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Autore: Orso Scrive    21/02/2024    0 recensioni
Riuscirà Luke Skywalker a fermare l’Imperatore Palpatine? Questo è quello che tutti sperano. Ma, se l’ultimo jedi dovesse fallire, l’Alleanza Galattica ha pronto un piano B per fermare il malvagio Impero…
Ho scritto questa parodia di “Il ritorno dello jedi” nel 2018, e l’avevo già pubblicata qui su Efp. La ripropongo in una versione rivista e corretta.
Genere: Demenziale, Parodia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jango e Boba Fett, Luke Skywalker, Mon Mothma, Nuovo personaggio, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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VI.

FINAL BATTLE: FRATELLI FETT vs. IMPERATORE PALPATINE

 

Alla guida del suo spider cabriolet di ultimo modello, Dodonna condusse i due fratelli all’Avamposto Imperiale 5440, su Bespin; lì, i due fratelli, sebbene indossando armature che davano nell’occhio, arrugginite com’erano – per non parlare di quella di Bubo, che la ragazza aveva praticamente aperto sul davanti fino a crearsi una scollatura che le permettesse di respirare – si mischiarono molto presto ad un battaglione diretto alla Morte Nera.

Furono fatti salire sopra un incrociatore che, decollato ed entrato nell’iperspazio, li condusse in poche ore a destinazione.

Durante il viaggio, seduti all’interno dell’alloggio che era stato loro assegnato, fratello e sorella si persero a fantasticare su quello che avrebbero fatto con la loro parte del milione.

«Io riscatterò la nave di papà, che al momento si trova in un deposito di veicoli sequestrati su Jakku per aver girato per anni senza bollo e assicurazione», disse Buba. «Poi, assolderò una banda di cacciatori di taglie e di contrabbandieri e fonderò un sindacato criminale. Lo chiamerò Alba Fett. Contrabbando di spezia, furto, omicidi, rapimenti… metterò i miei uomini a disposizione di sobillatori e ribelli… insomma, diventerò il più famoso signore del crimine di ogni epoca. Che bello!»

«Tu sei troppo violento», replicò Bubo, con aria disgustata. «Dopo questa avventura, ho deciso che deporrò il disintegratore e mi ritirerò. Per prima cosa, andrò dal dottor Cornelius Evazan, il chirurgo estetico dei vip, e gli chiederò di restituirmi la mia naturale tinta color carta da zucchero. Dopodiché, mi comprerò una tenuta con vista sul lago di Como, a Naboo, e mi ci trasferirò per coltivare la poesia e le arti. Prenderò come sguatteri dei gungan e, magari, mi sposerò con un uomo ricco e bellissimo. Magari con il Grand Ammiraglio Thrawn: blu com’è, faremo di sicuro dei bellissimi bambini blu, tipo puffi.»

In quel momento, suonò un allarme per indicare che, a breve, sarebbero giunti a destinazione.

«Finalmente, non vedo l’ora di togliermi questa robaccia di dosso, tra un po’ non mi sentirò più le tette», si lamentò Bubo. «Ora, apri bene le orecchie: fai tutto quello che ti dirò, alla lettera, e ogni cosa filerà liscia.»

Il fratello la guardò sorta. «Non ci provare. Sono un maschio e comando io. Ho ideato un piano che non fallirà.»

Lei rise. «Smettila di dire cretinerie! Sono io quella intelligente, mica tu. Si fa quello che dico io e basta!»

«Non prendo ordini da una donzelletta che non riesce neppure a indossare una semplice armatura senza mettersi a piangere!» riuscì a sbraitare Buba, prima che la sorella lo colpisse in pieno viso con un pugno, fracassandogli la maschera.

«Guarda cos’hai fatto, brutta schifosa!» ringhiò lui, cercando di togliersi i frammenti di vetro e di plastica che gli si erano conficcati in faccia. «Aspetta solo che ti metta le mani addosso e ti faccio vedere io…!»

