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Autore: InsurgentMusketeer    19/02/2024    0 recensioni
Eiren-Kal Jinn è la nipote del defunto Maestro Qui-Gon, figlia del misterioso fratello Daar, separato da lui alla nascita. È gentile, dal cuore nobile e dai lineamenti insolitamente docili: "forse troppo per un Jedi", sostiene il suo Maestro, Mace Windu. Ma Eiren non ha solo l'animo del Jedi; come suo zio, è dotata di grandi capacità oratorie e possiede un talento particolare: a differenza degli altri Cavalieri, riesce a manipolare anche le menti più solide. Un tratto fin troppo riconoscibile, perché ogni volta che Eiren entra in una mente potente, il suo naso sanguina.
Durante l'addestramento del giovane Anakin Skywalker, Eiren viene nominata Jedi e le viene affidata la sua prima missione: il sopralluogo della città di Saareteh, dove un gruppo appartenente alla Federazione dei Mercanti si muove in modo sospetto.
Il suo enorme potere manipolatorio, però, mette in allarme il Consiglio che, con grande disappunto della ragazza, le affianca il Maestro Obi-Wan Kenobi.
Un rapporto turbolento ma complice, due caratteri diametralmente opposti, la scoperta che, forse, l'Equilibrio nella Forza si può raggiungere solo attraverso la cooperazione tra due energie completamente diverse.
Riuscirà Eiren a ignorare il Canto del Lato Oscuro?
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mace Windu, Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi, Yoda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una settimana dopo.


Il dolore di Jocasta Nu era tanto profondo, quanto discreto. Da giorni la donna solcava il corridoio del reparto medico del Tempio con una precisione e una puntualità tali che i Jedi sapevano esattamente quando chiedere o non chiedere di lei. 

Da una settimana Eiren Jinn occupava un letto medico, in coma, viva ma non abbastanza, morta ma non così tanto, in una condizione che Jocasta aveva definito ingiusta e crudele, una trappola che bloccava quella creatura tra la vita e la morte, in uno spazio incollocabile.

Quando aveva saputo che a salvare il Tempio era stata Eiren, proprio Eiren, aveva quasi detto a se stessa che avrebbe potuto prevederlo. 

Un respiro profondo e dolorante accompagnò la sua ennesima camminata fino al reparto medico, dove Eiren giaceva sotto strettissima sorveglianza. 

Mentre camminava lentamente lungo i corridoi e man mano l'odore dei medicinali si faceva strada nelle sue narici, Jocasta deglutì tenendo strette le mani in grembo e sforzandosi di trattenere le lacrime: non incrociò lo sguardo di nessuno. Tutti sapevano dove stesse andando. 

Era già finito tutto, al Tempio, quando aveva saputo cos'era successo. 

Aveva visto Eiren inerme, tra le braccia di Obi-Wan Kenobi, e le sue funzioni vitali si erano come incatenate. 

Aveva attraversato il viso sanguinante e freddo di Eiren con una carezza:

Mio tesoro,
 aveva pensato. Mio tesoro, e null'altro. Lo sguardo atterrito di Mace Windu aveva detto tutto il resto. 

Anche lui faceva un notevole andirivieni dalla sala medica, ma in orari molto meno ortodossi. Non era raro trovarlo al cospetto di Eiren, al di qua della spessa vetrata che la proteggeva da infezioni esterne, in piena notte o alle prime luci dell'alba. 

Ma quello che più di tutti, perfino più di Jocasta o Windu stessi, si ritrovava più spesso davanti alla vetrata di Eiren, era proprio Obi-Wan.

Jocasta provava un dolore materno, Windu mille emozioni contrastanti, mentre Kenobi sembrava mosso da qualcosa di più forte per essere lì per Eiren. Passava ogni giorno dal reparto medico, rimaneva lì per ore, fissava Eiren talmente a lungo e con così tanta concentrazione che sembrava volerle entrare nella testa. 

Inizialmente Jocasta pensò che si sentisse colpevole per via del proprio rapporto con suo zio, ricordò con molta facilità il periodo immediatamente successivo alla scomparsa di Qui-Gon durante il quale Eiren e Obi-Wan si avvicinarono. Obi-Wan intendeva proteggerla, soprattutto dalla minacciosa presenza del Conte Dooku che l'aveva avvicinata, ma Eiren era un'adolescente molto restìa: era terrorizzata dalla caduta nel Lato Oscuro, se mai si fosse di nuovo affezionata a qualcuno così com'era successo per suo zio. Ci aveva messo un po’ a recuperare fiducia nelle persone, ma Obi-Wan sembrava aver toccato i tasti giusti nel suo cuore, e lei non l'aveva dimenticato. 

