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Autore: Diana924    18/02/2024    0 recensioni
Detestava doverlo fare ma non aveva alternative.
sequel/midquel di "Psicofonías que el cantaba en el viento"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Berlino, Il professore, Palermo, Raquel Murillo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Diana924
Fandom: La Casa de Papel
Titolo: Psicofonías que el cantaba en el viento
Personaggi:  Andrés de Fonollosa| Berlin, Sergio Marquina |el Professor, Martìn Berrote| Palermo, Raquel Murrillo| Lisboa
Rating: NC15
Note: Canon Divergence, AU!Modern, slash, 
Note2: quando hanno annunciato il cast dello spinn off uno dei nomi ha catturato la mia attenzione, quello di Michelle Jenner. Per chi non segue i prodotti ispanici da anni Michelle Jenner è una delle attrici più quotate, figlia d'arte ha iniziato con Los Hombres de Paco, assieme a Paco Tous, per poi sfondare con Isabel e consacrarsi con La Catedral del Mar. Dovevo quindi sfruttare la sua presenza, Clara quindi va immaginata col volto di Michelle Jenner, il nome è preso da La Cocinera de Castamar e il cognome da Cuentame un Cuento, entrambi di Antena3, e coem abbiamo visto Clara è completamente diversa da Keila quindi hanno in comune solo il volto
Note3: il titolo è un verso de "
Puede ser amor" di Gloria Trevì
Note4: per chi non fosse pratico di serie spagole, Natalia Rodríguez dopo aver lavorato con Michelle Jenner in Isabel nel 2014 ha lavorato con Pedro Alonso nel 2018, capirete che non potevo farmi scappare la cosa, idem il fatto che il primo ruolo grosso di Ursula Corbero fosse Margherita d'Asburgo nella terza stagione di "Isabel", caso voglia che 2 anni prima durante la primera temporada per un'unica puntata ci fosse anche Alvaro Morté, certi legami andavano sfruttati



 

Detestava doverlo fare ma non aveva alternative.

Di tutte le ex cognate che aveva avuto Sergio Marquina doveva ammettere che quella che conoscesse meglio era senza alcun dubbio Clara Salazar, principalmente perché grazie alle bambine Clara non era mai realmente uscita dalla vita di suo fratello, non che Andrés non ci avesse provato.

Proprio per quel motivo aveva telefonato a Clara chiedendole se potevano incontrarsi a casa sua, doveva avere delle informazioni ed era sicuro che Clara sarebbe stata ben disposta a raccontargli tutto. A breve la fase relativa al reclutamento sarebbe terminata e prima di isolarsi a Toledo aveva bisogno di discutere di alcune cose, sulla discrezione di Clara si poteva assolutamente contare.

<< Ti ho già dato la mia opinione sette anni fa quando hai cominciato realmente a interessarti al piano: è una follia, una pazzia e finirete tutti in carcere, e cosa accidenti ti è venuto in mente di coinvolgere un malato terminale? >> lo aggredì Clara dopo aver scambiato le cortesie di rito e avergli chiesto se voleva un caffè.

<< Prima di tutto è assolutamente fattibile, come sai ci lavoro da una vita. Secondo non l’ho coinvolto io ma è stato lui a volerlo >> rispose, a quanto sembrava Andrés si era recato da Clara, come entrambi fossero sopravvissuti senza segni fisici visibili era un mistero.

<< Se Jean Paul Enthoven vuole giocare a fare il Robin Hood sono affari suoi, ma in quanto fratello avevi l’obbligo di rifiutare il suo aiuto. Non potevi pensare a qualcos’altro? Non ci sono centri o terapie sperimentali? >> domandò Clara, e quindi sapeva cosa era accaduto con Tatiana… curiosa scelta del nomignolo gli venne spontaneo pensare.

<< Ci sono ma sai com’è fatto, non credevo leggessi tabloid >> rispose facendola sorridere.