Prima che potesse aggiungere altro, lei gli si era già avventata contro. L’alloggio era così stretto che, ben presto, si ritrovarono a sbattere contro le pareti, con le armature che andavano in mille pezzi ad ogni singolo colpo. Volarono calci, pugni, morsi e grida, prima che Buba, agguantato il blaster, riuscisse a colpirla con il raggio stordente.

«Mefitica donnaccia», ansimò, riprendendo fiato.

Nella stanzina non c’erano specchi - e, se anche ce ne fosse stato uno, lo avrebbero di certo fracassato - ma non fu necessario guardarsi per capire che la sua armatura era ormai inservibile.

Quindi, sfilata quella a sua volta molto malandata della sorella, fece una cernita dei pezzi migliori e li mise insieme con della colla vinilica, nastro biadesivo e forbici dalla punta arrotondata. Il risultato non era poi tanto male.

Risuonò un secondo allarme, ad annunciare che erano atterrati sulla Morte Nera. Buba, senza più degnare d’un solo sguardo la sorella, aprì la porta automatica e si unì ai soldati che percorrevano a passo di corsa il corridoio.

 

Una volta schierate nell’ampio salone, le truppe furono passate in rivista dal Moff Jerjerrod.

Non appena si fu trovato davanti agli occhi Buba, l’ufficiale sembrò in preda ad una sincope.

«Cosa sarebbe, questa?!» sbraitò. «Una parodia uscita male?»

«No, signore», rispose Buba.

«Non parlare in mia presenza, soldato! Neppure i soldati imbarcati sulla prima Morte Nera erano conciati peggio di te, dopo che venne distrutta!» gracchiò. «Fila a farti consegnare un’armatura decente, dopodiché sarai reindirizzato alla miniera di spezia di Kessel per la tua insubordinazione! Io non ammetto che sulla mia stazione orbitale ci sia gente del genere, specialmente quando c’è in visita l’Imperatore! Fila!»

«Come desidera», rispose Buba, correndo via.

A ogni passo perdeva un pezzo di armatura, ma la cosa non gli interessava: l’importante era essere riuscito a defilarsi in fretta, così adesso poteva avere campo libero per il suo piano. Gettò uno sguardo al suo orologio cosmico, che segnava l’ora spaziale 8 : 7 : 234 : 89 : 50 : 42 : 99 : 195404 : 0000 : 113657 :0,0005 :9845648236 : 1. In pratica, mezzanotte e mezza. L’Imperatore, vecchio com’era, doveva essere già andato a letto da tre ore buone, se non di più, quindi non gli sarebbe servito che un attimo per poterlo annientare.

Continuò a incedere, perdendo via via sempre più pezzi di armatura. Quando giunse di fronte alla camera da letto di Palpatine - la riconobbe sia perché era presidiata da guardie rosse sia perché, alla maniglia, era attaccato un cartello con scritto “Imperatore a riposo - Siete pregati di non disturbare” - era rimasto praticamente in mutande.

Ma questo non lo avrebbe fermato, perché aveva con sé il proprio blaster e tanto bastava. Fece un balzo in avanti, gridando come un pazzo, e le due guardie – atterrite dalla sua bruttezza, visto che era conciato davvero male – morirono di infarto senza che fosse necessario sparare un solo colpo.

Il ragazzo si volse verso la porta della stanza da letto.

«A noi due, Palpatine!» mormorò Buba. «Vali un milione e io sto venendo a prenderti!»

 

Bubo venne risvegliata dal gungan delle pulizie, che la rinvenne ancora stordita nel suo alloggio.

«Chi es que tu es?» chiese l’inserviente. «Mi son Jar Jar Binks! Mi svegliato con buena pappa a colazione e mi mandato a pulir bagni di nave pieni di schizzi perché soldati non indovinano mai buco, ed ecco io trova te che dormi! Ma tu no es un rifiuto che io devo buttar via, ja?»

Ignorando lo sproloquio del gungan, la cacciatrice di taglie cercò di riordinare le idee. All’improvviso, ricordò: quel maledetto di suo fratello l’aveva stordita e le aveva rubato l’armatura. Perlomeno non aveva più alcun dolore al seno, ma non poteva neppure andarsene in giro nuda come un verme. Guardò Jar Jar e le venne un’idea.

