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Autore: Albascura_    27/02/2024    10 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge “Prime Volte” indetta da Dylanation sul gruppo FB “Komorebi Community - Fanfiction Italia”]
La prima cosa che mise a fuoco fu l’orario: era mezzanotte passata. La seconda era il nome sullo schermo.
Hinata Boke
3 messaggi
Ignorarlo non era fattibile, come confermò l’arrivo di un quarto messaggio.
Hinata Boke: Bakageyama ti devo dire una cosa
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tsutomu Goshiki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scendere in campo
 

Stava dormendo da forse una mezz’ora quando la luce dello schermo e l’insistenza della vibrazione contro il legno del comodino lo svegliarono.

La prima cosa che mise a fuoco fu l’orario: era mezzanotte passata. La seconda era il nome sullo schermo. 

 

Hinata Boke 

3 messaggi

 

Kageyama si strofinò gli occhi prima di afferrare il telefono con un grugnito.

Era strano che Hinata gli scrivesse a quell’ora. Non era strano che continuasse ad insistere, ignaro delle comuni norme di educazione. Ignorarlo non era fattibile, come confermò l’arrivo di un quarto messaggio.

 

Hinata Boke: Kageyama
Hinata Boke: Kageyamaaaaa
Hinata Boke: sei sveglio? 
Hinata Boke: Kageyaaaaaaamaaaaaaaa

 

Ora sono sveglio per forza
Perché mi scrivi a quest’ora
Che vuoi

 

Hinata Boke: Bakageyama ti devo dire una cosa

 

E non me la puoi dire domani?

 

Hinata Boke: no te la devo dire subito

 

Hai l’ansia per il compito di inglese?

 

Hinata Boke: no mi ha già aiutato Yachi con quello

 

E allora cosa cavolo mi devi dire che non può aspettare domani
Stavo dormendo
La sveglia è fra neanche sei ore

 

Hinata Boke: è successa una cosa oggi

 

Tipo cosa? Hai preso un servizio in testa e sei diventato ancora più scemo?

 

Hinata Boke: dai non ho voglia di scherzare
Hinata Boke: è successa una cosa con Tsutomu

 

Kageyama aggrottò le sopracciglia. Tsutomu? Goshiki Tsutomu della Shiratorizawa? E ora cosa c’entrava Goshiki?

 

Goshiki Tsutomu della Shiratorizawa?

 

Hinata Boke: conosci altri Goshiki? eddai non fare lo scemo Bakageyamaaa
Hinata Boke: lo conosci
Hinata Boke: non fare il finto tonto
Hinata Boke: abbiamo legato l’anno scorso
Hinata Boke: quando mi sono imbucato al ritiro da loro

 

Ok. E quindi?

 

Hinata Boke: lo sai che ci vediamo da un po’

 

Lo sapeva? No che non lo sapeva. Avrebbe dovuto saperlo? Avrebbe dovuto chiedere? Avrebbe dovuto notarlo? Avrebbe dovuto stare più attento alla direzione che Hinata prendeva quando inforcava la sua bicicletta e pedalava via? 

Era tardi e Kageyama iniziava a sentirsi un po’ affogare, immerso com’era nell’oscurità della sua cameretta e di quella conversazione che lo stava confondendo. 

Si stavano vedendo? Vedendo in che senso?

C’erano troppe informazioni nuove e strane in quelle otto parole, per cui rispose solo

 

Sì.

 

Hinata Boke: fino ad oggi è andato tutto alla grande
Hinata Boke: le altre volte dico
Hinata Boke: anche se non ci riusciamo a vedere spesso
Hinata Boke: sai lui sta in dormitorio e lì è un casino
Hinata Boke: c’è sempre gente che va e viene
Hinata Boke: i senpai che rompono
Hinata Boke: quell’acidone del coach Washijō che gli fa fare allenamenti a sorpresa…
Hinata Boke: io che ogni volta devo prendere il treno…
Hinata Boke: tra allenamenti e compiti non è facile

 

Tobio fissava lo schermo senza riuscire ad elaborare tutte quelle novità che gli stavano piovendo addosso. …sta scrivendo… continuava ad apparire e sparire freneticamente, e lui se ne stava lì, passivo, a leggere frasi che dipingevano nella sua mente uno scenario che non aveva mai immaginato e che non gli piaceva per niente.