<< Infatti non leggo quella robaccia ma ho letto il libro di Entovhen, quello di Julie Levy e ho anche il CD di Carlà, quando potevo avere l’occasione di prenderlo in giro senza che potesse replicare? >> fu la domanda, come tutti aveva la tendeva a sottovalutare Clara la quale se ne approfittava.

<< Sorvolando su come litigate, sei consapevole che ha tagliato fuori Rafael dal testamento? >> le domandò curioso.

<< Sono sorpresa che Rafael comparisse nel testamento, le bambine e Juan ci sono da sempre. Non che io approvi ma il denaro è il denaro >> fu la risposta in perfetto stile pretesco, tipico di Clara.

<< A tal proposito, dovresti avvisare tutti di non provare a contattarci per almeno cinque mesi, io e Juana parliamo ogni tre settimane e so che lui e Cato si sentono ogni giorno >> l’avvisò. Fosse dipeso da suo fratello nella sua vita dopo il divorzio sarebbero rimaste solo le bambine e Juan ma Clara sapeva essere insistente, almeno era andata molto d’accordo con Maribel... escludendo la bizzarria di continuare a dichiarare che lei e Andrés erano ancora sposati per la chiesa cattolica ma considerato il livello di devozione di Clara quello era il minimo.

<< Le avviserò ma… come ci regoliamo con Martìn? >> domandò Clara preoccupata, quindi sapeva anche quello.

<< Non ne ho idea, sono due anni che non lo sento, e ci sono dei momenti in cui mi sento colpevole >> ammise.

<< E fai bene, vivevano così bene nella loro bolla di negazione, il matrimonio bianco più riuscito di sempre li ha definiti Juan, e ora… forse dovrei andare in Sicilia, fosse solo per sincerarmi che stia bene, ho una scusa nel caso facesse domande >> replicò Clara. Lei e Martìn non si erano mai realmente capiti, si sopportavano come un gay dichiarato e una bigotta potevano fare ma non si poteva chiedere di più, specialmente dopo che Martìn era andato a letto col fratello di Clara: per quanto lui ed Enrique continuassero a riferirsi a quell’evento come “ una botta e via e nemmeno tanto piacevole” Clara continuava a detestarlo.

<< E sarebbe? >> domandò lui prima che l’occhio gli cadesse sulla foto del matrimonio di Isabel, quanto erano spensierati quel giorno tutti loro.

<< Un cugino di Juliàn lavora a Napoli, sono andata lì in pellegrinaggio e siccome ero in zona ho prenotato una cabina sul traghetto e sono andata a trovarlo >> rispose Clara.

<< E tu avresti affrontato otto ore di navigazione solamente per scambiare quattro chiacchere con una persona che detesti? Non ci crederà mai, nessuno ci crederebbe >> replicò lui. Clara aveva compiuto pellegrinaggi per mezza Europa, da sola o in compagnia delle bambine ma quello era assurdo persino per lui. In un’occasione memorabile era stato coinvolto anche lui in un viaggio a Lourdes e aveva giurato che non sarebbe più capitato, Andrés aveva sempre messo in chiaro durante il matrimonio che si, l’amava, si era disposto ad andare in chiesa la domenica e si le bambine potevano essere comunicate e cresimate, si che Juan poteva fare da chierichetto ma no, lui in pellegrinaggio a piedi da Madrid a Fatima non ci sarebbe mai andato. Senza sapere del cancro era un mistero capire come avessero fatto quei due a durare ben dieci anni, se doveva essere sincero inizialmente aveva pensato che alla notizia suo fratello avrebbe presentato subito domanda di divorzio per poi scappare il più lontano possibile nel minor tempo possibile e invece Andrés era rimasto, si era preso cura di lei ma una volta che Clara era stata meglio aveva divorziato in maniera tale che lei non potesse accusarlo di essere un ingrato per averla abbandonata nel momento del bisogno.

