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Autore: Dart Anevon    30/01/2024    0 recensioni
Livir la Fenditenebre...
Secondo il mito sarebbe stata lei a creare e diffondere la luce delle stelle nell’universo conosciuto del Millemondi, prima ancora che fosse chiamato così. Nella loro Era rappresentava per alcuni un simbolo di rinascita e di speranza contro le avversità.
Ma voi non sapete chi o cosa sia Livir, né la "sua" storia o l'importanza per i protagonisti di "questa" storia.
Non è che sia molto importante ai fini della trama.
Per adesso, almeno.
Ma c'è un motivo preciso se ne stiamo parlando. Livir era una dea antica. Era, perché in tanti ne hanno dimenticato l'esistenza.
Come hanno dimenticato anche molte altre cose sulla civiltà più grande di tutti i tempi. Un pezzo di mosaico andato in frantumi molto tempo fa.
È la classica vicenda di umani, umanoidi, altri esseri pensanti, magia e grandi poteri che si ripete. Ma questa volta più in grande.
Molto più in grande.
Vi basti sapere per ora che, alla fine di un lungo medioevo stellare, creature senzienti di ogni genere vollero riprendere il contatto con quel lontano passato andato perduto. Riscoprirlo per capirlo.
Nacquero per questo scopo i Cercatori.
Ed è proprio da qui che può iniziare la "nostra" storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 210 SIS, notte

 

- Allora Cercatrice, che notizie ci sono di Halamander?

- Se le mie fonti sono corrette, tra una settimana stellare standard sarà di ritorno sul pianeta.

Si trovavano nell'ufficio spoglio di Raimo, che continuava a pressarla per avere maggiori informazioni sul collega e sul perché si fosse allontanato dal pianeta.

- Non credo stia cercando di lasciare Rotuga, se è questo che ti preoccupa, Raimo.

- Colonnello Raimo, non dimenticarlo Cercatrice!

- Si va bene, colonnello Raimo! Halamander è un tipo dai modi decisamente eccentrici anche per gli standard di noi che ci occupiamo di Scienze Arcane. Non baderei troppo a cosa fa. In ogni caso si trova qui in incognito, non ha effettuato neanche il riconoscimento all'Antiquarium. Finora ha vissuto di espedienti per non farsi notare. Se devo azzardare un'ipotesi, si è recato nel quadrante per raccattare qualcosa da scambiare al centro cercatori per un po' di denaro. Tutto qui.

- Sembri conoscerlo bene.

- Nel nostro campo ci conosciamo praticamente tutti.

- Immagino. La vostra rivalità comunque è nota anche al di fuori dalle sale dell'Organizzazione.

- Diciamo che abbiamo visioni diverse su alcune questioni. Dove vuole andare a parare colonnello?

- Nessun altro cercatore in circolazione, a parte Brodeskji, ha dedicato tanto tempo alle ricerche sui Signori Primordiali come ha fatto Halamander. Nemmeno tu.

- Siete ben informati. E quindi?

- Non sembra anche a te un po' troppo opportuno che, proprio mentre lui arriva da queste parti, la sua rivale viene da noi e si offre di mettersi al nostro servizio?

- Beh, se volete posso anche togliere il disturbo. Dopotutto, non sarà certo difficile per voi mettere nel sacco il tizio che ha aiutato Emerson a sconfiggere Nemesis.

- Umpf. Continua pure con la sorveglianza, ma tieniti pronta. Da Itarga stanno arrivando delle novità.

- In che senso?

- Diciamo che il generale Ruslan è riuscito a sollecitare le attenzioni delle persone giuste.

 

*

 

Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, settore militare

Giorno 219 SIS, la sera dopo gli eventi nelle Cisterne di Estagi

 

- Ehi, bell'addormentato. Svegliati!

Skoll lanciò un urlo terrorizzato senza capire il perché.

Era caduto di schiena sul pavimento. La testa sembrava che stesse per esplodergli. Tratteneva a fatica un conato di vomito.