Erano passati gli anni e quei due sembravano sempre a bordo di un'altalena: passavano dalla confidenza e dalla complicità più limpide all'atteggiamento di chi, reciprocamente, si conosce appena. Jocasta non ci aveva mai pensato, ma il dolore che le schiacciava il corpo da parte a parte la spingeva a pensare ad altro; e così rifletté, sebbene senza darci troppo peso, tanto che sorrise perfino a Obi-Wan quando lo vide al di qua del vetro temperato mentre tre infermieri Kel Dor la sorvegliavano a vista, incessantemente. 

Obi-Wan si accorse della presenza di Jocasta e si voltò di scatto verso di lei, salutandola come quando ci si desta da un lungo sonno. Jocasta gli sorrise con affetto a sua volta: 

“Difficile impegnare la giornata con qualcos’altro. Non è vero, Obi-Wan?”

Obi-Wan scosse la testa e sospirò:

“I medici non sanno stimare una ripresa”, mormorò, “ma neppure una morte certa. Eiren non merita di rimanere in questo limbo.”

Obi-Wan staccò lentamente le mani dal vetro senza lasciare impronte, fece un passo indietro e lasciò che Jocasta prendesse il suo posto. La Jedi si affacciò sulla finestra, schiuse le labbra: Eiren era inerme sul letto, con una grossa maschera sul viso a coprirle le labbra e le lunghe ciglia calate sugli occhi spenti. Il suo petto si sollevava e si abbassava con lentezza e con una strana pace. Gli occhi di Jocasta divennero lucidi, un braccio di Eiren era rivolto verso l'alto ricolmo di aghi ed elettrodi, non faceva un solo movimento. Jocasta emise un sospiro doloroso, scosse la testa, Obi-Wan le strinse una spalla:

“La Forza è con lei”, disse, “dobbiamo supportarla quanto più possibile.”

“L'ho vista crescere”, raccontò Jocasta, “la sua condizione non le aveva consentito di farsi degli amici. Io ero l'unica amica che aveva.”

Obi-Wan chiuse gli occhi cercando di nuovo di immaginare la solitudine nella quale Eiren aveva vissuto per tutta la sua vita e, ciononostante, non si era risparmiata per salvare un Tempio che forse non avrebbe meritato i suoi sforzi. 

Jocasta portò una mano al petto e poggiò un bacio sulle proprie dita, sperando che Eiren lo percepisse. Purtroppo, anche quella volta, non accadde nulla. 

Obi-Wan andò via senza dire una parola dopo qualche minuto. 

Jocasta rimase, perché Obi-Wan pensò che quella donna meritasse tutto il tempo del mondo insieme a Eiren. 



 

***


A tarda notte, e con miriadi di stelle ad illuminare il Tempio nei giardini, nei chiostri e dalle sue finestre, Mace Windu camminava con sicurezza nel corridoio buio che conduceva al reparto medico. 

Aveva imparato a orientarsi anche senza luce e, del resto, preferiva così. Quando l'unica luce presente nei paraggi si avvicinò, capì di essere arrivato al cospetto di Eiren. 

Inizialmente tenne lo sguardo basso, lo sollevò dopo poco augurandosi di vedere qualcosa di diverso dall'ultima settimana, ma Eiren era ancora lì. 

C'è una speranza? 
Aveva chiesto al personale medico.

Non sappiamo dirlo, Maestro Windu, 
avevano risposto, potrebbe svegliarsi domani, oppure mai più. Il vero problema, laddove si destasse, sarebbe stimare i danni residui al suo cervello e alla sua capacità motoria. 

Windu aveva richiesto altri dettagli, sforzandosi di mantenere la calma, ma niente di quanto gli veniva riferito era incoraggiante. 

La manipolazione mentale che Eiren Jinn ha operato nell'Oscurità ha avuto su di lei l'effetto di una batteria scarica. L'ha svuotata. Non sappiamo cosa sia rimasto, dentro di lei, né se sia abbastanza stabile da garantirle una vita normale. 

