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Autore: ImRebecca    25/02/2024    2 recensioni
È appena calato un silenzio imbarazzante, quando Arthur si avvicina a Merlin per dargli quella che a quest’ultimo pare proprio essere una pacca sulla spalla… oppure è un abbraccio?
Parole: 582. Tempo di lettura: circa un minuto.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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Ciao a tutti!
È abbastanza riduttivo dire quanto io sia emozionata di approdare – di nuovo – in questa sezione dopo anni, benché non esistano più alcune tracce della prima volta. Ma volevo farlo con una storia Merthur che meritasse di essere letta e che desse giustizia a Merlin e Arthur.
Non so se sono riuscita in questo intento, soprattutto nel secondo visto quanto Arthur, Merlin e il loro legame siano stati un enorme pilastro della mia vita in tutti i sensi, ma spero che questa breve what if dell’ultima scena dell’episodio della 2x06, Beauty and the Beast (Part 2), che ha visto vari restauri nel corso del tempo essere apprezzata, finalmente, come meriti, dato che era nata come semplice esercizio di scrittura per uscire dal blocco che è stata ispirata, per caso, da una fan art. Inizialmente, è stata scritta in una terza persona che sarebbe dovuta essere onnisciente – missione non del tutto riuscita – ma poi ho pensato che in seconda persona presente, dal punto di vista di Merlin che si rivolge ad Arthur, non sarebbe stato male.

Spero vi possa piacere.

Buona lettura.





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Su di noi è calato un velo d’imbarazzo.
Ti sorrido, anche se ormai lo faccio più tra me e me, ma tu, Arthur, non te ne curi. Hai lo sguardo rivolto verso il basso, fisso su un punto impreciso, perso tra i tuoi pensieri. Forse stai solo cercando un modo per liberarti di me, magari a un altro ordine da impartirmi, chissà...
Oppure stai semplicemente pensando a quanto io sia sempre e comunque un totale idiota, com’è tipico di te.
Poi, però, sollevi lo sguardo e mi guardi.
«Beh, grazie», dici, e fai scivolare in maniera goffa una mano verso di me, verso quella che per un solo istante mi sembra un’altra delle tue rare pacche sulle spalle che mi dai. Soltanto che ora ti stai avvicinando e… davvero vuoi abbracciarmi? Davvero lo stai facendo per la prima volta?
«Uh», proferiamo ora, quasi all’unisono: tu prima e io subito dopo, seguendoti, mentre ci ritraiamo all’istante l’uno dall’altro ed esponiamo, entrambi, le mani in bella vista.
Che idiota che sono stato, lo stesso idiota che tu hai sempre creduto che io sia. E forse, per una volta, hai ragione tu: come ho potuto credere che tu volessi abbracciarmi? Non l’hai mai fatto, perché quindi dovresti cominciare proprio adesso? Però, per come hai annullato la distanza tra di noi, pareva che fosse proprio quella la tua intenzione.
«Che fai?» domandi, col viso corrugato.
«Credevo voleste abbracciarmi.»
Tu non puoi saperlo, Arthur, ma quando e qualora le circostanze me lo permettono, preferisco dirti la verità piuttosto che mentirti. Odio essere costretto a farlo, poiché io ti confiderei sempre tutto. Ti direi sempre la verità, così come ho deciso di fare in questo caso.
«No!» esclami tu, con prontezza fulminea, che a tratti mi ferisce. Ma non importa, ormai ne sono abituato. Ti conosco. So come sei fatto.
«No», ripeto io, più a me stesso che a te, quasi per mettermi in testa che sono stato davvero un completo idiota ad aver pensato anche solo per un secondo che tu avessi voluto veramente abbracciarmi.
Però, adesso, le tue labbra si curvano in uno dei tuoi sorrisi divertiti, uno di quelli che mi rivolgi quando pensi che io sia un idiota e… aspetta, perché stai facendo un passo verso di me? Perché ora mi afferri per i fianchi e ti accosti a un sospiro dal mio viso?
Mi dimentico come si respira, mentre mi scruti come non hai mai fatto prima di questo istante. Che diavolo stai facendo, razza di borioso microcefalo? Non sai che così rischi di farmi rimanere secco? Ah, già… ma tu cosa ne puoi sapere? Cosa ne sai di quello che provo per te?
«In realtà, volevo baciarti, idiota», sussurri sulle mie labbra.
Sento il cuore cominciare a battermi impazzito. Mi devo ancorare a te per non cadere.
Mi sento venire meno, Arthur. Mi sento mancare.
«Oh, ancora meglio», è la risposta più che sincera che fuoriesce dalla mia bocca in un farfuglio strozzato e probabilmente persino un po’ interdetto; perché, insomma, chi l’avrebbe mai detto che un giorno avresti voluto baciarmi? Io di sicuro no di certo, per quanto l’abbia sempre sognato.
Tu sorridi, sorridi sollevato e felice forse come non ti ho mai visto fare prima d’ora, mentre ti sporgi verso di me e molto dolcemente sfiori, finalmente, le tue labbra con le mie. Ora me le schiudi, e intanto che tu ti fai strada nel mio palato, io sogghigno appena, felice. Più felice di quanto lo sia tu.
 






   
 
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