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Autore: Tynuccia    10/02/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] Dal vivo era ancora più affascinante, e dentro di sé ringraziò che Leonard fosse già in attesa a bordo del Freedom.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consegna
 
 
 
 
Per Agnes Giebernath, ogni giornata equivaleva ad una scommessa con se stessa, per fare in modo che la sua luce, già splendida e folgorante, potesse abbagliare i poveracci da cui era, purtroppo, circondata.
 
Non era stata quindi un’incombenza quella di dover trasportare le nuove versioni del Freedom e del Justice da ZAFT all’hangar dei Compass, e anzi, si era offerta volontaria per due semplici motivi:
 
numero uno, non credeva che nessuno oltre a lei potesse possedere le abilità necessarie per portare a compimento una missione simile, men che meno quel mammalucco di Shinn Asuka, trattato con i guanti manco fosse un soldato competente;
 
numero due, l’ufficiale incaricato di supervisionare il passaggio di consegna era Yzak Joule, che a suo parere era davvero un gran bonazzo. Se non fosse già stata felicemente impegnata si sarebbe buttata anima e corpo (specialmente) a conquistare il cuore di ghiaccio dello scapolo d’oro dei PLANT. 
 
Si era, poi, rallegrata che ci fosse una scommessa nella scommessa, un po’ come una matrioska, ed il suo compagno, Leonard Valway, aveva candidamente espresso il desiderio di poter pilotare, una volta almeno, il leggendario Freedom durante il tragitto. Se lei non avesse fatto un discorsetto con il padre, di certo un signor nessuno come Leo non avrebbe potuto neppure posare lo sguardo sul Gundam, ed era stato letteralmente glorioso potergli comunicare che grazie a lei, e lei soltanto, avrebbe potuto esaudire il suo sogno. 
 
Agnes strofinò le labbra, su cui aveva appena messo una generosa dose di rossetto, e si specchiò soddisfatta. Leonard era un accessorio, in quella missione, e valutò che nessuno si sarebbe fatto troppo male se lei si fosse concessa il lusso di flirtare, anche solo un pochino, con uno degli eroi di Jachin Due. Il fatto che sarebbe stato presente anche Dearka Elthman, poi, era soltanto un valore aggiunto, ma agli occhi della pilota quella era una competizione scialba, in quanto il Capitano era famoso per la sua nomea di Casanova, e la sfida non aveva il gusto della vittoria, quanto del naturale corso della vita. 
 
Uscì dallo spogliatoio, ancheggiando e beandosi dei sussurri degli impiegati, che avevano riconosciuto in lei la celeberrima Moonlight Valkyrie. Fece il suo ingresso nell’hangar con spirito rinvigorito, pronta a esercitare tutto il suo innegabile fascino su quel rognoso albino, e fu alquanto scontenta di ritrovarsi di fronte a una Redcoat, che la salutò con rigore ed espressione neutrale sul volto privo di trucco. Che sciattona. “Non c’è Yzak?”, la interrogò subito, arricciando le labbra carnose in un broncio infantile.
 
“Il Comandante Joule sarà qui a breve”, le rispose l’altra, trattenendo un certo fastidio alla familiarità con cui aveva appena parlato il soldato dei Compass. 
 
Agnes si lanciò in una risata civettuola, appoggiando la guancia al palmo della mano. “Sei appena arrivata, novellina? Forse sei rimasta indietro. Il grado militare di Yzak, ora, è Tenente Colonnello”, le fece presente, schioccando la lingua sul palato. 
 
Senza scomporsi, la sua interlocutrice si mise sull’attenti e le rivolse un piccolo sorriso. “Sono il Maggiore Hahnenfuss e faccio parte del Joule Team dal ‘71. Sono perfettamente al corrente dei progressi professionali del mio superiore, non si preoccupi, Miss Giebernath”. 
 
Assolutamente annoiata, Agnes andò ad arrotolarsi attorno al dito una ciocca di capelli, puntando gli occhi chiari su di lei. “Di’ un po’, hai le gambe piene di cicatrici? Di bubboni? Sono bioniche?”, si incuriosì. “Altrimenti proprio non capisco la scelta di portare i pantaloni”. Notò un impercettibile tremolio nel labbro superiore del Maggiore, e finse sorpresa, portandosi le mani alla bocca. “Non dirmi che ti sei dimenticata di farti la ceretta e sei tutta pelosa!”. 
 
