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Autore: Cuoredoro    03/03/2024    0 recensioni
[Frieren]
[Frieren]"Rimaniamo così ancora per qualche minuto." Aveva le braccia piegate dietro la testa, e gli occhi chiusi in un'espressione pacifica.
"Che senso ha? È solo una perdita di tempo."
Himmel ridacchiò. "Che fredda che sei. Forse per te questo è un nonnulla, ma per persone come noi, godersi questi piccoli momenti è importante." Himmel aprì gli occhi, e un attimo dopo si girò verso di lei.
"Dobbiamo fare tesoro dei momenti a noi importanti, per quanto fugaci essi siano."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La brezza fresca muoveva l'erba in movimenti ondulanti, e sulla pelle percepiva chiaramente l'arrivo della primavera.

Frieren sentiva l'odore della terra dal punto in cui era sdraiata, e se avesse aperto gli occhi, avrebbe visto la chioma di un albero riposare sopra di sè, e i petali dei fiori portati via dal vento. La valle si estendeva sotto, dietro, tutto attorno a lei, e per un momento, sentiva che tutto andava bene.

"Frieren."

La voce cristallina di Himmel le arrivò alle orecchie. Il suono della sua voce accompagnato dal leggero vento primaverile la rendeva ancora più morbida, e a Frieren era sempre piaciuta, non che si fosse mai fermata a pensarci. Era così e basta.

Sentì un'ombra sopra di lei, e un peso sedersi accanto a sè. Il punto di contatto tra lei e Himmel era diventato più tiepido, e Frieren mormorò contenta.

Ancora non aveva aperto il occhi.

"Frieren."

Una mano le si posò sulla guancia. All'inizio fu un semplice tocco di dita, appena sfiorando la sua pelle fredda. Le mani di Himmel erano sempre state più calde delle sue, e in quella giornata fresca sulla collina, il suo tepore era ben accetto.

Non era mai stata molto brava nel contatto fisico. Ne nel darlo, così come nel riceverlo. Non le veniva spontaneo come i suoi compagni di squadra, eppure in qualche modo veniva sempre inclusa in abbracci e carezze, o nel peggiore dei casi, testate e pacche sulla spalla. Frieren aveva imparato a riconoscere il tocco dei suoi amici al punto da riconoscerlo ad occhi chiusi. Einsel aveva una mano grossa e forte, ma il suo tocco era sempre gentile. Heiter era quello più propenso ad abbracciare i suoi amici o ad allacciare un braccio attorno al collo, anche se era più per trascinarlo dopo una sbornia che per altro. Frieren ne aveva le prove e l'esperienza.

Himmel aveva il tocco di chi sai che puoi dormire sonni tranquilli, perchè ti senti al sicuro. La sua forza stava nella sua risolutezza, e quei sentimenti si riversavano nella sua spada quando proteggeva qualcuno. La mano forte che brandiva quella spada era la stessa che gentilmente teneva per mano gli orfani del villaggio in cui erano di passaggio.

Non era né la forza con cui brandiva la spada, ne la cura con cui teneva i bambini per mano, il modo in cui la toccava.

Himmel la sfiorava come la prima neve, come se si potesse sciogliere al suo primo tocco, eppure non opponeva resistenza dall'avvicinarsi. Le sue dita le scivolavano sulla guancia in una carezza appena accennata, come se fosse il petalo di un fiore che da un momento all'altro sarebbe volato via.

Qualche volta Himmel la guardava, e Frieren aveva la sensazione che vedesse qualcosa al di là di lei, qualcosa di lontano che lei non poteva vedere.

Frieren aveva gli occhi chiusi.

"Frieren, è ora di andare."

Aprì lentamente gli occhi, e come si aspettava, Himmel la guardava col suo solito sorriso da sornione. Il vento gli aveva leggermente scompigliato i capelli, e aveva dei petali di fiore in testa.

Frieren non si mosse quando Himmel allontanò la mano. Si perse un attimo a guardare come l'azzurro del cielo si confondeva col colore dei suoi occhi, così come quello bizzarro dei suoi capelli, dando quasi l'impressione che Himmel e il cielo fossero una cosa sola.

Un giorno apparterranno l'uno all'altro

Un colpetto alla fronte la destò dai suoi pensieri.

"Frieren, so che stai pensando a qualcosa di deprimente. È così una bella giornata, facciamo qualcosa di divertente." Himmel la riprese, indossando un broncio degno di un bambino di quattro anni.

