensato a socializzare con qualcuno al di fuori dei suoi compagni di classe, a eccezione di Rob, che però aveva conosciuto in un'altra maniera.
< Non puoi chiedere alle tue compagne di classe?>
< Ma Laura, è una faccenda importante per me! Mi fido di te, non di loro.>
"Maledetto ruffiano" pensò scocciata Kuroi.
< E va bene, me ne occuperò io - cedette alla fine - ma che sia l'ultima volta. Odio dover ricorrere al metodo del tam-tam.>
Rob rise.
< Diciamo che odi avere troppi rapporti umani.>
Kuroi sorrise, in fondo non era poi così lontano dalla verità.
Riguardo i rapporti umani, per lei vigeva la regola dei “pochi ma buoni”.
Tre giorni dopo Rob aveva numero di telefono e classe di Ferrari. Laura si era data da fare e cercando di resistere al suo istinto omicida si era avvicinata ad un gruppo di ochette che conoscevano praticamente tutti a scuola, abituate com'erano a sparlare.
Per fortuna Kuroi incuteva abbastanza terrore da costringere le altre ragazze ad obbedirle, o almeno quelle pappemolli truzzette, ed era riuscita ad ottenere le informazioni che le servivano senza troppi problemi.
Nel bagno dei maschi, appoggiato al davanzale della finestra, Rob giochicchiava col cellulare: non aveva ancora chiamato Ferrari, un po' perché non voleva buttare così i suoi ultimi centesimi di ricarica, un po' perché preferiva conoscerlo di persona.
Quel Ferrari era in V° B... Rob sbuffò: erano tre piani di scale per raggiungere quella classe, una rottura di palle infinita. Ma prima o poi avrebbe dovuto farlo.
La campanella suonò: aveva quindici minuti per salire tutte quelle scale, entrare in classe, parlare con Ferrari, schizzare fuori e fumarsi una sigaretta. L'impresa sembrava impossibile, ma pieno di buona volontà Rob uscì dal bagno cominciando a salire le scale.
Kuroi gli aveva detto che avrebbe voluto esserci anche lei all'incontro, era curiosa di conoscere questo famoso Marco, ma Rob non l'aveva avvertita. Ci pensò su un attimo e le mandò un messaggio con scritto che ci stava andando: se la ragazza lo avesse voluto, lo avrebbe raggiunto.
Dopo quella che gli parve un'infinità, finalmente riuscì ad arrivare al terzo piano senza farsi investire dalla mandria di studenti che correvano in giardino a fumare e a mangiare; stava per avviarsi lungo il corridoio quando una serie di parolacce lo raggiunsero da dietro.
< Ah, sei tu.> sorrise.
< Non c'è niente da ridere! - sbottò Laura incazzata come una iena mentre si reggeva al corrimano ansimando - Avvisarmi prima no, eh? Almeno mi sarei preparata psicologicamente!>
< Se tu bevessi meno birra non saresti così pesante.>
< Ha parlato la ciminiera ambulante! Vabbé, lasciamo perdere e andiamo...> boffonchiò mentre raggiungeva e superava Rob.
Trovare una classe in mezzo ad una masnada di ragazzi e ragazze urlanti era molto più difficile di quanto non potesse sembrare, ma dopo diversi minuti spesi in quell’intento riuscirono a trovare la V° B.
< E adesso – ansimò Kuroi – chi ce lo dice che lui è qui dentro?>
< Bé, entriamo e vediamo, no?> fece Rob aprendo la porta e dando un’occhiata all’interno della classe.
Laura non mancò di notare che prima di cercare Ferrari lo sguardo dell’altro si era già posato su un gruppo di ragazze che parlavano tra di loro accanto alla cattedra. Rob avvertì lo sguardo minaccioso dell’amica che cercava di incenerirlo da dietro mentre lui si avvicinava alle ragazze; nel tentativo di salvare il salvabile, fece finta di chiedere informazioni alle ragazze, le quali, al nome di Ferrari, gli indicarono un ragazzo seduto vicino alla finestra, nei primi banchi.