Hinata prendeva il treno, il treno, per andare alla Shiratorizawa. E non lo faceva per giocare a pallavolo. Vero?

 

Ma giocate a pallavolo?

 

Hinata Boke: certo!!! 
Hinata Boke: Shirabu-kun ci fa le alzate e noi schiacciamo
Hinata Boke: oppure mi alleno a ricevere quelle di Tsutomu 

 

Ho capito

 

Hinata Boke: ehi Bakageyama non sarai mica geloso?

 

Ovvio che non era geloso. Come non lo era di Kozume. Kageyama digrignò i denti.

 

Hinata Boke: Che gioco con loro

 

Vedi di non dar via tutti i nostri schemi boke 

 

Hinata Boke: (◎_◎;)
Hinata Boke: comunque non ti ho scritto per raccontarti questo

 

E allora racconta
già che mi hai svegliato

 

Hinata Boke: ti stavo dicendo che le altre volte era andato tutto alla grande
Hinata Boke: Tsutomu è carino
Hinata Boke: ha dei capelli morbidissimi
Hinata Boke: e un buon odore
Hinata Boke: e dopo un po’ che ci baciamo diventa tutto rosso in faccia
Hinata Boke: mi fa così ridere
Hinata Boke: (ノ≧ڡ≦)

 

Anche Tobio si sentiva tutto rosso in faccia. Improvvisamente aveva caldo e si sentiva scomodo nella sua stessa pelle. Scalciò via le coperte ma non erano quelle il problema. Il problema era immaginare le dita callose di Hinata spuntare tra una chioma di ciuffi corvini. Immaginarlo con gli occhi chiusi, le ciglia fulve posate sulle guance, mentre schiudeva le labbra e attirava una figura, una figura con un nome, un cognome e il numero 8 stampato sulla schiena, verso di sé. Il problema era il suo stupido cervello che per la prima volta si stava affollando di quel tipo di immagini e Kageyama non era pronto, non lo era per niente. Si appoggiò il telefono sul petto per qualche minuto mentre cercava di schiarirsi le idee fissando il buio sopra di sé. 

Ormai era chiaro. Hinata aveva un ragazzo. E per qualche ragione lo stava raccontando, anzi, aveva bisogno di raccontarlo proprio a lui, all’una passata di notte.

Ripensò ad uno dei primi messaggi ricevuti: “è successa una cosa oggi” e qualcosa di molto fastidioso cominciò a pesargli sullo stomaco.

 

Hinata Boke: comunque
Hinata Boke: abbiamo fatto anche altro
Hinata Boke: al dormitorio
Hinata Boke: quando riusciamo a chiudere Kawanishi fuori dalla stanza
Hinata Boke: tu non mi racconti mai niente ma sono sicuro che sai che cosa intendo

 

Kageyama iniziò a temere che quella sensazione che provava fosse panico. Non era come l’eccitazione pre partita, né come l’ansia prima di un compito per cui sapeva di essere impreparato. Non c’era un briciolo di positività in quello che stava provando. Era puro e semplice panico.

Ci vollero diversi tentativi prima che riuscisse a digitare correttamente la sua risposta.

 

Ovvio.

 

Hinata Boke: la mia cosa preferita è quando si mette in ginocchio 
Hinata Boke: e usa la bocca
Hinata Boke: perchè per una volta sono io a guardare dall’alto
Hinata Boke: ahahaha Ψ(☆w☆)Ψ

 

Tobio fissò il telefono. La parola bocca sembrava lampeggiare e ingrandirsi sempre di più, fino a occupare tutti i pixel dello schermo. Se si fosse allargata ancora avrebbe potuto direttamente ingoiarlo.

