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Autore: Eunuco95    13/02/2024    0 recensioni
[Domina]
Un giovane schiavo viene venduto alla casa di Marco Livio Druso.
Presto si innamorerà della figlia del suo padrone e cosi la sua sorte sarà segnata in modi imprevedibili e facilmente mutevoli.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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La prima regola del potere è la sopravvivenza. Vale per chi il potere c'è la e anche per chi lo perde.
Dovevo sopravvivere anche se avevo perso tutto, ogni potere, perdendone solo uno, il potere di essere libero.
Ero un cittadino romano in Sicilia e a causa dei debiti diventai schiavo e cosi anche mia sorella di cui ero tutore.
Avevo 28 anni ed ero solo ed  in catene mentre una nave mi fece sbarcare a roma.
Ricordo la luce di quella giornata, l'odore della capitale, la senzazione del terreno sotto i miei piedi nudi mentre venivo condotto al mercato degli schiavi.

Era il 711 ab (43 a.c) quando mi ritrovai completamente nudo su un palco, mentre mi coprivo il viso per la vergogna e sentivo offerte per il mio acquisto. 
"È un uomo esile signori, debole di muscolatura ma in ottima salute. Rasategli barba e capelli e sarà di bell'aspetto per servire come domestico" , diceva il mercante mentre con una bacchetta spostava i mie lunghi capelli castani per far vedere il mio bel viso che invano tentavo di coprire.
I miei occhi chiari e verdi mi rendevano difficile sopportare la luce del sole che batteva su tutto il mio corpo.
La mia pelle bianca e delicata soffriva il calore.
Venni venduto per 800 sesterzi e fui condotto ad un servo.

"Io sono Quintus, servo di Marco Livio Druso Claudiano, il tuo nuovo padrone. Qual'è il tuo nome?"
"Il mio nome è Calvus"

Il servo mi condusse nudo com'ero alla casa di Marco Druso. Li altri servi mi rasarono la barba e la testa e mi pulirono e infine mi fecero indossare un semplice perizoma.

"Non temere calvus", mi disse Quintus, "sei stato fortunato ad essere acquistato da buoni padroni. Stai sempre al tuo posto e non ti succederà nulla. Se attendi ordini resta in piedi composto, testa bassa e in silenzio. Esprimi sempre rispetto e riverenza per chi ti è superiore. Ricorda che ora sei di loro proprietà ".

Le sue parole penetrarono facilmente in me e le sentivo scorrere come se già le conoscessi e le avessi già elaborate.
Ero talmente sovrappensiero mentre con fare docile e sottomesso seguivo il servo che non mi accorsi che mi condusse nell'atrio e si rivolse con un inchino ad un uomo con i capelli bianchi, vestito con una tunica pregiata e ornata.
Chinai la testa quando capii che si trattava del mio padrone, Marco Druso.

"Questo è lo schiavo adatto alle manzioni domestiche da voi richieste Dominus".
il padrone mi squadró in un attimo e con sguardo tanto penetrante da farmi sentire in imbarazzo.
Ma era indaffarato con i suoi impegni seri da prestare più attenzione di quella già data e fece un breve cenno di approvazione a quintus.

Il mio cuore iniziò inspiegabilmente a battere più forte quando improvvisamente sentii la voce di una ragazzina allegra che correva verso il mio padrone seguita da una giovane schiava di colore.
"Padre sei tornato", disse allegra la fanciulla mentre lo abbracciava.
"Sono contento di vederti di cosi buon umore. Entriamo in stanza ho una cosa di cui parlarti".

Il servo mi fece cenno di seguirlo mentre padre e figlia entrarono all'interno di una stanza e chiuseró la tenda.
"Lei è Livia Drusilla Claudia, figlia del tuo padrone. Non ti è permesso avvicinarti a lei o parlargli almeno che tu non venga interpellato. La schiava che la seguiva è antigone, rispettala perché per lei è come una sorella. Adesso inizia a pulire i pavimenti dal punto che ti indico e prosegui fin dove vedi sporco".
Mi diede una scopa e feci come mi fu richiesto. Presto il sudore si mischiava con la polvere che di depositava sulla mia pelle e scorreva dalla fronte pelata fino ai piedi nudi.

Era solo la quinta ora ed ero già esausto e affamato. Ma durante il lungo viaggio in mare dalla sicilia a roma avevo avuto tempo per accettare il fatto che adesso ero uno schiavo. Sarei stato fedele alla mia condizione.  Perciò anche se esausto continuai a svolgere il compito che mi era stato assegnato.
Un attimo alzai gli occhi mentre mi tenevo con la scopa e li vidi Livia, al piano superiore, intentata a guardarmi. Sentii di nuovo il cuore battere, e mi rimisi a lavoro non facendo caso al fatto che la feci ridere anche se non ne capivo il motivo.

 
   
 
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