- Cos'è successo? - esalò.

- Sei svenuto appena hai cominciato a fissare i resti del generale.

E Skoll guardò di nuovo in quella direzione. Non sarebbe riuscito a trattenersi ancora per molto.

Schizzò fuori dalla stanza e andò a rimettere in un angolo del corridoio fiocamente illuminato da cristalli bianchi luminescenti.

Isabelle lo seguì e uscì a sua volta.

- Se non ce la fai sergente - gli urlò sbrigativa - conosco la strada per tornare. Per oggi ho visto abbastanza.

In risposta, lui alzò un braccio e lo agitò nella sua direzione, senza guardarla. Forse era un tentativo di dirle di aspettare.

E in effetti così fu. Si alzò barcollante e la anticipò guidandola fino al punto in cui si erano incontrati qualche ora prima. Nessuno dei due proferì parola.

- Beh, arrivederci sergente e cerca di rimetterti!

E lo lasciò lì in mezzo alla piazza, tra l'andirivieni dei suoi commilitoni.

Sentì un tonfo secco alle sue spalle e le voci concitate degli altri militari che occorrevano sul posto ad aiutare il compagno.

Non si voltò e proseguì dritta fino all'uscita, senza che nessuno la disturbasse.

Camminò ancora un po' e quando fu certa di non essere vista, agitò una mano e una fessura nera si generò dal nulla davanti a lei. L'attraversò e sparì.

 

*

 

Rotuga, pianeta della prima rotta del Millemondi

Città di Estagi, Astrostazione

Giorno 219 SIS, verso la mezzanotte locale

 

La biglietteria dell'Astrostazione era finalmente chiusa.

Ancora qualche minuto e sarebbe finalmente potuto tornare a casa.

Era stata una giornata lunga, molto lunga.

Prima la sveglia con le strilla dei conduttori dell'olovisione sul centinaio di morti assurde della notte prima.

Poi un improvviso sciopero degli Astrovieri nel pomeriggio. Le sommosse, i clienti impazziti, le corse saltate, i reparti anti sommossa che intervenivano a reprimere i gruppi più estremisti.

Naturalmente quelli come lui non ne avevano tratto alcun beneficio. I bigliettai dopotutto erano solo quello, mica veri appartenenti al grande ordine sacro che permette di tenere unito l'intero Millemondi, grandi palle, eccetera, eccetera.

Poi lui, che era anche l'ultimo arrivato, era stato costretto dai colleghi più anziani a tenere aperta la biglietteria fino alla fine del turno normale di apertura al pubblico. Anche se non c'erano più Astrotreni di cui vendere biglietti.

Vent'anni stellari standard. Glabro e pelato, carnagione blu, divisa nera, giacca bianca, cravatta rossa e una bandoliera scura con i suoi oggetti personali, questo era il malcapitato che stava chiudendo la saracinesca quando qualcuno cominciò a tempestarlo di domande su un uomo e una ragazzina che sarebbero partiti quel giorno per chissà dove.

- Senta - cercò di imporsi lui.

La donna che aveva davanti era letteralmente uno schianto. E lui non era proprio un ammiratore delle coppie interrazziali e ancora meno delle pelle pallida. Ma per quella avrebbe fatto volentieri un'eccezione alle sue idee politiche.

Naturalmente la sua solita fortuna gli aveva messo davanti agli occhi quella bellezza della natura nel posto e nel momento sbagliati.

La donna sembrava poi in qualche misura sciupata. Sì, sciupata e sudata come se avesse sostenuto chissà quale immane sforzo. Del tutto inavvertitamente pensò di sapere che tipo di sforzo dovesse aver sostenuto e a quanto fosse stata fortunata l'altra persona.

- Mi stia a sentire, cara signora - anche se con quel corpo, lui era troppo stanco per dare corda a una tizia che era tanto arrogante e prepotente quanto era stupenda - Non può avere la pretesa che mi ricordi tutti i disperati che oggi hanno voluto lasciare Rotuga!