Windu provava un senso di colpa impossibile da gestire, ma nessuno al Tempio eccetto Yoda riusciva a percepirlo. Windu si era chiuso in un silenzio ostinato, cementificato, dal quale perfino lui stesso sarebbe uscito difficilmente. Guardò il corpo inerme di Eiren e ripercorse con nostalgica tenerezza tutta la vita della sua allieva. I suoi occhi divennero lucidi e deglutì per mandar giù le lacrime; si passò una mano sul viso, la fermò all'altezza della bocca perché nessuno notasse che il suo mento tremava. 

Nella propria stanza del dormitorio immobile, Obi-Wan non riusciva a dormire. 

Con le mani dietro la testa e lo sguardo fisso sul soffitto, non capiva se stesse cercando di scappare dalla risata cristallina di Eiren che continuava a sentire nella testa o se la stesse cercando con foga e disperazione scavando nei propri ricordi. Chiuse gli occhi, rivide i suoi capelli morbidi così vicini alle sue labbra, il suo respiro lento e le sue mani sul viso. 

Fermati, o dovrò lasciare l'Ordine stanotte stessa.
L'Ordine ha bisogno di te. E anch'io.

Un vortice di nostalgia, desiderio e dolore gli inondò lo stomaco, gli premette sul basso ventre. Non riusciva a chiudere gli occhi senza incappare in quelli di Eiren, nello slancio tenero e pieno di paura che aveva messo in quel bacio al centro della pista da ballo, nella sua voglia di averlo trasmessa solo tramite il respiro accelerato; nel cuore che accelerava dentro al suo petto, Obi-Wan incrociò la maturità di Eiren nel fare un passo indietro e salvare entrambi. L'uomo Kenobi e il Jedi Kenobi si incontrarono a un bivio e, sebbene il primo avesse nitidamente in mente soltanto il desiderio di affondare le labbra nel collo di Eiren, il secondo lo riportava sui binari facendo prevalere la stima all'amore - era amore, quindi? -, il rispetto al desiderio, la voglia di seguirne l'esempio e lasciare che quella storia rimanesse eterea, sospesa, consistente quanto necessario per sapersi l’uno l'amore dell’altra, ma mai abbastanza per concretizzarsi. 

Sospirò pesantemente, si alzò dal letto, mise su una maglietta scura a maniche corte e si avviò verso le sale mediche. 

Non alzò lo sguardo per tutta la percorrenza del corridoio, fino a quando non intravide la sagoma di Windu in piedi e immobile davanti al vetro. Batteva a stento le palpebre, quasi che non volesse perdersi neppure un istante del monotono respiro di Eiren. 

Obi-Wan gli si avvicinò lentamente, non parlarono, entrambi guardarono oltre il vetro. Il silenzio si protrasse per oltre quindici minuti, dopodiché Kenobi disse: 

“Ha mentito.”

Windu attese, assimilò quelle due parole, poi annuì lentamente: 

“Ha mentito tutto il tempo”, mormorò senza staccare gli occhi da Eiren, “e lo ha fatto così bene che non l'abbiamo capito neanche noi.”

“No. Ma a lei serviva che non lo capissimo.”

“Non è mai passata al Lato Oscuro. Non ha mai davvero sposato la causa di Kalon. Non è mai stata un Sith. Aveva calcolato tutto, e per di più senza di noi.”

Obi-Wan fece un mezzo sorriso triste: 

“Non ci siamo fidati di lei. Non ne sarebbe così contenta, credo.”

Windu fece un sorriso a sua volta:

“Penso proprio di no. Ma tanti, prima di Eiren, sono caduti nel Lato Oscuro per molto meno di ciò che ha attraversato lei.”

Obi-Wan si adombrò: 

“Questo Tempio aveva sottovalutato la sua preziosa fedeltà, la sua abnegazione alla missione.”

“A quanto pare il primo ad averla sottovalutata sono stato io. Non sarebbe successo, se fossi stato più presente.”

“Non poteva esporsi. Era pericoloso.”

“Forse avrei potuto. Forse avrei dovuto.

Fecero entrambi una pausa durante la quale Obi-Wan comprese che non sarebbe mai riuscito a risollevare Mace Windu da quella perdita, poi quest'ultimo gli disse: 

“Avevi ragione, Obi-Wan. Il Lato Oscuro non era il suo posto.”

Obi-Wan scosse la testa lentamente senza distogliere gli occhi da Eiren:

“No”, rispose, “ma vorrei che tornasse ad occupare quello che le spetta.”