“Ha proprio un’aria da intellettuale” pensò Laura guardandolo bene ed istintivamente si voltò verso Rob: lui decisamente no.
Ferrari era basso, occhiali, capelli neri e un’espressione seria.
Rob era alto, con la barba appena accennata, i capelli castano chiaro e l’espressione più rilassata al mondo.
Sospirò: quei due non potevano essere l’uno più diverso dall’altro, o almeno in apparenza….
< Wella! Sei Marco Ferrari?>
Laura imprecò mentalmente: si vedeva che Rob non era abituato ad un dialogo semi-formale… le formule di cortesia erano essenziali in quel frangente.
Marco sorrise.
< Sì, sono io. Desideri?>
< Sei tu che ti occupi di quella roba degli studenti?>
“… di male in peggio…”
< Sì, sono io.>
Laura si allontanò, incapace di resistere ancora ad una scena di quel tipo: si vedeva lontano un miglio che Rob non era abituato a quel tipo di discorsi. Ora sperava solo che il ragazzo ne uscisse a testa alta, come faceva di solito.
Dopo poco Rob uscì dalla classe, trionfante.
< Com’è andata?>
< Benone! Sono già nel gruppo!>
< Che?!>
Sconvolgente…
< Ma come hai fatto?>
< Ah boh… gli ho detto semplicemente quello che pensavo.>
< Accidenti… o lui è molto buono o tu sei più scaltro di quanto pensassi… con un incipit di quel tipo non ti avrebbe preso nessuno.>
< Chi se ne frega, intanto sono dentro.>
“E chissà per quanto ci rimarrai” pensò ancora allibita Kuroi.
Eppure Rob resistette e resistette anche bene: forse avere una persona intelligente come Ferrari a cui fare riferimento gli faceva dimenticare il peso delle regole, o forse Rob sopportava il tutto per una causa maggiore.
Erano passati due mesi da quando Rob era entrato nel gruppo e lui e Laura si vedevano molto poco, presi entrambi dai loro impegni; ma, con grande stupore di Kuroi, Ferrari si era iscritto al corso d’approfondimento di filosofia e così i due erano riusciti a conoscersi un po’ meglio.
Marco era davvero incredibile: era sveglio, veloce nell’apprendere e nel rielaborare, sapeva discorrere in maniera incredibile e aveva praticamente un display sulla fronte su cui passava la scritta “Io supporto la democrazia”.
Era davvero un tipo in gamba.
Un giorno, finito il corso di filosofia, ai due capitò per caso mentre chiacchieravano di incappare nell’argomento “Rob” (che non è “Riunione Ornitorinchi Britannici”).
Parlarono per un bel pezzo di lui e Laura decise di manifestare i suoi dubbi riguardo il fatto che Rob fosse entrato in un gruppo.
< Davvero, io non avrei mai creduto che potesse entrare in un’associazione simile… proprio per il concetto di farsi imporre delle regole…>
Marco rise.
< A me Rob piace.>
Kuroi per poco non andò a sbattere contro un palo.
< Che intendi?>
< Lavora bene e sa il fatto suo. Ha un modo molto appariscente di porsi, è un uomo di folla, riesce a far accendere gli animi e a portare la massa dalla sua parte. Lo ammetto, non è molto diplomatico, ma sta facendo un lavoro eccezionale.>
Kuroi si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
< Ti piace come persona, quindi.>
< Chi lo sa… forse non solo come persona.> rise Marco continuando a camminare.
Un secondo palo rischiò pericolosamente di finire a baciare il suolo.
Dopo quella chiacchierata, Kuroi cominciò a preoccuparsi: l’idea che un ragazzo potesse essere attratto da Rob non le era mai passata per la testa.
Se si pensava a Rob le prime cose che venivano in mente erano fumo e donne, tette soprattutto.
Rob sembrava la persona più etero sulla faccia della terra, se un ragazzo si fosse innamorato di lui avrebbe perso in partenza… bisognava volersi proprio male.