<< Qualcosa mi inventerò, piuttosto…sicuro che andrà bene? Sui giornali voglio leggere di un furto e non il vostro necrologio, non ho i soldi per pagare a entrambi il funerale >> fu la replica.

<< Quello sarà un problema dello stato, non tuo >> la rimproverò lui, almeno Clara aveva escluso che potessero finire in carcere.

<< Può essere, resti a dormire o torni a Madrid? >> gli domandò Clara prima di mostrargli una foto, la cresima di Jo, ricordava bene quel giorno anche perché la foto l’aveva scattata lui. Clara radiosa con Catalina di appena due anni tra le braccia, Andrés che invece aveva Maria sulle spalle, Juana e Isabel ai lati di entrambi e Juan che sorrideva in mezzo, le bambine vestite con gonnellina a pieghe, calze, ballerine di vernice e camicetta che le rendeva simili alle collegiali di inizio secolo con tanto di treccia d’ordinanza, per fortuna con il caldo e il passare del tempo le più grandi si erano sciolte i capelli. Isabel doveva avere dodici o tredici anni, se solo avessero saputo che era già a metà della sua vita.

<< E alla fine della giornata Juan si è rotto i pantaloni giocando a calcio con i figli dei cugini di tua cognata >> ricordò con un sorriso, aveva scambiato qualche parola con Enrique ed era stato a dargli un’idea: i soldi sono un buon motivo ma bisogna trovare un altro motivo, uno più profondo, segreto e viscerale perché una persona accetti di fare una follia senza nemmeno domandare perché la sta facendo.

<< Quello accadeva sempre, l’unica volta che gliele abbiamo date è stato in occasione della sua prima comunione, aveva quel bellissimo completo bianco e cosa fa… si mette a giocare a pallone >> si lamentò Clara facendolo sorridere. Si ricordava ancora quel giorno, stavano per lasciare il ristorante quando Juan era tornato protetto dalle bambine che gli avevano fatto scudo, il completo bianco, che lui aveva sempre giudicato ridicolo ma che Andrés gli aveva fatto realizzare su misura, era ormai una tavolozza di colori dove si poteva distinguere il grigio fango, il verde erba, rosso sangue e una spruzzata di ocra terra e a completare il tutto contribuivano un taglio sotto l’occhio, le ginocchia sbucciate e un bernoccolo in fronte, per fortuna le foto le avevano fatte a casa aveva pensato prima di ridacchiare divertito.

<< Era pur sempre un bambino, a differenza di lui Rafael ha ricevuto un bell’assegno e nient’altro >> aggiunse lui, ed era stato lui a dover consegnare l’assegno perché il solo pensiero di dover trascorrere una giornata intera con suo figlio faceva venire l’emicrania ad Andrés, molto meglio approfittarne per nascondere la refurtiva di un colpo nello zaino di Juana e con una scusa farsi accompagnare a stimare il furto, per quale motivo avesse dovuto farlo con una ragazzina di appena nove anni lui non voleva saperlo.

<< Credi che sia per questo? Capisco essere arrabbiati ma rubare la moglie di tuo padre mi sembra eccessivo, anche se nella vostra famiglia fate tutto in maniera eccessiva >> ci aveva pensato anche lui ma non aveva osato indagare oltre, avrebbe dovuto ma non ne aveva alcuna voglia.

<< Non ne ho idea, te l’ha detto lui? >> domandò curioso, doveva sapere quanto Clara sapesse di tutto quello.

<< Mi ha raccontato tutto, compreso quello che è successo tra lui e Martìn, brutta storia quella >> rispose Clara. Quindi ne sapeva più di lui ragionò Sergio. In due anni Andrés non gli aveva detto nulla, mai aveva accennato a cosa fosse accaduto dopo il ritorno a Firenze e lui aveva scelto di non indagare sebbene avesse delle domande da fare a entrambi, prima o poi avrebbe trovato il tempo e la voglia di sopportare ore e ore di scuse, paranoie e chissà quante bugie.