Windu chinò il capo, annuì leggermente: 

“Ha manipolato la mente di Kalon come quella di un bambino. Esattamente come aveva fatto con la mia.”

“Su Reevel non ci riusciva. In nessun modo.”

“Non è riuscita a farlo nemmeno al primo tentativo appena arrivata al Tempio. Dev'essere successo qualcosa le ha permesso di farlo.”

Obi-Wan scosse la testa: 

“Non saprei dire cosa. Ma ho il sospetto che sia legato all'aver fatto credere a Kalon di averlo accettato come suo nuovo Maestro.”

Mace Windu assottigliò le palpebre:

“E infine, ci ha salvati. Ha trovato perfino il tempo di sbatterci fuori dalla sala prima di far esplodere tutto.”

Un groppo di malinconia si aggrappò alla gola di Obi-Wan senza riuscire a salire né a scendere. 

“Obi-Wan”, disse Windu a bruciapelo, “la sera in cui la riportai a letto. Quando la ritrovai addormentata nella Sala del Consiglio.”

“Sì?..”

Windu prese un lungo respiro: 

“Quel giorno discutemmo animatamente. Era stanca, provata. Pesava pochissimo. Aveva bisogno di me, e ancora una volta io non c'ero stato. Eppure mi aveva aspettato per ribadirmelo, mi aveva aspettato per tutto il giorno. Nel dormiveglia le dissi che le volevo bene. Che gliene avevo sempre voluto. Era quello che mi aveva chiesto quella mattina, e a cui non avevo mai risposto.”

Obi-Wan voltò lentamente lo sguardo verso Eiren, sorrise, ma gli fece male. Lasciò che Windu riprendesse la parola: 

“Pensi che mi abbia mai perdonato, Obi-Wan?”

Obi-Wan gli poggiò una mano sulla spalla: 

“Ha messo la sua vita al di sopra della propria. Non ha mai pensato di doverla perdonare.”

Windu non rispose, ma i suoi occhi fissi su Eiren divennero così lucidi che Obi-Wan ritenne opportuno indietreggiare. Intendeva rimanere lì fino al mattino, dormendo con la schiena contro il muro come due notti prima, perché sapeva che la voce di Eiren l'avrebbe tormentato fino al mattino seguente e lo avrebbe costretto a rigirarsi nel letto bollente per ore, tanto valeva contorcersi potendo contare le sue ciglia. Proprio mentre voltava le spalle a Windu, però, quest'ultimo lo fermò. 

“Obi-Wan.”

Nel silenzio del corridoio Obi-Wan si voltò verso di lui e i loro sguardi si incrociarono. Obi-Wan avvertì un brivido lungo la schiena che gli fece stranamente presagire quello che Windu stesse per chiedergli; del resto, il buio era alleato di chiunque, nei baci come nelle domande che, di giorno, non si facevano mai. 

“Amare Eiren è facile. Non trovi anche tu?”

Obi-Wan raggelò, ma resse alto lo sguardo di Windu. Prese qualche secondo di pausa, poi annuì e rispose: 

“Lei lo ha sempre reso facile.”

Windu fece un mezzo sorriso, socchiuse gli occhi soppesando Obi-Wan che ricambiò lo sguardo per proteggere Eiren, se stesso e quel sentimento tanto forte per entrambi, poi Windu tornò a guardare dritto di fronte a sé mentre Obi-Wan appoggiava la schiena contro il muro, con delicatezza, quasi a volerlo reggere col proprio peso ma senza accorgersi davvero di quanto fosse stanco. 

Chiuse gli occhi, scivolò lungo il muro fino a sedersi per terra, passò una mano tra i capelli e aspettò un sonno che non arrivò mai. 



 

***

 

Due settimane dopo.


I valori di Eiren peggioravano, sembrava una maledizione. Anziché guarire, Eiren sprofondava nel coma sempre di più. Questo disse il medico a Jocasta Nu quando la donna chiese con apprensione se quel team fosse arrivato ad una qualche conclusione. Gli occhi grigi di Jocasta si adombrarono a quella risposta così fredda, quasi distaccata, e d'improvviso sentì il cuore batterle fuori dal petto come se qualcuno gliel’avesse strappato da dentro con forza. 

Senza dire nulla, Jocasta poggiò i polpastrelli sul vetro che la separava da Eiren mentre quelle parole finestra continuavano a tormentarle la mente: 


***


“Siamo spiacenti, Maestro Windu. La ragazza non si riprenderà.”