Ma anche se questo ipotetico ragazzo fosse stato o no masochista, Rob avrebbe avuto qualche possibilità di ricambiare il sentimento?
Kuroi non riusciva a rispondersi e non voleva mettersi a fare domande indiscrete.
Con Marco non parlò più né di Rob né di quello che si erano detti quella volta, mentre con l’altro non accennò minimamente all’accaduto.
Rob dal canto suo si trovava bene: Marco gli lasciava nel gruppo tutto lo spazio che voleva, poteva seguire i suoi ideali senza troppi casini e non essere più da solo a lottare.
Gli stava simpatico il ragazzo, forse alle volte troppo formale e diplomatico per i suoi gusti, con tutti quei paroloni e forme di cortesia.
Era il primo “amico” di non-cazzeggio che aveva ed era molto strano: condividevano gli stessi ideali e questo li rendeva più vicini degli altri in un modo particolare e decisamente nuovo per Rob.
E per la prima volta in tutta la sua vita, si trovava addirittura a compilare moduli e scartoffie senza che questo gli pesasse.
< Stai ancora lavorando? Dovresti prenderti una pausa…>
Rob alzò gli occhi verso Marco, che era appena entrato in biblioteca dove lui stava compilando l’ennesimo modulo.
< Bah, ho quasi finito. A meno che tu non sia venuto a portarmi altre cartacce.>
< Tranquillo – sorrise quello – nulla di tutto ciò.>
Marco si sistemò su una sedia accanto a Rob, osservandolo mentre finiva di scopiazzare robe.
< Sai, qualche giorno fa ho parlato con una tua amica…>
< Ah ah, ne ho tante di amiche!>
< Uhm, il nome Laura ti dice nulla?>
Rob si bloccò.
< Quella Laura? Bé, è l’unica donna che riesca a terrorizzarmi.>
< Era molto colpita, sembrava che non si aspettasse che tu potessi trovarti bene qui.>
< Ah, bé, i suoi dubbi sono legittimi… sia io che lei abbiamo una certa allergia alle regole… ma qui mi trovo bene.>
< Davvero?>
< Sì. Penso che se non fossi così abituato a fare affidamento solo sul mio cervellino potrei anche prenderti come guida spirituale.>
< Grazie, credo sia il più gran complimento che mi abbiano mai fatto.> ribatté quello avvicinandosi di più.
Rob, per quanto fosse preso a compilare quegli scritti, si accorse che c’era qualcosa che non andava: erano un po’ troppo vicini per i suoi gusti, ma l’altro non sembrava farci caso.
Provò a spostarsi un poco di lato, ma Marco gli indicò un punto del foglio dicendogli che modifica doveva apportare e la sua manovra fu stroncata sul nascere.
“Bé, vecchio – pensò – se ti fai mettere paura da un piccoletto come lui, allora hai qualche problema.”
Ma per quanto la situazione gli sembrasse strana, Rob non riusciva a capire cosa volesse fare Marco: quello era un ragazzo per bene, dai sani principi morali, rispettoso dei sentimenti altrui e tutte quelle belle cose, eppure in quel momento si stava comportando in modo decisamente insolito.
< Sai, Rob, ci ho riflettuto a lungo… voglio essere sincero con te.>
< ???>
I loro sguardi si incontrarono per un istante, uno sicuro di quello che faceva, l’altro più perplesso che mai.
< Tu mi piaci.>
“…. Ok, calma, forse ho capito male.”
< Prego?>
Marco sorrise tranquillamente.
< Tu mi piaci – ripeté – Non solo sei una persona forte, sicura delle sue idee e con i fondamentali a posto, devo ammettere che mi piaci anche fisicamente.>
Rob finì in black out mentale, la sua mandibola avrebbe toccato il pavimento se fosse stato anatomicamente possibile.
< Ti senti bene?> chiese sempre più confuso.
< Sì, mai stato meglio, grazie.>
< Ah… ehm, ecco, mi fa strano. Sai, tu sei quello tutto diplomatico, che non si sbilancia mai troppo e tutte quelle altre cose…>
Il sorriso di Marco si allargò.