Shiho, di norma paziente, avvertì le dita formicolare, e probabilmente fu una benedizione quando una mano venne calata sulla sua spalla. Si voltò e vide Dearka, già pronto con un sorriso affascinante. “Non sprecare neppure fiato, bambolina. La nostra Shiho è semplicemente rigorosa, ma ti assicuro che ha delle bellissime gambe”. 
 
Alla vista del Capitano Elthman, lo sguardo dispettoso di Agnes si fece languido. “Ahh, sono certa che un soldato del suo calibro sarebbe capace di farle cambiare idea, signore”, cinguettò, quindi indietreggiò di qualche passo e fece oscillare i fianchi in maniera infantile e seducente. “Non trova che un’uniforme così sia infinitamente più graziosa?”. Avrebbe fatto anche una giravolta, nella speranza che la stoffa si sollevasse un po’ per mostrare ancora di più le sue gambe, ma uno sbuffo alle sue spalle la costrinse a girarsi. 
 
“Fossi alle mie dipendenze, ti pinzerei i pantaloni direttamente alla pelle”, ringhiò Yzak, apparentemente scandalizzato mentre posava lo sguardo su di lei. “Quella che chiami gonna sembra semplicemente l’orlo della giacca”.
 
Dimenticandosi completamente di Dearka e di quella trasandata con i capelli castani, Agnes dovette deglutire di fronte all’albino. Dal vivo era ancora più affascinante, e dentro di sé ringraziò che Leonard fosse già in attesa a bordo del Freedom. “Tenente Colonnello Joule!”, esclamò, rivolgendogli il migliore dei sorrisi. “Quale gioia poterla finalmente conoscere!”. Mosse un passo in sua direzione, già pronta con la sua sceneggiata, e finse di inciampare, di modo che potesse aggrapparsi alla divisa candida dell’ufficiale, che di riflesso la sostenne perché non rovinasse a terra. “Oh, cielo, sono proprio maldestra”, disse con voce vellutata, godendosi la vicinanza con quel pezzo da novanta. 
 
“Deve firmare le liberatorie, Miss Giebernath”, intervenne immediatamente Shiho, marciando fino ai due con un’espressione truce. 
 
Yzak, che intanto l’aveva lasciata andare come se fosse stata incandescente, si chiese perché Dearka stesse ridendo. Agnes tornò a sorridergli, fingendo ammirazione. “La sua segretaria è proprio zelante”, valutò divertita, quindi le prese di mano la cartelletta e lasciò la sua firma sul documento, premurandosi di scribacchiare altro sotto il foglio. 
 
“E lei, signorina, è piuttosto trasparente nelle intenzioni”, rispose il Maggiore Hahnenfuss, riappropriandosi della cartelletta. “Direi che i preparativi sono ultimati, signore”, si rivolse quindi a Yzak, che annuì distrattamente. 
 
“Mi raccomando, siate prudenti mentre viaggiate. Non voglio ricevere lamentele sullo stato altrimenti immacolato dei Gundam”, si premurò di aggiungere l’albino con tono perentorio.
 
Agnes gli fece l’occhiolino. “Se avesse qualcosa da aggiungere, le ho lasciato il mio numero di cellulare. Personale, ovviamente”.
 
Dearka, che sinceramente stava adorando ogni secondo di quella situazione ai limiti del possibile, decise che non sarebbe stato ottimale avere Shiho in galera per omicidio, quindi si affrettò a portarsi alle spalle di Agnes e metterle le mani sulle spalle. “Forza, bambolina, ti accompagno al Justice”. 
 
Lei parve rannuvolarsi per un istante, ma fu lesta a ridacchiare e a seguirlo, trotterellandogli dietro con parole di lode dopo aver sventolato la mano in direzione di Yzak, con tanto di segno della cornetta del telefono. 
 
“Nei Compass accettano proprio cani e porci”, valutò lui, quando i due si furono allontanati. 
 
Shiho, che lo avrebbe volentieri corretto con cagne e porche, si premurò di tirare una severa riga sulle cifre scritte da quella sfacciata. “Non le dispiace, vero?”. 
 
“Per carità, ho già mia madre alle calcagna per certe rotture di coglioni, ci manca solo questa”, si lamentò Yzak, roteando gli occhi al cielo, quindi sogghignò appena. “Andiamo, segretaria. I rapporti non si scriveranno certo da soli”.
 
“Neppure le mie dimissioni”, obiettò Shiho, affrettandosi verso l’uscita e considerando che, per essere solo le dieci del mattino, si sentiva esausta come se fosse già fine turno. 
  
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