- Non erano passeggeri qualunque - quasi urlò lei.

Il bigliettaio si guardò intorno in cerca di aiuto, ma l'Astrostazione era deserta.

E ancora l'altra continuò - Si tratta di due Cercatori con tanto di divisa, brutto coglione, che hanno comprato due biglietti per uno degli ultimi Astrotreni della giornata.

Sottolineò il coglione, tirandosi una manica di quella divisa che teneva aperta a mettere in bella vista il suo gran davanzale.

- Se la mette così, chieda ai miei colleghi domani mattina se possono aiutarlAAAHHHH!!!

Non finì di parlare che lei agitò il braccio e una forza invisibile lo investì, mandandolo a schiantare contro la saracinesca, facendo una grande confusione.

Era come essere schiacciato in una pressa. Sentiva le ossa incrinarsi pericolosamente, mentre organi e muscoli venivano schiacciati come fossero dei palloncini tenuti stretti con troppa forza.

- Rispondimi, figlio di una troia o giuro che domani ti puliranno via dal pavimento.

Voleva chiedere aiuto, ma la forza che lo stritolava era troppa anche solo per implorare pietà.

Poi per come era iniziato, tutto finì. Caracollò al suolo e inspirò aria a pieni polmoni. Poi inconsciamente si voltò verso chi l'aveva aggredito e urlò. Gridò come un pazzo vedendola per quello che era veramente. Vedendo la sua vera faccia.

Con tutta l'energia che aveva in corpo scattò, il più lontano possibile da quel posto.

Isabelle aveva mollato la presa un attimo prima di ucciderlo. Ansimante, lo vide scappare come una lepre irkalliana. Teneva ancora il braccio teso in aria.

Se solo avesse voluto, avrebbe già avuto la risposta alla domanda che la pressava a sua volta.

- Fanculo...

Abbassò la mano e lo lasciò scappare indisturbato.

Sentì il corpo riprendere le sembianze umane. Sì appoggiò con la spalla a un pilastro con piastrelle multicolore, là vicino.

Era stanchissima.

- Condivido la scelta!

Isabelle si voltò di scatto e individuò la fonte della voce. Era un Astroviere anziano e cieco della cui presenza non si era minimamente accorta.

- Se dovessimo uccidere tutti gli impiegati antipatici e stanchi del proprio lavoro, credo che dovremmo mettere in campo un genocidio così grande da rendere spaventoso anche il solo pensarci - disse placidamente.

Teneva la testa piegata di lato e avanzava tranquillamente verso di lei. Aveva un passo così leggero che nemmeno si sentiva. In qualche modo poi riusciva a aggirare tutti gli ostacoli sul suo cammino mentre la raggiungeva, senza l'aiuto di un bastone o altro.

- E lei chi sarebbe?

- Questa mia cara, non è la domanda giusta.

- Come, prego?

C'era un che di inquietante in quel tizio. Anche per una come lei. Nel modo in cui camminava, in cui parlava. In cui sembrava quasi spostare la realtà intorno a lui, come un solido che si muoveva dentro un liquido denso.

Si stava stupendo di sé stessa. Era soggezione quella che stava provando in quel momento?

E solo alle fine lo notò. Le scarpe nere indossate dall'uomo non toccavano mai il pavimento. Sollevandosi e riabbassandosi a ogni passo, rimanevano sempre sospese di pochissimo dal suolo.

- La domanda giusta è un'altra e a quella, solo a quella, risponderò stasera.

---

Angolo dell'Autore: Bentrovati! Isabelle non rimane certo con le mani in mano. Forse deve imparare a gestire meglio la rabbia. Forse...

Ancora l'Astroviere cieco in azione! Questa è la terza volta che interagisce con i protagonisti. Chissà quali saranno le sue intenzioni...

Detto ciò grazie a voi di essere arrivati fino a qui e alla prossima!

Ciaooo

 

   
 
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