<< Quindi tu sai tutto >> replicò sperando che lei si sbottonasse.

<< Io so quel che devo e non lo ripeterò a nessuno, sono affari suoi e siccome siamo ancora sposati davanti a Iddio non lo tradirò, un pezzo di carta non può cambiare dei voti scambiati in chiesa >> fu la risposta, tipicamente bigotta. E pensare che anche lui a suo tempo aveva approvato che Andrés presentasse domanda alla Sacra Rota per un annullamento perché Clara voleva assolutamente risposarsi in chiesa, se solo avesse saputo che razza di bigotta fosse Clara lo avrebbe invitato a desistere… ma era solo il secondo matrimonio, a sua discolpa non era ancora pratico nel gestire la vita amorosa di suo fratello.

<< Questo è da vedere, le bambine e Juan potrebbero sapere qualcosa? Del piano intendo? >> domandò.

<< A livello teorico si ma non di più, di questo sono sicura. Faranno il collegamento quando sarà il momento ma terranno la bocca chiusa >> fu la risposta.

<< Non ti preoccupa che possano chiamare la polizia? >> domandò lui, Clara era fidata ma le bambine erano un altro discorso, se avessero avuto sentore che qualcosa stava andando male avrebbero fatto di tutto per salvarli.

<< Cato è a Londra, Juana a Gand e Maria lavora in Portogallo per non dire di Juan che vive tra Madrid e Barcellona, la polizia si farebbe delle domande e ci tengono al lavoro >> replicò Clara pragmatica, troppo pragmatica. Non ne era convinto ma quello era un rischio calcolato, d’altronde le bambine non erano al corrente dell’identità delle persone che aveva contattato e Juan aveva sempre detto di non volerne sapere nulla, una cosa era aiutare in un colpo o fornire un alibi e un’altra partecipare a un’azione così grande.

<< Li avete cresciuti bene, va detto >> disse facendo sorridere Clara.

<< Lo spero, tienilo d’occhio anche per me e assicurati che non faccia scemenze, sappiamo tutti e due che ha l’anima di un dandy georgiano finita non si sa come in un corpo del ventunesimo secolo >> lo pregò Clara, come se avesse bisogno delle sue preghiere per controllare Andrés.

<< Farò quel che posso, sappiamo entrambi che è… imprevedibile >> si limitò a dire prima che Clara alzasse le spalle e si lasciasse sfuggire un sospiro. Quel che doveva fare l’aveva fatto, restare lì lo metteva a disagio e Clara non faceva nulla per farlo stare a suo agio, tipico di lei.

<< Devo andare alla messa delle sei, ti fermi per cena o ci salutiamo ora? >> ripeté lei prima di alzarsi.

<< Se per te non è troppo fastidio mi fermo per cena e fingiamo entrambi che siamo persone ordinarie >> replicò lui facendola ridere.

<< Noi non siamo persone ordinarie, lui non è una persona ordinaria e non potremmo mai esserlo ma fingere non ha mai ucciso nessuno >> concluse Clara prima di prendere le chiavi ed uscire, sarebbe stata una lunga sera quella.

 

***

 

Da quando si trovavano a Firenze si era instaurata una tranquilla serenità, o almeno così sembrava.

Raquel Murrillo non era stupida e sapeva perfettamente che tutto quello poteva finire molto male ma la percentuale di successo era alta e si fidava di Sergio. Per questo nel sentire quell’urlo acuto provenire dalla porta principale da parte di Martìn le sembrò strano, e soprattutto com’era possibile che un uomo di oltre quarant’anni fosse capace di urlare come una ragazzina al concerto di una boy band?

Vederlo tornare saltellando servì solamente a farla preoccupare, qualsiasi cosa fosse successa alla porta doveva essere felicemente inaspettata a giudicare dal ghigno, per fortuna gli altri erano tutti impegnati con le proprie cose. Stava per chiedere cosa fosse successo quando sentì una voce: << Hello stranger >> e si voltò.