 

Hinata Boke: ma sotto le ginocchia ci mettiamo il cuscino
Hinata Boke: così non fanno male
Hinata Boke: o ancora meglio le ginocchiere 
Hinata Boke: se non le abbiamo ancora tolte
Hinata Boke: ma già lo saprai
Hinata Boke: vero Kageyama?
Hinata Boke: anche a te piace vero?
Hinata Boke: è proprio una cosa SBAM!!!

 

La loro prima veloce era SBAM, quella con gli occhi chiusi. Quella che avevano inventato quasi per caso l’anno prima. Quella che aveva lasciato inermi e senza parole un sacco di avversari. Quella era SBAM. Ora ad essere SBAM era Goshiki della Shiratorizawa e… i suoi…

 

Hinata Boke: oi kageyama ci sei ancora
Hinata Boke: ti sei addormentato?

 

No
Ci sono

 

Hinata Boke: bene
Hinata Boke: scusa
Hinata Boke: è tardi e ho perso il filo
Hinata Boke: ora arrivo al punto

 

sarebbe ora 

 

Hinata Boke: oggi sono andato a casa di Tsutomu
Hinata Boke: perchè nel fine settimana può tornare a casa se vuole
Hinata Boke: e mi ha invitato
Hinata Boke: abbiamo pranzato con i suoi genitori
Hinata Boke: poi loro sono usciti
Hinata Boke: e noi siamo saliti in camera sua
Hinata Boke: e non è che ci abbiamo pensato molto 
Hinata Boke: ma per una volta eravamo da soli
Hinata Boke: senza i senpai che bussano alla porta
Hinata Boke: o fanno rumori cretini
Hinata Boke: o ci spiano dalla finestra
Hinata Boke: e quindi ci siamo fatti un po’ trasportare
Hinata Boke: diciamo
Hinata Boke: sai come funziona
Hinata Boke: ma ad un certo punto i suoi sono tornati
Hinata Boke: Kageyamaaaa non puoi capire lo spavento!!!
Hinata Boke: ma ci avevamo messo mezz’ora a prepararmi
Hinata Boke: ero pieno di lubrificante dappertutto
Hinata Boke: tutto appiccicoso
Hinata Boke: una cosa un po’ schifosa sinceramente
Hinata Boke: non si poteva sprecare l’occasione 
Hinata Boke: Tsutomu ha avuto una mezza crisi
Hinata Boke: perchè i preservativi erano in bagno
Hinata Boke: e non poteva uscire dalla camera con i suoi in casa
Hinata Boke: ci avrebbero beccato
Hinata Boke: a me veniva da piangere
Hinata Boke: ma ormai si doveva fare
Hinata Boke: e allora l’abbiamo fatto

 

La digitazione si fermò per un po’. 

La testa gli girava nonostante fosse già sdraiato e il cuore gli rimbombava furioso nel petto. Kageyama non riusciva a distinguere se avesse il fiatone oppure fosse in apnea, ma l’aria che aveva nei polmoni era spessa e pesante e lo teneva schiacciato contro il materasso come una morsa. Contemplò per un istante di smettere di leggere. Di spegnere il telefono. Di chiudere gli occhi, addormentarsi e far finta che non fosse successa nessuna cosa quel giorno. Ma a quel messaggio ne seguì un altro, e poi un altro ancora e continuarono a comparirne a valanga e il cellulare vibrava talmente forte che sembrò quasi vibrasse tutto il suo corpo, il letto, la stanza e la casa stessa.

Quindi Tobio continuò a leggere, perchè non poteva fare nient’altro.

 