Nella Sala del Consiglio quelle poche parole assiderarono il cuore e la mente di Mace Windu. Si limitò a fissare il suo interlocutore per infiniti minuti cercando una risposta che non sarebbe mai arrivata, deglutendo a vuoto e tentando di nascondere gli occhi lucidi chinando lo sguardo. Yoda e il resto del Consiglio lo guardarono addolorati, in attesa di un suo cenno che, quando arrivò, fu del tutto difforme da come se lo sarebbero aspettati. 

“Che significa la ragazza non si riprenderà?" chiese minaccioso. 

“Abbiamo fatto il possibile”, rispose il medico imperturbabile, “ma non risponde agli stimoli.”

“Allora i vostri stimoli sono inefficaci.”

“Non è così semplice, Maestro.”

"Riprovate, ho detto."

“Mace..” tentò invano Ki-Adi Mundi, ma Windu lo ignorò. 

“Siete i migliori medici di Coruscant e siete sensibili alla Forza. Siete qui per insistere", li minacciò Windu. 

Il medico tacque per un attimo, poi, su suggerimento di un suo collaboratore che gli parlò all'orecchio, rispose sospirando: 

“Avremmo voluto risparmiarle il verdetto, Maestro, ma se ci mette alle strette saremo costretti a condividerglielo.”

“Parlate.”

Gli infermieri fecero un passo indietro, il medico rimase dov'era e proferì queste parole in piedi davanti a Mace Windu: 

“L’attività cerebrale è dimezzata. Se Eiren Jinn si svegliasse adesso, non avrebbe la facoltà di interagire con alcuno e, probabilmente, neppure di scendere autonomamente dal letto. I suoi cinque sensi risultano inattivi. Eiren Jinn al momento non vede, non ascolta, non parla, non ha sensibilità alle dita. La sua fertilità è gravemente compromessa, se non completamente azzerata. L'attività cardiaca rasenta lo zero e i movimenti cerebrali risultano fermi all'ultima immagine che ha memorizzato: il volto del suo avversario.”

Quel fiume di parole investì Mace Windu come uno schiaffo in pieno viso. Deglutì, completamente incapace di replicare, e tutto ciò che riuscì a fare fu passare oltre ai medici e allontanarsi dalla sala. Riuniti nel Consiglio, Yoda, Plo-Koon e Ki-Adi Mundi si scambiarono un'occhiata affranta finché Plo-Koon non pronunciò le prime parole: 

“Il suo senso di colpa dovrebbe essere anche il nostro. Spesso questo Consiglio ha commesso degli errori, con Eiren Jinn.”

Yoda annuì con dolore: 

“Mmh, ragione tu hai. Ma tornare indietro impossibile è. Lavorare dobbiamo con ciò che abbiamo oggi. La memoria di aiuto ci sarà.”

In quell'istante Obi-Wan Kenobi incrociò Mace Windu nei corridoi: 

“Mace”, disse andando di fretta. Ma Windu non rispose. Obi-Wan intuì che qualcosa non andava, perciò lo inseguì. 

“Che sta succedendo?”, chiese allarmato, “qualcosa non va?”

Windu rispose senza guardarlo, procedendo spedito verso il reparto medico: 

“Eiren non ha alcuna possibilità di risvegliarsi.”

Obi-Wan rimase lì dov'era, colpito a morte dalle frecce avvelenate di quelle parole. 

“Come.. Come sarebbe a dire..?”

“I medici non danno speranza”, replicò Windu, “hanno parlato di attività cerebrali assenti, sensi sconnessi, attività cardiaca compromessa. Ed è il meno che siano riusciti a mappare dentro e fuori dal suo corpo.”

Obi-Wan rimase pietrificato, il suo pensiero corse a Qui-Gon Jinn e il suo cuore si fermò: quanta ingiusta sfortuna aveva travolto la famiglia del suo Maestro? 

“No..” disse senza nemmeno accorgersene, e cominciò a correre a perdifiato verso il reparto medico. Una volta arrivato davanti alla vetrata che lo separava da Eiren, ci puntò sopra le mani e guardò con disperazione il corpo inerme della ragazza di fronte agli sbigottiti medici e infermieri del team. 

Eiren..