A parlare era stata una ragazza che poteva avere al massimo venticinque anni, capelli castano chiari tendenti al biondo stretti in una treccia e vestita come una scolaretta di fine Ottocento: camicia, giacchino, gonna a pieghe non oltre il ginocchio, calze che arrivavano al ginocchio e scarpe di tela, sembrava finta le venne spontaneo pensare. Quello che più la sorprese fu vedere Sergio sorridere e poi Andrés aprì le braccia e la ragazzina ci si fiondò letteralmente.

<< Ti ricordavo bambina >> e lei alzò gli occhi al cielo, mai aveva sentito una frase di una banalità così assurda e fuori luogo.

<< Ci siamo visti cinque anni fa, questa mania delle frasi fatte non ti fa bene, lo dice anche la mamma >> replicò la ragazzina prima di ricevere un bacio sulla guancia.

<< Tua madre prega tre volte al giorno, va a messa ogni giorno ed è una bigotta di prima categoria, quali erano i patti stipulati quando hai compiuto diciotto anni? >> le domandò Andrés, un’altra delle bambine pensò lei con una certa preoccupazione. In teoria nessuno avrebbe dovuto sapere dove si trovavano ma aveva iniziato a sospettare che l’eccezione alla regola fossero le figlie della moglie numero due, se la penultima era stata in grado di trovarli andando a colpo sicuro era altrettanto probabile che li trovassero anche le altre e la cosa sembrava andare bene agli altri.

<< Non trovare punti di paragone tra la tua illustre persona e la mamma, e provare a borseggiare anche altri turisti >> fu la risposta, Cato dunque pensò mentre Catalina Aguirre Salazar abbracciava Sergio e gli stampava un bacio sulla guancia, sembrava finta pensò per l’ennesima volta.

<< E puntualmente non ci sei riuscita, non è vero? >> fu la domanda, poco prima di abbracciare Martìn a Cato erano caduti dei portafogli dalla borsa e fare due più due era facile per tutti loro.

<< Non garantisco nulla, piuttosto… lei è vera? Insomma… è una persona vera e non un robot ultra realistico alimentato a batterie che Martìn ha assemblato? >> domandò Cato osservandola meglio mentre Martìn cercava di non ridere.

<< In realtà io sono una persona vera >> intervenne lei piccata.

<< Lo direbbe anche un robot. Se è davvero una persona vera… è un ostaggio? Mi avvisi e cercherò di liberarla e… ho capito! È una escort! Ora è tutto chiaro! Avete assunto una escort per tio Sergio, che pensiero carino avete avuto >> dichiarò Cato divertita, poteva non essere biologicamente sua figlia ma aveva sicuramente molti manierismi e comportamenti tipici di Andrés, compresa una certa arroganza strafottente.

<< Non sono una escort, come ti permetti? >> domandò, quello era troppo persino per lei.

<< E quindi lei sta volontariamente con tio Sergio? Senza essere pagata? È troppo figa per tio Sergio >> replicò Cato prima di sedersi sull’erba, non sapeva se sentirsi lusingata o prenderla a ceffoni.

<< Cosa ti ho sempre detto Cato? >>

<< Vero, verissimo. Mi scusi signora Raquel, non lo faccio più >> disse Cato fingendo dispiacere, falsa come una banconota da tre euro pensò lei prima che la ragazzina scoppiasse a ridere, tempo cinque secondi e Andrés e Martìn si erano sistemati in maniera tale che Cato potesse tranquillamente sfruttarli per non sporcarsi d’erba.

<< Mi eri mancata piccolina, e specialmente i pub che frequenti il venerdì sera >> dichiarò l’argentino.

