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Autore: Tynuccia    27/02/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Destiny] Oh sì, sarebbe stata la degna conclusione ad una giornata altrimenti terribilmente noiosa.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dearka Elthman, Yzak Joule
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Imboscata
 
 
 
 
Era l'occasione perfetta, e lo sapeva bene. Inoltre, in tutta la giornata, non era successo niente di significativo e si sentiva tremendamente annoiato, quindi non ci sarebbe stato niente di male ad accelerare un po' i tempi e, contemporaneamente, godersi la scena.
Bussò alla porta dell'ufficio di Shiho, entrando senza neppure aspettare la risposta. Ovviamente la trovò china sulla scrivania, armata di penna rossa ed intenta a leggere e correggere qualcosa. "Ti verrà la gobba", notò, schioccando la lingua contro il palato. "Il che sarebbe proprio un peccato, perché sei decisamente troppo carina".
 
Lei sollevò il capo ed aggrottò la fronte, senza riuscire a nascondere il rossore sulle guance, tanto poco era abituata a ricevere complimenti del genere. "Per favore, non prendermi in giro, Dearka", mormorò, evitando di sottolineare che le stava facendo anche perdere tempo prezioso. Rimaneva un suo superiore, del resto, nonostante indossasse l'uniforme verde. 
 
"Ah~h, quanto mi mancano i tempi in cui mi chiamavi Elthman-senpai", continuò imperterrito lui, appoggiandosi al muro con le braccia conserte. "Ricordami perché non ci ho provato con te?".
 
"Sarebbe stato estremamente sconveniente, oltre che poco professionale", rispose subito Shiho, come se fosse stato un esame. "Inoltre, mi pare di ricordare che all'epoca fossi impegnato".
 
Il biondo si strinse il petto all'altezza del cuore, in maniera estremamente teatrale. "Stai riaprendo una ferita che non si è mai rimarginata", dichiarò. "Non c'è bisogno di essere sempre così dannatamente la prima della classe, sai?".
 
"Mi hai fatto una domanda", disse semplicemente lei con una scrollata di spalle. Le stava simpatico, Dearka. Quando si era unita al team della Voltaire, e aveva scoperto che anche lui ne faceva parte, si era fatta svariate riserve. Ricordava ancora fin troppo bene quanto fosse stato male il Capitano Joule per la sua dissertazione, e dai racconti che aveva sentito, il senpai Elthman era un fannullone dalla bocca larga e dai modi libertini. Non che fosse falso, aveva avuto modo di scoprire, ma oltre quel personaggio studiato a regola d'arte c'era una persona squisita e di buon cuore, e con il tempo gli si era affezionata. Portava una boccata d'aria fresca nella squadra, e sapeva da sola che lei e il Comandante erano troppo seri per essere tanto giovani.
 
"Bando alle ciance", riprese lui, sventolando in aria una mano. "Yzak ha detto che ha bisogno del rapporto", inventò di sana pianta, immaginando che il blocco di fogli rilegati fosse proprio quello. Evidentemente doveva averci preso, perché la ragazza strinse le labbra in un'espressione severa.
 
"Non ho finito", protestò, seppure con educazione. "Gli scrivo una mail, chiedendogli una proroga".
 
"Ah, no, no", si affrettò ad intervenire Dearka. "Non la leggerebbe mai, sai com'è. Forse è meglio se vai nel suo ufficio, e se ti porti dietro il malloppo. Potrebbe voler dare un'occhiata al tuo lavoro a prescindere".
 
Trovandola una cosa plausibile, Shiho si alzò in piedi, non volendo far aspettare oltre il suo superiore, e ci fu una sinfonia di ossa scricchiolanti, che fece sogghignare l'altro.
 
"Davvero, se una di queste sere ti va, potrei portarti a fare due salti in qualche club", si offrì Dearka, con fare galante nonostante il sottinteso della proposta.
 
"No, grazie", rifiutò lei, decisa. "Se non c'è altro...".
 
Affatto abbattuto dal due di picche - non che volesse davvero avere una relazione con lei - Dearka la sospinse verso la porta. "Vai. Sappiamo bene che Yzak non ha molta pazienza". Si trattenne dal ridere per come sbiancò il suo viso, e per un istante si sentì un po' un infame per quel tiro mancino, ma del resto sapeva che doveva pensarci lui, o quei due avrebbero continuato a danzare attorno all'altro senza fare progressi fino alla tomba.
Rimase ad osservarla mentre si allontanava nel corridoio, ed attese il giusto tempo prima di seguirla. Oh sì, sarebbe stata la degna conclusione ad una giornata altrimenti terribilmente noiosa.
 
 
 
 
 
Ignara delle intenzioni maliziose del suo collega, Shiho si affrettò verso l'ufficio del Comandante Joule. Era stranita da quella richiesta, considerando che era stato piuttosto benevolo nel concederle tutto il tempo necessario per rivedere il rapporto, ma evidentemente doveva aver fatto qualche errore di valutazione e, per non perdere completamente la faccia, aveva preferito mandare avanti Dearka per correggere il tiro.
Si concesse un piccolo sorriso, pensando che le piaceva davvero tanto, il Comandante, soprattutto quando si dimostrava un comune essere umano, con i suoi difetti e tutto il resto. Sapeva benissimo di averlo messo su un piedistallo, e che il suo giudizio era ben lontano dall'essere obiettivo, ma da che aveva ripreso servizio sotto di lui, si era accorta che le cose stavano andando decisamente meglio. Perdeva meno tempo a indugiare sui ricordi della guerra, e quel lavoro le consentiva di rendersi davvero conto che la vita, la sua vita, stava andando avanti, a prescindere dagli orrori a cui aveva assistito. Era sinceramente grata al Comandante per averle dato l'opportunità di unirsi alla Voltaire, ed era anche per quel sentimento che voleva performare al massimo delle sue capacità; dimostrargli che aveva fatto bene a credere in lei. 
 