"Dove sono Einsel e Heiter?" Frieren lo ignorò, alzandosi dalla sua posizione e portandosi seduta di fronte al compagno.

"E chi lo sa." Per tutta risposta, Himmel si sdraiò accanto a lei, guardandola dal basso verso l'alto. "Già che ci siamo, perchè non rimaniamo qui a goderci la giornata? È così raro fermarci per rilassarci un po'."

"Ma se hai appena detto di andare."

Himmel chiuse gli occhi e le rivolse un sorriso. "Ho cambiato idea."

Frieren corrucciò la fronte. O almeno, era convinta di star guardando male il compagno, ma probabilmente la sua espressione non era cambiata più di tanto. E se lo avesse fatto, Himmel non sembrava averlo notato.

Di fronte all'irremovibile realtà che aveva di fronte, Frieren si sdraiò accanto al compagno, tenendo lo sguardo fisso sul cielo.

Per qualche minuto, ci furono solo i rumori della campagna a far loro compagnia.

Frieren stava iniziando ad annoiarsi a stare li, e sentiva sulla punta della lingua la richiesta di andare. Ma sembrava che Himmel l'avesse già capito.

"Rimaniamo così ancora per qualche minuto." Aveva le braccia piegate dietro la testa, e gli occhi chiusi in un'espressione pacifica.

"Che senso ha? È solo una perdita di tempo."

Himmel ridacchiò. "Che fredda che sei. Forse per te questo è un nonnulla, ma per persone come noi, godersi questi piccoli momenti è importante." Himmel aprì gli occhi, e un attimo dopo si girò verso di lei. "Dobbiamo fare tesoro dei momenti a noi importanti, per quanto fugaci essi siano."

Frieren lo guardò.

Ah. Eccolo di nuovo, quello sguardo rivolto verso di me ma è perso da qualche parte.

"Smettila."

"Eh?"

Frieren allungò una mano per toccare la guancia di Himmel. Ignorò i suoi occhi che sgranarono al suo tocco, non sapeva cosa voleva dire. Aveva solo imitato quello che aveva fatto lui prima. "Io sono qui."

"Eh?"

Frieren sentì la frustrazione crescerle nel petto. Non sapeva come spiegarsi, ne cos'era quello che provava, ma la comunicazione avviene solo attraverso le parole, o così aveva imparato.

"Quando mi parli, guardi lontano." Fu la migliore spiegazione che riuscì a elaborare. "Io sono qui."

Himmel si fece silenzioso. Ma poi, la sua mano prese quella di Frieren, e un sorriso trovò posto sul suo viso. "Hai proprio ragione." Si mise a ridere, e Frieren pensò che forse, finalmente, era impazzito. "È così frustrante che sia proprio tu a dirmelo."

"Non capisco." La mano di Frieren nella sua si era man mano scaldata, ma non le dava fastidio, e non la ritrasse.

"Frieren." La voce di Himmel era leggera e sorrideva quando lo disse, ma il suo sguardo si fece improvvisamente solenne. Il ragazzo sdraiato accanto a sé le si avvicinò, fino a quasi sfiorarle il naso col suo. Prese un bel respiro, e ancora con la mano nella sua, posò la fronte sulla sua.

"Frieren." Le mormorò.

"Perchè continui a ripetere il mio nome? Sono qui." Non sapeva perchè, ma anche lei aveva abbassato il tono di voce in un sussurro.

Himmel scosse la testa. "Hai ragione, non ha senso pensare a quello che verrà. Tu sei qui e ora, ma un giorno non sarà così. Frieren, hai ancora l'anello che ti ho regalato?".

L'elfa annuì.

"Bene." Himmel sembrava sollevato. "Un giorno, quando guarderai quell'anello, capirai. Non siamo fatti per stare insieme adesso, ma sono felice che tu sia qui e ora."

"Himmel, quello che dici non ha senso. Non siamo insieme, adesso?"

Negli occhi di Himmel brillava una luce che metteva in imbarazzo il sole. Frieren ci vide dell'altro, però. Per un attimo, le sembrò di vederci la pioggia, e lo specchio di un lago, nel modo in cui i suoi occhi si fecero lucidi. Ma un battito di ciglia dopo, scomparve. Forse se l'era immaginato. Himmel rise, le lasciò la mano e si alzò.