<< Ci vado ancora, non spesso ma ci vado. Quasi ogni mese vado a pranzo dalla famiglia di Arthur, mi sento sempre a disagio ma una promessa è una promessa >> rispose Cato prima di posare la testa sulle ginocchia di Andrés che continuava ad accarezzarle i capelli, se non avesse saputo che lui era l’ex marito della madre di lei avrebbe pensato che erano una coppia ben assortita, forse lei troppo giovane ma sicuramente belli, almeno a livello estetico.

<< Quindi hai deciso di rimanere in Inghilterra? >> le domandò Sergio curioso.

<< L’Inghilterra è abbastanza lontana dalla mamma per tornare solo in occasione delle feste comandate, e con un’ora e mezza di aereo o tre di treno posso andare a Gand da Juana o lei può venire a trovarmi >> rispose Cato, c’era qualcosa in quelle parole che non la convinceva, specialmente dal modo in cui Sergio e Martìn si guardavano, quei due sapevano qualcosa.

<< Juana va dallo psicologo? >> e ora anche quello pensò nell’ascoltare la domanda di Andrés.

<< Non ne ho idea, però prende le medicine, Juan ogni tanto va a trovarla e garantisce per lei, ha una collega che gli piace che è belga così ogni tanto va a Bruxelles, e da lì arrivare a Gand è facile >> rispose Cato prima di mostrare loro la foto di un tizio che le assomigliava e… la fidanzata belga assomigliava in maniera sorprendente a Tokyo, aveva i capelli lunghi e il portamento di chi è riuscito a realizzare qualcosa nella vita ma la somiglianza fisica era incredibile, e non fu l’unica ad averlo pensato a giudicare dagli sguardi.

<< Maria dovrebbe trasferirsi in Portogallo, tua madre se la caverà, le bastano una chiesa e i soldi del mensile per vivere >> fu la risposta sprezzante di Andrés, da quanto le aveva raccontato Sergio quella era una questione complicata.

<< Dovrebbe, conosci però la mamma, ha permesso a noi due di allontanarsi ma solo perché tu hai pagato per le università altrimenti ci avrebbe tenuti a Madrid, zio Enrique poi non sa imporsi e zio Alfonso dalla tomba non può fare nulla >> ammise Cato con un sospiro.

<< Il fratello di tua madre è forse la persona più inutile che abbia mai incontrato, tua zia alla fine lo ha mollato o stanno ancora insieme? >> domandò Martìn.

<< Stanno ancora insieme, perché non venite a cena con me? Offro io >> propose Cato prima di aprire la borsa e rivelare almeno una decina di portafogli.

<< Turisti americani, la Toscana ne è piena, vero Catalina? >> le domandò Andrés, quelli… aveva pensato a uno o due ma non così tanti, quella ragazza aveva un serio problema di cleptomania se aveva derubato così tante persone.

<< Specialmente all’aeroporto. E poi sul treno, e in stazione mentre aspettavo il taxi… venite si o si? >> fu la replica.

<< Andate voi due, sono sicuro che avrete un sacco di cose da dirvi >> dichiarò Sergio, era incredibile come Cato e poi Maria fossero riuscita a farla infuriare, ennesima prova che la biologia di fronte alla natura era destinata alla sconfitta. Si sistemò tranquilla assieme a Sergio quando sentì una musica, conosceva quella canzone ma non ricordava in che occasione l’avesse sentita.

<< È la loro canzone, Andrés le ha insegnato a ballare su quella canzone quando Cato aveva cinque anni, l’unica bambina spagnola che a cinque anni conosce il valzer avendolo imparato con una canzone messicana >> le spiegò Martìn.

<< È molto dolce >> ammise lei osservandoli.

<< Anche Simenon e sua figlia avevano la loro canzone… poi lei si è sparata perché non sopportava che suo padre avesse un’altra ma dettagli >> fu la replica.

<< Io spero che tu non stia insinuando qualcosa che non dovresti nemmeno pensare >> intervenne subito Sergio, pensarci era disgustoso e… un conto era avere una sessualità libera ma c’erano comunque dei limiti.