«Fammi entrare nel sacco della spazzatura e conducimi alla sala del trono!» ordinò.

«Ma mi non so se posso…»

«Obbedisci!» gridò la ragazza.

E il povero gungan, che aveva perduto tutta la propria autostima da quando qualcuno aveva deciso che il suo personaggio fosse troppo stupido per un film di Star Wars e tutti gli altri fan, come pecoroni, gli erano andati dietro mettendosi a sproloquiare contro quel personaggio e contro George Lucas, fece esattamente ciò che gli era stato richiesto.

Giunto davanti all’ingresso della sala del trono, però, si ritrovò la via bloccata dalle guardie imperiali.

«Dove credi di andare, gungan?» lo derise uno dei suoi soldati. «Solo perché la tua mozione al senato, vent’anni fa, ha permesso all’Imperatore di acquistare tutti i suoi poteri, non significa che tu possa andartene a spasso come desideri.»

«Ma mi…» provò a protestare il poveretto, facendo un passo all’indietro quando le due guardie gli puntarono addosso le loro armi per intimorirlo.

All’improvviso, dal sacco dell’immondizia, ricoperta di bucce di banana, sporcizia e altre schifezze, saltò fuori Bubo, impugnando il suo blaster in modalità disintegrazione.

«Ferma!» gridò uno dei due, prima di essere ridotto alla forma di un midichlorian da un preciso colpo della ragazza. Il secondo, invece, venne solamente stordito.

Veloce e astuta, Bubo lo spogliò completamente ed indossò la lunga tunica e il mantello rosso, coprendosi poi il viso con il copricapo. Quest’abito di lino era decisamente più fresco, leggero e maneggevole della brutta armatura che le aveva fornito l’Alleanza; oltretutto, non le dava problemi a nessuna parte del corpo. Pronta ad agire, buttò il corpo della guardia stordita nel sacco dell’immondizia.

«Gettalo in un compattatore di rifiuti ed acqua in bocca», ordinò a Jar Jar, che si dileguò alla svelta gridando: «Esta è follia! Io ritorna a Gungan City rapido rapido! Meglio morto allà che morto accà!»

La ragazza si volse verso la porta della sala del trono.

«A noi due, Palpatine!» mormorò Bubo. «Vali un milione ed io sto venendo a prenderti!»

 

Buba Fett entrò nella stanza da letto dell’imperatore. Trattandosi di un personaggio oscuro e malvagio, credeva che anche la sua camera rispecchiasse la sua figura pubblica. Ma si sbagliava di grosso.

La stanza era tutta bianca e ammobiliata con comodini e armadi laccati di rosa acceso. Sopra un divanetto, erano ammonticchiati numerosi morbidi peluche di tutte le forme e le dimensioni, mentre dal soffitto pendevano stelline e api colorate; alle pareti, erano appesi quadri con scene tratti da famosi film a cartoni animati (che sarebbero stati prodotti in un’altra galassia, di lì a qualche miliardo di anni): Bambi, Biancaneve e i sette nani, La spada nella roccia e pure Frozen. Uno stereo, diffondeva in sottofondo le più famose colonne sonore cantate da Cristina D’Avena.

Incuriosito, Buba si avvicinò a uno scaffale su cui era appoggiata una collezione di pupazzetti di gomma dai colori accesi e sgargianti. Stava per afferrarne uno per scoprire se avrebbe emesso qualche suono nel schiacciargli la pancia, quando alcuni grugniti lo fecero voltare verso il grande letto circolare che si trovava in mezzo alla stanza.

Lì, due twi’lek maschi, muscolosi e sudati, oliati dalla testa ai piedi, emergevano dalle lenzuola, tenendo abbracciato l’imperatore e facendo cose che, per non incorrere nella censura imperiale, sarà bene non descrivere. Se Buba, anziché uno spietato cacciatore di taglie, fosse stato un paparazzo, avrebbe guadagnato miliardi fotografando quella scena e rivendendola alle maggiori testate scandalistiche della galassia.