Si fermò quando notò che la porta era socchiusa. Ovviamente la sua assistente era già andata a casa, e Shiho tentennò, cercando di capire cosa fosse meglio fare. Non avrebbe certo potuto entrare senza il permesso del Comandante, ma si sentiva sciocca nel bussare. Mordendosi un labbro, e tenendo bene a mente che lui non tollerava ritardi, decise di picchiare, delicatamente, il pugno contro il pannello, non aspettandosi che quel movimento lo avrebbe fatto smuovere, rivelando l'interno della stanza.
 
Regnava il silenzio, e come sempre Shiho si prese un attimo per ammirare gli eleganti mobili di legno pregiato, salvo poi sussultare alla vista che mai si sarebbe aspettata di trovare: il Comandante Joule, seduto scomposto sulla poltrona, intento a sonnecchiare con aria serafica.
 
La ragazza, dopo un primo istante di smarrimento, ammorbidì lo sguardo. Sapeva che ultimamente il suo superiore era oberato di lavoro, diviso tra ZAFT e il Consiglio come se avesse avuto il tempo materiale per supervisionare tutto, ma sapeva anche che soffriva d'insonnia, esattamente come lei, e trovarlo addormentato era, di per sé, un enorme traguardo. Sorrise, a quella scena, incapace di trattenersi. Certo, i sentimenti sbocciati nei suoi confronti avevano radici poco frivole, ma sarebbe stata una bugiarda se avesse negato che il suo aspetto fisico non faceva parte del pacchetto delle cose che amava di lui. 
 
Se già con quell'espressione perennemente corrucciata lo trovava affascinante, ora che era immerso in quel pisolino fuori programma le sembrava ancora più bello. I capelli argentei che gli ricadevano sul viso, e le labbra appena schiuse da cui usciva il respiro appesantito... da immortalare.
Proprio non seppe cosa si fosse impossessato di lei, ma fu un gesto automatico estrarre il cellulare dalla tasca ed aprire l'applicazione della fotocamera. Soddisfatta di quel ricordo rubato, premette il tasto di cattura dell'immagine, immortalando il Comandante Joule in un raro idillio. 
 
"Sga-ma-ta".
 
Shiho sussultò visibilmente, e probabilmente avrebbe perfino urlato se la mano di Dearka non le si fosse incollata alle labbra, soffocando il suo gridolino. 
 
"Non svegliare can che dorme", recitò poi il biondo, in un sussurro divertito. La lasciò andare, e si stupì quasi dello sguardo astioso che ricevette.
 
"Sei un maledetto", bisbigliò Shiho, stizzita. "Sapevi benissimo che non l'avrei trovato sveglio".
 
"Appunto", concesse Dearka. "Volevo che potessi assistere a questa scenetta deliziosa. Non è carino?", la provocò, quindi si batté la mano sulla fronte. "Che stupido, ovvio che lo trovi carino, o non gli avresti fatto una foto a tradimento".
 
Lei arrossì terribilmente, colpevole del reato. "Vuoi ricattarmi?", le uscì, e fu lieta di notare un guizzo di risentimento negli occhi viola del collega. 
 
"Per chi mi hai preso, per il cattivo di un film di serie B?", ritorse lui. "Volevo solo farti un favore. Dopotutto è evidente che Yzak ti piac-hmph".
 
Questa volta fu Shiho a tappargli la bocca. Ebbe la decenza di non dargli torto, ma le sue guance ormai erano della stessa sfumatura della sua uniforme. "Non dirlo. Non con lui presente".
 
Dearka ammorbidì lo sguardo, intenerito da quella reazione ardente da parte di Shiho che, di solito, era pacata e quieta. Decise di non punzecchiarla oltre, e si risolse ad esalare un sospiro. "Mi hai dato uno spunto interessante, comunque. Facciamoci un bel selfie, tutti e tre".
 
Di norma, il Maggiore Hahnenfuss avrebbe protestato, ma ora avrebbe fatto soltanto la figura dell'ipocrita, quindi accettò. Sotto sotto la trovava un'idea divertente, ma pregò con tutta se stessa che il Comandante Joule non si svegliasse. 
 
Dearka prese il telefono ed impostò la fotocamera interna, piazzandosi davanti alla scrivania, mentre Shiho decise di mettersi vicino alla poltrona del suo superiore, abbassandosi con le mani sulle ginocchia per rientrare nell'inquadratura, ancora con il volto arrossato. Quantomeno lui non l'avrebbe mai vista, quella foto.
 
"Che bijou", commentò poi Dearka, guardando lo schermo con aria soddisfatta. "Andiamocene, prima che uccida entrambi".
 
Shiho lo seguì fuori dalla stanza come se questa fosse stata in fiamme, e si permise di respirare soltanto quando chiuse la porta dietro di sé.
 
“Adoro il brivido”, disse Dearka, tornando a usare un tono di voce normale. “Ti mando la foto, usala come meglio credi, ma vedi di non perdere troppe diottrie”. Si voltò per andarsene finalmente a casa, ma fu trattenuto da qualcosa - o meglio, qualcuno - che gli afferrò la manica. “Sì, gioia?”.
 
Shiho distolse lo sguardo, masticandosi una guancia. “Ti andrebbe di uscire a bere qualcosa? Devo chiarire il malinteso”.
 
Malinteso un ciufolo, pensò il biondo, ma si limitò a scoccarle un sorriso. “Non direi mai di no ad una bella ragazza”, assicurò, valutando che quell’imboscata si era rivelata più interessante del previsto.
 
  
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