Hinata Boke: e non mi è piaciuto Kageyama
Hinata Boke: per niente 
Hinata Boke: non ha fatto schifo
Hinata Boke: ne male
Hinata Boke: ma non è stato neanche bello
Hinata Boke: per niente
Hinata Boke: è stato fastidioso
Hinata Boke: e strano
Hinata Boke: avevamo paura che i suoi ci sentissero
Hinata Boke: ed è successo tutto così in fretta
Hinata Boke: io ero girato e non vedevo quello che succedeva
Hinata Boke: e non mi è piaciuta questa cosa
Hinata Boke: ho sentito questo fastidio
Hinata Boke: tipo un’intrusione
Hinata Boke: e tremavo tutto
Hinata Boke: tipo quando avevo la febbre
Hinata Boke: e poi è finito
Hinata Boke: Tsutomu è venuto subito
Hinata Boke: tipo SBUM
Hinata Boke: e io sono rimasto lì
Hinata Boke: con questa roba che gocciolava
Hinata Boke: e anche se mi pulivo continuava a gocciolare
Hinata Boke: e mi veniva da piangere
Hinata Boke: Kageyama
Hinata Boke: ma non dovrebbe essere bello?
Hinata Boke: Non dico BABOOM 
Hinata Boke: o YAAAAAH 
Hinata Boke: ma almeno bello?
Hinata Boke: decente?
Hinata Boke: le persone hanno sempre voglia di farlo
Hinata Boke: anche io ne avevo voglia
Hinata Boke: ho voglia di fare le altre cose
Hinata Boke: quelle mi piacciono
Hinata Boke: pensavo sarebbe stato bello
Hinata Boke: e invece fa schifo Kageyama
Hinata Boke: e Tsutomu c’è rimasto male
Hinata Boke: e anche io
Hinata Boke: me ne sono andato da casa sua
Hinata Boke: ancora mezzo gocciolante
Hinata Boke: non ti dico su quel cavolo di treno
Hinata Boke: lo schifo
Hinata Boke: e ora Tsutomu mi scrive
Hinata Boke: e io non gli rispondo
Hinata Boke: non lo so cosa dirgli
Hinata Boke: cosa dovrei dirgli Kageyama?
Hinata Boke: Tsutomu mi piace
Hinata Boke: mi piace tanto
Hinata Boke: credo
Hinata Boke: o almeno mi piaceva
Hinata Boke: ma non lo so se voglio rifarlo
Hinata Boke: Kageyama
Hinata Boke: cosa dovrei dirgli?
Hinata Boke: Kageyama 
Hinata Boke: perché è stato così?
Hinata Boke: per te é stato così?
Hinata Boke: ma perché la gente lo fa
Hinata Boke: non capisco
Hinata Boke: Kageyama
Hinata Boke: ci sei?

 

Si.

 

Le parole che stava leggendo avevano la sua voce. Era una voce concitata, affannata, più acuta del normale. Rotta, sul finale. 

Gli sembró di poterlo vedere, rannicchiato contro la testiera del letto, le ginocchia strette al petto e il viso illuminato dal cono di luce dello schermo. Gli sembró fosse davanti a lui, all’altro capo del letto, così vicino che se avesse allungato un piede avrebbe potuto toccarlo.

Kageyama aveva la  nausea e non sapeva bene perché. 

Anche se ne era certo, lo chiese lo stesso. 

 

Stai piangendo?

 

Hinata Boke: No!
Hinata Boke: forse
Hinata Boke: non prendermi in giro

 

Del resto neanche i suoi occhi erano asciutti.

 

non lo sto facendo baka

 

Hinata Boke: sarà meglio altrimenti domani ti servo in testa

 

vuoi morire

 

Hinata Boke: guarda niente è peggio di oggi
Hinata Boke: neanche servirti in testa in partita
Hinata Boke: per farti capire
Hinata Boke: ma non mi hai risposto
Hinata Boke: anche la tua prima volta ha fatto schifo?

 

Tobio fissò lo schermo per due minuti buoni, con il cuore in gola.

Il panico, che non se n'era mai veramente andato, ma era solo stato superato da qualcosa di nauseabondo a cui non sapeva dare un nome, tornò di prepotenza.

Dopo tre minuti buoni, quando vide comparire …sta scrivendo…, si affrettò a digitare una risposta che non fosse proprio una bugia. Non tecnicamente.

 

no.

 

Hinata Boke: eeh figuriamoci
Hinata Boke: se il grande Kageyama Tobio
Hinata Boke: poteva mai fare qualcosa male
Hinata Boke: ti odio

 

Tobio tirò un sospiro di sollievo. Ci aveva creduto.

 

ti sei calmato?