All’improvviso, però, si levò una voce stridula da sotto le lenzuola.

«Sei stato molto abile a giungere fino a me, giovane Fett», parlò l’imperatore. «Ma questo non ti salverà. Unisciti al Lato Oscuro o sarai distrutto!»

Buba guardò verso il Lato Oscuro, fatto di muscoli, sudore e altri liquidi maschili di varia origine. Decisamente, non faceva per lui.

«Preparati a morire, piuttosto!» lo sfidò Buba, tenendolo sotto il tiro della sua arma. «Ormai è suonata la tua ora, vecchio pervertito! Neppure se tu sparassi fuoco e fiamme dalla bocca, riusciresti a impedirmi di avere il mio milione!»

Le lenzuola si scossero e l’Imperatore Palpatine emerse in tutta la sua orripilante bruttezza; fortunatamente, si era drappeggiato la coperta attorno al corpo a mo’ di toga, risparmiando al povero spettatore di vederlo al di sotto del viso.

«Fuoco e fiamme dalla bocca, mio giovane avversario?» sogghignò. «No, quelle no.»

Il raggio laser del blaster di Buba partì nell’esatto momento in cui fulmini di Forza azzurrini emanavano dalle mani dell’Imperatore. Il raggio laser fu rispedito al mittente e, subito dopo, i fulmini colpirono il poveraccio. Cinque minuti dopo, dell’eroico Buba Fett rimaneva solo una massa informe e gelatinosa.

«Mandate a chiamare quel gungan delle pulizie e fategli portare via quella sbobba dal mio pavimento», ordinò l’imperatore ad uno dei twi’lek, mentre l’altro, sceso dal letto insieme a lui, lo aiutava ad indossare il suo lungo mantello nero. «Io ho un appuntamento con Darth Vader e con il giovane Skywalker.»

 

Bubo era stanca di aspettare e stava quasi decidendosi ad andare a sedersi un po’ sul trono quando, all’improvviso, le porte si aprirono e Palpatine emerse dall’ascensore, camminando adagio e appoggiandosi ad un bastone. La ragazza, nascosta perfettamente dal suo travestimento, sorrise: le sarebbe bastato sparargli un colpo nella schiena e tutto sarebbe finito.

Però, prima di agire, doveva sbarazzarsi delle altre guardie.

Osservò il vecchio giungere quasi sfinito al suo trono e lo vide sedersi con un grugnito, prima di girarsi e guardare fuori dalla vetrata i lavori nel cantiere della nuova Morte Nera, che procedevano a rilento.

«Ai miei tempi sì, che si lavorava bene», lo udì bofonchiare. «Giovani lavativi!»

Dieci minuti dopo, le porte dell’ascensore si spalancarono di nuovo e ne emersero un falso invalido con il mascherone e l’asma e il giovane Luke Skywalker, che lei già conosceva.

L’Imperatore diede l’ordine alle guardie di lasciarli da soli e Bubo ne approfittò per nascondersi in un anfratto, in attesa del momento buono per poter agire.

Fra i tre uomini ebbe inizio un’accesa discussione su filosofie orientali e strane dottrine di vita, tutte cose che Bubo non riuscì – né ci tenne particolarmente – a comprendere; lei voleva solo che si dessero una mossa e facessero accadere qualcosa di significativo da cui poter trarre vantaggio.

E quel qualcosa avvenne. Il falso invalido con l’asma e il giovane Skywalker cominciarono a duellare con le loro spade laser, facendo a pezzi qualsiasi cosa gli capitasse sottomano: a Bubo ricordò le pacate discussioni che aveva di quando in quando con il fratello.

Dopo un po’, Luke si nascose e il falso invalido cominciò a cercarlo.

