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Autore: Tynuccia    03/03/2024    1 recensioni
[Gundam SEED Freedom] La vide ridere, ma non accettare, quindi decise di buttare lì l’informazione che era il suo asso nella manica.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cagalli Yula Athha, Dearka Elthman, Miriallia Haww
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Miriallia Haww?”.
 
La ragazza alzò lo sguardo, ritrovandosi di fronte ad un paio di occhi azzurri, appartenenti ad un ragazzino dalle fattezze infantili che le stava sorridendo. 
 
“Cagalli nee-sama è pronta per riceverla”, annunciò quello. “Mi segua”.
 
Lei sollevò un sopracciglio, camminandogli dietro. “Nee-sama?”, ripeté, confusa. “Sei il suo fratellino?”. 
 
Il ragazzino rise e scosse i capelli biondi. “Sono il suo assistente”, la corresse, con malcelato orgoglio. “Mi chiamo Toya Mashima”.
 
Miriallia annuì, sorpresa che il leader della nazione più ricca della Cosmic Era si fosse avvalsa dell’aiuto di un bambino. Tutto, di quel pomeriggio, era bizzarro, doveva ammetterlo. Per quanto lei e Cagalli fossero sempre state in ottimi rapporti, non avevano più avuto modo, dopo la guerra, di rimanere troppo in contatto, ed essere stata convocata d’urgenza al palazzo governativo la lasciava perplessa. 
 
Toya la fece entrare nell’ufficio del suo capo, con fare straordinariamente professionale per essere così giovane, e Miriallia trovò Cagalli china sulla scrivania, intenta a scribacchiare qualcosa con la stilografica. “Delegato Athha”, la salutò, non volendo risultare poco rispettosa. 
 
“Quanta formalità, non ce n’è bisogno”, borbottò la bionda, alzando finalmente il capo, salvo per sgranare gli occhi ambrati quando notò che l’altra aveva il braccio sinistro ingessato. “E quello cosa diamine è?”.
 
Miriallia liquidò la faccenda con una risatina. “I pericoli del mestiere”, dichiarò. “Ho fatto un reportage in una zona malfamata del Sud America, e ho dovuto scappare da una sparatoria. Sarò pure scivolata, fratturandomi l’ulna, ma almeno sono ancora viva”.
 
Cagalli sospirò, facendole cenno di accomodarsi. “Non dirlo come se ne fossi orgogliosa”, la rimproverò bonariamente, sorridendole. Anche lei, del resto, aveva collezionato una serie di incidenti, in gioventù, perché era stata una vera e propria scavezzacollo. “Perdonami, avrei preferito incontrarti per un caffè, ma l’ultima volta che è successo ho finito con il farmi rapire da Athrun”, confessò con un sussurro vago e imbarazzato. 
 
“Allora le voci erano vere”, replicò Miriallia con una certa malizia. “Come vanno le cose tra di voi?”.
 
Lei andò a tormentarsi una ciocca di capelli, distogliendo lo sguardo. “Bene”, assicurò, “ma purtroppo non abbiamo molto tempo da trascorrere insieme”.
 
Gli occhi della giornalista si ammorbidirono. Durante la guerra aveva potuto constatare che i loro problemi avevano intristito entrambi, e sapere che fossero riusciti ad appianare le divergenze la rendeva contenta. 
 
“Piuttosto, se avessi saputo che eri in queste condizioni non ti avrei fatta chiamare”, continuò la bionda. “Non ti fa male?”, chiese poi, curiosa di sapere come l’avrebbe presa un certo Coordinator dai capelli dorati.
 
“Grazie a Dio hanno inventato gli antidolorifici”, disse Miriallia. “Beh? Vuoi aggiornarmi sul motivo di questa visita? Non penso che sia completamente di cortesia”.
 
Cagalli sorrise colpevole e si appoggiò allo schienale, lasciando perdere le ordinanze che doveva firmare. “Forse è meglio andare dritte al punto”, convenne, adottando un portamento più professionale. “Stiamo cercando un responsabile dell’ufficio stampa di palazzo, e avrei pensato a te per questo ruolo”.
 
A quella notizia, Miriallia non riuscì a contenere la sua sorpresa. “Sono certa che ci siano persone molto più qualificate”, protestò, seppure lusingata.
 
“Non ho mica il tempo di revisionare i CV”, mormorò stancamente la bionda. “E poi, nell’eventualità di un’altra guerra, saprei che saresti perfettamente in grado di assolvere ai tuoi vecchi doveri da CIC”.
 
L’altra sobbalzò, percependo l’aria greve con cui l’aveva detto. “Credi che ci siano possibilità concrete che possa succedere?”, domandò, lasciando sfumare l’intonazione della voce. 
 
“Non possiamo escluderlo, la situazione mondiale è precaria”, affermò Cagalli tristemente. Scosse i capelli, appoggiando il mento al pugno. “Allora, ci stai? Almeno non finiresti per romperti anche l’altro braccio”. La vide ridere, ma non accettare, quindi decise di buttare lì l’informazione che era il suo asso nella manica. “Per lo stesso motivo ho chiesto a Ssigh Argyle di entrare a far parte dell’entourage di Kisaka”.
 
Miriallia sospirò. Il suo ex compagno di scuola su Heliopolis le aveva in effetti annunciato di aver cambiato lavoro, ma senza entrare troppo nei dettagli per via di taluni segreti professionali. Ora capiva tutto. “Immagino che non ci sia molto da fare”, si arrese. Per quanto adorasse il suo impiego, che le permetteva di viaggiare ed esplorare realtà disastrate, quando si era ritrovata a schivare i proiettili aveva temuto seriamente di finirci secca. 
 