 

Hinata Boke: un po’
Hinata Boke: almeno
Hinata Boke: vuol dire che non deve fare schifo per forza
Hinata Boke: (◜◡◝)
Hinata Boke: magari Tsutomu non mi piace abbastanza
Hinata Boke: per questo è andata così
Hinata Boke: cioè mi piace
Hinata Boke: e molto
Hinata Boke: ma magari mi dovrebbe piacere di più
Hinata Boke: boh
Hinata Boke: magari con qualcun altro andrà meglio
Hinata Boke: tipo Kenma
Hinata Boke: a volte quando ci guardiamo
Hinata Boke: mi viene tipo caldo nella pancia
Hinata Boke: hai presente la sensazione
Hinata Boke: vero Kageyama?

 

Kageyama si guardò le mani. Caldo nella pancia lo sentiva quando faceva un’alzata perfetta. Caldo dappertutto lo sentiva quando faceva un’alzata perfetta per lui

 

Sì.

 

Hinata Boke: (*^0^*)
Hinata Boke: se me ne vuoi parlare
Hinata Boke: lo puoi fare
Hinata Boke: sei il mio migliore amico
Hinata Boke: mi puoi dire tutto
Hinata Boke: io ti ho appena raccontato il mio fallimento totale
Hinata Boke: il minimo è ricambiare

 

Pensavo che il minimo fosse starti ad ascoltare

 

Hinata Boke: è vero
Hinata Boke: grazie Kageyama
Hinata Boke: scusa se ti ho tenuto sveglio fino a tardi
Hinata Boke: a proposito 
Hinata Boke: ma che ore sono
Hinata Boke: le due??!!?
Hinata Boke: aiutoooo ma é tardissimo!!!
Hinata Boke: domani c’è il compito!!!
Hinata Boke: dormiamo!!!
Hinata Boke: a domani
Hinata Boke: buona notte 

 

Buonanotte 

 

Tobio si assicurò che il suo ultimo messaggio fosse stato visualizzato, poi rimise il telefono al suo posto sul comodino, recuperò le coperte dal fondo del letto e si distese supino.

Per un po’ cercò di inseguire il sonno, ma dovette rinunciare.

Ci provò ad identificare quale fosse l’emozione che lo stava tenendo sveglio. Era rabbia? O forse delusione? Sorpresa? …dolore?

Non lo sapeva.

Quello che sapeva era che c’erano immagini, troppe immagini, impresse nella sua retina, chiare e dettagliate come se si fossero svolte davanti ai suoi occhi. E non se ne andavano, poteva vederle anche al buio, anche se chiudeva gli occhi.

Erano tutte immagini di Hinata.

Hinata con gli occhi chiusi, le labbra dischiuse, le guance arrossate.

Hinata con le mani che strattonano una divisa bianca e viola, che la sfilano, che scorrono su una schiena, che graffiano un petto.

Hinata che tira fuori la lingua, che guarda verso l’alto.

Hinata mani e ginocchia su un letto, con la fronte sudata e le cosce umide, che guarda giù, osservando le pieghe delle lenzuola perché, anche se prova a girarsi, non vede cosa succede e non gli piace per niente

Hinata che si morde il labbro inferiore, fa un respiro profondo e chiude gli occhi. 

Kageyama si tappò istintivamente le orecchie con le mani, perché se si concentrava troppo, riusciva anche a sentire il respiro pesante dell’altro e addirittura un piccolo gemito.

Rimase così fino al suono della sveglia, immobile, con gli occhi spalancati a guardare il buio sopra di sé, il petto che si alzava e abbassava in modo irregolare e un sapore terribile che gli impastava la bocca.

Si alzò e iniziò a vestirsi per andare a scuola. Si guardò allo specchio: quelle occhiaie scure non mentivano. Era turbato. 

Ma non erano state le immagini che lo avevano perseguitato tutta la notte a farlo sentire così.

Assolutamente no. 

Sì porto il pugno alla fronte e si colpì una, due, tre volte.

No. Kageyama era turbato, arrabbiato per un solo motivo: Hinata stava già giocando e lui… lui non era nemmeno sceso in campo.


 
   
 
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