«Smettila di giocare a nascondino, Luke!» sbottò Vader. «Sei grande, ormai, per queste cose. E a me cominciano a fare male le giunture! Non puoi sfuggirmi in eterno. I tuoi pensieri ti tradiscono… sento che… no! Così tu hai una sorella gemella. Obi Wan è stato saggio a tenermela nascosta, ma ora il suo fallimento è completo. Ma… aspetta… Leia è tua sorella?! E tu le hai…?! E lei ti ha…?! Con un dildo ti ha…? Non posso crederci, scandaloso!»

La lama verde di Luke si accese all’improvviso e il giovane balzò fuori dall’ombra.

«Noooo!» gridò. «Leia… non… è… mia… sorella!»

A ogni parola corrispondeva un affondo e quando giunse a “sorella”, dopo aver atterrato Vader, gli tranciò di netto la mano che impugnava la spada laser rossa. Il falso invalido sollevò l’altra in segno di resa.

«Bene! Bene!» approvò Palpatine, facendo un passo in avanti e battendo le mani. «Così hai fatto qualche giochino di troppo con tua sorella, giovane Skywalker. I tuoi sentimenti ti hanno tradito! Ora, se non vuoi che le riveli la verità, convertiti al Lato Oscuro e prendi il posto di tuo padre al mio fianco! Solo allora potrai fare con Leia [censura] e [censura].»

Luke guardò la propria mano robotica, identica a quella di suo padre; lo guardò negli occhi, domandandosi se lui avesse mai avuto una sorella. Meglio non chiederlo. Scosse il capo e lanciò via la spada laser.

«No, mai!» disse, in un tono che non ammetteva repliche. «Avete fallito, altezza. Sono uno jedi, come mio padre prima di me! E se una cosa è sbagliata, allora tale resterà per sempre. Non toccherò mai più Leia e, anzi, le dirò tutto. Metteremo una pietra sopra il passato e non andremo mai più oltre un semplice bacetto sulla guancia in occasione dei pranzi di Natale e di Pasqua!»

Il volto truce di Palpatine si fece, se possibile, ancora più satanico.

«Sia come vuoi, jedi!» sentenziò.

Il resto lo conoscete dal film e non starò certo qui a ripetervelo.

 

Non appena Luke ebbe trascinato via con estrema fatica il corpo senza forze di suo padre – quando, invece, avrebbe potuto farlo lievitare facilmente con la Forza, per trasportarlo senza perdere tempo a bordo di una nave spaziale e provare a salvarlo – Bubo sgusciò fuori dal suo nascondiglio e cominciò senza indugi a calarsi lungo il condotto in cui Darth Vader aveva fatto precipitare l’Imperatore o, meglio, il suo milione.

Fortunatamente, c’erano appigli dappertutto, quindi in meno di un quarto d’ora fu alla base dell’altissima torre. Il corpo senza vita di Palpatine, che ancora emanava qualche residuo di fulmini di Forza, si era sfracellato contro il reattore principale e, a causa del calore intenso emanato dal macchinario, stava cominciando ad abbrustolirsi. Tuttavia, era ancora sufficientemente riconoscibile per fare sì che la senatrice Mothma dovesse cacciare il malloppo senza fare storie.

Bubo Fett, la graziosa e ultima esponente della lunga e gloriosa stirpe dei Fett, sorrise di soddisfazione sotto la maschera rossa da guarda imperiale; ce l’aveva fatta! Aveva compiuto un’impresa che non era riuscita mai a nessuno, né a suo padre, né a suo nonno, né ad alcun altro dei suoi antenati; era riuscita a impadronirsi di un cadavere del valore di un milione di crediti spaziali! E, per di più, non era morta in maniera stupidissima come tutti gli altri Fett prima di lei. In una sola parola, lei era la migliore.

Presa da questi pensieri esaltanti e colmi di gloria, che la distrassero da qualsiasi altra cosa nel prospettarle il più roseo dei futuri, non badò al Millennium Falcon ed all’Ala-X di Wedge Antilles che si avvicinarono velocissimi ai reattori, sparando e distruggendoli.

Un minuto più tardi, la Morte Nera e tutti i suoi occupanti vennero disintegrati e non restò che uno sbiadito ricordo, destinato a svanire nel freddo oblio delle immense vastità stellari.

 
   
 
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