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Autore: N_faith    27/02/2024    0 recensioni
Il silenzio parla. E in maniera ben più eloquente ed efficace.
Alla stessa maniera in cui quel
bacio, dal significato inequivocabile e trasparente come l'acqua che a pochi passi luccica invitante, gli copre le labbra, strappandolo gradualmente da quella piacevole digressione terrena.
Si lascia sfuggire un fievole mugolio, recepito dall'altro che, senza scomporsi, allontana appena il viso, catturandolo con quello sguardo profondo e calcolatore, lasciandolo momentaneamente a corto di sinapsi.
« Itachi. » sibila, in tono di avvertimento.

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[ItaShika] | Modern!AU
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Shikamaru Nara
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Titolo: Silence speaks
Rating: Verde
Verse: Modern!AU
Pairing: ItaShika
Avvertimenti: -
Tags: Slice of life | Fluff
Parole: 761


Note: Questo pairing è sempre stato un mio guilty pleasure e mi spiace che sia così poco considerato.
Dal momento che quando l'ispirazione chiama non ho altra scelta se non trovare un angolino deserto e aprire Word (o l'app Documenti) per poi buttare giù quello che mi detta la testa... Di solito è così che si partoriscono le peggio ciofeche, giusto?
Ho scritto questa cosina qui, che mi piace nella sua semplicità.
Divertitevi, buona lettura!









 
Silence speaks














Si lascia alle spalle tutto quel verde miscelato all'azzurro accecante del cielo, inoltrandosi, con il piglio flemmatico di chi è abituato a percorrere quel tratto, nel bosco silenzioso.
Nell'aria si rincorrono dei suoni che impara a riconoscere quasi con divertita indifferenza: il suono scricchiolante e cadenzato dei propri passi, il sottile frusciare delle foglie ogniqualvolta che supera un cespuglio, sparuti canti di invisibili uccellini, il pigro e dolce sciabordio del fiume ancora lontano.
Questa specie di armonia sonora lo aiuta a rilassarsi, ad abbandonare lo stress accumulato col trascorrere dei mesi spesi in quella bolla soffocante corrispondente alla propria città natale.
Certo, Tokyo dalla sua offre dei parchi stupendi, ma è poca cosa se paragonati alle meraviglie che un bosco può offrire, a suo parere.
Un pregio tra tutti è certamente quello del silenzio.
Una quiete difficile da penetrare, giacché in quella zona era difficile incontrare animali selvatici se non salendo verso le montagne. Quiete che, nella frenetica routine della vita cittadina, va a perdersi nel ripetitivo e martellante fracasso provocato dai clacson, dalle voci spesso troppo alte dei bambini e dagli ovvi richiami strillati dai loro apprensivi familiari, dal litigare rumoroso delle coppiette, da qualche pallone sbadatamente calciato troppo forte, da qualche pianto sconsolato di un bambino inciampato in qualche dispettosa radice durante i giochi con gli amichetti...
Qui, senza grande stupore, si sente a casa. Si sente tutt'uno con la natura.
Si ferma brevemente, inclinando appena la testa verso l'alto, scrutando pensoso verso lo spiraglio offerto dalle fronde degli alberi, aguzzando la vista oltre le cime: ecco che quel placido scampolo di cielo gli si stampa nelle retine, rassicurante nel suo ceruleo colore, spruzzato qua e là dalle nuvole.
Se la vita gli lasciasse possibilità di scelta, in un'altra esistenza non gli dispiacerebbe rinascere come natura, in tutte le sue forme.


Qua e là il terriccio è punteggiato di rosei petali di ciliegio, ne calpesta qualcuno durante il suo indolente avanzare in quella radura.
Radura circolare con al centro un laghetto dalle acque di un vivido colore blu e verde, la cui superficie luccica a causa dei raggi solari che s'infiltrano dal groviglio di rami situati lassù, sulla rupe scoscesa. Un prato che dolcemente degrada verso la riva, la sabbia che cede sotto il suo peso. Alberi di ciliegio sparpagliati in uno strano senso della simmetria.
Itachi arresta l'andatura, sospira.
Ritto in piedi sulla riva, le scarpe da ginnastica lambite dall'acqua, la maglietta incollata contro la schiena ma che non gli provoca nessun disagio, le mani ficcate nelle tasche dei pantaloni, osserva distrattamente l'acqua, quasi come se non vedesse l'ora di abbandonare i propri capi di vestiario e immergervisi per scoprire qualsiasi suo silenzioso segreto.
Vorrebbe farlo, tanto meno per alleggerire le spalle dalla tensione dopo un'intensa mattinata di studio, invece si volta verso l'albero più vicino alla sponda sabbiosa.
Lo scorge immediatamente, disteso con le mani sotto la testa, gli occhi chiusi, il corpo rilassato.
Sorride, nel suo solito modo accennato, un angolo delle labbra sollevate di qualche millimetro.
Gli arriva accanto e lì rimane, piantato al suo fianco, e continua a sorridere.
Un tremolio, e le palpebre si schiudono. Quegli occhi che, molto spesso, tendono a celare l'intelligenza del loro proprietario sotto caparbi strali di abulia, incontrano i propri.
Alle volte, le parole sono inutili.
Specialmente per Shikamaru, che non ha mai fatto mistero di essere stato baciato – non si sa per fortuna o per sfortuna – da una pigrizia leggendaria. Da fervente portabandiera di un motto mai troppo sdoganato, ciondolante sostenitore della linea di pensiero fancazzista, in certuni momenti della propria giovane vita, il ragazzo si è reso conto che il silenzio è ben più prezioso di poche, vane parole.
Il silenzio parla. E in maniera ben più eloquente ed efficace.
Alla stessa maniera in cui quel bacio, dal significato inequivocabile e trasparente come l'acqua che a pochi passi luccica invitante, gli copre le labbra, strappandolo gradualmente da quella piacevole digressione terrena.
Si lascia sfuggire un fievole mugolio, recepito dall'altro che, senza scomporsi, allontana appena il viso, catturandolo con quello sguardo profondo e calcolatore, lasciandolo momentaneamente a corto di sinapsi.
« Itachi. » sibila, in tono di avvertimento.
Circondato da una tenue pioggia di petali, Itachi gli siede accanto. Il suo sguardo, dai lineamenti più adulti, vaga senza meta lungo il paesaggio offerto. Ha una fievole traccia del sorriso di poco fa, è evidente quanto sia sereno, appoggiato sulle mani e il volto appena sollevato verso l'alto quasi come per cogliere anche il più impalpabile alito di vento.
Di godersi quegli attimi di pace estiva.
   
 
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