<< Io faccio solo informazione, se pensate male è colpa vostra, etero depravati. Se volete posso dirvi che Luis Miguel scrisse questa canzone pensando a sua madre… povera Marcela >> fu la risposta dell’argentino… era solo una provocazione, che essere spregevole le venne spontaneo pensare.

<< E tu come lo sai? >> domandò Sergio.

<< Vi confiderò un segreto: a me piace Luis Miguel e non avete prove che nel duemila due fossi ad un suo concerto. Però conosco un sistema per guardare Televisa anche se non vado in Messico da diciotto anni, io e mia sorella dobbiamo pur commentare le telenovelas messicane una volta a settimana >> fu la risposta.

<< Io non ho parole, giuro… non ho parole >> si limitò a dire Sergio.

<< Bravo Sergito, non parlare, in caso non sappiate cose fare questa sera vi lascio il mio portatile aperto sullo streaming della serie su Luis Miguel, o su la Reina del Sur, scegliete voi… e non controllare la mia cronologia >> fu la replica, tutto quello era assurdo si disse lei, completamente assurdo.

<< E… è sempre stato così? >> domandò riferendosi al teatrino che si svolgeva a pochi passi da lei.

<< Purtroppo si, mio fratello adorava le bambine, le ha praticamente viziate e così ha fatto con Juan, in quanto a Martìn… inizialmente se lo prese in casa perché gli serviva un aiuto in quanto Clara tra la chemio e i postumi della chemio passava più tempo a letto che non in piedi, poi si sono adeguati >> le rispose Sergio.

<< E davvero pensavano che mettersi in casa un ladro omosessuale e un po’ puttana per fare la tata fosse un’ottima idea? >> domandò lei.

<< No, ma serviva qualcuno in casa, Martìn è stato loro ospite per due anni, le bambine lo adoravano e aveva la regola di non portare uomini in casa, per quanto riguardava compiti e altre cose… mi sono occupato di tutto io perché quei tre in quegli anni avevano un unico neurone >> fu la risposta. Questo spiegava perché Maria a Palawan fosse stata così felice di vedere Martìn, per lei e le sue sorelle doveva essere stata una specie di vacanza, chissà quanto si erano divertite in quegli anni con due adulti che probabilmente assecondavano ogni loro capriccio e un genitore assente.

<< E ora? Lo sanno? >> domandò preoccupata.

<< Cato sicuramente lo sa ma non parlerà, e così gli altri. Non hanno parlato per anni perché nonostante mi sia fermamente opposto mio fratello li ha sempre coinvolti… poi sono cresciuti e hanno deciso che o ottenevano quanto meritavano o smettevano >> le rivelò Sergio. In effetti… chi avrebbe mai controllato lo zaino di una bambina o fatto domande sulla sacca sportiva di un ragazzino, per non dire che sarebbe stato estremamente difficile dimostrare che un bambino stava mentendo e il suo alibi non reggeva specialmente se non c’era stata costrizione ma un accordo tra il ladro e i suoi complici, a quanto pare in casa si credeva nel lavoro comunitario e nello sfruttamento minorile.

<< Mi chiedo da chi abbiano preso >> scherzò, ma non troppo.

<< Fisicamente da Clara, anagraficamente da Juliàn e spiritualmente da Andrés, Juan diceva sempre che Juliàn poteva anche avergli dato il suo cognome ma Andrés era suo padre a tutti gli effetti, specialmente quando due mesi prima del matrimonio Andrés ha pagato per togliergli il labbro leporino, un ottimo lavoro di chirurgia se posso dirlo >> rispose Sergio ormai rassegnato. Tutto quello complicava la situazione perché era sicura che prima o poi le ragazze avrebbero parlato ma doveva dimostrarlo ed era sicura che nessuno dei tre ci avrebbe creduto, non dopo tutti quegli anni di silenzio.

   
 
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