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Autore: An13Uta    11/02/2024    2 recensioni
[Pre-Tears of the Kingdom]
Zelda, strappata al suo destino di sigillo vivente, cerca di rimettere in piedi i pezzi di una Hyrule che non ha ragione di esistere senza riuscire a capire perché.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link, Princess Zelda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Efigenia tornata in trono








La prima volta che si era distesa di nuovo su un letto, sul letto di Link, nella sua casa a Finterra, dopo cento anni nell'occhio del ciclone e il loro lento viaggio verso il villaggio su gambe distrutte, aveva sbattuto le palpebre un attimo per ritrovarsi nel pomeriggio inoltrato di due giorni dopo.

Link le aveva lasciato della zuppa ormai tiepida sul comodino.

Lui si era appisolato a terra, sul tappeto, con la shiena appoggiata contro al letto e la testa sulle mani.

Aveva riso, per quanto debolmente, alla sua vista.

Un vero cavaliere.

Coperto di macchie, ma certamente senza paura.



(Lo sapeva che aveva avuto paura. Lo aveva sentito nelle sue ossa, lo aveva percepito nelle pagliuzze chiare dei suoi occhi. Aveva avuto ogni paura possibile ed inimmaginabile, eppure era andato avanti.)



Gli anni erano passati lentamente.

Faceva fatica a pensarci senza che le girasse la testa, a volte. Sette anni interi. Cento e sette anni dall'apocalisse, e ancora c'erano Rito che consegnavano la posta, e Zora che salutavano dai fiumi, e Goron che commerciavano a passo lento, e Gerudo che vagavano per la prima volta nel mondo, e bambini che si rincorrevano, e frutti che venivano raccolti, e vite che venivano vissute.

Cento e sette anni dall'apocalisse, e pareva quasi che non ci fosse mai stata.

 

Quasi, ovviamente.

 


Link le aveva indicato sulla mappa della sua tavoletta sheikah le rovine di villaggi e forti e case come se stesse indicando sassi, legna, corde; le aveva indicato rovine che raccontavano di una distruzione totale con una strana, quasi inquietante leggerezza, come se in quei rimasugli di muri e tegole marce non ci potesse mai essere stato nessuno.

Non riuscì a capire in un primo momento che per lui Hyrule era stata creata così, con quelle catapecchie distrutte, quel marmo bianco scheggiato e dilapidato, quei recinti bruciati che non potevano più contenere cavalli. Davanti al suo disagio nel non vederlo costernato, lui le aveva chiesto se quando erano andati a pregare dalla statua della Dea nelle terre di Firone (non lo ricordava lui stesso, ma aveva dedotto che doveva essere successo) lei si era addolorata osservando gli arcigni musi draconici che decoravano quel poco che, coperto di muschio, rimaneva del popolo Zonau.

Ovviamente no: quei pilastri sedevano immobili e inabitati nelle acque verdastre di Firone da tempo immemore, da ben prima che lei fosse nata, ed erano stati per lei fonte di interesse entusiasta – ma nonostante ipotesi e fantasticherie non aveva mai pensato di piangere il lutto dei loro costruttori.

Si era resa conto in quel momento di percepire l'inizio del mondo come coincidente con la propria nascita; e le pareva dunque naturale che quelle rovine fossero nate con lei, già morte e abbandonate.

Anche per Link il mondo era nato solo con la sua nascita (ri-nascita) nel ventre della terra, in un letto d'acqua blu, chiamato da una voce ignota. E tutto ciò che era stata la Calamità esisteva solo dal suo risveglio, in una nube fosca attorno ad un castello caduto, e gli strascichi del suo tentativo di divorare ogni cosa senza lasciare neppure le ossa rocciose della terra erano solo scenografie di legno marcito gettate per il mondo.

Non voleva dissacrare la memoria di nessuno.

Ma per lui, i rimasugli dei non sopravvissuti non erano mai stati fatti per avere persone al loro interno, per avere una funzione.

Per lui, erano solo un'altra parte della natura.


 

Qualcosa in questo la inquietava ancora di più, e le faceva venire le vertigini.




Doveva restaurare il castello.

Hyrule era stata una realtà geografica prima che statale, ricordava da alcuni libri di storia, ma con l'integrazione delle Gerudo ormai il confine tra il regno e la terra che occupava era andato completamente perduto, e la monarchia ne era diventata il suo simbolo, il suo faro, la garante della sua unità.

Doveva restaurare il castello e la corte, la sua stirpe; doveva sedersi in trono e prendere il posto di suo padre in quanto regina, come era giusto, come le era stato insegnato.

Si sentiva spinta verso quell'obiettivo.
 

Immaginava fosse il richiamo del destino.
 

Pruna, Rovely ed Impa non avevano avuto alcun problema ad accettare la sua proposta. Gli Sheikah erano sempre stati fedeli alla famiglia reale, dopotutto, e a Calbarico si sentiva come se fosse ancora nel castello – così come nella corte degli Zora, dove i più anziani la ricordavano perfettamente e univano davanti a lei le mani in preghiera, raggianti della sua vittoria contro Ganon, e dove re Dorephan le aveva garantito gli scalpellini migliori tra i suoi sudditi per riportare le arcate della sua dimora al loro antico splendore.


 

(Cercò invano di schiacciare il disagio che ribolliva nel suo petto, che voleva renderla piccola, piccolissima, tanto minuscola da non venire vista mai più, che voleva correggere il gentile sovrano dicendogli che la sua casa era a Finterra.)




I Goron si erano offerti di aiutare volentieri – più per amore del lavoro che di qualsiasi altra cosa, in realtà, ma lo aveva infinitamente apprezzato. I Rito non avrebbero avuto una grande utilità in questioni di edilizia, ma li avrebbe avvertiti comunque, nel puro caso qualche volonteroso fosse stato dell'umore di dar loro una mano, un artiglio, o un'ala.

Riju delle Gerudo si era mostrata... Confusa, all'idea del suo popolo sotto la corona hyliana. Le aveva confessato di aver creduto che il regno di Hyrule, cento anni fa, fosse semplicemente il regno degli hyliani, e non qualcosa che si espandesse, tentacolare, su ogni popolo della regione.

(Aveva senso. Aveva molto senso. Ma non ci doveva pensare.)





 
questa bozza ce l'avevo abbandonata a sé stessa da tipo un anno minimo; mi sono stancata di non farci nulla e quindi eccola qui. tra le varie cose che non mi son piaciute di TOTK, che per quanto possa essere divertente (ci credo, è botw 2) ha una storia che non è niente di speciale e un'insistenza sugli Zonau e la loro tecnologia e il sottosuolo che mi ha rotto ampiamente le palle mentre giocavo, il fatto che Zelda e la gente in generale fosse così fissata nel rimettere in piedi la monarchia hyliana mi è sembrato estremamente strano considerato che cento anni senza un governo centralizzato l'hanno vissuto tranquillissimi. questa doveva essere una fic che spiegava che cavolo avesse Zelda in testa, ma mi sono impantanata e vabbè. ve la affido.
   
 
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