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Autore: Elgas    02/03/2024    2 recensioni
Scritta di getto dopo la la lettura di Berserk, piccola OS su Guts e Farnese ambientata sull'Isola degli Elfi, subito dopo il ritorno di Casca.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Casca, Farnese, Guts
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La speranza poteva distruggersi; nonostante gli sforzi, le battaglie, le perdite, nulla era certo e tutti i tasselli accumulati con sacrificio e determinazione potevano perdersi come polvere nel vento. Guts lo sapeva, lo sapeva fin dall’inizio, quando il desiderio di rivedere Casca si era mischiato con le parole del Cavaliere Teschio. Ora, giunti sull’Isola degli Elfi, la speranza sfumava e il presente si mostrava monolitico, il futuro incerto. Non l’Inferno dell’Eclissi, non l’orrore perpetrato da Grifis… solo l'amata contratta in un urlo muto appena i loro sguardi si erano incrociati. Lei che avrebbe dovuto brillare, fiera come al tempo dei Falchi, al tempo in cui si era amati, semplicemente amati, era caduta a terra, cieca a lui, ma non al cambiamento, alle ombre che si affannavano nell’Anima, alla Bestia, il Lupo Oscuro che attendeva di inghiottire il Falco di Luce, pronta a divorare ogni cosa pur di… di… Ricordò il suo grido Guts, ricordò l’ultima l’ultima volta che l’aveva toccata, subito dopo aver salutato Rickert ed Erica, senza grazia e amore, solo ferendola, ferendola… Ricordò e nell'odio, nella confusione, ricorse frenetico un pensiero, forse l’unico a poter donare un po' di conforto.
“Il suo abbraccio, il suo calore…”
Si rigirò su un fianco, si strinse nella coperta, ad accoglierlo uno spazio vuoto nel giaciglio. Quanto sarebbero durate quelle notti solitarie? Solo per paura della Bestia? Solo per paura di ferirla?
“Solo la mia vista l’ha inorridita… ah… anche così sono un mostro… un mostro.”
Fu allora che l’avvertí, come un piccolo spirito della notte. Eccola alla soglia della camera Farnese, le cui crescenti doti magiche l'avevano resa più silenziosa, i passi felpati come un gatto. Eppure Gutsu non si girò.
-Siete ancora sveglio…-
Una semplice, dolce constatazione a cui Guts non rispose. Maledì la propria mancanza di tatto. Farnese aveva sacrificato ogni cosa per inseguire i suoi sogni, essere libera da ogni costrizione, la fede, la famiglia, solo per raggiungerlo… solo per stargli accanto. Forse proprio per questo aveva sempre evitato il suo sguardo, riducendo al minimo ogni segno di affetto o riconoscenza. Se Shilke aveva tenuto a bada la Bestia, facendolo riemergere ogni volta dagli abissi interiori, guarendolo dalle ferite dell'Armatura del Berserk, Farnese che era rimasta accanto a Casca, salvandola più volte quando era in balia della pazzia, insieme a Shilke, ne aveva recuperato la coscienza perduta in chissà quali magici labirinti. Ma persino ora, di fronte alle molte verità, Farnese considerava Casca una cara amica, la ammirava, persino ora non riusciva ad accontentare quel sentimento.
-La notte è lunga anche in questa terra incantata… e i pensieri non smettono di assillarmi.-
Lo disse forse rivolto più a se stesso che alla compagna, in ogni caso Farnese non disse nulla, continuò la breve traversata della stanza, sedendosi a bordo del letto leggiadra come una foglia su un stagno. Ma nemmeno allora Guts si girò, solo il braccio mozzato si mosse indietro e in quel calore appena accennato Farnese trovò la forza di proseguire.
-La magia mi ha mostrato molte cose… prima di riportarla indietro ho visto la Signorina Casca, le sue imprese, il suo splendore. Ho visto come l’avete amata. Lei… è una donna davvero fortunata.-
Guts non provò nulla, né gioia né odio per una tale confessione. Si chiese solo quando Farnese fosse riuscita ad andare avanti, quando avrebbe teso una mano verso uno dei tanti spasimanti. Nella pietà Guts sì odio, non aveva diritto di giudicare, meglio inseguire un amore impossibile rispetto alla venerazione cieca e incontrollata di Grifis.
-E anch'io sono fortunata ad avervi incontrato… senza di voi non sarei qui.-
-Ti va bene così?-
-Cosa intendente?-
-Presto o tardi dovremo separarci.-
Lei rimase a lungo in silenzio, nell'aria solo il respiro stranamente quieto.
-Lo so. Però al momento sento che tutto questo è necessario.-
“Necessario? Essere qui? Vivere in un’illusione?”, e in quelle parole trattenute si ritrovò per la prima volta a guardarla.
Farnese non più così magra, di una bellezza austera, il corpo sottile e aggraziato, la pelle diafana, così diversa da Casca. Eppure permea della stessa sicurezza.
-Non fraintendete. Non sono venuta qui con intenzioni… audaci. Io… vorrei solo dormire con voi, abbracciarvi. Non dovete temere di stringere il corpo di una donna. Io lo so… so che siete ancora in grado di amare. Voi e Casca… meritate tutta la felicità di questo Mondo.-
Fu qualcosa di istintivo, come l’Ammazzadraghi mossa infinita volte contro Apostoli, mostri, la Mano di Dio. E anche l’effetto a volte era così, travolgente e semplice. La trasse a sé Guts, con una delicatezza creduta a lungo perduta ed eccola Farnese, per nulla tremante e impaurita, cullata da un dolcezza faticosamente conquistata. Non immaginò nulla Guts, perché immaginare altro avrebbe significato tradire il dono di Farnese, tradire ciò che lei era diventata. Non occorreva altro se non assaporare ciò che lei era diventata. Assaporare il tepore del corpo di una donna, la sensazione di proteggerla. La pace giunse altrettanto lenta, respiro dopo respiro. Lentamente chiuse gli occhi e per attimo gli parve che la bestia fosse scomparsa, fuggita via per sempre.
-Grazie Farnese…-
E in quelle parole Guts avvertì la medesima leggerezza invadere anche lei. Un sussurro dolce e prima di cadere in un sonno quieto e ristoratore.
Domani sarebbe stato un nuovo giorno, domani il presente sarebbe stato più luminoso, il futuro meno incerto, Luce a splendere ancora su tutti loro.



   
 
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