< Verissimo, ma tuttavia ritengo che in certe questioni delicate, che se equivocate possono risultare dolorose, la chiarezza fin da subito sia un elemento fondamentale.>
“Ok, qua siamo nella merda”
< E ora come dovrei reagire?>
< Prova a farti delle domande.>
< Del tipo?>
< Io ti piaccio?>
Ennesimo K. O.: cosa doveva fare? Pensarci sul serio o buttarla sul ridere?
< Non ti chiedo una risposta ora, hai tutto il diritto di pensarci. Spero solo che, anche se mi rifiuterai, potremmo restare amici.>
< …>

*

Rob aveva qualche problema a focalizzare la questione, diverse cose non gli quadravano.
Innanzi tutto, la cosa principale: per lui amore e amicizia erano due cose completamente distinte, quindi le opzioni erano due.
La prima, vederlo come amico.
La seconda, vederlo come qualcosa di più.
La risposta al primo dilemma si trovava nella risposta ad un’altra domanda: quell’ammirazione che Rob provava per Marco poteva essere trasportata su un piano diverso e nascondere qualcos’altro?
Rob sbuffò: troppo complicati quei ragionamenti, avrebbe preferito di gran lunga affidarsi all’istinto come faceva spesso, ma più ci provava più veniva preso da nuove domande contorte.
< Che palle!> sbottò colpendo con la testa il muro davanti a sé ripetutamente.
mormorò.
“Ma perché dev’essere tutto così complicato?!”
Rifletté ancora. Rifletté di nuovo. Rifletté una terza volta e poi decise di mandare tutto al diavolo: si fidava del suo istinto, in quei casi, non di tutti i ragionamenti astrusi che cercava di fare.
Sarebbe andato da Marco e gli avrebbe detto le prime cose che gli sarebbero venute in mente.
Si decise ad alzarsi e andò a cercarlo, di solito a quell’ora era in biblioteca.
Marco era lì, a leggere un grosso tomo rilegato e a voltare le pagine con aria assorta.
Rob si avvicinò piano fino a che non fu a mezzo metro di distanza dal ragazzo.
< Ehi.> chiamò.
Marco alzò gli occhi su di lui, un sorriso rapido apparve e scomparve in fretta come era venuto, sostituito da un’aria un po’ tesa e ansiosa; Rob deglutì.
< Devo parlarti. Hai qualche minuto?>
< Certo.>
Uscirono insieme in giardino, Rob tirò fuori l’immancabile sigaretta e l’accendino, Marco lo seguiva lentamente con le mani in tasca.
< Allora… - cominciò il più grande, soffiando fumo – tu… non hai le tette.>
Marco sgranò gli occhi.
< Sei un acuto osservatore dell’ovvio.>
< E in genere – continuò Rob – quella è una parte essenziale. Se si conta il fisico, sai, perché alla fine sta tutto in quello, come persona tu sei decisamente ok.>
Marco riusciva a seguire quel ragionamento un po’ complicato con qualche difficoltà.
< Ma comunque – proseguì Rob avvicinandosi all’altro – se socchiudo un poco gli occhi, la cosa si può fare, quindi per me è ok.>
< E’ un sì, in definitiva?> chiese Ferrari, ancora piuttosto perplesso.
Rob annuì facendo un altro tiro dalla sigaretta.
< Ah, bé… magnifico.> sorrise il più giovane.
Il primo dubbio che venne a Rob dopo quella sorta di dichiarazione era che forse non avrebbero dovuto far sapere agli altri della loro “storia”. Poi decise che l’unico che avrebbe potuto avere problemi era Marco e che quindi stava a lui scegliere cosa fare, ma il ragazzo non sembrò preoccuparsene più di tanto.
Prima che Rob riuscisse a connettere, si ritrovò Marco accanto, felice come una pasqua e non esattamente incline a tenere sotto silenzio la loro relazione.
   
 
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