Soddisfatta, Cagalli annuì solennemente. “Puoi iniziare anche domani, per quanto mi riguarda. Dopotutto sei una freelancer, non credo che tu abbia vincoli contrattuali”.
 
L’altra lo confermò con un mugugno, valutando che la ragazzina che combatteva con la resistenza africana era stata splendidamente sostituita da una giovane donna consapevole e in gamba. Con lei, Orb poteva dormire sonni tranquilli, e probabilmente all’epoca non ci avrebbe scommesso neppure un penny. “Se è tutto, Delegato…”.
 
Cagalli sventolò una mano in aria. “Fidati, preferirei passare il pomeriggio chiacchierando, ma questi non si firmeranno da soli”. La guardò alzarsi e mettersi sull’attenti con il braccio buono, e soltanto quando fu sulla porta sganciò la mina per cui era certa che l’avrebbe odiata. “Come prima cosa, dovresti informare l’intelligence di ZAFT che le comunicazioni dovranno passare anzitutto da te”.
 
Miriallia si impalò con le dita strette attorno alla maniglia e si volse a fulminare il Delegato con un’occhiataccia. “Sei proprio un’infame! Non ho neppure iniziato, e già voglio un aumento”.
 
“Possiamo accordarci”, rise Cagalli, sicura che, in un futuro non troppo lontano, l’avrebbe sicuramente ringraziata. 
 
*
 
Trangugiando l’ennesima tazza di espresso, Dearka Elthman maledisse il proprio lavoro. 
 
Erano sulle tracce di un trafficante di droga che ultimamente si era esposto un po’ troppo, aprendo la strada ad un’indagine ufficiale, e sarebbe stato anche entusiasmante se non fosse toccato a lui visionare i filmati di una telecamera di sicurezza che, forse, aveva ripreso uno scambio di denaro tra uno degli scagnozzi del boss ed il proprietario di un club molto in voga della capitale. 
 
“Che colossale rottura di palle”, borbottò, accartocciando al palmo della mano il bicchiere ormai vuoto. L’inquadratura mostrava una strada scarsamente illuminata ad un orario improponibile, quando nell’angolo inferiore dello schermo comparve un pop-up che lo notificava di una chiamata in arrivo. In un primo momento pensò che potesse essere Yzak, ma non l’avrebbe mai contattato su una linea criptata. Avrebbe dovuto continuare il suo monitoraggio della situazione, ma era talmente annoiato che, piuttosto che andare avanti, avrebbe preferito ritrovarsi di fronte al fantasma di Patrick Zala. 
 
Cliccò sul tasto destro e rispose, ma nulla l’avrebbe preparato alla comparsa di un volto fin troppo familiare, lo stesso che popolava i suoi incubi e i suoi sogni al contempo. 
 
Miriallia Haww. 
 
Indossava la divisa di Orb, ma aveva la giacca poggiata sulle spalle, e subito notò la fasciatura che le sorreggeva il braccio ingessato. “E quello?!”, starnazzò, prima ancora di salutarla propriamente, e non si stupì neppure dell’espressione scocciata che le indurì i lineamenti. 
 
“Non sono affari tuoi”, sibilò la Natural. Era incredibile, si erano lasciati proprio perché lui era troppo apprensivo, tra le altre cose, e due anni dopo sembrava non aver imparato minimamente la lezione. “Non è una chiamata di piacere, Capitano, sia ben chiaro”.
 
“Non avrei mai creduto il contrario”, assicurò Dearka, sciogliendosi comunque in un sorriso galante, ma sincero, come non gli capitava da tempo. 
 
Lieta che avessero messo i puntini sulle i almeno su quella questione, Miriallia annuì. “Da oggi ricopro il ruolo di responsabile dell’ufficio stampa del Delegato Athha”, annunciò, con fare professionale. “Se avete delle comunicazioni, da ZAFT, dovrete contattare me”.
 
Lui incrociò le braccia e si congratulò con la giovane, osservando intenerito il rossore stizzito che le colorò le guance. “Ricevuto”, disse poi, fingendo di mettersi sull’attenti come se fosse stata un suo superiore. “Lo farò sapere a Yzak e gli altri”.
 
Alla menzione dell’albino, lei schioccò la lingua sul palato con un certo livore. “Siete ancora felicemente fidanzati?”, ritorse acidamente. 
 
“Miri”, sospirò Dearka, comunque divertito. “Guarda che c’è una mia collega che gli ronza attorno da quando ancora ero sull’Archangel”.
 
“Non mi interessa”, dichiarò in maniera alquanto ipocrita Miriallia, con una monumentale scrollata di spalle. “Questo è quanto, buon proseguimento”.
 
“A te”, rispose il Coordinator, quindi esibì un ghigno dispettoso. “Mi auguro proprio che ci sia una gigantesca minaccia internazionale, così avrò la scusa di contattarti”.
 
La ragazza sbuffò. “Cretino”, disse soltanto, prodigandosi a chiudere la chiamata e ritrovandosi nuovamente immersa nella quiete del suo nuovo ufficio. Fece mezzo giro sulla poltrona e guardò il mare oltre la finestra, incapace di sopprimere il sorriso che le incurvò istintivamente le labbra all’insù. 
  
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