Frieren sentì subito la mancanza di quel contatto.

"Andiamo, gli altri ci staranno sicuramente aspettando."

Dall'alto di quel prato, Himmel risplendeva di luce propria. Frieren aveva l'assoluta certezza che Himmel fosse irraggiungibile in quel momento, voleva alzarsi e afferrargli il lembo del mantello, ma non lo fece. Lui era lì, e Frieren doveva solamente alzarsi.

Doveva alzarsi.

Doveva alzarsi.

"Frieren."

Frieren aprì gli occhi. La primavera non esisteva nella stanza della locanda, e il clima umidiccio dell'autunno impregnava le pareti di legno. Non sentiva più il cinguettare degli uccelli o il profumo dei fiori. Al contrario, sentiva le voci della gente fuori dalla finestra, probabilmente era mezzogiorno e la vita al villaggio era in pieno movimento.

La stanza era semibuia. Non c'era traccia della luce di prima.

Non c'era.

Frieren si sedette sul letto a fatica, portandosi le gambe coperte dal lenzuolo al petto. Il cuore le batteva all'impazzata, la pelle era fredda, ma sembrava tutto nella norma. Non riusciva a spiegarsi il dolore al petto.

Fu un peso familiare al dito a risvegliarla dallo sguardo perso nel vuoto. Si guardò la mano, dove addosso aveva l'anello di Himmel. Non si ricordava di averlo indossato la sera prima, al ritorno dal bosco sul passaggio di quel carro.

Giusto, ieri avevano raggiunto il villaggio.

"Somma Frieren, è l'ora di alzarsi." Frieren si voltò. Non aveva neanche notato Fern che stava in piedi alla porta ad aspettarla. La sua espressione era imbronciata, probabilmente l'aveva chiamata diverse volte per svegliarla.

"Scusa, Fern." Un nodo alla gola le smorzò la voce. L'immagine della notte prima, quando Fern l'aiutò a cercare l'anello, le balenò davanti agli occhi.

Il mirrored lotus ring simboleggia amore eterno, a quanto pare. Fern le aveva detto.

Probabilmente Himmel non lo sapeva.

Un giorno, quando guarderai quell'anello, capirai. Non siamo fatti per stare insieme adesso, ma sono felice che tu sia qui e ora.

Himmel, quello che dici non ha senso. Non siamo insieme, adesso.

Ahaha, hai ragione. Visto che siamo qui, godiamoci la giornata.

"...Somma Frieren?"

Frieren alzò lo sguardo, ma riuscì appena a intravedere lo sguardo preoccupato dell'allieva attraverso le lacrime che le riempirono gli occhi.

Il nodo alla gola la stava soffocando, e in un attimo il viso le si bagnò completamente. Non riusciva a vedere, ne a respirare.

Un giorno, quando guarderai quell'anello, capirai.

"Stupido..."

"Somma Frieren--!"

Idiota. Non sapeva di esserne capace. Sapeva che Himmel era uno stupido, ma non lo vedeva certo fare il saggio in un momento come quello.

"Gli elfi hanno una longevità completamente fuori portata dagli umani." Heinsel gli aveva detto una volta. "Il tempo che ci mette un umano a innamorarsi, è niente per loro. Chissà se dopo centinaia di anni a contatto con gli umani, essi imparino a capire le nostre emozioni. Il loro tempo di reazione è molto più lungo del nostro, Himmel."

Himmel aveva annuito, accettando la mano sulla spalla dell'amico. Frieren li aveva sentiti ma non ci aveva dato molta importanza.

Adesso aveva finalmente capito.

Dopo troppo tempo.

"--ma Frieren. Somma Frieren, state bene?"

Frieren tornò alla realtà quando due mani la presero per le spalle. Fern la guardava spaventata. Frieren prese un bel respiro.

"Va tutto bene, Fern. Ho solo capito una cosa." Il nodo alla gola le faceva male.

"È una cosa così brutta? Vuoi che vada a prenderti qualcosa?"

"No, va tutto bene. È una cosa stupida."

Fern la guardò come per dire che ci credeva ben poco, ma la assecondò. "Vado di sotto ad ordinare la colazione."

"Si, vai."

Fern si alzò, lanciando un'ultimi sguardo titubante alla sua maestra. Poi uscì dalla stanza, e si chiuse la porta dietro.

Frieren si ributtò nel letto.

Non scese mai a fare colazione.

   
 
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