Chiuse gli occhi tentando di nascondere le lacrime, ci provò, si concentrò per cercarla, proprio come aveva fatto quando Darth Noctis aveva fatto irruzione nella mente di Eiren: fu un tentativo così lungo e uno sforzo così grande che le sue dita sul vetro sbiancarono, la sua mascella si contrasse, un furioso mal di testa emerse lentamente dalle sue tempie fino alla nuca. Trattenne il respiro finché Mace Windu non comparve al suo fianco insieme al medico che lo aveva informato dell'irreversibilità della condizione di Eiren. 

Fu lì che Obi-Wan realizzò che da parte di Eiren non proveniva alcuno stimolo. Non c'era che buio. Ovunque. 

“Maestri”, avanzò il medico con tono deciso, “dobbiamo procedere con l'interruzione delle cure.”

“Non provateci neanche”, ringhiò Mace Windu. 

“Maestro”, insistette pacato il medico, “abbandonare una creatura vivente al dolore non è la Via del Jedi. La ragazza soffre. È intrappolata nel suo stesso corpo. Non se ne rende conto?”

Ma Windu se ne rendeva conto, eccome. Semplicemente, non era per nulla pronto a lasciarla andare per sempre. 

“Aspettate ancora domani”, disse sperando che non venisse intesa come una preghiera, sebbene si trattasse esattamente di quello.

Il medico sospirò quando Obi-Wan lo supplicò con lo sguardo di dare ascolto a Windu: 

“Lo faremo”, concluse il medico, “ma badi, Maestro: le stiamo conferendo soltanto il tempo di cui ha bisogno per salutarla. Non di insistere a trattenerla inutilmente in questa vita.”

Gli poggiò una mano sulla spalla e aggiunse: 

“Il modo migliore che ha per rendere onore al suo sacrificio è lasciarla andare, Maestro Windu.”

Obi-Wan sentì gli occhi bruciare: 

“Non.. Non siete in grado di fare più niente?” chiese. 

Il medico scosse impercettibilmente il capo e guardò Eiren: 

“Non ci era mai capitato un caso simile, prima d'ora. Eiren Jinn si sta unendo alla Forza, e sappiamo tutti quanto sia irreversibile un processo di quella portata.”

Seguì un lungo silenzio durante il quale Windu non staccò mai gli occhi da Eiren, e il medico aggiunse: 

“Rallegratevi, poiché Eiren Jinn sta diventando tutt'uno con la Forza. Fate che il suo sacrificio non sia vano.”

Dopo queste parole, si allontanò da loro rientrando nella camera sterile, profondamente invidiato da Mace Windu cui invece quel privilegio era precluso. D'improvviso al Maestro mancò ogni cosa di Eiren: il suo sorriso puro e rassicurante, le sue battute sarcastiche, i suoi silenzi assordanti ma soprattutto il suo affetto incondizionato, quello che lo stesso Windu aveva stentato a ricambiare per anni e che sapeva che lo avrebbe tormentato per sempre. 

La ragazza che aveva amato come una figlia stava morendo davanti ai suoi occhi senza sapere quanto davvero l'avesse amata. 

Chinò lo sguardo e lasciò Obi-Wan lì da solo senza aggiungere altro, recandosi nelle sue stanze e rimanendo lì per tutto il resto della giornata. 

Per quanto Obi-Wan avesse tentato di mantenere la calma, quello fu un momento così critico che non riuscì a trattenersi dal battere un pugno contro il muro: era finita. 

Amava Eiren? Forse. Non lo avrebbe mai più saputo. Che importava, comunque? Quel limbo sarebbe stato per sempre la sua condanna. 

E se anche avesse potuto dirglielo, se avesse potuto condividere con lei certi sentimenti; che ne sarebbe stato delle loro vite, delle loro carriere?

Obi-Wan giunse alla dolorosa conclusione alla quale non sarebbe mai voluto arrivare: forse il medico aveva ragione. Lasciare andare Eiren era la decisione più misericordiosa che l’Ordine potesse prendere nei suoi confronti. La più giusta, la meno egoista, soprattutto dopo quasi vent'anni trascorsi ad averle impedito di esprimersi per come avrebbe voluto. 

Mace Windu sembrava essersene fatto una ragione, per quanto gli costasse. Era il suo turno, adesso, di dirle addio. 

Con gli occhi che bruciavano poggiò le dita sul vetro e tra le labbra disse addio, sperando che le sue parole sussurrate raggiungessero i flebili battiti del cuore di Eiren. 

Negli archivi, in silenzio e dignitosa solitudine, Jocasta Nu pianse tutte le lacrime che aveva conservato gelosamente negli anni.

   
 
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